Anime & Manga > Hellsing
Ricorda la storia  |      
Autore: Nat_Matryoshka    24/12/2009    4 recensioni
Affacciata alla finestra, non riusciva a far altro che sgranare gli occhi, alla vista dei fiocchi bianchi, leggeri, che cadevano gentilmente sul davanzale di pietra, sciogliendosi in piccoli rivoletti d’acqua fredda.
“Nevica! Nevica! Papà, c’è la neve!”
[PxS Tribute di Natale. Presenza di OC]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Pip Bernadotte, Seras Victoria
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Le Sapin de Nöel (A Christmas’ Song)

 

 

Affacciata alla finestra, non riusciva a far altro che sgranare gli occhi, alla vista dei fiocchi bianchi, leggeri, che cadevano gentilmente sul davanzale di pietra, sciogliendosi in piccoli rivoletti d’acqua fredda.
“Nevica! Nevica! Papà, c’è la neve!”
Una lunga treccia rossa si alzò con uno scatto, seguita dal corpo atletico di un uomo in giacca e cravatta, intento fino a due minuti prima a sistemare una pila di regali dagli incarti colorati sotto all’albero di Natale.
“Hai visto, tesoro? Se continua tutta la notte domani ce ne sarà abbastanza per fare un pupazzo di neve! Ti piacerebbe metterne uno in cortile?”
Lei non rispose: si limitò a battere le mani per dimostrare la sua gioia, gli occhi più scintillanti delle luci che adornavano l’albero.
Terminato l’estenuante lavoro di smistamento e sistemazione pacchi (e ce ne voleva di scienza, per non farli crollare uno sull’altro e spargersi stile domino per tutto il salotto), l’uomo si voltò verso la figlioletta, che continuava a sbirciare rapita oltre i fili di luminarie pendenti dal bastone della tenda, e la afferrò da sotto le braccia, alzandola più in alto della sua testa. Lei scoppiò a ridere, con il riso contagioso che solo i bambini di sette anni possono avere, e si lasciò spupazzare e riempire di baci, tirando i capelli rosso scuro del padre e tentando di acchiappare l’estremità inferiore della treccia.

 

In quell’atmosfera gioiosa di festa, solo una persona non era contagiata dall’allegria dei giochi dei suoi familiari, e sedeva su una vecchia poltrona di velluto, accoccolata su sé stessa in posizione quasi difensiva. Seras Victoria provava sentimenti contrastanti verso il Natale: era sicuramente una bella festa, certo, ed era piacevole trascorrere dei giorni accanto ai suoi familiari… ma il ricordo dei Natali della sua infanzia, quelli trascorsi con i genitori nella sua casa di Chedder, continuava a perseguitarla, versando gocce di amarezza bruciante sulla felicità che, altrimenti, avrebbe gustato in pieno.
L’albero addobbato di palline, luci e fili d’oro e d’argento le riportava alla mente quello che suo padre, ad ogni inizio di dicembre, portava a casa dal vivaio vicino. E quante feste facevano lei e sua madre alla sua comparsa, tutto bagnato e infreddolito, ma con in mano quel loro personale saluto alle feste in arrivo… e (ricordò, sorridendo involontariamente) le facce rassegnate dei suoi genitori che, poveretti, ogni anno cedevano alle sue richieste prepotenti di “occuparsi lei delle decorazioni” e la lasciavano fare, con la conseguenza che le palline e i fili penzolavano un po’ troppo verso il basso, e alcuni rami ne erano praticamente privi.
E il fatidico giorno di Natale, quando Babbo Natale spariva, come ogni anno, senza però mai dimenticarsi di depositare un piccolo gruppo di pacchetti ai piedi dell’abete?
Quanti pianti si era fatta, quando un determinato giocattolo non le era stato regalato! Non tanto perché fosse viziata, semplicemente perché, credendo nell’infallibilità di Babbo Natale e dei suoi elfi, non poteva accettare che fallissero nel trovare un regalo.
Ormai era cresciuta, rifletté, sfregando appena un piede contro l’altro per scaldarli. Ora era il tempo che Angelle, sua figlia, attendesse con ansia la visita del buon uomo vestito di rosso, e preparasse, sul tavolo da pranzo, la cioccolata e i pezzetti di panpepato per sfamarlo (e che, puntualmente, venivano mangiati da suo marito, poco dopo la mezzanotte)… adorava l’ingenuità della sua bambina, e faceva di tutto per coltivare la sua immaginazione, senza doverle per forza spiegare tutta la verità.
Ne aveva, di tempo per crescere…

 

L’ultimo Natale trascorso con i suoi genitori era stato quello dei suoi otto anni.
Se chiudeva un attimo gli occhi, le sembrava di rivedersi, bambina piena di gioia, a scartare i pacchi, tra i sorrisi incoraggianti e l’affetto dei suoi genitori… e tra i regali c’era anche quel Misha, l’orsetto bianco che le era rimasto come unico giocattolo dopo quell’orribile giorno di febbraio e che aveva portato con se all’orfanotrofio. Lo aveva cullato per così tante notti da perdere il conto, trasferendo in quell’abbraccio l’amore che desiderava ricevere… e ne aveva vissuti molti altri, di Natali abbandonati, soli, tristi, senza speranza.
La prima cosa che aveva notato, girandosi indietro mentre la portavano via dalla sua casa ormai vuota, era stato il loro ultimo albero di Natale, sintetico, ammassato su una serie di buste e borse contenenti gli addobbi. Il pensiero che più nessuno le avrebbe tirate fuori dalla scatola, usate, posate tra le sue mani per invitarla ad appenderle nel modo giusto, le faceva quasi più male del pensiero di andarsene via, di non vedere mai più sua madre e suo padre, per sempre.
Era un buco nero, vuoto, un budello di dolore strettissimo, che la avvolgeva e la faceva rimanere in una sorta di apnea… che era terminata una volta che l’assistente sociale le aveva mollato uno schiaffo per farla stare zitta, innervosita dalle sue grida isteriche.
Ne aveva vissuti, di momenti brutti. Ma ora che finalmente poteva lasciarseli alle spalle… perché li rievocava, puntualmente?

 

 

“Mignonnette?”

Era così assorta nei suoi pensieri da non accorgersi nemmeno della mano gentile di Pip, che le carezzava i capelli con aria interrogativa.
“Perché te ne stai tutta sola, e non giochi con me e Angelle? Mi devo preoccupare?”
Si godette per un secondo la dolcezza di quel “mignonnette”, piccolina, il soprannome tenero che usava fin dai primi tempi che si conoscevano, ma cercò di darsi un contegno. Mugugnò, un po’ scocciata per essere stata interrotta nel suo rimuginare, e gli scoccò un’occhiata di sbieco con i suoi splendidi occhi celesti.
“Niente, stavo riflettendo…”
Mentre tentava di inventare una scusa qualsiasi per giustificare quel momento di solitudine, lui la portò più vicino a sé, spettinandola con leggero rimprovero.
“Lo so a cosa stai pensando, testona. Ogni anno ripensi ai tuoi genitori, al Natale con loro e all’orfanotrofio, vero?”
Vergognandosi, annuì appena.
Lui sospirò, prendendole il viso tra le mani sottili e fissandola negli occhi, incastrando il verde profondo dei suoi nell’azzurro limpido di quelli di lei.
“Il passato non si può cancellare, ed è giusto che lo ricordi, anche se ti ha procurato del dolore. Ma possiede un pregio che tendiamo a dimenticare molto spesso… ossia che è passato. Nessuno ti costringerà più a trascorrere le feste in una stanza fredda, né in un dormitorio affollato… e se vorrai ricordare i tempi felici, invece, potrai farlo insieme a noi, bambina. Però… dacci un po’ di importanza” - tentò di sdrammatizzare, posandole un bacio sulla fronte, e sussurrando – “vieni a giocare con tua figlia, altrimenti mi staccherà un braccio prima che arrivi l’antipasto!”
Un sorriso nuovo, più dolce, più sereno si dipinse sulle labbra di Victoria Seras, mentre seguiva il marito verso la finestra del salone. In ginocchio davanti al presepio, Angelle Bernadotte si divertiva a sistemare le pecorelle tra i ciuffi di muschio, borbottando di disappunto ogni volta che una di queste cadeva. Vedendo arrivare la madre, la gratificò con uno dei suoi bellissimi sorrisi, allargando le manine:

“Mamma! Mi aiuti a mettere i pastori dritti, per favore?”

La ragazza non poté trattenersi dal ridere. E quando Pip le allungò una statuina, erano le mani della Victoria Seras di otto anni, quell’immortale bambina che viveva nel suo cuore, a prenderla e sistemarla accanto alle altre.

 

 

*°*°*°*°*

Un piccolissimo esperimento, molto What if…? e poco sensato XD
Ieri sera, dopo aver visto l’OAV VII (in giapponese.. ho guardato le immagini più che altro!), mi è nata l’idea per questa shot dal sapore un po’ malinconico, ma che ho adorato scrivere. L’atmosfera del Natale mi ha contagiata, insieme all’ascolto della splendida Christmas Song dei Flyleaf.
Lo so che Victoria e Pip non saranno mai una coppia felice come nella storia, e che non potrebbero comunque mai avere una figlia.. ma è un regalino di Natale che desideravo fare a tutti gli amanti di Hellsing, e in particolare alle mie fantastiche Tsunade_91, Cecy e Promise, fan PxS come me.
(E un grazie speciale ad Artemisia89 per l’ultima recensione su “10 Steps”!).

Spero di aver scritto bene il titolo in francese! (“Sapin” è l’albero di Natale). Per quanto riguarda il presepe, invece, ho ipotizzato che Victoria potesse farlo, essendo probabilmente cristiana prima della sua trasformazione. Tutte le descrizioni sulla sua infanzia prendetele pure come licenza poetica.
Se qualcuno di voi lettori la apprezzerà, non posso che esserne felice. Se invece a qualcuno non piacerà.. mi scuso in anticipo e prometto di fare di meglio in futuro!
Un augurio affettuoso di buon Natale, a tutti voi :3

Ino

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Hellsing / Vai alla pagina dell'autore: Nat_Matryoshka