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Autore: Drew    27/06/2005    11 recensioni
Questa one-shot ha poco più di venti secondi e mi auguro che non siq solo il frutto di un mio attacco momentaneo di pazzia e romanticismo, ma che sia un qualcosa di bello da leggere. Recensitemi in tentissimi!
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Riuscire a ricordare perfettamente quello che è successo in meno di ventiquattro ore per me è impossibile

Riuscire a ricordare perfettamente quello che è successo in  meno di ventiquattro ore per me è impossibile. Ricordo solo che pioveva e, come tutte le notti degli ultimi sette anni, era nella mio letto, nel dormitorio delle ragazze. Avevo letto due libri e finito i compiti che avrei dovuto consegnare a poco più di un mese di distanza. Erano le tre del mattino. Non riuscivo ancora a dormire. Pensare a lui mi faceva star male, eppure non potevo farne a meno. Ne erano successe talmente tante che ricordavo ogni singolo momento, felice o triste, passato con lui. Decisi allora di uscire dal dormitorio, con passo felpato nelle mia ciabatte bianche, per paura di svegliare Ginny e le altre. Passai davanti ad un specchio e vidi il mio riflesso: ero una donna. “Donna”: cosa significa? Non lo sapevo e mai avrei potuto immaginare di scoprirlo proprio grazie a lui.

Percorsi l’accesso alla sala comune abbastanza rapidamente, ma sicura di non fare il minimo rumore. Intanto il pensiero in me si faceva limpido: avrei potuto perderlo e non sarei riuscita a fare nulla per impedirlo. Perché ci pensavo? Mi ero promessa di non farlo a tutti i costi, allora cosa mi obbligava a farlo?

Mi sedetti sulla poltrona accanto al fuoco ed improvvisamente capii: ero innamorata di lui. Non quell’amore fraterno e innocente di un fratello, ma quell’amore puro, passionale e profondo per un ragazzo… che dico ragazzo?… un uomo. Credo di riuscire a capire cosa per lui significasse essere uomo: nella sua vita non aveva conosciuto mezze misure, esistevano il bene e il male e lui faceva parte del primo. Chi gliel’aveva fatto fare? Poteva riuscire a dare la colpa alla sua stramaledetta cicatrice? Non lo sapeva e io, come migliore amica, avevo l’obbligato di stargli accanto, sostenerlo e proteggerlo se necessario. Non riuscivo a capire come lui mi vedesse, ma… non so cosa… qualcosa mi disse che c’erano dei cambiamenti in vista…. cambiamenti che mi avrebbero riguardata molto da vicino.

Finalmente mi addormentai, con quei pensieri fissi in testa e mi risveglia solo quando sentii posare sopra di me una coperta. Aprii gli occhi e lo sguardo che mi si parò davanti mi fece sorridere. Era lui, era l’uomo (anche se non volevo ammetterlo) che amavo e ora mi guardava, con quell’aria di chi ti conosce da una vita. Sospirò. Capii che il mio volto si incupì dalla sua espressione e subito mi disse di non preoccuparmi. Il momento era giunto: la resa dei conti era d’innanzi a lui e io ero lì, incapace di salvarlo. Sentii un desiderio irrefrenabile di piangere e automaticamente gli gettai le braccia al collo. Dopo un attimo di smarrimento lui ricambiò con la stessa foga di chi sa che forse potrebbe perdere una persona cara.

Ero satura: le mie lacrime stavano solcando il mio viso e bagnavano la sua spalla. Mi ripetè di non piangere per lui, che non ne valeva la pena… in quell’istante mi staccai dal nostro incontro e presi a fissarlo facendogli capire che era una tremenda scemenza quella che aveva appena detto. Dopo qualche secondo ebbi paura, paura di perdere la persona che amavo e paura che lui avesse capito che l’amavo. Era così stupido e senza senso il mio ragionamento che per un attimo staccai la spina dal mio cervello, per un singolo secondo doveva vedermela con i miei sentimenti. I suoi occhi erano ancora puntati sui miei e io non volli ragionare: avevo una voglia pazzesca di tuffarmi letteralmente sulle sue lebbra, ma lui non me lo permise. Si avvicinò a me e mi riabbracciò, facendo aderire il suo corpo al mio e inondandomi del suo profumo. L’adoravo quando mi abbracciava così e non lo faceva spesso. Ora era lui che aveva bisogno di sfogarsi e lo faceva: in quella chiara occasione non mi sentivo più l’incapace della situazione, invece dentro di me sprigionavo tutto l’amore e la devozione che avevo da offrirgli.

Quell’istante era durato secoli per me ed ancora adesso è così.

Dopo attimi senza tempo si distaccò dal nostro abbraccio e riprese a fissarmi. Nei suoi occhi potevo vedere la paura che provava. La stessa mia di perdere la persona che ami… mi amava?… No, mi dissi,… non poteva essere… il trio non poteva dividersi così… Fece per parlare, ma fui io a non permetterglielo. Posai un dito sulle sue labbra e mi persi nei suoi occhi. Con una delicatezza e dolcezza infinita tolse il mio indice dalla sua bocca e mi baciò. Una incontro lieve e emozionante allo stesso tempo. Qualcosa di magico e sacro che lentamente si trasformava in un pressochè di passionale e venerativo. Fu come se le nostre parole si fossero riunite in uno stesso linguaggio. In quei momenti indimenticabili esistevamo solo noi due, il mondo fuori non ci apparteneva più e il calore si faceva sempre più persistente. Prese a passarmi una mano nei capelli e con l’altro braccio mi fece alzare dalla poltrona, senza smettere di baciarmi… quasi senza accorgercene eravamo nel suo dormitorio. Non ci occupavamo neanche di fare piano, in quegli istanti l’ultima preoccupazione era di svegliare gli altri. Con la sua solita dolcezze mi fece sdraiare sul suo letto e lui mi seguì coricandosi di fianco a me… il nostro primo ballo ebbe inizio.

Ora, in questo momento, sono ancora accanto a lui e mi sta fissando. Il nostro è un gioco di sguardi, occhiate che si susseguono e che non hanno bisogno di spiegazione. Io lo amo… lui mi ama… me l’ha appena detto… io gliel’ho ripetuto… non abbiamo bisogno d’altro. Mi ha promesso che vincerà lui e non permetterà di distruggere la felicità di altri cento giorni simili ad oggi.

Adesso so così vuol dire essere una donna: significa avere della responsabilità e saperle gestire, significa organizzare un futuro e saperlo costruire, significa accettare l’amore e saperlo ricambiare… a qualsiasi prezzo.   

  
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