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Autore: _Jena_    25/12/2009    3 recensioni
Shindou è l'unico sopravvissuto dell'ultima grande famiglia di maghi del suo mondo, da 16 anni è alla ricerca degli assassini dei suoi genitori. Durante il suo viaggio incontra Taki, un giovane schiavo dal passato oscuro...
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A circa metà del capitolo troverete questa faccina *_* se vi fa piacere da quel punto in poi potete accompagnare la lettura con una canzone dell'ost di Tsubasa reservoir chronicle "hear our prayer"


sesto capitolo



Sperare in una notte tranquilla, a quanto pare, era chiedere davvero troppo. Appena ebbe chiuso gli occhi, Shindou fu risucchiato in un altro dei suoi sogni su quella notte; questa volta però, per qualche strano motivo, l’incubo fu diverso: iniziò come sempre, con le urla, con la terribile sensazione di qualcosa di orribilmente sbagliato che stesse per succedere. Era con sua madre al centro di quel salone, col cadavere di suo padre a pochi centimetri, la donna che gli sussurrava le stesse parole di ogni notte, le parole di conforto che lo rassicuravano dell’amore che lei e il suo sposo avrebbero sempre provato per lui, il loro unico figlio. Poi osservò di nuovo il volto della donna allontanarsi dal suo, per assistere al momento in cui quegli uomini la accerchiavano e le toglievano la vita, una vita che lei, il marito e il figlioletto avrebbero dovuto trascorrere insieme, felici … Qui avvenne il cambiamento: Shindou notò per la prima volta qualcosa di nuovo, qualcosa che era sempre stato li, ma che non aveva mai attirato la sua attenzione: sui mantelli degli uomini incappucciati spiccava un marchio ricamato in oro, era un occhio!

Shindou spalancò gli occhi, aveva il viso sudato, si passò una mano sulla fronte per asciugarla e per riavviarsi i capelli che gli solleticavano le guance. Quell’occhio lui lo conosceva, sapeva di averlo già visto da qualche parte quando l’aveva scorto sulla schiena del ragazzo. Come fossero collegate le due cose, però non sapeva dirlo, aveva troppa confusione in testa. Guardò accanto a sé, Taki dormiva beato, sul viso aveva un lieve sorriso soddisfatto. Quali segreti nascondeva questo ragazzino? Inconsciamente, si passò l’indice e il medio sulla benda che copriva l’occhio destro, sarebbe potuto essere cosi facile scoprirlo, ma uno strano sentimento gli impediva di fare qualcosa che potesse ferire quell’essere che sembrava cosi vulnerabile … non avrebbe dovuto importargli, lui aveva solo uno scopo nella vita: trovare gli assassini dei suoi genitori e ucciderli! Non poteva occuparsi di nessuno, ma il fatto che quel ragazzo fosse collegato alla sua missione di vendetta cambiava tutto. Decise che avrebbe scelto il modo in cui trattare Taki solo arrivati a destinazione, dove sperava di risolvere almeno una parte del mistero.

 
Taki si svegliò appena le prime luci dell’alba iniziarono a filtrare attraverso i vetri rotti delle finestre della capanna. La stanza in cui avevano passato la notte appariva ancora più desolata ora che era esposta in tutta la sua spogliezza dall chiarore dell’alba.
Guardandosi intorno notò che era solo, il fuocherello acceso la sera prima si era spento durante la notte lasciando dietro di sé un mucchietto di cenere. Impensierito dall’assenza del compagno, si alzò stiracchiandosi velocemente e si diresse verso la porta pericolante, una volta sulla soglia, osservò i dintorni della capanna. Non dovette cercare molto: l’uomo era in piedi a pochi passi di distanza a fissare l’orizzonte. Non si voltò quando Taki gli si avvicinò:

-Buon giorno.

Il mago non rispose a quel saluto, si limitò a fare un cenno col capo per mostrare che l’aveva sentito, ma non aprì bocca. Taki non si demoralizzò, sfilò da sotto il mantello le due mele avanzate dal giorno prima:

-Ne vuoi una?

Shindou abbassò lo sguardo sulle mani del ragazzo, alzò un sopracciglio e ne prese una:

-Grazie.

Mangiarono in silenzio, tutti e due in piedi, fissando davanti a sé.

-Ripartiamo subito, dovremmo arrivare a destinazione in serata tarda. Faremo solo una pausa.

Taki annuì silenziosamente, ce l’avrebbe messa tutta per dimostrare che non era debole e sfaticato. Per qualche strano motivo, il pensiero di deludere l’uomo non gli piaceva. Spiegò la cosa col fatto che Shindou era il suo salvatore e che voleva assicurarsi che l’uomo non di dovesse pentire di aver deciso di portarselo dietro.

-Hai già raccolto tutte le tue cose?

-Io sono pronto, non ho niente da raccogliere …

Si zittì, un groppo gli strinse la gola: ricordare a se stesso che non aveva nessuna radice, nessun ricordo di una vita prima della schiavitù lo intristiva sempre. Alzò lo sguardo per cogliere il volto solitamente impassibile di Shindou che rifletteva quella che doveva essere la sua espressione: sembrava triste. Quel mutamento nel volto dell’altro, però spari velocemente com’era apparso.

-E’ ora di andare.

 
Il cammino riprese, il sole si alzava sulla linea dell’orizzonte e scaldava pigramente la campagna e le colline. Il paesaggio primaverile si risvegliava mentre loro camminavano per i sentieri erbosi ancora umidi di rugiada. Ma Shindou non riusciva a godersi il paesaggio, i suoi pensieri erano occupati solo da quel marchio misterioso diventato improvvisamente nitido nei suoi ricordi, senza dimenticare il fatto che lo stesso marchio era impresso sulla pelle del ragazzo che aveva conosciuto solo due notti prima al castello di Olinda e che ora camminava pochi passi dietro di lui in silenzio. Non riusciva proprio a trovare un collegamento, più si sforzava di trovarne uno e più esso diventava irraggiungibile. Il pensiero che quel ragazzino dagli occhi viola e dai capelli argentei e spettinati fosse un complice di quegli uomini gli aveva attraversato la mente, in effetti gran parte della notte appena passata quasi completamente insonne l’aveva trascorsa rimuginando sulle varie possibilità. Questa in particolare era stata una delle prime a essere stata scartata, qualcosa in quegli occhi e nell’atteggiamento di Taki la rendevano semplicemente inverosimile.

Si stava addolcendo troppo nei confronti del ragazzo, fin dal primo momento in cui l’aveva visto, aveva percepito che le loro anime erano in qualche modo affini, forse aveva a che fare con la loro storia, con quello che avevano passato, ma non conoscendo che vita avesse fatto il ragazzo, in che modo fosse caduto nelle mani dei mercanti di schiavi, non poteva provare la sua teoria.
Il secondo collegamento preso in considerazione era che entrambi fossero vittime di questa specie di setta di incappucciati. In questo caso, però non aveva nessuna certezza, sempre per colpa dell’ostacolo che costituiva il non conoscere la storia del ragazzo. Avrebbe dovuto affrontarlo prima o poi, avrebbe dovuto costringerlo a ricordare. anche se avesse dovuto usare un metodo che non avrebbe fatto piacere a nessuno dei due. Pur di riportare a galla ciò che era intrappolato nella memoria del ragazzo,  pur di raggiungere la verità, era pronto a tutto. Ancora una volta la sua mano si sollevò per andare a sfiorare con la punta delle dita il cuoio della benda che gli copriva l’occhio destro. *_*

-Cosa ti è successo all’occhio? Come l’hai perso?

Le domande erano state poste all’improvviso, innocentemente. Shindou non sapeva come rispondere. Dire la verità era fuori discussione, pur avendo escluso la possibilità che il ragazzo cospirasse contro di lui, svelare il segreto legato a quell’occhio non avrebbe fatto del bene a nessuno dei due, non voleva neanche mentire però, per qualche motivo inspiegabile dire una bugia al giovane gli sembrava terribilmente ingiusto. Decise che rispondere con una via di mezzo tra la verità e la menzogna sarebbe stato meglio:

-Non l’ho perso, il mio occhio destro e il mio occhio sinistro vedono in modi diversi, tenerlo scoperto non mi servirebbe a niente.

Non aggiunse altro, guardò Taki che lo fissava con uno sguardo perplesso e confuso.

-Non capisco.

-Non è necessario che tu capisca.

Ora il volto del giovane era imbronciato, a Shindou sfuggì un sorriso storto, scomparve subito però, perché il suo compagno non aveva finito con la sua indagine:

-Tu sei un mago, vero. Ho visto come hai battuto quegli uomini al castello.

Shindou sospirò, questo ragazzino faceva troppe domande per i suoi gusti. Qui però una mezza bugia non sarebbe servita, era inutile nascondere l’evidenza di ciò che avevano visto quegli occhi. Si limitò ad annuire.

-Però io ho sentito che i maghi dovrebbero essere scomparsi.

L’uomo si irrigidì. Taki decise comunque di continuare a parlare:

- Ai mercanti piaceva raccontarci delle leggende per spaventarci e farci passare la voglia di tentare la fuga … Leggende che dicevano  che in queste terre fino a poco più di vent’anni fa viveva una famiglia di maghi potentissimi, gli ultimi sopravvissuti della loro stirpe. Essi potevano trasformarsi in bestie spaventose e uccidevano chiunque sfidasse il loro potere. Il capofamiglia possedeva un occhio capace di leggere i pensieri di chiunque fosse cosi sfortunato da incrociare il suo sguardo e riusciva anche a leggere nella sua memoria. Egli aveva una moglie e un figlio, la donna era capace di intrappolarti in illusioni terribili che avrebbero distrutto la sanità mentale di chiunque le si fosse opposto e il figlio stava crescendo sotto l’educazione dei due genitori per diventare forte e terribile come loro. Si dice anche che una notte degli uomini misteriosi uccisero la temibile famiglia ponendo fine al loro regno di terrore. Dicono che i loro fantasmi vaghino per queste terre in cerca di vendetta …
Shindou strinse i pugni, sapeva che il ragazzo non aveva colpa per ciò che altri gli avevano raccontato, però il dolore che provava nel sentire il modo in cui la memoria dei suoi genitori fosse stata infangata gli stringeva lo stomaco  in modo opprimente.

-Io però non credo a quelle storie, prima di conoscerti ero convinto che i maghi fossero malvagi, tu invece mi hai salvato la vita, mi hai liberato e hai promesso di darmi un posto dove stare. Credo che le persone morte quella notte fossero solo incomprese dagli altri perché erano diverse. La gente normale non poteva comprendere la loro diversità e per questo la temevano. Non ho ricordi di chi mi ha messo al mondo, ma sono sicuro che non esistono genitori che farebbe crescere il proprio figlio per diventare un mostro.

Taki alzò lo sguardo su Shindou che si era fermato e lo fissava con un espressione mista di stupore, dolore e gratitudine. Restarono a fissarsi ancora per qualche secondo, una conversazione muta passò tra i due: domande senza risposte e misteri irrisolti rimasero sospesi nelle loro menti. Il mago fu il primo a distogliere lo sguardo. Quegli occhi viola sembravano scavare dentro di lui alla ricerca di quelle risposte.

-Non è il momento …

Taki sembrò afferrare il senso di quella frase, la considerò una promessa, una promessa che non avrebbe dimenticato assolutamente.
   
 
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