Flashback
“Ciò che è stato non va dimenticato, se quando fu, eri
felice.”
“Per quanto forte, potente e indistruttibile tu sia, devi
sapere che i ricordi avranno sempre la meglio!”
Stavo male.
Avevo la febbre.
Non riuscivo quasi a respirare. Avevo la
gola in fiamme. Gli occhi iniettati di sangue. E la testa mi scoppiava.
Avevo chiesto a Maurizio di chiamare
Ilaria per annullare l’appuntamento di quella sera.
Non ero in condizione di fare niente.
Odiavo essere vulnerabile.
E non volevo assolutamente che lei mi
vedesse in quello stato… Ero sdraiato sul divano.
Con la televisione spenta: non faceva assolutamente
niente.
Non avevo sentito il campanello e quando
Maurizio mi disse che avevo visite lo guardai con gli occhi sgranati e con voce
atona gli chiesi se scherzasse.
Lui negò:
- Ho chiamato Ilaria ma lei mi è sembrata preoccupata e… lei
mi piace Davide, non volevo che
rovinassi tutto anche con lei e perché sei malato poi!
Perciò le ho detto che non volevi
vederla perché avevi la febbre: lei ha riso e poi ha attaccato -
E poi la vidi.
Lì, poggiata allo stipite della porta.
Con quel sorriso che mi faceva
impazzire.
Si avvicinò lentamente e si inginocchiò
vicino al divano.
Mi fissava con quei suoi occhioni.
Posò leggermente le labbra sulle mie.
Quel piccolissimo contatto bastò a farmi dare i numeri.
Sorrisi anch’io. Dimentico della
febbre. Del dolore. Della vergogna.
C’era solo lei. Lei lì davanti a
me.
Aprì la busta che aveva in mano e tirò
fuori dei dvd.
Ne mise uno e poi si sdraiò accanto a
me. La avvolsi con un braccio e tirai la coperta anche su di lei.
Poggiava la testa sul mio petto. Ogni
tanto si girava verso di me e mi guardava.
Poi metteva le sue labbra sulla mia
fronte per sentire la temperatura, scostava con delicatezza i capelli che,
scompigliati, mi ricadevano in viso e mi baciava, per poco tempo, come se
avesse paura che la mia poca riserva d’aria non mi permettesse di reggere
più a lungo.
E forse aveva ragione.
Ma non aveva importanza, avrei
rischiato.
Avrei rischiato il tutto per tutto con lei.
Lei che era venuta da me.
Lei che mi aveva visto malato.
Lei che mi avrebbe potuto mandare al
manicomio in qualsiasi momento, lei che era inutilmente preoccupata per me.
Fui io a baciarla questa volta, per
tanto tempo… davvero, davvero tanto.
La parte finale del bacio era stata
eccezionale.
Quando non riuscivo quasi più a
respirare, avevo lei lì con me, e sapevo
che era più importante anche dell’aria…