Le
Sapin de Nöel (A Christmas’ Song)
Affacciata
alla finestra,
non riusciva a far altro che sgranare gli occhi, alla vista dei fiocchi
bianchi, leggeri, che cadevano gentilmente sul davanzale di pietra,
sciogliendosi in piccoli rivoletti d’acqua fredda.
“Nevica! Nevica! Papà,
c’è la neve!”
Una lunga treccia rossa
si alzò con uno scatto, seguita dal corpo atletico di un
uomo in giacca e
cravatta, intento fino a due minuti prima a sistemare una pila di
regali dagli
incarti colorati sotto all’albero di Natale.
“Hai visto, tesoro? Se
continua tutta la notte domani ce ne sarà abbastanza per
fare un pupazzo di
neve! Ti piacerebbe metterne uno in cortile?”
Lei non rispose: si
limitò a battere le mani per dimostrare la sua gioia, gli
occhi più
scintillanti delle luci che adornavano l’albero.
Terminato l’estenuante
lavoro di smistamento e sistemazione pacchi (e ce ne voleva di scienza,
per non
farli crollare uno sull’altro e spargersi stile domino per
tutto il salotto),
l’uomo si voltò verso la figlioletta, che
continuava a sbirciare rapita oltre i
fili di luminarie pendenti dal bastone della tenda, e la
afferrò da sotto le
braccia, alzandola più in alto della sua testa. Lei
scoppiò a ridere, con il
riso contagioso che solo i bambini di sette anni possono avere, e si
lasciò
spupazzare e riempire di baci, tirando i capelli rosso scuro del padre
e
tentando di acchiappare l’estremità inferiore
della treccia.
In
quell’atmosfera
gioiosa di festa, solo una persona non era contagiata
dall’allegria dei giochi
dei suoi familiari, e sedeva su una vecchia poltrona di velluto,
accoccolata su
sé stessa in posizione quasi difensiva. Seras Victoria
provava sentimenti
contrastanti verso il Natale: era sicuramente una bella festa, certo,
ed era
piacevole trascorrere dei giorni accanto ai suoi familiari…
ma il ricordo dei
Natali della sua infanzia, quelli trascorsi con i genitori nella sua
casa di
Chedder, continuava a perseguitarla, versando gocce di amarezza
bruciante sulla
felicità che, altrimenti, avrebbe gustato in pieno.
L’albero addobbato di
palline, luci e fili d’oro e d’argento le riportava
alla mente quello che suo
padre, ad ogni inizio di dicembre, portava a casa dal vivaio vicino. E
quante
feste facevano lei e sua madre alla sua comparsa, tutto bagnato e
infreddolito,
ma con in mano quel loro personale saluto alle feste in
arrivo… e (ricordò,
sorridendo involontariamente) le facce rassegnate dei suoi genitori
che,
poveretti, ogni anno cedevano alle sue richieste prepotenti di
“occuparsi lei
delle decorazioni” e la lasciavano fare, con la conseguenza
che le palline e i
fili penzolavano un po’ troppo verso il basso, e alcuni rami
ne erano
praticamente privi.
E il fatidico giorno di
Natale, quando Babbo Natale spariva, come ogni anno, senza
però mai
dimenticarsi di depositare un piccolo gruppo di pacchetti ai piedi
dell’abete?
Quanti pianti si era
fatta, quando un determinato giocattolo non le era stato regalato! Non
tanto
perché fosse viziata, semplicemente perché,
credendo nell’infallibilità di
Babbo Natale e dei suoi elfi, non poteva accettare che fallissero nel
trovare
un regalo.
Ormai era cresciuta,
rifletté, sfregando appena un piede contro l’altro
per scaldarli. Ora era il
tempo che Angelle, sua figlia, attendesse con ansia la visita del buon
uomo
vestito di rosso, e preparasse, sul tavolo da pranzo, la cioccolata e i
pezzetti di panpepato per sfamarlo (e che, puntualmente, venivano
mangiati da
suo marito, poco dopo la mezzanotte)… adorava
l’ingenuità della sua bambina, e
faceva di tutto per coltivare la sua immaginazione, senza doverle per
forza
spiegare tutta la verità.
Ne aveva, di tempo per
crescere…
L’ultimo
Natale trascorso con i suoi genitori era stato quello dei
suoi otto anni.
Se chiudeva un attimo gli occhi, le sembrava di rivedersi, bambina
piena di gioia, a scartare i pacchi, tra i sorrisi incoraggianti e
l’affetto
dei suoi genitori… e tra i regali c’era anche quel
Misha, l’orsetto bianco che
le era rimasto come unico giocattolo dopo quell’orribile
giorno di febbraio e
che aveva portato con se all’orfanotrofio. Lo aveva cullato
per così tante
notti da perdere il conto, trasferendo in quell’abbraccio
l’amore che
desiderava ricevere… e ne aveva vissuti molti altri, di
Natali abbandonati,
soli, tristi, senza speranza.
La prima cosa che aveva notato, girandosi indietro mentre la
portavano via dalla sua casa ormai vuota, era stato il loro ultimo
albero di
Natale, sintetico, ammassato su una serie di buste e borse contenenti
gli
addobbi. Il pensiero che più nessuno le avrebbe tirate fuori
dalla scatola, usate,
posate tra le sue mani per invitarla ad appenderle nel modo giusto, le
faceva
quasi più male del pensiero di andarsene via, di non vedere
mai più sua madre e
suo padre, per sempre.
Era un buco nero, vuoto, un budello di dolore strettissimo, che la
avvolgeva e la faceva rimanere in una sorta di apnea… che
era terminata una
volta che l’assistente sociale le aveva mollato uno schiaffo
per farla stare
zitta, innervosita dalle sue grida isteriche.
Ne aveva vissuti, di momenti brutti. Ma ora che finalmente poteva
lasciarseli alle spalle… perché li rievocava,
puntualmente?
“Mignonnette?”
Era
così assorta nei suoi
pensieri da non accorgersi nemmeno della mano gentile di Pip, che le
carezzava
i capelli con aria interrogativa.
“Perché te ne stai tutta
sola, e non giochi con me e Angelle? Mi devo preoccupare?”
Si godette per un secondo
la dolcezza di quel “mignonnette”, piccolina, il
soprannome tenero che usava
fin dai primi tempi che si conoscevano, ma cercò di darsi un
contegno. Mugugnò,
un po’ scocciata per essere stata interrotta nel suo
rimuginare, e gli scoccò
un’occhiata di sbieco con i suoi splendidi occhi celesti.
“Niente, stavo
riflettendo…”
Mentre tentava di
inventare una scusa qualsiasi per giustificare quel momento di
solitudine, lui
la portò più vicino a sé,
spettinandola con leggero rimprovero.
“Lo so a cosa stai
pensando, testona. Ogni anno ripensi ai tuoi genitori, al Natale con
loro e
all’orfanotrofio, vero?”
Vergognandosi, annuì
appena.
Lui sospirò, prendendole
il viso tra le mani sottili e fissandola negli occhi, incastrando il
verde
profondo dei suoi nell’azzurro limpido di quelli di lei.
“Il passato non si può
cancellare, ed è giusto che lo ricordi, anche se ti ha
procurato del dolore. Ma
possiede un pregio che tendiamo a dimenticare molto spesso…
ossia che è passato.
Nessuno ti costringerà più a
trascorrere le feste in una stanza fredda, né in un
dormitorio affollato… e se
vorrai ricordare i tempi felici, invece, potrai farlo insieme a noi, bambina.
Però…
dacci un po’ di importanza” - tentò di
sdrammatizzare, posandole un bacio sulla
fronte, e sussurrando – “vieni a giocare con tua
figlia, altrimenti mi
staccherà un braccio prima che arrivi
l’antipasto!”
La
ragazza non poté
trattenersi dal ridere. E quando Pip le allungò una
statuina, erano le mani
della Victoria Seras di otto anni, quell’immortale bambina
che viveva nel suo
cuore, a prenderla e sistemarla accanto alle altre.
*°*°*°*°*
Un
piccolissimo
esperimento, molto What if…? e poco sensato XD
Ieri sera, dopo aver
visto l’OAV VII (in giapponese.. ho guardato le immagini
più che altro!), mi è
nata l’idea per questa shot dal sapore un po’
malinconico, ma che ho adorato
scrivere. L’atmosfera del Natale mi ha contagiata, insieme
all’ascolto della
splendida Christmas Song dei Flyleaf.
Lo so che Victoria e Pip
non saranno mai una coppia felice come nella storia, e che non
potrebbero
comunque mai avere una figlia.. ma è un regalino di Natale
che desideravo fare
a tutti gli amanti di Hellsing, e in particolare alle mie fantastiche Tsunade_91, Cecy
e Promise, fan PxS
come me.
(E un grazie speciale ad
Artemisia89 per l’ultima recensione su “10
Steps”!).
Spero
di aver scritto
bene il titolo in francese! (“Sapin” è
l’albero di Natale). Per quanto riguarda
il presepe, invece, ho ipotizzato che Victoria potesse farlo, essendo
probabilmente cristiana prima della sua trasformazione. Tutte le
descrizioni
sulla sua infanzia prendetele pure come licenza poetica.
Se qualcuno di voi
lettori la apprezzerà, non posso che esserne felice. Se
invece a qualcuno non
piacerà.. mi scuso in anticipo e prometto di fare di meglio
in futuro!
Un augurio affettuoso di
buon Natale, a tutti voi :3