Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: eithriadol__    26/12/2009    5 recensioni
[SasuSaku]
“Haruno, sei davvero insopportabile. Ti chiedo di uscire e tu mi vomiti sulle scarpe”, borbotta Sasuke, mentre le tiene i capelli indietro, davanti al water del bagno di un ristorante, il cui proprietario si è impietosito vedendo la ragazza rimettere in mezzo alla strada ed il ragazzo, sconcertato, tenerle le spalle. Li ha fatti entrare dalla porta sul retro mentre lei tremava violentemente, e lui, povera anima, non sapeva che fare.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Steps in black and pink.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Fever

Il sole di novembre è un disco appena più scuro della nebbia, nell’alba di Konoha. L’umidità ha bagnato le strade con un sottile velo di acqua, che si ammassa lungo gli anfratti tra le pietre del selciato.
Sakura Haruno non ha mai visto tanta nebbia in vita sua.
La kunoichi ha gli occhi lucidi di febbre, ma nonostante la fronte calda le provochi non pochi problemi, ha deciso di andare in ogni caso in ospedale. Ha diciott’anni, perdio, è giovane e forte, ha combattuto centinaia di battaglie pericolose, non può lasciarsi mettere sotto da una semplice febbre.
Tira su col naso, starnutendo subito dopo. Si tira uno schiaffo, innervosita.
“Come diavolo hai fatto ad ammalarti dopo diciotto anni di pura e genuina salute?”, esclama, mettendosi le mani sui fianchi.
“Non credevo fossi così spostata da parlare da sola, Sakura”.
L’Haruno sussulta, arrossendo sino alla punta dei capelli – già di per sé di un delicato color rosa pastello. Si volta violentemente, tanto veloce che un leggero capogiro le fa perdere l’equilibrio.
Una mano forte le stringe il gomito, tenendola su.
La figura slanciata e asciutta di Sasuke Uchiha emerge dalla nebbia – o forse è lei che ci vede appannato? –, sul volto dipinta un’espressione sarcastica e vagamente divertita.
“Non parlavo da sola”, replica Sakura, aggrottando le sopracciglia, mantenendo una cocciutaggine incredibile anche di fronte all’evidenza.
“Nh. E contro chi inveivi, di grazia?”, chiede l’altro, mentre le labbra gli si curvano in un ghigno divertito. Pianta gli occhi neri in quelli verdi di Sakura, che abbassa lo sguardo quasi immediatamente, sconcertata da un contatto così diretto – lui che di solito evita anche di parlarle.
Si stupisce del fatto che, nonostante abbia recuperato l’equilibrio, Sasuke continui a tenerle il gomito. Non che le dia fastidio, eh; si limita a scrollarsi la mano di dosso con ben poca convinzione.
L’Uchiha sorride quasi sprezzante, e lascia il gomito della ragazza. È di qualche centimetro più alto di lei, eppure, con le spalle dritte e lo sguardo fiero, sembra sovrastarla in modo innaturale.
“Devi aver sentito male, Sas’ke-kun, non ho inveito contro nessuno”, s’intestardisce lei, annuendo per dar ancor più credibilità alle proprie parole.
L’altro la fissa per qualche secondo, e lei cerca di sostenere lo sguardo con orgoglio malcelato, e poi Sasuke scuote il capo, borbottando qualcosa che assomiglia molto a ‘insopportabile’.
Sakura, che ormai si è rassegnata ad essere considerata alla stregua di un moccioso invadente, non si preoccupa nemmeno di mostrarsi ferita. Sorride serena, ed evita di pensare al martellante mal di testa, che sembra una scarica di pugni di Ino, tant’è forte.
“Dove vai così presto, Sas’ke-kun?”, chiede, aspettando che lui riprenda a camminare e poi seguendolo, assumendo una posizione che rispecchia quella di Sasuke, dritta come un fuso ed altrettanto sottile.
“Quel dobe di Naruto mi ha chiesto di aiutarlo con una missione particolarmente difficile”, dice, trattenendosi dal dire ‘non sono affari tuoi’, perché, sa, Sakura non se lo merita. La guarda di sfuggita, pensando, in modo ben poco coerente con l’idea che ha della kunoichi, che quando le crescono i capelli sta incredibilmente bene.
Si sorprende di aver anche solo formulato quel pensiero, e ritenendo Sakura la responsabile di quegli arrovellamenti inutili e decisamente poco edificanti, gli sfugge dalle labbra un “Ahn, a proposito del dobe; è vero che ti stai frequentando con quell’idiota?”.
Sakura lo guarda stupita ed improvvisamente sulla difensiva. “No, non ci esco insieme. Siamo solo andati a mangiare insieme l’altra sera, perché lui era così contento di essere riuscito ad imparare non so quale tecnica difficilissima, che mi ha proposto di uscire; non ho saputo dirgli di no”, replica, e il tutto suona come una giustificazione.
Sasuke infila le mani in tasca e crolla il capo in avanti, con un sorrisetto che sembra quasi di scherno.
“Sai, non avrei mai pensato che alla fine quel dobe l’avrebbe avuta vinta. Era davvero buffo vederlo corteggiarti goffamente”, asserisce, aggrottando le sopracciglia.
Ma quelli, per Sasuke Uchiha, erano tempi morti. I tempi del Team Sette.
“Non l’ha avuta vinta”. Sakura arrossisce senza sosta, tormentandosi le mani. ‘Che ora pensi che lui non mi piaccia più?’, pensa, prima di gemere. Una vertigine improvvisa la fa barcollare, e prima che Sasuke possa sorreggerla, cade in terra, sul selciato umido.
“Dannazione!”, esclama, innervosita, rialzandosi di scatto, provocandosi un’ennesima vertigine, che la fa quasi caracollare nuovamente lunga distesa; Sasuke la afferra per l’avambraccio destro, sorpreso.
“Ma che diavolo ti prende?”, sbotta, scorbutico, posandole una mano fresca sulla fronte.
Sakura rabbrividisce a quel tocco, e quando lui ritira la mano con un viso funereo le viene quasi il broncio.
“Hai la febbre”, constata, senza mollarle l’avambraccio.
Sakura aggrotta le sopracciglia.
“E allora?”
“Allora dovresti restare in casa, idiota”, borbotta lui, costringendola con una lieve pressione sul braccio a spostarsi e voltarsi indietro; inizia poi a trascinarla nella direzione opposta a quella dell’ospedale.
La kunoichi sbatte un paio di volte le palpebre, prima di arrossire e chiedere: “Dov’è che mi stai portando?”.
Punta i piedi per terra, con quella forza sovraumana che le ha inculcato quel colosso di Tsunade, e Sasuke, interdetto, si volta. “Devo andare in ospedale”.
L’Uchiha aggrotta le sopracciglia.
“Hai la febbre, sì; ma non è così grave da portarti in ospedale”, dice, come sia una cosa ovvia.
“Lo so, ma devo comunque andare in ospedale. Devo lavorare, sai”, replica l’Haruno, sarcastica.
Sasuke scrolla il capo, sprezzante. “Col rischio di svenire o infettare metà dei pazienti? Neanche per scherzo, Sakura, ti riaccompagno a casa”.
Nonostante il suo cuore le intimi di non interrompere il contatto con la mano fresca di Sasuke, Sakura si stacca da lui con sdegno, aggredendo con voce grondante fastidio: “So camminare da sola, grazie”.
L’orgoglio ferito di Sakura sembra neanche sfiorare Sasuke, che scrolla le spalle e caccia le mani nelle tasche dei pantaloni. “Okay”.
Sakura annuisce di rimando. “Okay”.
Segue qualche minuto di silenzio in cui, anche se l’espressione corrucciata tradisce il contrario, Sakura gode della silenziosa compagnia dell’Uchiha, lanciandogli occhiate furtive e sfiorando, con le mani, la stoffa degli abiti di lui, sospirando quando lui si scosta per concederle spazio.
Il sole si fa sempre più insistente, e Konoha si sveglia pigramente, i cittadini più mattinieri escono dalle case con gli occhi cisposi di sonno, ed alcuni di questi, privi di alcun tatto, fissano l’Uchiha con un’espressione di sufficienza che, tutto sommato, Sasuke potrebbe cancellare dai loro volti con un solo ed unico pugno.
“Ecco il fratricida”, mormora una signora grassa ed evidentemente rozza, che lo squadra dal basso verso l’alto. Sasuke si volta di scatto verso di lei, provocandole un sussulto di spavento. Stringe i pugni, e per un solo, infinitesimale secondo, pensa di slanciarsi verso la grassona e metterla a tacere per i prossimi vent’anni, con qualcosa come una paralisi totale o un trauma psicologico.
Sakura aggrotta le sopracciglia e gli posa una mano sulla schiena.
“Sas’ke-kun…”, mormora, mortificata.
L’Uchiha prova la stessa, strabiliante sensazione che provò quando Sakura lo strinse durante la seconda prova della selezione dei chunin, quando il marchio maledetto gli bruciava i pensieri e gli macchiava il corpo di chiazze nere; è la stessa identica sensazione, di calma e sicurezza.
“Andiamo a casa”, continua, lei, tirandogli la manica con delicatezza.
Lui annuisce, compreso, e allontana gli occhi neri da quelli porcini e spaventati della donnona. “Si”.
Nonostante le scoppi da morire la testa, Sakura cerca di rimanere lucida e tirare avanti Sasuke, che pare totalmente assorto, il volto inespressivo e gli occhi – quegli occhi neri e riflessivi che sembravano perennemente tristi – assenti.
Il silenzio si dilata tra loro come un muro; se prima c’erano stati tentativi timidi di conversazione da parte di Sakura, poco sostenuti dall’Uchiha, adesso ogni tipo di contatto sembra essersi dissolto.
L’Haruno stenta a camminare, ma tira avanti, come ha fatto per migliaia di volte in miliardi di situazioni diverse. Le tremano appena le gambe, ma la testa si fa leggera, il mal di testa inizia a scomparire.
Fissa Sasuke, gli occhi verdi come sempre ammirati, e sente il cuore perdere un battito quando lui, inaspettatamente, alza i suoi.
Si sente in dovere di dire qualcosa, ma non le viene in mente niente che possa essere definito ‘buono’.
Solo all’ultimo, quando lui sta per distogliere gli occhi, mormora, assolutamente convinta: “Tu sei migliore di loro, Sas’ke”.
Un ciuffo nero si sposta sulla fronte dell’Uchiha; le labbra sottili di lui si curvano in un ghigno che cela malamente la profonda tristezza. “No, Sakura. Non sono migliore di loro. Hanno ragione; sono un fratricida, assassino e criminale. La cosa peggiore è che, dopo aver raggiunto lo scopo cui ho votato la mia vita, sono stato ancora più male. Sono un uomo orribile, Sakura, e me ne rendo conto”.
Sakura rimane immobile, dopo quel profluvio di parole. Non ha mai sentito parlare Sasuke così tanto in una volta sola. E si sente orgogliosa per essere l’unica cui l’ha detto.
“Non sei un uomo orribile, Sas’ke-kun”, replica, lei, accarezzandogli il braccio, sfiorandolo appena. Non si ritira, lui, e anzi, in modo del tutto inaspettato pare imbarazzarsi; infatti, volta il capo dall’altra parte. “Io lo so. E so che lo sai anche tu”, continua, riuscendo, con quel banale gioco di parole, a far ridacchiare debolmente l’Uchiha.
“La febbre ti fa delirare, Sakura”.
Sorride, l’altra, felice d’aver restituito un minimo di allegria a Sasuke.
Il quale, dopo qualche secondo, si schiarisce la voce.
“Mh, dunque... è vero, quindi, che non ti piace quel pezzo di dobe che è Naruto?”, chiede, esitante.
Sakura lo guarda sorpresa. È una domanda che, fatta da Sasuke, è fuori luogo. Insomma, come se lui si sia mai fatto problemi di sorta riguardo la sua vita sentimentale – nonostante ne faccia parte da tempo immemore.
“No, non mi piace. Tu lo sai bene, chi è che mi piace”. E l’ultima frase è un sussurro appena poco più forte del brusio delle strade di Konoha.
Vede Sasuke irrigidirsi appena, e sa perfettamente che non è per ciò che ha detto, ma per l’episodio che ricorda. Per quella confessione, che, lo sa, ha fatto del male a tutti e due. Ma forse, non del tutto.
“Ecco... mi chiedevo...”, inizia l’Uchiha, incerto – ed un Uchiha non è mai incerto.
Sakura lo guarda. Le vertigini si fanno insistenti, e la terra sembra mancarle sotto i piedi. La febbre starà salendo o scendendo?, si chiede lei. Si mette le mani sui fianchi, quasi per mantenersi in equilibrio mantenendo più largo possibile il campo del baricentro del corpo. Lo fissa, inclinando il capo a sinistra, e i capelli rosa le scivolano lungo la spalla.
“Mh?”, incalza lei, interrogativa. Un’ondata di freddo le gela le ossa.
“Se, magari, giovedì prossimo volessi uscire con me”, dice, con disinvolto disinteresse, anche se il vago rossore appena sopra gli zigomi tradisca il contrario.
Sakura lo guarda, per un secondo.
Poi, con un conato, rovescia tutto quello che ha mangiato dalla sera precedente sino al mattino.


“Haruno, sei davvero insopportabile. Ti chiedo di uscire e tu mi vomiti sulle scarpe”, borbotta Sasuke, mentre le tiene i capelli indietro, davanti al water del bagno di un ristorante, il cui proprietario si è impietosito vedendo la ragazza rimettere in mezzo alla strada ed il ragazzo, sconcertato, tenerle le spalle. Li ha fatti entrare dalla porta sul retro mentre lei tremava violentemente, e lui, povera anima, non sapeva che fare.
Lei risponde con un’altra scarica di conati, e tra un sussulto dello stomaco e l’altro riesce a pronunciare parole apparentemente inintelligibili, quali “idiota”, “influenza” e “male”.
“Dannazione, Sakura”, sbotta lui, stringendole i capelli rosa in modo da non farle male; “Smettila di vomitare!”, esclama, imperioso.
“E STA’ UN PO’ ZITTO!”, sbraita lei, bloccando la fuoriuscita di porcherie dal suo corpo.
Incredibilmente, basta che apra un po’ i polmoni urlando, che il vomito cessa.
Sorpresa, trattiene il fiato. Non succede niente.
“Scotti”, continua l’Uchiha, posandole ancora una volta la mano sulla fronte – sì, quella fronte eccessivamente spaziosa.
Con cautela, Sakura si alza, va verso il lavandino e si sciacqua la bocca; si aspetta che Sasuke, alla prima occasione, fugga da lei – il mostro che spruzza vomito – per correre verso posti che puzzano meno di quel bagno impregnato del pesante odore di ramen.
Ma quando rialza gli occhi, nello specchio vede riflessa la sagoma scura del ragazzo, che ha un curioso ghigno soddisfatto.
“Che c’è?”, chiede Sakura, pulendosi con le mani le guance, casomai sia rimasta sporca persino lì.
Sasuke scrolla le spalle, in silenzio.
“Ripeto, Haruno, sei insopportabile. Ma, in ogni caso – per tua somma fortuna – rinnovo il mio invito”, dice lui, pomposo, inarcando le sopracciglia.
Sakura fa un sorriso enigmatico, schiarendosi appena la voce. “Mh, non saprei, magari giovedì ho un impegno improrogabile che-”.
Ma lui non le lascia il tempo di finire la frase che è di fronte a lei, il volto pericolosamente vicino al suo.
Sakura ha l’impulso quasi incontenibile di raggiungere le labbra di lui – a così poca distanza dalle sue che può quasi sentirne il sapore.
Sasuke le lancia uno sguardo serio e penetrante, che, sul fondo, dove Sakura ha paura di arrivare, sfuma quasi nel desiderio.
“Non penso sia così improrogabile da impedirti di accettare un mio appuntamento, non credi?”, sussurra lui, consapevole in modo quasi sadico del fatto che essere ad un soffio da Sakura le provochi un turbamento di considerevole pesantezza.
“No, non è così improrogabile”, replica, la testa che torna a pulsare.
Sasuke si allontana, ancor più soddisfatto di prima.
“E’ meglio che ti riporti a casa, malata, o giovedì rischierai di vomitare nel piatto”.
“Sei proprio uno scemo, Sas’ke-kun”, ridacchia Sakura, rossa come un peperone, intorpidita dalla felicità che quella proposta – inaspettata, assolutamente al momento sbagliato eppure così perfetta, almeno secondo lei – le ha provocato.
E i sorrisi, mentre escono dal ristorante, sono due.



________________________________________________



Prima incursione nel fandom di Naruto.
Per i più tocchi, questa è una SasuSaku – sì, amo già questa coppia.
Beh, che dire. Inutile, logorante, simpatica fiction che vi propongo.
Non so se fare anche il sequel, il ‘primo appuntamento’ di questi spostati, ma con ogni probabilità, lo farò.
Nient’altro da dirvi, se non enjoy it!
yalexy.
  
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: eithriadol__