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Autore: Sorella_Jeanne    29/12/2009    0 recensioni
Ordinarie storie di follia mentale.
"I servi in silenzio trattengono il buon marito della vergine. Non possono permettergli di andare da lei. Quella donna è pazza."
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La vergine camminava inquieta. Il suono del pianoforte maledetto, nella camera accanto, accompagnava i sui occhi stanchi e vitrei lungo le pareti drappeggiate. 

 

La vergine si aggrappa elegantemente allo stipite della porta. Ansima. Guarda la sua croce. Torna indietro.

Paura. Timore.

Sbatte la porta, si impone la vista della finestra. E dopo la finestra? Mio buon Dio. Non c'è niente.

Decadi di vita e di morte e sogni e speranze e dolore. Non c'è niente.

Cancellata ogni esistenza, ogni piccolo sussulto.

 

Il buon marito della vergine si accascia a terra. Serra i pugni contro il suolo freddo. I fili d'erba settembrina si piegano, obbedienti, al dolore.

La sua tanto amata non lo vede, non lo guarda, non lo ascolta. La sua tanto amata guarda fuori e i suoi occhi spariscono attimo dopo attimo.

Ed oggi la vergine è alla finestra che fissa un punto al di sopra della sua spalla.

E gli occhi sono completamente bianchi. Il bel oltremare che li dominava è scivolato via come acqua.

I servi in silenzio trattengono il buon marito della vergine. Non possono permettergli di andare da lei.

Quella donna è pazza.

 

Una sposa così giovane. Una vergine così delicata. Bianca come il più umile dei soffioni.

 

Sbatte la porta. Torna indietro, si aggrappa al davanzale.

Ritorna sui suoi passi, riapre appena la porta. Flebile cigolio dei cardini.

Si getta indietro, cade a terra. Volta il viso.

Di nuovo striscia verso la parete. Siede. Chiude la porta, lentamente, combattuta, affranta.

 

La vergine ha i capelli scomposti sul viso. Gli occhi segnati. Tagli sulle gote e sulle braccia. La vergine è terrorizzata.

 

Ancora una volta il suono del pianoforte, della bestia, del mostro, dell'orrore, cambia tono. E' più dolce.

 

Scusami amore mio, non volevo spaventarti. Vieni da me. Fuori non esiste più niente che possa amarti. L'ho distrutto io, vedi, guarda bene. L'ho distrutto perchè non poteva amarti come posso farlo io.

 

La vergine si tira indietro con spasmi incontrollati, ancora si aggrappa al davanzale della finestra, grida il nome del buon marito con tutta la forza. Ma non sente la sua voce. Non la sente. Non sente il fiato che le esce dalla bocca, non sente l'ossigeno che entra nei polmoni. Non sente.

 

Il buon marito asciuga le sue lacrime con il vento. I servi in silenzio l'hanno legato per impedirgli di andare dalla sua tanto amata. E la voce della vergine lo colpisce fermandogli il cuore. Prima il suono si spegne. Poi si spengono le forze. Ma la luce, il vedo, quello no. I servi in silenzio si accasciano uno sopra l'altro e muoiono. Muoiono. Morte. Dolore. Morte. Muoiono.

Il buon marito osserva ancora la sua tanto amata. Prima di cedere, inerme.

 

Luce, per un attimo. Il buon marito a terra coperto di sangue. Lapidato da milioni di demoni raggianti.

La vergine piange. Il suo buon marito.

 

Vedi, non esiste più niente. E l'hai addirittura distrutto tu stessa, amore mio, è stato un tuo volere. Ora vieni e io ti proteggerò dal male del mondo. E dalla morte.

 

La vergine piange il suo buon marito. La vergine si strappa i vestiti, non vede più niente, ansima, gronda sangue da ferite bianche, scaccia angeli e demoni figure di quadri infernali.

 

Corre la vergine esausta, braccia e gambe spezzate da maceti di nebbia, corre verso la musica drammatica.

 

Lo abbraccia, il pianoforte nero lucido infrangibile eterno. Lo bacia, senza sosta. Le lacrime le inondano il viso cadendo una ad una sul legno adamantino.

 

Ora che sei qui, amore mio. Ti prego, suona per me.

 

Un amore incommensurabile, infrangibile, millenario per quei tasti freddi. Senza tempo.

Hai tutto il tempo del mondo amor mio, e ancora di più...

 

Suona una nota restia la vergine sporca. Ne suona un'altra. La finestra si apre, il vento le lambisce i nudi seni ritti.

Avanti, suona per me.

 

Timida la melodia spalanca le porte inonda gli antri sposta le tende di velluto bagna i muri spezza le rose.

Timida ma con il sangue pulsante di vita trema ora sulle fiamme delle candele.

 

E la vergine sporca vede scivolare via un pezzo ancora di esistenza. Laconica melodia di vergine senza anima.

La musica acquista corpo, la musica è il suo figlio mostro.

La musica esplode, la musica mangia, la musica grida!

Le dita si fondono in creature mitologiche i capelli danzano all'amore con grazia satanica la passione esplode tra le gambe della vergine grida il pianoforte più alto e più letale della morte congiunge le nuvole ad una sporca pietra senza coerenza senza macchia, incontrollabile, irrazionale.

 

Brava amore mio, ad ora muori in pace. Domani canterai per me. E anche il tuo canto diventerà di carne e sangue. Della tua carne e del tuo sangue.

Disse nessuno.




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Questo piccolo testo è stato scritto nell'aprile 2007 da una diciassettenne che si metteva al pianoforte per la prima volta. Ma questo non c'entra. Spero di aver rimandato la sensazione di angoscia e di non-sense che spesso porta la malattia mentale alle persone così dette "sane". Un commento sullo stile di scrittura, un pò particolare e forse neanche troppo piacevole, mi farebbe molto piacere.
Alla prossima!
Bran Sceolan
  
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