Lineamenti immobili, pallido, al punto da
sembrare scolpito nel marmo. Occhi rossi, sguardo perso nel bianco del muro che
ha davanti. Barba di parecchi giorni.
That's Nico: non
nei suoi momenti migliori, ma non mi è nuova questa immagine sfatta; a essere
sinceri c'è ben poco che non conosciamo l'una dell' altro.
Si dice che a pensare troppo si rischia di
perdere il contatto con la realtà e credo che questo stia capitando a lui. Tocca a me andare a vedere dove l'hanno
buttato i pensieri e riportarlo indietro.
Funziona così.
Telefonata
di Mauro:
- Vale,
scusa, mio fratello fa di nuovo lo stronzo, puoi venire tu?
E allora riprogrammo un paio di settimane. Appena
posso mi metto in macchina, guido tutta una notte e all’arrivo mi trovo di
fronte quasi sempre questa scena.
Neanche mi spreco a bussare, Mauro mi ha dato
le chiavi. Sono la sola che lo sa prendere, quando sta così.
In realtà il trucco è abbastanza semplice: mi
siedo accanto a lui, gli porgo una birra e gli chiedo che succede.
- Pensavo a
Giulio...dimmi che sai già...
- Non so, che
cosa devo sapere?
I suoi occhi si riempiono di lacrime,
l'angoscia mi gela il sangue.
- Dimmi che
non...
Mi manca il
fiato per dirlo.
Si
schiarisce la voce e comincia a raccontare.
- Non è
morto, no, è in coma, sta malissimo... pensavo che se lui...
Ho smesso
di ascoltare dopo le prime tre parole.
- Muoviti,dimmi
dov'è!
Dieci minuti dopo siamo all'ospedale. L'infermiera
dice che non possiamo vederlo ora, dobbiamo parlare con un medico.
Il medico arriva dopo un'eternità e ci dà
ascolto solo perché con lui c'è Gaia, la fidanzata di Giulio. Avrei preferito
non vederla in questo momento.
Gaia non mi
tollera, è morbosamente gelosa per una vecchia storia che io e Giulio abbiamo
avuto da ragazzini. In questo doloroso momento, non appena mi vede corre ad
abbracciarmi.
Il medico ci spiega che Giulio ha un edema
cerebrale, un trauma toracico, un ginocchio rotto. Il coma farmacologico, dovrebbe durare ancora una
settimana, più o meno, il tempo di riassorbire l'edema, soprattutto...e
parzialmente il trauma toracico.
Durante questa settimana ci alterniamo tra il
suo capezzale e la cappella dell'ospedale.
Gaia ne approfitta per chiarire i motivi
della sua antipatia nei miei confronti, scopro che è dettata da una profonda
insicurezza: Giulio è una persona fantastica e lei spesso non si sente
all’altezza di stare con lui.
E un po’ invidia il nostro rapporto…il fatto
che io lo conosca così bene.
Riesco a sdrammatizzare queste sue
confessioni dicendole che, in fondo, frequentare Giulio era stato, per me, solo
un modo per arrivare a Nico.
Ma ovviamente Giulio è ben altro che un mero
mezzo per il raggiungimento dei miei scopi…è parte del mio passato e non posso
immaginare un mio futuro senza di lui. E lo stesso vale per Nico.
L’unica cosa positiva di questa orribile
esperienza è che io e Gaia ci leghiamo molto. Per il resto, ci sentiamo
smarriti, anelli deboli di una catena…una catena che si spezzerebbe se il
nostro guerriero di cavi, cannule e tubicini decidesse di lasciarci.
Una mattina arriviamo subito dopo il giro dei
medici. Ci informano che hanno risvegliato Giulio e possiamo parlargli, ma
senza affaticarlo troppo.
Annuiamo e accompagniamo Gaia, in lacrime,
alla porta della stanza.
Anche io e Nico stiamo piangendo, questa
volta per la gioia ed il sollievo.
Aspettiamo Gaia
e ci prepariamo all'incontro. E' stato via poco, giusto una decina di giorni...
ma era così lontano, irraggiungibile, che
abbiamo avuto continuamente paura di perderlo..ci sembrava di ritrovarlo dopo decenni.
Quando Gaia esce
dalla stanza ha le lacrime agli occhi ed un ampio sorriso sulle labbra.
- Entrate,
forza, se non vi vede entro cinque secondi muore!
Strana battuta,
viste le circostanze, ad ogni modo poso una mano sulla spalla di Nico e lo
spingo verso la porta. Si passa rapidamente una mano sul viso per asciugare le
lacrime ed entra. Quando esce mi indica la porta, alle sue spalle, con il
pollice. Entro.
Giulio mi fissa
mentre chiudo la porta e mi fa cenno di avvicinarmi.
Se non fosse per
quell’intrico di cavi, elettrodi e cannule gli salterei al collo.
- A momenti
muoio di paura! - lo rimprovero.
- Io a momenti
muoio in senso letterale! –
Bene, non ha perso il senso dell’umorismo.
- Ma cosa ci
facevi con la macchina contro quel pioppo? - già che questo è il tono della
conversazione, proseguiamo con le battute di spirito.
- Quello che non
capisco è che cosa ci fanno tutti quei pioppi sul ciglio della strada! -
- He già, me lo
chiedo spesso anch'io! -
- Come ve la
siete cavata senza di me? - improvviso cambio di tono, è serio adesso... che
rispondo? Benissimo? Malissimo? Ci sei mancato? Without problems?
- Oh, Giulio,
non ce ne fare più di 'sti scherzi, he! -
- Ma che, mi
prendi per pazzo? Non mi piacciono mica gli ospedali, sai! -
- Va bene, dai,
riposati un po'. Torno più tardi! -
- Va bene, corri
via, ma torna, non fare come il solito che sparisci! -
Sono ormai sulla
porta.
-Torno, torno, e
chi ti lascia solo? Sapessi la paura fottuta di perderti che ho avuto!-