Giovanni
La neve danzava nei globi gialli dei lampioni. Laura
osservava le evoluzioni, nel buio oltre la finestra.
Cos’hai? chiese
Giovanni riscuotendola dai suoi pensieri.
Nulla rispose con un sorriso pallido.
Il tacchino nel piatto era morbido e saporito. L’aveva
cucinato Giovanni; come sempre aveva cucinato.
Giovanni occhi verdi. Giovanni riccioli bruni. Giovanni aspettato tanti anni, dipinto nei sogni e sposato dietro
casa.
La cena la illuminavano candele rosse su una ghirlanda di
pungitopo. La tovaglia comprata al mercato delle pulci, candida col monogramma
di una sposa defunta. Come piaceva a lei, l’aveva trovata
lui.
Il bambino era già a letto, dormiva
con respiro quieto.
La sera di Natale era per loro. Loro due, come fidanzati,
ancora. Per parole morbide da scambiarsi sopra la tavola e
sguardi sotto le ciglia.
Cos’hai?
Nulla.
Dopo ci sarebbe stato tempo per l’amore: il bambino era
già a letto. S’era addormentato tra le parole di Giovanni.
Giovanni che sussurrava con dolce
fermezza. Giovanni che non
sbagliava mai e non lo faceva mai pesare. Giovanni che
sapeva sempre come fare.
Ci sarebbe stato tempo per l’amore, appassionato come la
prima volta. Amore di grida soffocate e mani che stringono.
Amore di ansiti e sospiri, di abbracciarsi forte
quando è finito, di carezze e baci sulla fronte e dormire sul suo petto.
Cos’hai?
Nulla, guardando i suoi occhi.
Insieme al dolce, profumo di chiodi di
garofano. E
scambiarsi i regali, come ragazzi. Giovanni l’osservava scartare l’argento e il rosso, braccia incrociate e aspettativa negli occhi.
L’ambra s’accordava dorata con i suoi occhi scuri.
Giovanni lo sapeva , comprandola ha pensato alla sua
pelle bruna. Ha pensato ai suoi denti bianchi, al suo sorriso meravigliato di
bambina.
Giovanni che non scordava mai gli
anniversari. Giovanni che
portava sempre fiori. Giovanni che ogni giorno è un
giorno in più per renderti felice.
Cos’hai?
Nulla.
Nulla, ma non ti amo più.