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Autore: Melardhoniel    26/12/2009    6 recensioni
Semplicemente una raccolta di storie sui Beatles. Tutto ciò che mi passa per la mente :)
"Se c’è stata una svolta nella loro carriera, una data precisa in cui sarebbe cambiato il loro futuro, fu il giorno in cui atterrarono al Kennedy International a New York, con un benvenuto che non ha quasi precedenti nella storia". Brian Epstein.
CAPITOLO QUATTORDICI:
-Johnny?-
-Eh?-
-Perché il cielo è blu??-
-PERCHE’ NON E’ ROSSO, MACCA, DORMI!!-
-Uffaaaaa-
Genere: Comico, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Let it Born, Let it BEatles;'
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E minor (Si minore)

Il potere di essere Lennon/McCartney parte tre (ultima!!)


Ottobre 1963, 57 Wimpole Street, Londra

 
-Oh yeah, I’ll tell you something, I think you…-

-Allora, ragazzi come va?-

Una steccata del pianoforte proviene dalla stanza dove la ragazza è appena entrata, come se qualcuno piuttosto arrabbiato per l’intrusione stesse tenendo premuto un tasto che produce una nota totalmente in disaccordo con quelle di prima.

-Mhhhhhhhhhhhhhhhhhhh- Mugola arrabbiato John, appoggiando la testa sul pianoforte. Dietro, sullo sgabello vicino allo strumento, Paul saluta la sua ragazza con un cenno della mano piuttosto disattento, facendo scorrere le dita sui tasti del pianoforte.

-Allora, Johnny. Riproviamo: Oh yeah-

John alza la testa e comincia a cantare insieme al suo fedele compagno.

-I’ Do ll tell you SOL7 something, LAm I think you – Canta Paul, dicendo anche le note da suonare.

-under… stand- Suona un SI che fa arricciare il naso a John.

-Uff- Sbuffa il moro, scivolando lentamente con la schiena sullo sgabello.        

-Non ti va mai bene niente…-

-Senti, McCartney. Non siamo qui per produrre operette gospel, okay? Roba come Please Please Me o She Loves You.- Lo aggredisce John.

-Hey! Ti ricordo che, oltre ad averle scritte tu, sono state entrambe numeri uno in Inghilterra e in tutta Europa, e lo sono ancora, Lennon.- Ribatte Paul.

-Oh, certo. Ma non in America!-

-Perché, adesso il nostro obiettivo è andare in America?-

-Adesso il nostro obiettivo è vincere, Paulie. È riuscire dove gli altri non ce l’hanno fatta: entrare nel mercato americano e far conoscere la nostra musica a tutto il mondo.-

-Oh senti, bellino. Abbassa la cresta. Ho anche io delle ambizioni riguardo al gruppo, ma cosa pensi? Che i Beatles si faranno conoscere da tutti, magari andranno pure in America, conosceranno Elvis, faranno un tour in Italia, poi i babbei in India, e magari si scioglieranno dopo dieci anni e ogni generazione parlerà di loro anche dopo che saremo morti tutti?-

John si tocca.

-Per Dio, McCartney! Non dirlo manco per scherzo.-

-Io penso davvero che riusciremo ad andare in America, sul serio! Però penso che non dovremo, ecco, sforzare la nostra natura più di tanto, Johnny.-

-Ma che natura e natura, Paulie! Qui si tratta solo di trovare un accordo giusto. Non possiamo spedire al mercato americano una canzone che non coincide con gli accordi! Mi pareva che quando avevamo fondato il gruppo il motto fosse “perfezione tra testo e melodia”!-

Paul sbuffa di nuovo.

-E che non ce la faccio più, Johnny. Sono due settimane che lavoriamo su questo maledetto accordo, tra non molto dovremo presentare un nuovo pezzo da lanciare e non abbiamo una canzone pronta. A me pareva che la roba come Please Please Me piacesse al pubblico.-

-Paul…- Sospira John.

-Come devo fare con te? Sono sicuro che, dopo che gli americani ci avranno conosciuto come gruppo, le nostre canzoni da operetta slitteranno al primo posto, guarda: persino I Saw Her Standing There.-

John si becca un’occhiataccia da Paul, che ormai ha la testa a livello dei tasti del pianoforte.

Il chitarrista sogghigna, poi continua –Ma per adesso dobbiamo trovare qualcosa che sblocchi i fan e quei deficienti della Capitol. E quella canzone è perfetta, Paul! Quella è…è… è il modo per sbloccarli, e l’accordo è la chiave. Senza chiave non si sblocca niente, Paulie. Poi vedrai che anche I Saw Her Standing There sarà su tutte le radio, per la gioia di quei poveracci-

Dallo sgabello del pianoforte, dietro al quale di Paul ormai spunta solo un ciuffo di capelli, proviene un borbottio, identificabile come “Pezzo di idiota”.

-Smettila di brontolare McCartney! E per la miseria, tirati su da quello sgabello! Mi irrita alquanto parlare ad una testa.-

Per tutta risposta Paul scivola del tutto, picchiando le ginocchia contro il pavimento.

John sbuffa

-Ok, ok Paulie. So riconoscere una causa persa quando ne vedo una: pausa!- Sogghigna.

Una scarpa vola nella sua direzione, e lui la schiva.

-Sollazzati un po’ con Jane, che da quando è entrata l’abbiamo palesemente ignorata!- Ride ancora, ironico.

Due scarpe volano nella sua direzione: lo stivaletto destro di Paul e la scarpa a tacco alto di Jane.

John ride

-Hey, calma ragazzi! Cos’è, una coalizione? Va bene… io ora me ne vado, eh?- Esce sul terrazzo e si accende un’agognata sigaretta.

Aspira una boccata di fumo e getta un’occhiata furtiva a Paul e Jane: si stanno baciando; tipico.

Non passano molto tempo a parlare quei due.

Dopo pochi minuti spegne la sigaretta e la butta nel posacenere vicino alla porta del terrazzo, poi entra bello tranquillo nella stanza e si sdraia comodamente sul letto di Paul.

Paul si gira verso di lui e lascia andare Jane.

-JOHN!-

-Beh, che c’è? Controllavo!-

-Sul mio letto?-

-Eh scusa, dove sennò? Sul pianoforte?-

-Sì, ma così…-

-Che c’è, non potete pomiciare d’impiedi?-

-….-

-Beh? I cavalli lo fanno..-

-Si dà il caso che né io né Jane siamo cavalli.-

John si porta un dito alla bocca.

-Vedi? Ed è proprio questo l’inghippo! Foste cavalli, potreste pomiciare anche d’impiedi, no? Ecco, voi non lo siete e pertanto dovete ricorrere al letto, ma si dà il caso che sia occupato. Che ne dite di fare come quelle adorate bestiole?-

-Che ne dici di finire giù dalla finestra?-

-Guarda, giusto perché mi fai pena ti concedo altri tre secondi, dopo cominciamo a lavorare, okay? Eh, che ne dici Paulie?-

Paul gli spara un’occhiata omicida, ma John continua a sorridere tranquillo.

Il moro sbuffa, poi decide di vivere ancora per quegli ultimi tre secondi, e si appresta a baciare Jane.

-Uno due TRE! Buonanotte Jane!- John salta su dal letto e spinge fuori la ragazza.

Lei la prende sul ridere ed esce, chiudendo piano la porta.

-Sei proprio uno stronzo, lo sai?- Gli dice Paul.

-Uh, come la fai lunga, McCartney! E dire che ti ho anche concesso tre secondi!-

Paul si risiede dietro il pianoforte e comincia a cantare come poco prima:

- I’ Do ll tell you SOL7 something, LAm I think you- John appoggia nuovamente la testa allo strumento, pensando alla nota mancante.

-under… stand!- Paul sta per suonare di nuovo il SI, quando la sua mano si sposta leggermente di lato e devia l’accordo di un tono.

John alza la testa di scatto dal tavolo.

-È lui! Rifallo!- [That’s it! Do that again!]  

-Non so che accordo sia, è venuto per caso, ma credo che sia un SI minore.- Paul lo suona ancora.

-YEAH!! È NOSTRO! AMERICA ASPETTACI!!!!!!!!!!!- John saltella come un pazzo per il piccolo scantinato di proprietà degli Asher dove viveva Paul.

 

E così, a partire dal 23 Novembre 1963  la canzone, battezzata I Want to Hold Your Hand, salì al primo posto in tutte le classifiche Europee e ci rimase fino alla pubblicazione di Can’t Buy Me Love.

E dal 26 dicembre 1963 i Beatles non erano più quattro ragazzotti di Liverpool con pochi soldi in tasca e un sogno tra le nuvole, facevano ufficialmente parte dell’America, e l’America faceva ufficialmente parte dei Beatles.

 

Il potere di essere Lennon/McCartney, un potere che supera ogni immaginazione, un legame forte che supera i confini della vita terrena: quello che uno pensa, l’altro la fa.

E I Wanna Hold Your Hand ne è la prova…

 

***

Ciao belle zuene!! Intanto mi scuso un miliardo di volte per il ritardo, ma il 15 dicembre il mio computer ha cessato di esistere, e mi è ritornato soltanto il 24.

Mi rimetterò al più presto in pari, promesso!

 

Zazar90: Caraaa!! E sì, hai ragione.. l’adoro anche io! La prima volta che l’ho sentita ho detto :MIA!!! xD due eterni bambini… e che ci vuoi fare.. non sono mai stati tanto normali!!

 

Laban: peggio dell’asilo?? Mhh, sicuramente! Sono da asilo nido i nostri Paulie e Johnny! Davvero, menomale che c’era Linda!!!!!!!!! 

 

Baci.

Marty

  
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