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Autore: Aurora Barone    26/12/2009    1 recensioni
Ripropongo una storia che avevo scritto all' età di 14 anni, si può dire che è stata la mia prima storia, anche se prima ne esisteva un'altra versione, comunque questa è la versione che sto revisionando. Un crimanale e una ragazzina che subisce molestie dal padre adottivo si incontrano per caso in sgradevoli circostanze.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Kyo:

Osservai Yoko incredulo per le parole che aveva appena pronunciato, così dissi “Eh come?”,in realtà avevo sentito piuttosto bene quello che avesse detto, ma volevo accertarmi di aver udito bene.

“Mi...piacevano le tue carezze...” disse in un sussurro.

Anche questa volta avevo perfettamente udito le sue parole, ma siccome lo disse sottovoce, potevo anche a non aver ben inteso cosa volesse dire, così le dissi “Potresti dirlo un po' più forte”

Lei allora con lo sguardo ancora basso, si mise ad urlare “ Mi piacevano le tue carezze!”

La sua voce rimbombò per tutta la casa, doveva averla udita persino mio fratello così le dissi “Abbassa la voce!”

“Ma mi hai detto tu di alzare la voce” affermò timidamente.

“Si, ma non ti ho detto di urlare!” la rimproverai, non volevo di certo che mio fratello sentisse quel discorso, ma ormai doveva per forza averlo udito.

Lei non aveva il coraggio di guardarmi dritto negli occhi e questo mi tranquillizzava, perché io ero più nervoso di lei, non sapevo cosa dire di fronte una cosa del genere, ma sapevo che avevo una promessa da mantenere inoltre lei era troppo inesperta per capire certe cose, era soltanto una ragazzina insicura e spaventata che non appena vedeva qualcuno che la ricoprisse di una minima attenzione lei credeva di esserne attratta o chissà cosa.

“Non dovresti farti toccare e baciare da uno come me...perchè non mi conosci neppure e poi sei una bambina...”

“Sei stato tu a toccarmi e a baciarmi la gamba” affermò indispettita ancora con lo sguardo basso.

“Non accadrà più...io...” affermai balbettando, non sapevo più cosa dire per giustificare la mia pessima condotta.

“Si, lo so sei fidanzato...” disse interrompendomi, sembrava come se improvvisamente avesse perso tutto l' imbarazzo iniziale e si fosse presa di coraggio per guardarmi dritto negli occhi in un modo bizzarro, io allora distolsi lo sguardo.

“Fidanzato?” chiesi sorpreso.

“si, ho sentito la promessa ed il resto...amerai sempre Mayko no?” mi guardò come se mi volesse incolpare di ciò.

“Esattamente...” risposi osservando i suoi occhi castani farsi lucidi.

Stava piangendo? La osservai perplesso e le accarezzai la testa per calmarla, ma lei si infuriò dicendo “Non mi toccare!”

“Scusa, hai ragione...non ti toccherò più credo sia la cosa migliore...” affermai tristemente allontanando la mano dalla sua testolina. Mi dispiaceva quella situazione, ma sapevo di non poter fare altrimenti.

“Se non puoi ricambiarmi allora non illudermi...” affermò dandomi le spalle.

“Ricambiarti?”chiesi stupefatto, lei credeva davvero di essersi innamorata di me.

“Stammi a sentire..alla tua età si hanno le idee molto confuse, gli ormoni fanno brutti scherzi e si crede chissà cosa, magari di essere innamorati e...”

“Si, credo tu abbia ragione...”affermò trattenendo i singhiozzi.

Mi faceva terribilmente male, vederla così triste per colpa mia, ma che cos'altro potevo fare, non avevo altra scelta, così decisi di tornarmene nella mia stanza, ma comparii mio fratello che assistette al pianto di Yoko guardandomi male.

“Non farti idee strane io...” affermai osservando il suo sguardo furente.

Lui non mi degnò di uno sguardo, ma si avvicinò a Yoko pronto per darle conforto,lo guardai si stava comportando come se Yoko fosse Mayko, in effetti tra le due v i era una qualche vaga somiglianza sia di carattere che fisica, ma potendo osservare meglio Yoko capii che non erano poi così simili.

“Adesso calmati” disse lui con il solito di voce rassicurante, facendomi sentire un verme.

Yoko incominciò a calmarsi, mentre lui le stava vicino ancora tranquillizzandola e porgendole un fazzoletto, che strano era come avere un dejavu, avevo già vissuto una scena simile, solo che la ragazza da consolare non era Yoko, ma Mayko che piangeva a causa mia e che veniva continuamente consolate da mio fratello.

Dopo Yoko sembrò calmarsi e mio fratello preparò la cena.

Mangiammo nel più completo mutismo, nessuno osava parlare di quello che fosse accaduto o di altro,preferivamo astenerci da qualsiasi conversazione che potesse sfociare in un ' accesa lite, sopratutto io che ero sicuro che qualunque cosa avrei detto, avrei finito per alterarlo per un motivo o per un altro.

Yoko ci scrutava tutti e due con incertezza tra un boccone ed un altro, io distoglievo lo sguardo guardando un punto imprecisato della cucina, poi di colpo mi tornò alla mente il padre di Yari avrei dovuto dirgli dov'era seppellita la figlia e non osavo immaginare la sua reazione quando gli avessi detto che si trovava a casa di mio padre.

Come avrebbe potuto recuperare il corpo della figlia, incominciai a chiedermi con il brutto presentimento che toccasse a me recuperare quel corpo, dopotutto io ero il colpevole di questa brutta situazione quindi toccava a me sbrigarmela.

Suonò il campanello, non aspettava alcuna visita, chi poteva mai essere? Mio fratello si alzò dalla tavola per vedere chi fosse, io lo seguii preoccupato.

Guardò dallo spioncino e aprii senza rivolgermi la parola, poi osservò l'uomo davanti la porta dicendo “Salve che ci fa qui...” Io lo osservai, riconoscevo quegli occhi colmi d odio e rancore: era il padre di Yari, ma mio fratello non lo sapeva per lui era solo un semplice psicologo.

Come mai non lo riconosceva? Poi mi ricordai, in effetti lui a casa di Yari non ci era mai stato e non gli capitò mai di incrociare il padre di Yari neppure al funerale di Mayko poiché non era venuto.

Mio fratello lo fece accomodare in casa sorridendogli, lui allora gli chiese come andavano le cose, se aveva ancora i soliti problemi, io li guardai confuso, non capivo di quali problemi si riferisse, mio fratello non aveva mai avuto alcun problema che io sapessi, poi mi guardò dicendo con un espressione seria“Ciao Kyo. Come va?”

Sapevo perfettamente che quel Kyo come va volesse dire “Hai scoperto dove mia figlia è stata sepolta...” io risposi incerto con un “va tutto bene” poi arrivati in cucina lui osservò Yoko salutandola con un sorriso strano impresso sul volto e disse “Tu devi essere Yoko...”

Lei lo guardò confusa chiedendosi come mai sapesse il suo nome, lui allora disse che per motivi professionali non potesse svelarlo e poi guardò subito dalla mia parte, anche quello sguardo significava qualcosa?
“Come mai è venuto qui?” chiese mio fratello.

“Vengo sempre a far visita ai miei pazienti, per vedere quali sono le loro condizioni, comunque Toshio ti trovo molto bene e anche tu...” disse guardando dalla mia direzione.

“Quindi Toshio sei stato un suo paziente?” gli chiesi guardandolo, non capendo quale potesse mai essere il problema che avesse spinto Toshio ad andare da uno psicologo, lui dopotutto non soffriva di amnesie come me.

Yoko ci osservava confusa, mentre io attendevo la risposta di Toshio che faticava ad arrivare così il padre di Yari disse “Suvvia non c'è nulla di male se anche Toshio è stata un mio paziente...”

Toshio mi guardò dicendo “Dopotutto non sei l' unico ad avere problemi, anzi io sono stato quello che ne ha avuti più di te...”

Sapevo perfettamente a che cosa si riferisse, però non poteva continuare a rimproverarmi di essere stato il figlio preferito e di non aver subito violenze come lui, non stata di certo colpa mia, io non avevo scelto di essere il preferito, ero stato solo più fortunato e basta.

“Sai credo di essermi stancato di sentirmi sempre dire di quanto io sia stato fortunato...di quanto io faccia schifo...di quanto io abbia fatto soffrire gli altri...devo continuare a vivere con i sensi di colpa sentendomi un verme per ogni cosa, anche per quelle di cui non ho alcuna colpa? Allora sai che ti dico Toshio mi sono rotto il cazzo, di tutto questo...e poi non dire che mi vuoi bene perché non è vero sei soltanto un ipocrita di merda, perché se mi volessi veramente bene non continueresti a farmi sentire così...” gli urlai contro, perdendo del tutto il controllo sotto gli occhi scioccati dei presenti.

Toshio si infuriò più di me “Non fare la vittima...questo ruolo non ti s'addice per nulla”

Il padre di Yari si immischiò dicendo “Adesso basta voi due, vi converrà abbandonare ogni ostilità e proteggervi tra di voi, perché anch'io ho qualcosa da dire!”

Lo osservai, il suo sguardo non prometteva nulla di buono, infatti tirò fuori dalla tasca una pistola, puntandola verso Toshio, lo osservai allarmato, non capendo perché tra i due avesse scelto Toshio come vittima e non me.

“Tu hai seppellito mia figlia...dimmi dove è il suo cadavere!” disse urlando.

Toshio lo guardò incredulo, come se non capisse di cosa stesse parlando poi però incominciò a capire e disse tremando “Il padre di Yari”

Yoko spaventata smise di mangiare e rimase immobile seduta senza aver la forza di muoversi e di dir niente.

“Nel giardino di casa Keitawa “ affermò mio fratello con quel po' di voce che gli era rimasta.

“Sarà impossibile prendere il suo cadavere...” esclamò adirato, poi però con un ghigno sul volto lo stesso che avevo visto a Yari il giorno in cui la uccisi disse “Tanto non è un problema mio, ma vostro...domani sera mi porterete quel cadavere altrimenti vi faccio fuori a tutti e tre, compresa la ragazzina...”

“Lei non centra niente con questa storia” affermai preoccupato.

“Non mi importa...se centra o non centra rivoglio il cadavere di mia figlia entro domani, questo è quanto...”

“Ma è impossibile riuscirci casa Keitawa è sempre sorvegliata...” replicai.

“E' un problema vostro” affermò prima di andarsene.

Dopo che uscii da casa nostra, io e Toshio ci guardammo non avendo idea di cosa poter fare di fronte una situazione come quella, poi il nostro sguardo si rivolse alla povera ragazzina che ci andava di mezzo ingiustamente.

“Mi potreste dare una spiegazione...” affermò lei perdendo la calma, forse perché ci andava di mezzo anche lei.

Io non avevo alcuna intenzione di spiegarle tutto, come potevo dirle che avevo ucciso una ragazza, di sicuro se avessi detto una cosa del genere non mi avrebbe più guardato in faccia o io non avrei più avuto il coraggio di farlo.

Toshio prese la parola dicendo “Mio fratello ha uciso una ragazza molto tempo fa e adesso il padre vuole indietro il suo cadavere che abbiamo sotterrato a casa di Keiawa...”

Lei incominciò a tremare e a farsi prendere dal panico e si avvicinò alla porta di casa per scapparsene, ma mio fratello la fermò stringendola forte a sé.

Lei gli mollò dei pugni gridando di lasciarla andare, ma lui non lo fece poi mi guardò dritto in faccia dicendo “Mi sa che non abbiamo altra scelta, dobbiamo andare a casa di Keitawa stanotte, almeno nel buio possiamo avere una qualche possibilità di non farci scoprire...”

“Hai ragione” affermai dimenticandomi della nostra lite, dopotutto anche lui se ne era ormai dimenticato, mentre riguardo a Yoko, la guardavo con frustrazione, vedendola stretta da mio fratello mentre tremava come una foglia per uscire una volta e per tutte dalla nostra lurida vita.

“Pensavo che tu fossi diverso” disse guardandomi con un espressione delusa e triste.

Mio fratello scoppiò a ridere di fronte le parole di Yoko dicendo “ Sei una povera illusa, come Mayko e Yari, lui non è in grado di amare nessuno a parte se stesso...”

Aveva ragione, ancora una volta mi pesava ammetterlo ma mio fratello aveva ragione, io avevo sempre pensato a me stesso, avevo messo da parte i sentimenti che nutrivo per Mayko per paura di soffrire, pensando al mio bene temendo che lei potesse primo o poi decidersi a prendere i voti e riguardo Yari la stessa identica cosa, avrei potuto respingerla, ma non lo feci perché mi piaceva fare sesso con lei, era questa la sola cosa che contava, nient'altro, dei suoi sentimenti non mi curai affatto neppure quel giorno quando venne a casa mia dicendomi che si era inventata di esser stata violentata da me per allontanarmi da Mayko,senza troppi giri di parole le dissi che per me era stata solo una con cui divertirmi. Poi stessa cosa anche con Toshio, non mi curai mai dei sentimenti che nutrisse per Mayko e di quanto avrebbero potuto essere felici insieme se io non fossi stato fra di loro. Così guardai Yoko fisso negli occhi dicendo malinconico “Ha ragione Toshio, io ho sempre pensato a me stesso, non curandomi mai degli altri”

Toshio mi guardò con un espressione meno severa poiché ammettevo le mie colpe, poi legò Yoko ad una sedia per impedirle di scappare per poi andare insieme a me a casa di Keitawa , ma io lo fermai dicendo “Tu resta qui, è una cosa che devo sbrigare da solo...”

“Già come se ne fossi capace,” affermò mio fratello contrariato.

“Non sono più quel Kyo, adesso me la posso cavare da solo...”

“Si, ma il punto è che c'è in pericolo la mia vita a causa di questa storia perciò...” affermò acidamente.

Toshio non sapeva fingere bene , anche se voleva fare il disinteressato non ci riusciva affatto, in realtà lui era sempre stato il migliore tra i due, sempre disponibile, buono e gentile, ma adesso tentava di diventare quello che non era, un ragazzo egoista ed opportunista che pensava solo al suo bene e a nient'altro, com'era stato io un tempo, non faceva altro che imitarmi, forse perchè credeva che in questo modo il suo destino non sarebbe stato più avverso come in passato.

“Non ti preoccupare, non mi succederà niente!” affermai rassicurandolo.

“Come se me ne importasse qualcosa di te...” esclamò infastidito.

“D' accordo, io comunque vado...” dissi prima di uscire di casa.

“Aspetta non sai neppure il punto esatto dove si trova” affermò mio fratello.

“Dove si trova?”

“Accanto alla fontana dei cigni, dove c'era la cuccia di Teddy”

“Ah, ho capito” affermai ricordandomi nostalgicamente il cane che avevamo.

Prima di uscire presi la pala e osservai Yoko che si dimenava tentando inutilmente di slegarsi tra piagnistei e urla,mi si stringeva il cuore a vederla così, ma non potevo cancellare ciò che avevo fatto e non avrei potuto nasconderlo a vita, primo o poi la verità sarebbe venuta a galla.

Così ancora una volta avevo fatto soffrire qualcuno che non se lo meritava, avrei voluto prendermi a pugni e a calci faccia, mi odiavo più di quanto mi potesse odiare mio fratello e più di Yoko stessa per quello che ero.

Ma adesso avrei almeno fatto una buona azione, avrei riportato il corpo di Yari a suo padre, anche se quella sarebbe stata una vera e propria impresa.

Uscii di casa con la pala fra le mani sperando di non incontrare qualche vicino invadente,ma chiunque si sarebbe insospettito a vedermi girare con una pala tra le mani sopratutto a quell'ora, ormai giunto in macchina, accesi il motore pronto a partire e mi preparai mentalmente a tornare in quel luogo in cui non mettevo piede ormai da anni.

Ormai arrivato presi una torcia dalla macchina, portandomi anche la pala, sperando che non mi scoprisse nessuno. questa era la prima volta che mi introduceva furtivamente in una casa e sopratutto in quella casa.

Temevo di venir scoperto,m in quel caso sarebbe stati guai seri, di sicuro Keitawa non mi avrebbe lasciato andar via, mi aveva sempre desiderato tutto per sé per un motivo o per un altro, quindi di sicuro mi avrebbe segregato in quella enorme casa, come se fossi una sua proprietà assoluta.

Mi portai dietro la pala e la torcia, poi con tutta la forza che avevo in corpo lanciai la pala oltre il cancello, sperando che nessuno mi sentisse e poi scavalcai la ringhiera.

Da quello che ricordavo l' allarme si trovava nella porta di casa quindi non sarebbe scattato se fossi rimasto distante da essa.

Accesi la torcia, guardandomi intorno per paura che qualcuno mi vedesse, ma sembrava non esserci nessuno o forse dormivano tutti dopotutto si era fatto tardi e non c'erano neppure le guardie del corpo, così mi incamminai verso la fontana dei cigni che conoscevo bene e poi andai verso la cuccia di Teddy, c'era ancora nonostante fosse morto, dopotutto mio padre gli era molto affezionato e la lasciò come ricordo del suo amato cane.

Così con la pala e aiutandomi con la sola luce della torcia incominciai a scavare senza fermarmi neanche per un solo istante, ma sembrava tutto inutile non c'era alcun cadavere li sotto, più scavavo e più mi facevo qualche nuova vescica alla mano che mi bruciava forte, inoltre le braccia non me le sentivo più e anche la schiena, mi faceva terribilmente male e persino gli occhi che sforzavo per vedere bene con la fioca luce della torcia finivano per dolermi.

Non potevo farcela, era tutto inutile pensai dandomi per vinto, ma mentre pensavo ciò, riflettevo sul volto di quell'uomo che voleva riabbracciare sua figlia, non potevo deluderlo, ma oltre a lui non potevo deludere né Yoko nè Toshio, perché loro ci avrebbero rimesso la vita a causa mia e queste erano le sole ragioni che mi spingevano a continuare a spalare nel buio pesto di quel giardino.

Riguardo la mia vita, di quella non mi importava un bel niente, dopotutto se fossi stato ammazzato dal padre di Yari sarebbe stato più che giusto dato che gli avevo ucciso la figlia e in questo modo avrei raggiunto Mayko.

La terra mi giunse ovunque, negli occhi, nella testa e nei capelli, ma ciò nonostante non mi fermai neppure per scrollarmela di dosso e continuai a scavare sperando che il mio impegno venisse ripagato, ma per quanto io scavassi, sembrava impossibile riuscire a ritrovare quel cadavere.

Il sudore mi bagnò i vestiti e il viso, mi asciugai la faccia con le mani sporche di terra e fango e poi ripresi a scavare ricordandomi il volto di Yoko deluso e sofferente a causa mia, dovevo scavare sopratutto per lei, perché se non avessi ritrovato quel cadavere, il padre di Yari l' avrebbe ammazzata e questo non era giusto, perché lei non centrava affatto con questa storia.

Si formò un enorme fosso sul terreno dalla quale trovai una collana di perle rosse, la raccolsi e la osservai attentamente, ero sicuro che appartenesse a Yari, quindi ricominciai scavare con più enfasi, ma dopo un po' mi accasciai al suolo stremato.

Mi rialzai pronto per rimettermi al lavoro, ma per quanto ci provassi finivo sempre per gettare la spugna a causa della stanchezza, così di nuovo mi coricai sul pronto, questa volta però mi addormentai.

Mi risvegliai all' alba e notando il sole, subito incominciai a rimettermi a scavare alla svelta per paura che mi potessero scoprire.

Dopo un po' vidi delle braccia su quell' enorme fossa, poi un busto e poi piano piano tutto il corpo putrefatto della ragazza che avevo ucciso, poi osservai il suo viso inanimato, i suoi occhi castani spalancati mi intimorivano, era come se mi osservassero, così tentai di non prestargli attenzione.

Dopo aver tirato fuori il cadavere di Yari, ricoprii la fossa che avevo fatto con la terra che vi era prima, anche se le mie braccia e la mia schiena erano ormai sfinite,persino le gambe faticavano a sostenere il resto del corpo.

Fatto anche ciò,tirai il corpo di Yari e la pala fuori dalla villa controllando che non vi fosse nessuno, ma a quell'ora sembrava non esserci nessuno.

La misi dentro un grosso sacco nero che infilai in macchina e che poi portai a casa, facendo un sospiro di sollievo perché era andato tutto liscio.

Mio fratello non appena mi vide mi abbracciò, non sembrava più fare tanto il difficile e mi fece subito capire che era veramente stato in pensiero per me.

Yoko invece dormiva e mio fratello l' aveva slegata e portata nel mio letto, la guardai dormire, era proprio bella quando dormiva. aveva quell' espressione beata che le invidiavo poiché avevo passato una notte insonne dormendo qualche oretta su uno scomodo prato.

Andai a farmi una doccia dato che ero sporco di terra, di sudore e che puzzavo anche di cadavere,l' acqua fredda mi rinfrescava il corpo dolorante e le vescicole alle mani continuavano a pizzicare forte sopratutto a contatto con l' acqua fredda.

Usci dalla doccia fresco e pulito poi però mi resi contodi essermi dimenticato i vestiti nella mia stanza, così mi recai nella stanza in accappatoio, tanto Yoko stava dormendo, ma quando entrai trovai Yoko sveglia che abbassò lo sguardo imbarazzata.

Io allora presi dei vestiti a casaccio per uscire alla svelta, ma lei mi fermò dicendo “ Quel cadavere l' hai...” la interruppi dicendo “Non preoccuparti è tutto apposto...”

Lei allora mi guardò ancora quell' espressione delusa e allo stesso tempo incollerita chiedendomi “Perchè l' hai uccisa?”

“Perchè voleva uccidere la mia ragazza, ma alla fine per aver ucciso lei, suo padre ha ucciso Mayko quindi il mio gesto non è servito a molto...”

“Mi dispiace per la tua ragazza” disse come se le dispiacesse per davvero.

“Mi dispiace averti fatto del male, sembra che io non riesca a far a meno di far soffrire la gente che mi sta vicino... perciò adesso penso che tu abbia capito che è meglio che te ne vada da qui...”

“Andarmene e come? Tuo fratello?”

“Non preoccuparti con lui me la sbrigo io...lascia fare a me...” dissi tranquillamente pur sapendo che mio fratello si sarebbe incazzato non poco per questa mia iniziativa.

Presi i vestiti e me ne andai dalla stanza,mentre mi rivestivo riflettevo su quanto era accaduto in quei giorni, era strano, ma improvvisamente i momenti passati con quella ragazzina erano diventati qualcosa di prezioso, forse perché ero sicuro che non ci sarebbero stati altri momenti insieme a lei, dato che quel giorno se ne sarebbe andata via insieme al sacco che stava all' ingresso di casa mia.

Dopo essermi vestito e aver aspettato che mio fratello uscisse a far la spesa come di consueto, io ero pronto per lasciar libera Yoko, ma lei invece di andarsene alla svelta come le dicevo di fare rimase immobile guardando me e poi quella porta, come se dovesse scegliere tra me ed essa.

Io aprii la porta di casa a malincuore, non avevo altra scelta, dovevo lasciarla uscire dalla mia pessima vita, perché quella era la sola cosa giusta che potevo fare per evitare di farle del male, come avevo fatto con tutti gli altri che mi erano stati intorno.

“Avevo detto che qualunque cosa tu avessi fatto non mi importava, ma che mi importava solo di quello che tu avevi fatto per me, non ricordi?”

“Si” affermai stralunato.

“Quindi non mi importa di che crimini ti sei macchiato in passato, perché non sei più quel Kyo...”

La guardai infuriato dicendo “E che ne sai? Chi ti dice che io non sia lo stesso Kyo del passato, che ne sai tu di me ragazzina?”

“So che se fossi stato quel Kyo non mi avresti salvato la vita, mi avresti già ammazzato e non ti saresti fatto tanti scrupoli a fare sesso con me e poi ad abbandonarmi per strada...”

“Si ma...” affermai senza sapere cosa dire perché ancora una volta era riuscita a lasciarmi senza parole.

La guardai avvicinarsi a me, questa volta non aveva più alcun timore e capendo che aveva deciso di non andarsene, ma di rimanere a casa mia, io controbattei dicendo “ Io ho ucciso una ragazza! Possibile che la cosa non ti tocchi...”

Lei mi guardò ancora insistendo su quel punto “Te l' ho già detto no?”

“Che ragazzina impossibile!” pensai sorridendo tra me e me, in fondo per quanto non volessi ammetterlo una parte di me era contenta della sua insolita decisione , ma l' altra pensava che non fosse affatto una buona cosa.

La guardavo ancora incredulo, come poteva aver deciso di rimanere al fianco di un assassino, avrebbe dovuto provar repulsione, orrore o quanto meno paura, ma sembrava che i sentimenti provati il giorno precedente fossero del tutto svaniti dal suo volto.

Decisamente non era una ragazzina comune, sotto le mentite sfoglie di bambina insicura, ingenua e spaventata dal mondo, veniva fuori una ragazza che non si lasciava spaventare dal mio oscuro passato, che aveva terrorizzato persino me da arrivare al punto di dimenticarmelo.

Quella giornata trascorse in fretta, Toshio tornò a casa dopo aver fatto la spesa e preparò la colazione come al solito, mentre io mi addormentai nel letto poiché ero troppo stanco e indolenzito.


Yoko:

Dopo aver ammesso che le sue carezze mi piacevano, lui mi guardò con un espressione stravolta, come se avessi detto una pesante bestemmia che offendesse la sua persona.

“Come?” chiese lui non avendo udito bene o forse rimasto troppo incredulo da quel che avessi detto.

Mi toccava ridire quella frase imbarazzante, così mi presi di coraggio, strinsi i denti e feci un respiro profondo, ok non era poi così difficile, ma il mio cuore batteva all'unisono e poi avevo il suo sguardo penetrante rivolto sempre verso di me.

Abbassai lo sguardo intimidita dai suoi occhi neri che sembravano volermi risucchiare nella loro oscurità e dissi in un sussirro “ Mi piacevano le tue carezze”. La mia faccia divenne di un rosso sfolgorante, mentre pronunciavo quelle parole, lui allora disse protesti alzare la voce, allora tentai di mettere da parte l' imbarazzo e gli urlai contro che mi piacevano le sue carezze, sembrava anche un po' arrabbiata mentre lo dicevo, perché ero certa che avesse sentito bene, ma che si divertisse a mettermi a disagio.

Abbassa la voce!” mi rimproverò.

In effetti avevo esagerato, usato tutta la forza delle mie corde vocali per dirlo, ma imbarazzata mi giustificai dicendo che me lo avevo detto lui di alzare la voce.

“Si, ma non ti ho detto di urlare!” affermò sottovoce poi disse “Non dovresti farti toccare e baciare da uno come me...perchè non mi conosci neppure e poi sei una bambina...”

“Sei stato tu a toccarmi e a baciarmi la gamba” affermai indispettita dalle sue parole, non sopportavo che mi trattasse sempre come una bambina, era vero rispetto a lui ero piccola e inesperta, ma non poteva considerarmi come una elle tante lattanti.

“Non accadrà più...io...” affermò incerto, mi parve pure di sentirlo balbettare.

“Si, lo so sei fidanzato...” dissi interrompendolo, guardandolo in faccia con un espressione amareggiata, che gli rimproverava il fatto di essere impegnato con un'altra che non ero io, ma sapevo che non ero colpa sua, ma del caso, eppure non riuscivo a far a meno di lanciargli quello sguardo colmo di rammarico.

“Fidanzato?” chiese sorpreso.

“si, ho sentito la promessa ed il resto...amerai sempre Mayko no?”chiesi amareggiata guardandolo dritta degli occhi, il fastidio sembrava più forte dell'imbarazzo.

“Esattamente...” rispose pacatamente, come se non ci fosse alcun problema, dopotutto doveva essere così per lui, perché per lui gli abbracci che ci eravamo scambiati e tutto il resto non era contato nulla, soltanto per me i momenti con lui erano stati speciali, così piansi sotto i suoi stessi occhi, avrei tanto voluto non farlo, riuscire a fermare quelle fottutissime lacrime, ma era tutto inutile.

Aveva ragione ero una stupida bambina, che piangeva per delle stupidaggini e che si lasciava illudere con tanta facilità dagli altri, ma pensandoci lui non aveva mai lasciato intendere che io gli piacessi, quindi ancora peggio mi ero illusa da sola senza neppure rendermene conto.

Mi accarezzò la testa per calmarmi, ma quel contatto mi rendeva le cose ancor più difficili da accettare così gli urlai contro di non toccarmi.

“Scusa, hai ragione...non ti toccherò più credo sia la cosa migliore...” affermò come se si sentisse in colpa e tolse subito le mani dalla mia testa.

“Se non puoi ricambiarmi allora non illudermi...” affermai ormai fuori controllo.

“Ricambiarti?”chiese stupefatto, come se non avesse ben inteso i miei sentimenti.

Dopo una breve pausa disse:“Stammi a sentire..alla tua età si hanno le idee molto confuse, gli ormoni fanno brutti scherzi e si crede chissà cosa, magari di essere innamorati e...”

“Si, credo tu abbia ragione...”affermai trattenendo i singhiozzi e la rabbia, non sopportavo quei discorsi, poteva anche essere più grande di me, ma non poteva avere la presunzione di sapere cosa io provassi, lui non era dentro la mia testa.

Pi vidi comparire il fratello di Kyo che ci guardava interrogativo, dopo guardò Kyo intuendo che era stato lui il colpevole ad avermi fatto piangere.

“Non farti idee strane io...” affermò Kyo infastidito dallo sguardo che gli lanciava il fratello..

Lui non lo degnò di uno sguardo, ma si avvicinò a me pronto per darmi conforto,lo guardai incredula, io davvero non lo capivo quel ragazzo, ma forse non mi interessava neppure comprenderlo sopratutto in quel momento e poi non volevo più cadere nella stesso tranello in cui mi ero cacciata a causa delle gentilezze e del conforto di qualcuno, quindi con lui mi comportavo come se non avessi alcun bisogno del suo appoggio.

“Adesso calmati” disse rassicurante.

Lo guardai ancora facendo la sostenuta, non avevo alcuna intenzione di farmi consolare da un altro uomo, che mi avrebbe fatto soffrire per un motivo o per un altro, poi però rassegnata finii per lasciarmi consolare da lui accettando pure il fazzoletto che mi mise fra le mani.

Aveva un espressione eccessivamente dolce, amabile e rassicurante, non come quella di Kyo che anche se riusciva ad essere dolce e rassicurante, sembrava come se qualcosa lo frenasse, come se avesse paura di mostrare la sua vera natura.

Quando mi calmai, suo fratello preparò la cena e mangiammo nel più completo mutismo, nessuno osava parlare di quello che fosse accaduto o di altro.

Io avrei voluto dir qualcosa per rompere il gelo di quella piccola cucina che incominciavo sempre più a sentire, ma non sapevo che cosa fosse giusto dire in una cena come quella, dopotutto non mi trovavo a casa Keitawa dove c'era la mia matrigna che mi rassicurasse e mi dicesse di parlare tranquillamente che anche se avessi detto una sciocchezza lei mi avrebbe ascoltato interessata e sorridente, così che persino il mio patrigno avrebbe finto un vago interesse, mentre Shizuko infastidita mi avrebbe punzecchiato come al solito prendendosi un rimprovero da parte della madre.

In quel caso, non mi trovavo con una famiglia ricca come i Keitawa, mi trovavo in una casupola che sembrava appartenere a dei veri e propri poveracci, che facevano i criminali di professione, quindi di cosa si poteva mai parlare?Scrutavo tutti e due con incertezza tra un boccone ed un altro, sembravano inalberati per un motivo che non capivo, forse la fonte del loro fastidio ero proprio io.

Dopo un po' suonò il campanello, non sembrava aspettassero qualche visita, chi poteva mai essere?

Il fratello di Kyo si alzò per andare ad aprire, lo guardai era più stupito di me nell' udire il campanello e Kyo lo seguii a ruota con il suo stesso sbalordimento.

Io continuai a mangiare continuando a chiedermi chi fosse,avrei voluto alzarmi, ma non volevo apparire troppo invadente, così rimasi seduta fingendo scarso interesse, ma in realtà cercavo di sentire ogni discorso che si stessero dicendo, ma purtroppo non riuscivo a sentire bene a causa delle mura erano fin troppo spesse.

Entrarono in cucina con un uomo dall'aria smunta e molto segnata dall' età, mi osservò salutandomi con un sorriso strano impresso sul volto e disse “Tu devi essere Yoko...” Io lo guardai perplesso non sapendo se ricambiare o meno il saluto, io non lo conoscevo, ma lui come faceva a sapere il mio nome? Gli chiesi come mai conoscesse il mio nome, ma lui disse che per motivi professionali non potesse svelarlo poi guardò dalla parte di Kyo.

Come mai è venuto qui?” chiese Toshio.

“Vengo sempre a far visita ai miei pazienti, per vedere quali sono le loro condizioni, comunque Toshio ti trovo molto bene e anche tu...” disse guardando Kyo, non capivo parlava con Toshio però guardava Kyo, era davvero molto bizzarro.

“Quindi Toshio sei stato un suo paziente?” chiese Kyo scioccato.

Io ero più esterrefatta di Kyo, perché non capivo di cosa stessero parlando, paziente? Poi dedussi che fosse una sorta di medico quell'uomo.

“Suvvia non c'è nulla di male se anche Toshio è stata un mio paziente...” affermò l'uomo pacatamente.

Toshio guardò Kyo dicendo “Dopotutto non sei l' unico ad avere problemi, anzi io sono stato quello che ne ha avuti più di te...”

“Sai credo di essermi stancato di sentirmi sempre dire di quanto io sia stato fortunato...di quanto io faccia schifo...di quanto io abbia fatto soffrire gli altri...devo continuare a vivere con i sensi di colpa sentendomi un verme per ogni cosa, anche per quelle di cui non ho alcuna colpa? Allora sai che ti dico Toshio mi sono rotto il cazzo, di tutto questo...e poi non dire che mi vuoi bene perché non è vero sei soltanto un ipocrita di merda, perché se mi volessi veramente bene non continueresti a farmi sentire così...” gli urlò contro Kyo, mentre diceva queste parole sembra furioso, ma allo stesso tempo avvilito.

Toshio si infuriò più di lui “Non fare la vittima...questo ruolo non ti s'addice per nulla”

Quell'uomo si immischiò dicendo “Adesso basta voi due, vi converrà abbandonare ogni ostilità e proteggervi tra di voi, perché anch'io ho qualcosa da dire!”

L'uomo allora tirò fuori dalla tasca una pistola che puntò contro Toshio, osservai la scena perdendo completamente l' appetito.

“Tu hai seppellito mia figlia...dimmi dove è il suo cadavere!” disse urlando.

Toshio lo guardò incredulo, come se non capisse di cosa stesse parlando poi però disse “Il padre di Yari”

“Nel giardino di casa Keitawa “ affermò il fratello con quel po' di voce che gli era rimasta.

“Sarà impossibile prendere il suo cadavere...” esclamò adirato, poi però con un ghigno sul volto disse “Tanto non è un problema mio, ma vostro...domani sera mi porterete quel cadavere altrimenti vi faccio fuori a tutti e tre, compresa la ragazzina...”

Ascoltai i loro discorsi rabbrividendo, si parlava della figlia di quell'uomo che era stata seppellita da Toshio chissà dove e che lui volesse indietro quel cadavere e poi altra cosa che mi allarmò era che il cadavere di quella ragazza si trovasse nel giardino Keitawa, quello stesso giardino dove avevo sempre passeggiato e giocato con Shizuko prima che diventasse arrogante e insopportabile.

Perché il cadavere si trovava in quella casa e perché Toshio lo aveva seppellito? E poi in mezzo a tutta questa storia di cui non avevo idea finivo per rimetterci anch'io, pensai preoccupata dopo aver sentito l'intimidazione dell'uomo.

“Lei non centra niente con questa storia” affermò Kyo preoccupato.

“Non mi importa...se centra o non centra rivoglio il cadavere di mia figlia entro domani, questo è quanto...” affermò seccamente.

“Ma è impossibile riuscirci casa Keitawa è sempre sorvegliata...” replicò Kyo.

“E' un problema vostro” affermò prima di andarsene.

Quando se ne fu andato i due fratelli sembrava come se comunicassero attraverso un intesa di sguardi, poi si voltarono verso di me e allora mi decisi a chiedere una qualche spiegazione.

“Mi potreste dare una spiegazione...” affermai agitata.

Kyo mi guardò rimanendo in silenzio, come se ci fosse dietro quella faccenda qualcosa di grave che volesse tacermi, mentre Toshio prese la parola dicendo “Mio fratello ha ucciso una ragazza e adesso il padre vuole indietro il suo cadavere che abbiamo sotterrato a casa di Keitawa” Mi lasciai prendere dal panico, da non capire più nulla, sapevo solo una cosa dovevo scapparmene da quella casa così mi avvicinai alla porta di casa pronta per scappare, ma il fratello riuscii a prendermi e mi strinse forte a sé, mentre io scalciavo e gli davo dei pugni gridando di lasciarmi andare con tutta la forza che avevo in corpo, ma lui non lo fece poi guardò dritto in faccia Kyo dicendo “Mi sa che non abbiamo altra scelta, dobbiamo andare a casa di Keitawa stanotte, almeno nel buio possiamo avere una qualche possibilità di non farci scoprire...”

“Hai ragione” affermò Kyo.

Io cercavo ancora di liberarmi da quella forte stretta, tentai pure di mordergli il braccio, ma non ci riuscii, ero come una bestiola indifesa, poi il mio sguardo si posò verso Kyo, verso il ragazzo che avevo ritenuto una persona di cui potermi fidare, adesso non era più così, lui aveva ucciso una persona, come avrei potuto fidarmi ancora di uno così.

I nostri sguardi si incrociarono il suo era uno sguardo intriso di frustrazione, mentre il mio era spaventato e disperato.

“Pensavo che tu fossi diverso” disse guardandolo con un espressione delusa e triste.

Mio fratello scoppiò a ridere di fronte le mie parole dicendo “ Sei una povera illusa, come Mayko e Yari, lui non è in grado di amare nessuno a parte se stesso...”

Mi guardò fisso negli occhi, anche se sapevo cosa aveva fatto, non riuscivo a far a meno di ammirare quelle due grandi perle nere sfavillanti “Ha ragione Toshio, io ho sempre pensato a me stesso, non curandomi mai degli altri”

La sua espressione era afflitta, come se stesse portando un grosso peso sulle spalle che non riusciva a scrollarsi di dosso nonostante avesse tanto voluto farlo.

Guardavo i suoi occhi colmi di tristezza, non riuscendo a credere che quegli splendidi occhi potessero essere ad un assassino, ma dopotutto avevo sempre intravisto in quegli occhi qualcosa di Keitawa, erano dello stesso colore e della stessa grandezza, si poteva quasi dire che fossero identici, eppure io riuscivo a vedere qualcosa di diverso in quegli occhi, carichi di dispiaceri e di angoscia.

Toshio mi legò ad una sedia per impedimi di scappare per poi andare insieme a Toshio a casa del mio patrigno , ma lui lo fermò dicendo “Tu resta qui, è una cosa che devo sbrigare da solo...” disse con i suoi occhi pentiti e costernasti per tutto il male che avesse fatto.

“Già come se ne fossi capace,” affermò il fratello contrariato.

“Non sono più quel Kyo, adesso me la posso cavare da solo...”disse lui ancora con quell' espressione affranta.

“Si, ma il punto è che c'è in pericolo la mia vita a causa di questa storia perciò...” affermò a

“Non ti preoccupare, non mi succederà niente!” affermò lui come se il fratello avesse detto che si preoccupava per lui.

“Come se me ne importasse qualcosa di te...” esclamò Toshio infastidito.

“D' accordo, io comunque vado...” disse prima di uscire di casa.

“Aspetta non sai neppure il punto esatto dove si trova” affermò suo fratello.

“Dove si trova?” chiese Kyo.

“Accanto alla fontana dei cigni, dove c'era la cuccia di Teddy”

“Ah, ho capito” affermò seccamente lui.

Prima di uscire impugnò una pala da portare con sé e poi mi osservò mentre tentavo inutilmente di liberarmi piangendo e urlando, lui mi guardò impietosito come se gli dispiacesse davvero quello che mi stava facendo passare, poi però se ne uscii.

Toshio mi disse di calmarmi,io lo feci per paura che si infuriasse per davvero, poi mi mi sfiorò il viso dicendo “Per quanto io ti trova insopportabile ragazzina, hai qualcosa che mi ricorda tanto Mayko, forse è per questo che Kyo è sempre docile con te, forse spera di poter riscattare tutto il male che ha fatto a Mayko comportandosi bene con la sua brutta copia...io al contrario, ti trovo insopportabile per questa tua somiglianza, perché sai io quella ragazza l'amavo veramente, non come Kyo, che finiva per trattarla sempre male...io non le facevo mai mancare niente...ma lei preferiva sempre lui a me...”

Rimasi attonita da quelle parole, io ero la brutta copia di Mayko per loro due pensai amareggiata cercando di mantenere la calma, ma non ci riuscii non sopportavo l' idea di venir considerata il clone malriuscito di qualcun altro.

“Io non sono la brutta copia di nessuno, io sono Yoko!” urlai infuriata.

“Si, ma le somigli così tanto per certi versi che uno non può far a meno di pensare che tu sia una sua brutta copia di lei...” affermò serio in viso continuando a toccarmi il viso con dolcezza.

Poi avvicinò la sua bocca vicino alla mia, tentai inutilmente di liberarmi, ma non ci riuscivo, ero legata in quella maledetta sedia, quindi non potevo affatto sottrarmi a quel bacio.

Le sue labbra erano morbide e calde, però non erano le labbra che avrei voluto davvero baciare nonostante gli somigliassero molto, dopotutto erano fratell, così per un momento ebbi l' illusione che appartenessero a Kyo, mentre lui s illudeva che appartenessero a Mayko la ragazza di Kyo che lo aveva sempre rifiutato, ma quando riaprii gli occhi vidi il suo volto, non era quello di Kyo, che mi piaceva molto, così gli mollai un morso sulla lingua che aveva introdotto a forza sulla mia bocca, così si staccò dalle mie labbra lamentandosi per il dolore e poi mi mollò un forte schiaffo sulla guancia.

“Anche se sei una brutta copia, mi rifiuti come lei!” affermò furioso.

Rimasi immobile riflettendo su ciò che avesse detto e su quel bacio, era stato il mio secondo bacio dopo quello che avevo ricevuto dal mio ex ragazzo, se potevo definirlo ragazzo, dopotutto non ci vedevamo mai e il massimo che ci davamo era un bacio a stampo, tanto per dire che ci eravamo baciati, non c'era passione e né amore da parte di entrambi.

Lui stava con me solo per fare il gradasso e per sentirsi più grande rispetto ai suoi amici perché aveva già la fidanzata e pure con un gran bel seno, mentre io stavo con lui solo per colmare la figura paterna che mi mancava, ma lui non rispondeva affatto alle mie esigenze.

Passai quasi tutte le ore della giornata pensando e riflettendo su quante volte le cose non andassero come io sperassi, anche in quella circostanza era tutto andato in malora, Kyo si era rivelato un assassino e suo fratello mi aveva dato un bacio che non volevo.

Mi riusciva ancora impossibile credere che lui avesse potuto uccidere qualcuno e continuavo a non volerci credere a voler rinnegare quell'amara verità, ma purtroppo era tutto vero e non potevo fingere che non lo fosse.

Lui me lo aveva anche detto era il diavolo in persona, che non dovevo abbracciare e ne farmi toccare da uno come lui, ma io come una stupida non avevo badato alle sue parole, però ricordando lo sguardo che aveva, non riuscivo neppure a provare orrore, disprezzo e paura nei suoi confronti, perché riconosceva il suo reato con un sincero pentimento.

Se ne era persino andato da solo a ripescare quel cadavere assumendosi tutte le responsabilità di quanto fosse accaduto. Uno come Keitawa non lo avrebbe mai fatto, per questo erano così diversi quei due e per questo non riuscivo ad avercela davvero con Kyo per quello che avesse fatto perché sembrava aver sofferto e pagato abbastanza per quello che avesse fatto, lo capivo bene dal suo sguardo, era come se ogni giorno combattesse duramente con se stesso, anche da come parlava di se stesso capivo bene che si odiava per quell'insano gesto che avesse compiuto.

Dopo un po' mi addormentai sulla sedia, poi sentii le forti braccia di qualcuno che mi stringevano forte a sé, mi ricordai allora di Kyo che mi aveva portato in braccio quando mi feci male alla gamba e pensai fosse lui, così dissi ripetutamente il suo nome nel sonno.

Mi risvegliai nel letto di Kyo, era ormai mattina e poi vidi la porta aprirsi e comparire Kyo con indosso solo un' accappatoio nero, lo osservai rimanendo affascinata dalla sua bellezza:

I suoi capelli castano chiaro erano tutti in disordine e gocciolanti, mentre tentava di aggiustarseli notando il mio sguardo rivolto verso di essi, poi abbassai lo sguardo e senza volere finii per guardare il suo torso nudo che si vedeva lievemente dalla scollatura a v dell' accappatoio.

Sembrava aver un bel fisico, non era il classico ragazzo muscoloso che si vedeva in televisione, però aveva quel tanto di muscoli che bastavano, ma notando il suo sguardo imbarazzata mi voltai da un'altra parte mentre lui incominciò a prendere dei vestiti a casaccio, sembrava andasse di fretta, forse era anche lui imbarazzato, poi mi diedi mentalmente della stupida, un ragazzo grande e grosso come lui che si imbarazzava a farsi vedere in accappatoio da una bambina come me, no, non pensavo proprio che fosse possibile.

Stava per andarsene, ma io lo fermai decisa a chiederle se fosse andato tutto bene la scorsa notte dicendo “Quel cadavere l'hai” ma non avevo il coraggio di completare quella frase, lui allora mi interruppe dicendo ““Non preoccuparti è tutto apposto...”

“Perchè l' hai uccisa?” gli chiesi cercando almeno una giustificazione che potesse in qualche modo giustificare il suo gesto.

“Perchè voleva uccidere la mia ragazza, ma alla fine per aver ucciso lei, suo padre ha ucciso Mayko quindi il mio gesto non è servito a molto...”

“Mi dispiace per la tua ragazza” affermai incredula e dispiaciuta.

Io avevo creduto che la sua ragazza fosse ancora viva e invece lei era morta, questo in parte mi sollevò poiché non avevo alcuna rivale, ma dall'altra finii per darmi della stupida come potevo sollevarmi di fronte una rivelazione tanto brutta come quella.

“Mi dispiace averti fatto del male, sembra che io non riesca a far a meno di far soffrire la gente che mi sta vicino... perciò adesso penso che tu abbia capito che è meglio che te ne vada da qui...”

Lo guardavo impietosita , sembrava sinceramente addolorato di tutto quello che aveva fatto ed era persino disposto liberarmi nonostante avrei potuto denunciarlo.

“Andarmene e come? Tuo fratello?” le chiesi attonita.

“Non preoccuparti con lui me la sbrigo io...lascia fare a me...” disse tranquillamente.

Poi silenziosamente prese i vestiti e se ne andò dalla stanza, lo guardai uscire con un espressione malinconica sul volto come se stesse uscendo non più dalla stanza ma dalla mia vita.

Dopo quando il fratello di Kyo uscii per andare a fare la spesa, Kyo mi accompagnò verso la porta di casa per farmene andare.

La libertà tanto agonizzata la sera precedente finalmente mi veniva servita su un piatto d'argento, eppure quella stessa libertà adesso era come se non la volessi più, sopratutto osservando le sue grandi braccia che mi avevano stretto a sé intensamente come se non volessero mai più lasciarmi e poi le sue mani che mi avevano sfiorato le guance, i capelli e la mia testa, adesso invece venivano usate per aprire quella porta.

Ripensai alle parole che gli avevo detto quel giorno in cui lui mi disse cupamente che era un diavolo e che non avrei dovuto farmi abbracciare da uno come lui, io in quella circostanza gli dissi che non mi importava chi era e cosa avesse fatto, quello che contava per me era quello che aveva fatto per me, ma avevo mentito spudoratamente perché non appena scoprii di quella ragazza, Yari che lui aveva ucciso io, subito lo avevo guardato con occhi diversi e delusa avevo lasciato intendere che non mi fidassi più di lui.

Mi sentii in colpa ricordando ciò, sopratutto notando i suoi occhi scuri e tristi che continuavano a fissarmi come se avessero tanto scongiurarmi di non andarmene ma che non avessero il coraggio di farlo.

“Avevo detto che qualunque cosa tu avessi fatto non mi importava, ma che mi importava solo di quello che tu avevi fatto per me, non ricordi?”

“Si” affermò stralunato.

“Quindi non mi importa di che crimini ti sei macchiato in passato, perché non sei più quel Kyo...” dissi sicura di quello che stessi dicendo, non avevo più paura, perché ormai lo conoscevo, avevo capito chi era, era una persona si che aveva fatto delle brutte cose, ma che ne era davvero pentito e che tutte le mattine si svegliava struggendosi e soffrendo per tutto quello che avesse fatto.

Mi guardò infuriato dicendo “E che ne sai? Chi ti dice che io non sia lo stesso Kyo del passato, che ne sai tu di me ragazzina?”

“So che se fossi stato quel Kyo non mi avresti salvato la vita, mi avresti già ammazzato e non ti saresti fatto tanti scrupoli a fare sesso con me e poi ad abbandonarmi per strada...” dissi mettendolo a tacere, dopotutto era vero se fosse stato quel Kyo io neppure ci sarei rientrata nella sua vita.



“Si ma...” affermò bloccandosi, rimanendo senza parole.

Mi avvicinai a lui, questa volta non aveva più alcun timore e capendo che avevo deciso di non andarsene, ma di rimanere a casa sua, lui controbatteva dicendo “ Io ho ucciso una ragazza! Possibile che la cosa non ti tocchi...”

Io mi limitai a dirgli “Te l' ho già detto no?”

Dopo un po' Toshio tornò a casa e preparò la colazione, io lo guardavo provando un forte disagio, non sapevo come comportarmi dopo che mi avesse baciato e dopo che lo avessi morso rifiutandolo, così non appena Kyo se ne andò lasciandomi sola con lui in cucina,decisi allora di tornarmene nella stanza di Kyo non riuscendo più a reggere quella situazione. Arrivata nella sua stanza, vidi Kyo accasciato nel letto e dormire beato come un bambino, poi osservai le sue carnose labbra che sembravano parlarmi, era come se mi dicessero di baciarle, ma la paura che si potesse svegliare da un momento all'altro mi bloccava più di ogni altra cosa.

Dopo un po' la sua espressione beata svanii e incominciò a diventare inquieta rigirandosi di continuo nel letto, poi dopo un po' incominciò a delirare dicendo delle cose senza senso tipo “ Perché?”e molte altre frasi sconnesse, poi urlò il nome di Mayko e dopo il mio.

Lo guardai angosciata, mi dispiaceva vederlo così stravolto, speravo che almeno quando dormisse potesse riposare bene e invece persino nel sonno continuava quella dura lotta con se stesso, così rimasi ferma ad osservarlo incerta sul da farsi, non sapevo se svegliarlo oppure lasciarlo ridotto in quella situazione, ma sapevo di non poterlo lasciare in quel modo, così chiamai il suo nome ripetutamente stringendo la sua mano nella mia.



Kyo:

Ero nel giardino di casa Keitawa, quel giardino dove avevo passeggiato molte volte con Mayko, lei diceva che le piaceva molto il giardino di casa mia sopratutto quella fontana in pietra bianca dove c'erano le statue di due cigni che intersecavano i loro colli formando una sorta di x e dai loro enormi becchi spalancati usciva della limpida acqua.

Mayko poi si avvicinò alla cuccia di Teddy dicendo “Povero Teddy era davvero un bravo cane...”

Io ricordai quel cane, gli ero sempre stato molto affezionato da piccolo ci giocavo sempre così anch'io aggiunsi “Si...”

Lei dopo un po' mi scrutò dicendo “Kyo, lo sai che ti amo...”

Io rimasi immobile d fronte quella confessione, anch'io l' amavo, ma per quanto avessi voluto dirlo non ci riuscivo, tremavo mentre tentavo anch'io di pronunciare quelle parole che lei aveva detto con tanta calma.

“Tu non ami non è così” disse lei notando che non avessi risposto al suo ti amo che avrei dovuto.

“Non è vero io ti...però...” dissi non riuscendo ancora a dire quelle maledette parole.

“Se mi amassi me lo diresti e invece non hai neppure la forza di dirmelo...” disse accusandomi.

“Dimmi la verità c'è un 'altra ragazza che ami adesso...” disse osservando un punto del giardino.

Osservai la direzione che era intenta a fissare e in quell'istante vidi Yoko che veniva dalla nostra direzione, mentre Mayko spariva come un fantasma.

“Mayko! Mayko!” urlai il suo nome diverse volte ma fu tutto inutile.

Yoko nel frattempo avanzava verso la mia direzione, ma io ero troppo intento a pensare a Mayko per curarmi di lei, così mi allontanai da lei, ma dopo un po vidi comparire il cadavere putrefatto di Yari che usciva fuori dal sacco nero dentro la quale l' avevo messo e che era pronto per uccidere Yoko dicendo : “ Se la ucciderò nessuno potrà più dividerci, questo è il solo modo per farti capire chi ti ama davvero...”

“No” urlai mentre tirava fuori il coltello avanzando verso Yoko che la guardava spaventata, poi comparve ancora una volta Mayko lei sembrò approvare il gesto di Yari, poi però guardò verso la mia direzione con un velo di tristezza disse “Se continuerai ad aver paura di esprimere quello che realmente provi, sarà inevitabile che tu le faccia del male...”

Yari improvvisamente scomparve e Yoko si gettò sul prato ancora terrorizzata di quanto fosse accaduto, mentre Mayko continuava a parlarmi dicendo “Continui ad essere quel Kyo che mi fa tanto soffrire, credi forse che mantenendo a forza quella promessa tu possa farmi riposare tranquilla, così non fai altro che farmi stare in pensiero per te...persino da morta non trovo la pace a causa tua. Mi fai persino sentire in colpa, non ti sopporto più!” disse urlando furibonda puntandomi il dito contro.

“Perchè? Perché? Tu dici queste cose? Perché sei così ingiusta con me?” le chiesi disperato, non avendo fatto altro che amarla e pensarla e con quella promessa non avevo fatto altro che dimostrarle il mio sincero amore.

“Tu...non puoi continuare ad amare qualcuno che è morto...Devi andare avanti, perché tu sei ancora vivo “ affermò guardando in direzione di Yoko.

“Non vuoi che lei soffra non è vero, allora digli quello che provi!” disse guardandomi con un espressione benevola sul volto.

“Io ti devo tante scuse,Mayko!” affermai dispiaciuto di quanto le avessi fatto del male.

“Kyo la morte allieva ogni dolore , ogni ferita, anche Yari non soffre più, quindi non temere...tu devi solo guardare avanti cercando di non commettere più gli stessi errori...”

La guardai addolorato come poteva chiedermi di andare avanti, adesso che la rivedevo e che avrei potuto riabbracciarla, ma non appena mi avvicinai a lei per stringerla a forte a me, vidi Yoko che stava per essere risucchiata dentro un buco nero che si era formato sotto il prato.

“Yoko!” urlai con tutta la forza che avevo in corpo rincorrendola.

Mayko allora disse “Lo sai perfettamente quello che devi fare per evitare che venga risucchiata...”

“No, che non lo so,che cosa devo fare?”

“Te l'ho già detto devi essere sincero prima con te stesso e poi con lei...” disse svanendo via.

Improvvisamente sentii una voce chiamarmi era quella di Yoko e allora riaprii gli occhi era stato solo un brutto sogno.

Sentii la mano di Yoko stringere la mia, ma subito decise di allontanarla, io intuendo che volesse allontanarla sentendo la sua presa farsi sempre più debole, la strinsi forte facendola aderire la manina alla mia grossa mano, così allora compresi ciò che Mayko intendesse dirmi nel sogno e così la promessa era stata sciolta per sempre.


   
 
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