Lady_Kuroi Neko:
Salve a tutti!!
Una piccola
one-shot su Itachi e questa fantomatica ‘ragazza’ che avrebbe avuto. M’incuriosisce
molto questo fantomatico personaggio e mi sono sempre chiesta come fosse questa
fortunata/sfortunata.
Stasera ero
particolarmente in vena di fantasticherie ed è venuta fuori cosi…
Le lacrime della sirena
…Si dice che le sirene fossero
esseri incapaci di piangere;
condannati alla solitudine…
“Ahhh che bella! Mi piacciono le storie e le
leggende sulle sirene” esclamò commossa stringendo al petto il libro.
“Hm…” mormorò pensieroso il ragazzo che le
stava accanto.
“Ma smettila di fare quella faccia Itachi!!
Mi prendi in giro” esclamò dandogli un colpetto con il gomito sul petto.
Lui rise ed esclamò “Non ti sto prendendo in
giro è solo che…” si bloccò arrossendo per la frase che stava per dire.
“Solo che?” chiese curiosa fissandola con
aria interrogativa e rigirandosi le ciocche dei lunghi capelli tra le dita.
Itachi era sempre cosi controllato da
sembrare di pietra, almeno era quello che dicevano tutti.
Eppure quando erano insieme e senza nessuno
intorno, lei poteva sempre vedere chiaramente il vero volto di quel ragazzo che
conosceva come le sue tasche, ciò che dicevano gli altri non le importava
affatto, le bastava quello che vedeva nel suo cuore.
Era un pomeriggio come tanti, in cui
oziavano beatamente sotto il loro albero, lo stesso sotto il quale si erano
conosciuti nove anni prima, lontano dal villaggio e da missioni o doveri vari.
Un tiepido venticello, che indicava la fine
del rigido inverno che avevano avuto quell’anno, alzava birichinamente le foglie, danzando quasi insieme ad esse.
“In realtà…” alzò il viso verso il cielo osservandolo
per alcuni istanti, mettendo una lunga pausa nella sua frase, chiuse gli occhi e
finalmente continuò “…t’immaginavo come una sirena con una bellissima coda
verde scuro con i riflessi azzurri…che incanta con la sua voce”
Anche lei finì con l’arrossire e per un paio
di minuti rimasero in silenzio senza guardarsi, le loro mani si sfiorarono per
poi stringersi teneramente.
“Per caso tuo padre ti ha già scelto una
fidanzata?” chiese d’improvviso con evidente preoccupazione, da tempo quel
pensiero era diventato un vero e proprio problema per lei.
Uchiha Fugaku, non vedeva di buon occhio che
il suo primo-genito frequentasse un membro di un clan, ai suoi ottusi occhi,
inferiore…
“No, credimi al momento non è una sua
preoccupazione” asserì con amarezza girando il volto verso sinistra, in
direzione delle montagne in cui erano scolpiti gli Hokage, anche se non si
potevano vedere dal luogo in cui erano.
Da quella posizione lei poteva osservare i
suoi capelli, il taglio dell’orecchio e il collo lasciato scoperto in parte
dalla maglietta a colletto alto, cosi d’improvviso gli getto le braccia intorno
e nascose il viso nell’incavo tra collo e orecchio, ispirando il profumo
inebriante della sua pelle.
Aveva un odore tutto suo, che non sapeva
identificare con precisione… profumo di fresco e muschio bianco, di vento
tiepido e cioccolata, del tutto in contrasto con il resto.
Lui le afferrò le mani e tornando a
guardarla intensamente negli occhi disse teneramente “…e poi, sei tu la mia
ragazza. Sei la mia sirena…”
I suoi modi un po’ strani di dirle ‘ ti amo
’ le facevano sempre tenerezza e le riempivano il cuore di speranze e sogni.
Appoggiò la fronte sul suo mento e lui n’approfittò
per darle un bacio su di essa.
Si strinsero in un bellissimo abbraccio e si
baciavano senza poter smettere, alternando dolcezza a passione, tenerezza ad
urgenza.
“Itachi…aishiteru” sussurrò lentamente e
dentro di se espresse un desiderio: Rimanere sempre insieme.
In quel momento le venne in mente quello
spezzone di vita, un ricordo di un passato oramai perso.
Aveva sentito la lama fredda entrare nel suo
stomaco, ma il suo sguardo era concentrato su quegli occhi che amava e leggeva
solo sofferenza e lacrime velate.
Lei scivolava verso l’oblio, lasciando
dietro di se una scia di sangue sul muro che sembrava rappresentare in un
disegno, la sua morte.
Sentì confusamente le sue braccia stringerla
al petto e il viso contro il suo e piano, lentamente come se fosse solo un
sogno disse “Sei tu il mio vero amore. Perdonami se non ho scelto te… “ quelle furono
le ultime parole che sentì da lui.
E lei in quel momento desiderò solo di poter
vivere e di sistemare tutto…
Moriva e invece desiderava solo che non
intraprendesse quel cammino da solo…
Adesso dopo tanti anni di paziente attesa, anni
in cui il suo spirito aveva vagato insieme a lui ancora in vita, stavano per
ricongiungersi.
Gli era sempre rimasta accanto, aveva
protetto la sua fragile vita, devastata dalla malattia che cercava di prenderlo
prima del tempo e aveva sofferto con lui di tutte le sue colpe, sua complice invisibile.
Si avvicinò lentamente a lui e carezzandogli
il bel viso insanguinato sorrise.
“Am…Amore mio…” mormorò incredulo,
guardandola come se fosse un angelo venuto a prenderlo dall’inferno.
“Ti aspettavo amore mio…” disse
“Sono all’inferno?” chiese vedendo
l’oscurità intorno a loro.
Si alzò e tutte le sue ferite sparirono
all’istante, gli occhi erano guariti e poteva vederla, finalmente dopo tanti
anni in cui non aveva desiderato alto che la morte per ricongiungersi a lei.
La ragazza fece cenno di no e prendendogli
la mano disse “Vieni con me, staremo per sempre insieme io e te…”
“Sasuke?” il suo testardo fratellino che
aveva amato fino alla fine e che continuava a preoccuparlo.
“Farà molti errori, ma non per colpa tua e
alla fine capirà” mormorò con le lacrime agli occhi.
Itachi abbasso il viso per baciarla
stringendola a se con forza “Perdonami per quello che ho fatto”
“Ti ho già perdonato tanto tempo fa, adesso
è tempo di andare Itachi…” disse e lui annuì guardando per l’ultima volta la vita
che si lasciava alle spalle e sorrise perché sapeva che lasciva Sasuke alle
persone che lo amavano.
E mentre la pioggia batteva sul vecchio
maniero Uchiha e i fulmini riecheggiavano in quel luogo silenzioso, due anime strette
l’una all’altro raggiungevano insieme il luogo dove avrebbero vissuto e dove avrebbero
protetto coloro che avevano lasciato fino a quando non si sarebbero riuniti…
Le lacrime delle sirene si
erano perse per sempre nel cielo stellato…