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Autore: Rowena    24/12/2009    4 recensioni
Sirius tacque, non avendo altri argomenti. Solo che, in quel momento, suonò il campanello e decise di andare a vedere chi era. Aveva l’incedere di un condannato a morte. «Che melodrammatico!», commentò Tonks sghignazzando.
«Dovrei consigliarti di ascoltare Sirius e mantenere il suo segreto», disse Remus con l’aria del professore serio e probo, «ma non resisto: avanti, sputa il rospo».
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Sirius Black, Sorpresa
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Note: Due anni fa, ho regalato Camomilla a Lady e ad Alektos per Natale. Quest'anno, regalo a loro, a RobyLupin, a freddymercury, a Erin e a Ranessa questa storia, che è il seguito della prima (si può comunque leggere da sola senza problemi) e che è nata dallo stesso doppio senso... E da una bustina di camomilla al finocchio che ho trovato in omaggio in una rivista. La risata senza controllo è partita subito, e ho pensato a scrivere un qualcosa che si potesse adattare... Non so se è IC, però mi sono divertita molto a scriverla. Spero diverta anche voi. La storia, in più, è la quarta scritta per la sfida Incubus lanciatami da Ranessa. Buon Natale, polle!

 

 

Nel corso della sua vita, Andromeda Black in Tonks aveva rinunciato a molte cose: un nobile nome di cui andare fiera, una posizione sociale agiata, un matrimonio con un mago ricco e importante… A sentire la donna, erano stati sacrifici di cui non si era mai pentita; anzi, avrebbe immolato ben altro, per il bene della sua famiglia.
 C’era una cosa, tuttavia, a cui Andromeda non avrebbe mai rinunciato neanche per tutto l’oro del mondo: il sonno. Non era una dormigliona, ogni mattina si alzava invece molto presto per preparare la colazione al suo maritino, ma odiava essere svegliata prima del tempo. E quella notte, un urlo proveniente dal fondo del corridoio l’aveva strappata dal riposo come non succedeva da molti anni.
Ninfadora… Si domandò cosa stesse succedendo da far agitare tanto la sua unica figlia, prima di maledirla – appena appena – per quella sveglia improvvisa.
Provò a scuotere Ted, proprio come faceva quando la loro ragazza era solo una neonata e si metteva a piangere ogni cinque minuti, ma proprio come allora il mago si limitò a russarle in faccia, senza avere altre reazioni; già, lui aveva il sonno pesante, non l’avrebbe svegliato nemmeno mettendosi a buttare giù le pareti della casa. Toccava a lei alzarsi e vedere che la figlia stesse bene. Mentre calzava le pantofole, pensò che sarebbe stato più saggio portare con sé la bacchetta: la sua bambina era un Auror, in fondo, e quelli non erano tempi sicuri.
Andromeda si mosse rapida ma silenziosa lungo il corridoio, sperando che il suo presentimento fosse sbagliato, poi posò la mano sul pomello d’ottone, lo girò e aprì la porta di scatto; la vista che la colse la lasciò a bocca aperta: Dora stava dormendo, e sembrava agitata da un brutto sogno, ma i suoi capelli erano lunghi e biondi, come quelli della minore delle sue zie. La strega si sfregò gli occhi, sconvolta, perché le era parso di vedere un Thestral subito alle spalle del letto, solo che completamente bianco, e una sorta di mostriciattolo accucciato sul corpo della figlia a impedirle di tranquillizzarsi. Sembravano spiriti degli incubi, simili a quelli di cui aveva letto nei romanzi horror da due soldi e nei feuilleton gotici di fine ottocento: un attimo dopo, però, Dora era di nuovo sola, sebbene non si fosse ancora svegliata. Probabilmente aveva sognato d’in piedi, si disse Andromeda, aveva una tale voglia di tornarsene a letto…
«Ninfadora, svegliati», sussurrò con scarsa dolcezza. Forse non sarebbe stata scelta come madre dell’anno, ma ormai era troppo vecchia per alzarsi nel cuore della notte a dissipare i brutti sogni della sua unica figlia. «Svegliati!»
Ninfadora aveva ereditato il sonno letargico di suo padre, accidenti a lei, ma la donna non lasciò correre. «Mamma», biascicò alla fine la ragazza vinta dagli scossoni, «che cosa c’è?»
«Lo chiedi a me cosa c’è? Stavi gridando!»
«Io?» domandò Ninfadora, che a ripensare al suo sogno si mise a sedere di scatto. «Sì, io… Un incubo, c’entra una cosa orribile che ho visto stasera».
«Vuoi parlarmene?»
Tonks ci pensò, ma decise che la notizia sarebbe stata uno shock per sua madre e fece segno di no con la testa.
Andromeda, tuttavia, non aveva intenzione di demordere: era stata svegliata in quel modo orribile, e pretendeva qualcosa che giustificasse una simile levataccia. «Sei sicura? Guardati, ti sono venuti i capelli quasi bianchi dalla paura… Sembri mia sorella!»
Sorpresa, la ragazza si toccò una ciocca di capelli accanto al viso. «Oh, mi succede solo quando ho davvero paura, sai. Ma è stato uno stupido incubo, ora è passato».
«Sarà meglio, perché tra te e quello stupido cane fuori che abbaia a tutto spiano non si può dormire in questa casa!»
«Un cane?», domandò incuriosita Tonks.
«Sì, non lo senti? Ero riuscita ad addormentarmi nonostante quella bestiaccia quando mi hai svegliata tu. Cos’avrà mai da abbaiare a mezzanotte passata…»
«Che caso strano», concordò la figlia, con l’aria di una che però ne sapeva più di quello che era disposta a dimostrare. «Se non la smette gli farò un incantesimo silenziatore, mamma; torna pure a dormire, e scusami».
Andromeda uscì dalla stanza brontolando, lasciando Ninfadora da sola. Tonks, da parte sua, aveva paura di rimettersi a dormire: ciò che aveva scoperto quella sera era agghiacciante, e dall’ospite che aveva sotto casa sembrava che quel segreto non l’avrebbe lasciata tranquilla.
Doveva resistere una notte, una sola notte… E si sarebbe presa la sua rivincita.
La vendetta, si sa, va gustata fredda, e Ninfadora aveva un asso nella manica che mai si sarebbe aspettata.
 
 
«Permesso… C’è nessuno?» Tonks entrò a Grimmauld Place cercando di fare l’indifferente, come se la Luna non fosse prossima ad apparire e Remus non si fosse rinchiuso in cantina, dopo aver preso la Pozione Antilupo. Era testarda, orgogliosa, e voleva assicurarsi che fosse tutto pronto perché il suo fidanzato potesse trascorrere una serata… Non serena, non poteva esserlo, ma almeno senza attacchi troppo violenti.
Tuttavia, al piano terra del quartier generale non c’era nessuno. Neanche la signora Black le aveva risposto, era talmente furibonda con lei da quando Sirius aveva annunciato al ritratto la sua relazione con Remus, specificando i possibili risultati futuri, faceva finta che lei non esistesse, la più semplice soluzione per aggirare il problema. Meglio così, dopotutto, per una volta suo cugino ne aveva fatta una giusta.
Quel silenzio, però, era innaturale in quella casa. Mancava… Mancava proprio Sirius: Felpato in genere era sempre pronto a saltare addosso a chiunque gli facesse visita, vista la carenza di ospiti e di compagnia di cui soffriva, ma quella sera non si vedeva da nessuna parte.
Scese un attimo in cantina e, di fronte alla porta dietro cui si trovava Remus, fece apparire il suo Patronus perché gli facesse avere un messaggio. Ci vediamo domani, un bacio.
Niente raccomandazioni, né frasi di circostanza, lui non ne aveva bisogno. Tutto quello che Tonks poteva fare era fargli sapere che lei stava bene e che l’avrebbe aspettato fino a quando non si sarebbe sentito abbastanza bene da ricomparire tra gli umani.
Tornata al piano di sopra, ora rimaneva un ultimo mistero: scoprire dov’era finito Sirius.
 
 
La mattina dopo, Tonks fece tappa a Grimmauld Place prima di recarsi al lavoro: nonostante i suoi dolci progetti di rivalsa, la notte aveva continuato a popolarsi d’incubi e orrende reminescenze di quello che aveva visto la sera prima, e il suo meritato riposo era andato a farsi benedire.
A quel punto, per salvare la giornata servivano le frittelle di Molly e una buona tazza di caffè, quello era il suo unico pensiero mentre apriva la porta della dimora nascosta: neanche il tempo di varcare la soglia, tuttavia, e si ritrovò il passaggio bloccato da un furente padrone di casa. Sirius Black la stava squadrando con aria minacciosa e indicava la bocca con veemenza; stava blaterando qualcosa d’incomprensibile, ma nonostante Tonks potesse capire dal labiale che genere di parolacce stesse pronunciando non si sentiva volare una mosca.
Stranamente compiaciuta, la ragazza ridacchiò e si chiuse la porta alle spalle; di per sé, l’avrebbe lasciato in silenzio ancora per un paio d’ore, così da gustarsi quella pace meravigliosa senza dover sopportare gli sbraiti senza fine di Sirius, ma il mago era più forte di lei e dalla stretta che aveva dato prendendola per le braccia non aveva intenzione di tollerare quell’incantesimo un minuto di più. Doveva evitare soprattutto la pessima abitudine che suo cugino aveva preso nell’ultimo periodo, trasformarsi in cane e infilarsi tra le sue gambe per minare il suo già precario equilibrio…
Troppo tardi, Sirius aveva già messo in atto la bella pensata. «Questo ti costerà un altro quarto d’ora di silenzio, lo sai vero?», domandò lei massaggiandosi il fondoschiena dopo la brutta caduta. «Non puoi essere così pieno di te da non poter fare a meno di ascoltare la tua stessa voce!»
Fece attenzione a rimettersi in piedi senza offrire altre occasioni al suo adorabile cugino per farla finire di nuovo per terra, poi si diresse verso la cucina ignorando il furibondo ma sempre zitto Sirius che non aveva ancora mollato. Si sentiva offesa: avrebbe dovuto ringraziarla di averlo zittito in maniera indolore e senza effetti collaterali, gli ultimi due gatti che si erano azzuffati sotto le finestre di casa Tonks… Chissà che fine era capitata loro, sua madre li aveva fatti semplicemente sparire.
«Molly, hai qualcosa di pronto? Ho una fame… Oh!», esclamò dopo aver visto chi si stava muovendo ai fornelli, «buongiorno, Remus».
«Ti è andata male, Dora, è già uscita per fare la spesa», le rispose una versione di Remus Lupin alquanto malandata. Il volto del mago era segnato da occhiaie più profonde del solito, l’aria stremata: la luna piena era passata da poco, e la cosa era più che evidente.
Dimentica della fame, Tonks corse dal suo ragazzo – faceva strano chiamarlo così – e lo abbracciò forte. «Come stai? Ti senti bene?»
«Sì, la Pozione Antilupo ha funzionato bene… lasciami respirare, però», ridacchiò lui, per una volta felice di tutte quelle attenzioni, sebbene in genere chiedesse almeno un giorno o due di tregua per concedere a se stesso e al proprio fisico di tornare in condizioni decenti prima di ricomparire davanti alla ragazza. Non voleva che si preoccupasse per lui, non così tanto. Solo in quel momento si accorse di Sirius che stava mimando ben altro genere di approcci fisici con espressione di disgusto. «A proposito, è opera tua il bel lavoretto capitato a Sirius?»
«È a causa sua che sei già in piedi? Dovresti essere a letto a riposare».
«Indovinato: mi ha svegliato di soprassalto per fare il gioco dei mimi, sono due ore che gesticola come un disperato».
«Colpa mia, hai indovinato anche tu: gli ho fatto un piccolo incantesimo ieri notte», spiegò rapidamente senza aggiungere altro. Sarebbe stato troppo imbarazzante… Ancora.
«Perché?», chiese ugualmente Remus, incuriosito come non mai. Trovare Sirius ridotto al silenzio non era cosa che capitava tutti i giorni.
«Perché ululava sotto casa dei miei come un disperato, mia madre era già pronta ad Avadarlo! Per inciso», aggiunse rivolta al cugino che continuava a lanciare insulti a volume smorzato, «ti ho salvato la vita, quindi cerca di essere un po’ più riconoscente: se avessi lasciato fare a lei, al momento la tua pelliccia pulciosa sarebbe già sulla parete del nostro salotto, come trofeo».
Remus cercò di trattenere le risate, fiero della sua strega. «Oh. Ti ringrazio, allora, per questo sublime silenzio».
Sirius si spostò e fece un altro gestaccio, provocando altre risa. «Vuoi che aggiunga un altro paio d’ore alla punizione? E poi c’è sempre quell’altra cosa…»
 
 
Finalmente, capiva perché Sirius da bambino avesse odiato a tal punto la casa di famiglia. Le faceva più paura adesso così silenziosa che quando l’avevano aperta per la prima volta da dieci anni a quella parte, sporca e infestata da qualunque genere di creatura disgustosa.
Crescere in un simile silenzio, spezzato solo dalle urla furibonde di Walburga, doveva essere stato orribile.
Tonks salì fino all’ultimo piano, dove si trovavano le stanze dei due rampolli Black: Sirius spesso si nascondeva lì, quando era di cattivo umore, a fissare la grande fotografia incollata alla parete con un Incantesimo di Adesione Permanente, a cercare di ricreare il passato, ma quella sera non era lì. Che fosse uscito di nascosto…
Davvero avrebbe potuto essere così irresponsabile? E lei cosa avrebbe dovuto fare, diventare sua complice o chiamare qualcuno per cercarlo?
Ma no, Sirius non avrebbe mai lasciato da solo il suo ultimo amico proprio in una notte di Luna Piena, sebbene non avesse più provato a infilarsi in cantina per fargli compagnia in forma di cane: Remus l’ultima volta lo aveva quasi preso a pugni, quando lo aveva scoperto… In ogni caso, Felpato sarebbe rimasto a casa quella notte, a ululare alla Luna al posto del suo amico o almeno a tenersi impegnato in qualche modo aspettando l’alba.
Anche lei doveva fare qualcosa, l’attesa la consumava ogni volta, malgrado avesse promesso a suo cugino che non avrebbe combinato alcuna pazzia, perché solo il pensiero che Remus soffrisse durante quelle notti… Le rendeva difficile non correre giù in cantina, sì, a prescindere da qualunque cosa sarebbe successa; scovare Sirius e scoprire cosa stesse combinando, però, poteva essere un ottimo diversivo.
 
 
Sirius, si può sapere che ti prende?» domandò con voce spaventata Remus mentre fermava l’amico. Sirius era balzato in avanti contro Tonks con un’aria spaventosa in faccia, che non prometteva nulla di buono; le uniche volte in cui gli aveva visto quell’espressione, il suo presentimento nefasto non era mai rimasto deluso. «Su, Dora, restituiscigli la voce, magari così si calmerà».
Tonks non ne era affatto sicura, ma ascoltò il suo fidanzato e mosse la bacchetta per annullare il suo incantesimo.
Peccato che il mago non sembrò calmarsi per niente, portò per un attimo le mani alla gola e ricominciò l’attacco, anche se solo verbalmente. «Finalmente! Tu, razza di strega…»
«Tecnicamente lo sono», lo interruppe la ragazza ridacchiando.
«Eh?»
«Una strega», specificò Remus prendendo la cosa sul ridere. Sirius non sembrò gradire lo scherzo, anzi, era sul punto di esplodere.
«Insomma, che ti è passato per la testa?», sbottò offeso, incrociando le braccia sul petto.
«Impedire a mia madre di appenderti al muro e, credimi, ci sei andato vicino. Non lo sai che disturbarla mentre dorme equivale al suicidio?»
In effetti, Sirius lo sapeva, anche da ragazza Andromeda era molto suscettibile per quanto riguardava il sonno, eppure non voleva lasciar cadere la cosa. «Perché quando mi hai sentito non sei scesa a parlarmi? Cosa credevi che volessi ottenere a ululare come un disperato sotto le tue finestre?»
«Non so, il bacio della buonanotte magari… Anche se avrei giurato che l’avessi già ricevuto», aggiunse con aria maliziosa. Sirius diventò blu in un attimo, e la reazione così improvvisa stupì Remus.
«Che intendi, Dora? L’hai beccato in dolce compagnia?»
«Non so se definirla dolce sia appropriato, comunque sì», confermò lei ghignando come una vera Black.
«Non oseresti!»
«Scommetti?», provocò lei, sapendo di avere la bacchetta dalla parte del manico e godendo un sacco per questo. «Sono sicura che Remus troverebbe molto divertente la scenetta che mi è capitata davanti ieri sera».
«Non ti è capitata davanti, ti sei infilata in bagno senza bussare!»
«Ma come, mio furbo Felpato, non eri tu che avevi consigliato di chiudersi in una stanza con il chiavistello?», gli ricordò Tonks senza vergogna. Era stato lui, in fondo, a prendere in giro lei e Remus per essersi fatti beccare in uno ripostiglio, probabilmente l’unico spazio della casa senza una sicura alla porta, e l’aveva fatto davanti a un’ignara Molly che non si era resa conto dei doppi sensi della conversazione. Restituirgli la pariglia, ora che ne aveva la possibilità, era il minimo.
«Ce ne siamo dimenticati…», mugolò quasi vergognoso Sirius, capendo dove voleva andare a parare Tonks.
«Perché le cose più divertenti capitano sempre quando c’è la Luna Piena?», si lagnò Remus con aria infelice, che iniziava davvero a incuriosirsi. Doveva essere una donna veramente orribile, se il suo amico si vergognava tanto… Una vecchia fiamma, forse, o una di quelle che a scuola aveva definito infrequentabili, chissà.
«Non puoi dirglielo, Tonks, in nome della nostra amicizia, della nostra parentela!»
Per Merlino, se Sirius arrivava a ricordare il legame di sangue Black che lo univa con la ragazza doveva essere una vera notizia bomba. Tonks però non gli prestò attenzione, così il padrone di casa tentò un’altra volta.
«Ti prego, farò tutto quello che vorrai, ma non parlare. È… Tu cosa faresti al posto mio?»
«È proprio perché non sono al tuo posto che non mi pongo il problema», gli rispose la strega con un sorriso preoccupante. «Del resto, tu non l’hai fatto, quando ne hai avuto la possibilità».
Nulla da fare, sembrava impossibile da smuovere. Sirius era disperato. «Ma non era la stessa cosa!»
«Vediamo, c’erano due persone con una relazione sentimentale che in quel momento volevano mantenere privata… E tu hai messo i manifesti».
«Non è vero, ho solo gongolato un po’ alle vostre spalle».
«L’hai detto a tua madre, che si è lamentata con chiunque! Anche Kreacher ha spettegolato, non fingere».
Sirius tacque, non avendo altri argomenti. Solo che, in quel momento, suonò il campanello e decise di andare a vedere chi era. Aveva l’incedere di un condannato a morte.
«Che melodrammatico!», commentò Tonks sghignazzando.
«Dovrei consigliarti di ascoltare Sirius e mantenere il suo segreto», disse Remus con l’aria del professore serio e probo, «ma non resisto: avanti, sputa il rospo».
 
 
Aveva controllato ogni piano, ma niente: Sirius non si trovava da nessuna parte, né nelle stanze in cui in genere si rintanava né in quelle da cui si teneva ben lontano. Nulla.
Stava per desistere, annoiata da quel gioco senza ricompensa, quando passando sul pianerottolo sentì dei rumori provenire dal bagno padronale, delle voci.
«Sir, sei tu?», domandò rivolta alla porta.
Non ottenne nessuna risposta, ma dall’interno udì suo cugino imprecare e qualcun altro lamentarsi della sua intrusione. Una voce particolarmente familiare, che mise i brividi a Tonks, in ricordo dei sette anni in cui era stata vessata dal suo proprietario.
La prima idea che ebbe fu di scappare e dimenticarsi del sospetto che le era venuto, ma in qualche modo i suoi piedi si rifiutarono di muoversi. Doveva sapere, o con quell’orribile sospetto non sarebbe riuscita a guardare mai più suo cugino in faccia.
«Tonks, non entrare!», gridò Sirius, e i rumori suggerirono alla ragazza che si stesse avvicinando alla porta per impedirle di aprirla, ma lei fu più veloce e girò la maniglia in un istante.
Guardò, registrò i dettagli e chiuse la porta, sconvolta. Si Smaterializzò e ricomparve in fondo alla scala, così da evitare di correre giù e rotolare fino al pianterreno, come sicuramente sarebbe successo.
Dietro di lei, Sirius la chiamava disperato, nudo con un solo asciugamano avvolto intorno alla vita, bagnato fradicio. «Tonks, aspetta, posso spiegare!»
 
 
Remus si era seduto, sconvolto dalle rivelazioni della sua ragazza.
«Quindi tu mi stai dicendo che…»
«Sì».
«Hai trovato Sirius nella vasca da bagno con…»
«Sì. Cioè, lui era già uscito per cercare di fermarmi, ma non ha fatto in tempo. Lui però era ancora in ammollo».
«Per le mutande fuori moda di Merlino!», esclamò il mago, scioccato.
Tonks gli si avvicinò e gli cinse le spalle con le braccia, come a consolarlo. «Lo so, lascia senza parole; e non pensi al trauma che ho subito io a vedere lo spettacolo in diretta?»
Non ci voleva pensare, davvero, lui probabilmente sarebbe svenuto, o peggio. Non riusciva a crederci, davvero; per fortuna che era rimasto chiuso in cantina tutta la notte, sicuramente avrebbe dato di matto.
«Povera Dora, ci credo che stanotte avevi gli incubi! Che visione ripugnante…»
Prima che la ragazza potesse rispondergli, tuttavia, Molly Weasley fece la sua comparsa in cucina seguita da un Sirius coperto di borse della spesa.
«Buongiorno miei cari, avete fatto un po’ di colazione?»
«Buongiorno, Molly; a dire la verità no, Tonks voleva un po’ delle tue frittelle però. A me, dovendo essere sincero, mi si è chiuso lo stomaco».
La strega sorrise, recuperò un grembiule e si mise subito ai fornelli, chiedendo ai tre di apparecchiare e di mettere a posto nelle ante della credenza la spesa.
Sirius finì in mezzo agli altri due, che ridacchiavano senza vergogna.
«Gliel’hai raccontato, vero?», soffiò Felpato nell’orecchio della cugina, molto frustrato. Parlava piano per paura che la signora Weasley lo sentisse e domandasse di cosa stessero discutendo. C’erano già due testimoni di troppo, per le chiappe flaccide di Morgana!
«Certo che gliel’ho raccontato, non potevo tenermi una storia simile tutta per me», rispose Tonks tutta contenta, sistemando i sacchetti di farina. «Però non l’ho raccontata a mamma, temevo che morisse di crepacuore».
Almeno quello… Non aveva idea di come avrebbe reagito Andromeda a una simile notizia, né voleva immaginarselo. «Fate i commenti che volete, su, non m’importa. Più in basso di così non posso cadere».
«Francamente, Sirius, non vorrei infierire», rispose pacato Remus prima di asciugarsi una lacrimuccia causata dal troppo ridere. «Solo, ti ringrazio».
«Perché?»
«Perché oggi tu e Tonks avete risposto a uno dei grandi misteri della mia vita: Severus Piton non si scioglie a contatto con l’acqua!»
Sia Sirius che Tonks lo guardarono sbigottiti, poi lei scoppiò a ridere per l’ennesima volta, mentre lui si trasformava in cane e lasciava lentamente la stanza.
Movimento che non sfuggì a Molly, che si voltò e iniziò a cercare qualcosa in una delle sporte. «Aspetta, Sirius, ho qualcosa per te».
Felpato s’incuriosì e tornò umano, sperando che la donna avesse in serbo un regalino per lui che gli potesse rivalutare almeno un poco la giornata. «Davvero, che cosa?»
Molly tirò fuori una scatoletta. «Al negozio ho visto questa e mi sono ricordata della nostra conversazione di qualche tempo fa sugli effetti positivi della camomilla, così ho pensato a te».
Sirius lesse cos’era scritto sulla confezione: «Camomilla al finocchio?», domandò sconvolto. Bene, era psicologicamente pronto al suicidio. La sua cuginetta e il suo migliore amico avevano scoperto il peggior segreto che portava con sé, quell’infatuazione per quello che da ragazzo aveva considerato il nemico della sua vita e lo stavano sbeffeggiando senza pietà. In più, ora Molly riusciva pure a prenderlo in giro inconsapevolmente.
«Sì, sai, ho pensato che un gusto un po’ diverso poteva interessarti e… Tonks, Remus, che vi prende? Perché siete finiti per terra? Perché ridete in quella maniera scandalosa? Un po’ di contegno, su!»
 
 

Ecco la seconda puntata... Spero che anche questa abbia colto nel segno, io non sono una slasher, forse ho raggiunto il mio massimo in materia con questa storia, ma con quella bustina non potevo non cogliere l'occasione. Perciò eccomi qua. Ditemi voi che ne pensate...
Buon Natale alle polle della mia vita e a chi passa di qua! Rowi
   
 
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