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Autore: Aurora Barone    27/12/2009    1 recensioni
Ripropongo una storia che avevo scritto all' età di 14 anni, si può dire che è stata la mia prima storia, anche se prima ne esisteva un'altra versione, comunque questa è la versione che sto revisionando. Un crimanale e una ragazzina che subisce molestie dal padre adottivo si incontrano per caso in sgradevoli circostanze.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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Yoko:
Kyo arraffò la mia mano come se fosse un oggetto di valore che non volesse lasciarsi sfuggire, poi però arrivò quell'uomo con la faccia incartapecorita, non era altri che il padre di quella ragazza che era stata uccisa da Kyo.
Lui con un espressione seria e composta, gli diede quel gran sacco nero dove giaceva il corpo morente della figlia, io li scrutai dal lungo corridoio della casa, mentre l'uomo tirava fuori dal sacco quel corpo per assicurarsi che si trattasse della figlia.
Non appena scorse il suo viso, divenne bianco come un cencio e pianse disperato chinandosi per vederla meglio, era come se avesse realizzato solo in quel momento che sua figlia non fosse più in vita.
Kyo si scompose chinandosi anche lui, cercando di far qualcosa per calmare quell'uomo, ma ogni gesto e ogni parola pronunciata dalla sua bocca finiva per farlo stare ancor più male, così Kyo con la sua solita espressione colpevole e malinconica tornò al suo posto, lasciando che l'uomo portasse via sua figlia.
Ma l'uomo posò il cadavere delicatamente sul freddo pavimento e poi si avvicinò a Kyo puntandogli il dito contro con una collera accesa, ma al contempo disperata.
“Perchè? Perché? Dimmi perché? Hai fatto questo alla mia bambina!” disse stringendolo per il colletto della camicia come se volesse strangolarlo.
Kyo non oppose resistenza, chinò il volto per guardare il corpo di Yari e poi lo sollevò guardando l'uomo sofferente che stava lì dinanzi a lui pronto a soffocarlo con le sue mani.
Lo sentii sussultare dal dolore e respirare affannosamente per il respiro che sempre più gli andava mancando, ma ciò nonostante rimase fermo, senza mostrare alcun cenno di volersi difendere, mentre l'uomo continuava a tirargli il collo con più impeto, fino a che il respiro piano piano gli mancasse del tutto.
Mi intromisi spaventata,urlandogli contro “Che cosa volete forse ucciderlo!”
“Non ti intromettere tu!” disse guardandomi con uno sguardo di ghiaccio.
Poi il fratello di Kyo udendoci dall' altra stanza si intromise anche lui fermando l'uomo, dicendo “Mio fratello le ha dato ciò che volevate e per tale ragione, lei deve mantenere la sua parola ed era quella di non ucciderci...”
Lui tornò in sé, smettendo di stringere il colletto di Kyo che finalmente tornava a respirare normalmente, anche se con il collo livido.
L'uomo allora si chinò per raccogliere il corpo della figlia e Kyo si abbassò per aiutarlo, ma lui si infuriò dicendo “Non osare toccare il corpo di mia figlia!”
“Perdonatemi signore!” disse con voce tremante.
Toshio guardava il fratello chiedendogli se stava bene, lui non rispose neppure alla domanda, era troppo concentrato ad osservare quell'uomo che tentava di frenare le lacrime e la rabbia.
Toshio aprii la porta all'uomo, ma lui gli rispose dicendo “Non ho bisogno alcun aiuto, non ne voglio aiuti da voi luridi bastardi!”.
Anche Toshio non si infuriò di fronte le accuse dell'uomo, subiva in silenzio sapendo che questo era il minimo dopo tutto il male che avessero recato a quell'uomo, ma rispetto a Kyo, la sua espressione era più distaccata, forse perché la sua sola colpa era stata quella di aver protetto il suo fratellino.
Kyo osservò l'uomo uscire e chiudere dietro di sé la porta di casa, ancora con quell'espressione dispiaciuta e colma di un rimpianto infinito, mentre il fratello lo guardava continuando a chiedergli se stava bene.
Lui non rispondeva, era come se non sentisse le parole del fratello e continuava a guardare quella porta ormai chiusa con quell' espressione vacua e smarrita.
Il fratello gli toccò la testa per vedere se avesse febbre o qualche malore, ma capii che non aveva nient'altro che quel grande rimorso a soffocarlo, così tornò nella sua stanza.
“Kyo!” lo chiamai urlando forte.
Lui si voltò verso di me, guardandomi con quell' espressione smarrita e disperata, poi si decise ad aprir bocca dicendo “Ti prego... lasciami in pace...”
Poi mi diede uno spintone prima che gli colasse qualche lacrime dal viso, lo osservai impietosita, pronta a darle il mio conforto, ma lui mi diede le spalle dicendo “Te l' avevo detto di andartene...così uccidi quel po' di orgoglio che mi rimane...”
Osservai le sue possenti spalle incredula, non avevo affatto capito che cosa intendesse dire, solo dopo capii che si vergognava di aver pianto in mia presenza, io allora mi avvicinai a lui dicendo “ Non credo che ti debba vergognare anzi le tue lacrime indicano che sei veramente dispiaciuto di quello che hai fatto...”
“Si, ma le lacrime non riportano in vita Yari, sono del tutto inutili e patetiche...” disse tra i singhiozzi che tentava inutilmente di fermare.
Circondai il suo busto con le mie tenere braccia e premetti la mia testa contro la sua larga schiena per alleviare il suo tormento, mentre lui subiva il mio abbraccio senza scomporsi.
“Perchè sei tanto comprensiva con un uno come? Io dovrei farti schifo!” affermò tra i singhiozzi.
“Tu non mi fai schifo, mi pare di avertelo già fatto capire...” affermai timidamente.
“Questo perché sei una bambina ingenua, che non sa distinguere il bene dal male...”
“Sarà quel che dici tu! Ma non mi importa!” affermai testarda.
Lui allora scrollò le mie mani dal suo corpo e si voltò verso di me venendomi vicino alla bocca, senza volere lasciò che un alitata calda giungesse alla mia bocca, mentre mi diceva sottovoce con quella sua voce roca e sensuale di chiudere gli occhi.
Osservai i suoi occhi color oro nero, ancora gonfi per le innumerevoli lacrime versate, che mi guardavano con dolcezza, ma al contempo con bramosia. Avvampai per l' imbarazzo chiudendo gli occhi, in attesa di quell' ardente bacio, che mi sembrava di aver atteso fin troppo a lungo. Sentii ancora una volta una sua alitata alla bocca, poi la sua lingua carezzevole si posò sulle mie labbra disegnandone il contorno, ma avidamente reclamarono un vero e proprio bacio. Lui continuò a leccarmi le labbra e a posare le sue labbra nelle mie procurandomi piacere, ma anche un desiderio bruciante, che attendeva con frenesia di venir soddisfatto, così spalancai la bocca invitando la sua lingua ad entrare, essa accettò di buon grado l' invito,scontrandosi con la mia, con sfolgorante passione.
Andammo avanti così per un bel po' di tempo, non rendendoci conto che le ore passavano mentre noi continuavamo a baciarci con trasporto, in quell'istante era come se il tempo, lo spazio fossero svaniti e ci fossimo soltanto io e lui sospesi in aria.
Kyo mi accarezzò il viso pizzicando le mie grasse guance, dopo la sue mani scesero lungo il mio collo, poi più in basso toccarono le mie spalle e le mie braccia, con un' incertezza inaspettata per uno della sua età, dopo un po' tornarono al punto di partenza e ripercorsero precipitoso lo stesso tragitto fino a che non giunsero lungo le mie spalle e poi con una mano mi sfiorò il torace fermandosi cautamente per non giungere al seno.
Di scatto le sue labbra si allontanarono dalle mie per non superare il limite che sembrava essersi predisposto, senza aver neppure chiesto alla sottoscritta, pensai infastidita.
“Questo era il tuo primo bacio, Yokochan?” chiese sorridendo.
Ero incerta su cosa rispondere, era come se fosse stato il mio primo bacio, perché quello di Rei era stato un semplice sfioramento di labbra e quello del fratello era stato un quasi bacio che però avevo cautamente fermato quasi subito, quindi che cosa avrei dovuto rispondere? Poi mi soffermai sul modo in cui mi avesse chiamato, non era più Yoko, ma con quel suffisso “chan” che era molto più intimo e che lasciasse intendere che tra di noi ci fosse una certa confidenza, poi però ci pensai su quel “chan” si usava spesso per le ragazze piccole e carine, quindi era questo che intendeva dirmi che ero piccola e che quello doveva essere stato per forza il mio primo bacio, ecco perché sorrideva, si prendeva gioco di me pensai con fastidio, così gli risposi con un no secco.
Lui non si aspettava proprio quella risposta, glie lo si leggeva perfettamente in viso e sembrava aver i nervi a fior di pelle per la mia risposta poco soddisfacente .
“E chi ti ha baciato prima di me, dimmi!” disse nervoso.
Non capivo proprio perché si infuriasse, io avevo soltanto voluto dimostrarle che non ero poi così inesperta, come credesse lui, forse era stato questo ad averlo innervosito incominciai a supporre osservando i suoi occhi fiammanti di rabbia.
“Non capisco perché ti arrabbi...” poi aggiunsi infastidita:“Non sono così bambina come credi tu...”
“E' stato Keitawa a baciarti?” mi chiese cupamente.
“No...” affermai.
Keitawa non mi aveva mai baciato non era nel suo stile, lui andava direttamente al sodo, perché il bacio non lo concedeva ai giocattolini con il quale si divertiva, quello lo concedeva soltanto alla moglie.
“E allora chi?” mi chiese con quell' espressione seria in volto, come se fosse successa chissà solo quale catastrofe.
“Non vedo perché tu ne stia facendo un dramma...” affermai frastornata.
“Niente scusami pensavo che tu non avessi mai baciato nessuno... prima di me e l' idea che tu l' abbia fatto...” affermò non riuscendo a proseguire quel discorso sconclusionato.
Io vedendo che l'aria si stava facendo sempre più tesa, cambiai discorso dicendo beffardamente“E comunque che cosa sono queste confidenze di chiamarmi Yokochan...”
“E allora tu che da quando mi conosci non fai altro che chiamarmi per nome, dovresti almeno darmi del senpai, sono più grande di te, esigo rispetto!” disse facendo la voce grossa, imitando un professore universitario e poi ridendo lui stesso della sua imitazione disse “Anzi, devi chiamarmi sensei!”
Mi misi a ridere, non ce lo vedevo proprio come professore, poi mi burlai di lui dicendo “Si, un professore che non sa neppure mangiare una zuppa come si deve!”
Lui arrossii di botto di fronte la mia osservazione tentando inutilmente di difendersi, era veramente buffo, poi però disse punzecchiandomi “E tu che sei una credulona senza speranze!”
“E tu che ti metti ad annusare le ragazze neanche fossi un cane!” dissi divertita.
“E tu che seduci un povero delinquente, con questa siamo 3 a 2”
“E tu che...” affermai non trovando più nulla da dire.
“Spiacente sembra che questa partita l' abbia vinta io...” disse ridendo, mostrando il suo sorriso mozzafiato.
Sembrava aver dimenticato il padre di Yari e tutta la tristezza che avevo provato un momento prima persino i suoi occhi non erano più gonfi e arrossati di pianto, poi però ripensai alle parole del fratello, aveva detto che non ero altro che una brutta copia di Mayko, così dunque era stata per questa ragione che lo aveva spinto a baciarmi, però dal suo sguardo sembrava sinceramente attratto da me in quanto Yoko e non da me in quanto copia malriuscita della sua amata.
Kyo dopo un po' osservò l' orologio e disse che si era fatto veramente tardi e che doveva uscire, aveva un impegno urgente da sbrigare, io gli chiesi cosa avesse da fare d'importante, ma lui storse il naso facendo il vago dicendo che erano cose di lavoro, allora mossa dalla curiosità che non riuscivo più a controllare gli chiesi cosa facesse vero e proprio per vivere.
“Non avevi detto che non ti importava cosa facevo...” affermò scocciato.
“Non penso che sia altro di così terribile che tu possa nascondermi...dopo quello...”
“Ecco...io spaccio cocaina con mio fratello...”
“Ah..” affermai incerta, non volevo né criticare il suo modo di vivere né accettarlo così per come era.
Poi ripensai a dove avevano seppellito il cadavere di Yari, per quanto non volessi ricordargli quel fatto, c'erano delle domande che avrei voluto fargli, una di queste era perché lo avevano seppellito lì e come mai conoscevano il nome del cane del mio patrigno, di quel cane sapevano solo i componenti della mia famiglia, ma all' infuori di loro né giornalisti e né altri politici erano a conoscenza di quel cane.
Lui stava per andarsene, ma io lo fermai dicendo di voler venire con lui, ma Kyo non era affatto d'accordo, non mi voleva intorno ai suoi traffici anche perché ero ricercata dalla polizia, così rassegnata rimasi in casa, però in fondo ero contenta, finalmente avevo trovato la persona che faceva al caso mio ed era lui, pensai sorridendo come un ebete, dopotutto lui era il mio primo amore.

   
 
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