Anime & Manga > Vampire Knight
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Autore: Jemei    29/12/2009    3 recensioni
"L’altro stringe fra le braccia Sonno, il fratello di Morte, e la malvagia notte, avvolta in una nuvola vaporosa. E là i figli della nera Notte hanno la loro dimora, Sonno e Morte, terribili dei."
La guerra distrugge e crea; domina tutti, anche i Vampiri che ingannano la Morte.
E questa volta, saranno loro a bagnarsi di strage le mani.
Genere: Generale, Dark, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kaname Kuran, Nuovo Personaggio, Zero Kiryu
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Phtheìrein
( Phtheìrein : Sedurre,
Distruggere )


Natale, tempo di regali, di neve, di felicità, di gioia.
Peccato che, se per qualcuno il periodo natalizio era il più bello dell'anno, per qualcun altro era solo fonte di nervosismo e incazzatura precoce.
Soprattutto quando questo qualcuno si ritrovava segregato in una classe piena di vampiri pronti a sbranarlo alla prima mossa falsa.
Ora che le vacanze erano iniziate, Zero aveva ben poche cose da fare, non poteva neanche distrarsi con le lezioni e, di conseguenza, si era dovuto adattare alle abitudini della Night Class, ritagliandosi un angolino della sala comune per sé, quando non poteva stare in camera. Tanto, nessuno lo disturbava, se non per lanciargli qualche sguardo omicida e dispregiativo. Dura la vita dei Livel D.
Certo lui non aiutava, seduto su quella poltrona a strofinare la Bloody Rose...
Il 23 Dicembre, era intento a guardare Yuuki finire di addobbare la sala, sotto lo sguardo scettico e sconvolto di alcuni vampiri, che iniziavano a chiedersi se dovevano fermarla o meno – ma Kaname non diceva nulla, e quindi...
“Ruka, mi passi il fiocco rosso?”
La ragazza dai capelli lunghi inarcò un sopracciglio, guardandosi intorno, tentata di chiedere se l'aveva scambiata per una serva; ma allla fine afferrò il fiocco e lo porse alla principessa purosangue, senza nemmeno guardarla. La gelosia è una creatura infida, al pari dell'invidia, ed entrambe attanagliavano il cuore di Ruka Souen. Kain la guardò per un attimo, a distanza, come aveva sempre fatto – come avrebbe fatto sempre, fino a quando lei non si sarebbe accorta di lui.
“Yuuki, cara, non credi che lì ci starebbe proprio bene una stella di Natale? Eh?”
Zero roteò gli occhi, ignorando le risatine di Ichijou e Yuuki – no, davvero, non potevano essere vampiri.
“Non partecipi, Zero?”
Alzò gli occhi viola, incontrando quelli del tutto simili ai suoi, se non per espressione, per colore. Si sorprese di trovare Lamia seduta sul bracciolo della sua poltrona, perchè non l'aveva davvero sentita arrivare e la cosa non gli piaceva affatto. Con una smorfia distolse lo sguardo, ringhiando qualcosa in risposta.
“Non credo tu gli stia simpatica, sai”, commentò Aster poco dietro, con un sorrisino divertito sulle labbra rivolto alla sorella. Si erano integrati abbastanza bene nella classe, entrambi disponibili ed educati, anche se preferivano spesso rimanere da soli o in disparte, senza partecipare alle conversazioni.
La mora mugulò piano, persino ferita, tornando a guardare l'Hunter.
“Non ti sto simpatica, Zero? Aw...”
Si chiese davvero che accidenti aveva fatto per trovarsi in una situazione simile, così vicino a due vampiri. Perchè non era bello, no. E non era bello neanche avere tutti gli occhi dela Night Class puntati addosso – soprattutto quelli rossastri di Kaname Kuran. Deglutì, senza saper bene cosa rispondere. Sussultò quando le dita fredde della ragazza gli sfiorarono il collo, lì dove c'era il tatuaggio.
“Stai ferma, vampira.”
Lo disse a voce bassa, ma il disprezzo c'era ed era palpabile – come il rancore, qualcosa di istintivo verso quella razza, verso quei non-morti. Le dita fremevano contro la Bloody Rose, trattenendosi dal cercare il grilletto; per rancore, per la convinzione di essere preso in giro, per fame. Per tutto.
E ora sì, che aveva gli occhi di tutti puntati contro, nel vero senso della parola : accusavano, odiavano, disprezzavano.
Fu per questo che non si accorse dell'occhiata che si scambiarono i due gemelli, né dello sguardo del principe dei purosangue fermo su di lui, morbido come velluto.
“Scusa, Zero. Non volevo infastidirti”, assicurò Lamia, con un sorriso di scusa sulle labbra, alzandosi per raggiungere il fratello che le avvolse un braccio attorno alla vita, portandosela vicina. Lo vide sussurrarle qualcosa all'orecchio, senza riuscire a captare nulla. Non avrebbe dovuto avere qualche senso ipersviluppato?
Si alzò bruscamente, senza riuscire a sopportare per un secondo ancora quegli sguardi, gli occhi, i sorrisi, nulla. Non ce la faceva e basta, non era il suo posto, quello. Non disse nulla e si diresse verso la sua camera, ignorandogli ed ignorando i loro commenti ad alta voce.
“Kiryuu.”
Si bloccò con uno scatto e non volontariamente, ma perchè Kaname l'aveva afferrato per una spalla, fermandolo.
“Vieni in camera mia, dopo. Dobbiamo parlare.”
Non c'era una vera minaccia nella voce, eppure Zero interpretò come tali quelle parole. Per un istante, il rosso degli occhi del Purosangue ed il viola di quelli del Level D si incrociarono, prima che quest'ultimo distogliesse lo sguardo, senza annuire o rispondere – fuggendo via, come aveva sempre fatto.
“Non merita di essere qui.”
Il mormorio di assenso dei compagni fu un chiaro segno dell'appoggio per le parole di Ruka, mentre Yuuki e Takuma si guardavano indecisi e preoccupati – gli unici due a non avere problemi con Zero, evidentemente. Seiren Shiki si limitò a sfiorare la spalla di Takuma con il viso, chiedendo silenziosamente attenzioni.
No, Natale non era sempre bello.

( So soon to break out
I can't relate
To a happy state
Feeling the blood running side )


“Credo non mi sopporti troppo.”
“Nessuno ti sopporta.”
La vampira si girò verso il fratello, comodamente sdraiato sullo stomaco, piegando le labbra in una smorfia e raggiungendolo.
“Tu sì”, replicò con un sorrisino soddisfatto.

Certo, sono costretto. Sei mia sorella !”
Si difese appena in tempo da un cuscino lanciato a velocità impressionante, afferrandolo e ridendo, rotolandosi sul letto come un felino in cerca di attenzioni.
“Antipatico. Credi che gli altri verranno al ballo?”
Il ragazzo rimase fermo sul letto, pensieroso, guardando la gemella che slacciava la camicia bianca e la gonna corta, lasciandole scivolare entrambe sul pavimento, senza preoccuparsi di raccoglierle. Lo sguardò bicromo si soffermò sulle braccia, sui polsi, dove c'erano ancora quei bracciali metallici serrati lì, a nascondere qualcosa.
“Verranno tutti. Ti pare che il Concilio possa perdersi l'occasione di incontrare il principe dei Vampiri?”

Le fece spazio per farla sedere accanto a lui, sul letto, socchiudendo gli occhi come un gatto quando gli accarezzò le ciocche scure.
“Già... Sarà interessante rivederli”, mormorò Lamia, chinandosi per sfiorargli la fronte con un bacio.
“Ci sarà anche lui?”
Fu Aster a domandarlo, questa volta. Non ebbe bisogno di guardare la sorella, sentendo che si era irrigidita, immobile come un pezzo di ghiaccio. Fu in istante, e poi tornò tutto normale.
“Non credo. E anche se così fosse... non importa”, rispose in un sussurro, scrollando le spalle e sdraiandosi sul letto, la schiena contro il materasso. Ignorò lo sguardo fisso del gemello, che alla fine si limitò ad accarezzarle il ventre piatto con la punta delle dita. Sfiorò la pelle con le labbra calde, mordendola dolcemente.
“Ci sono io con te. Sempre.”
Si alzò per lasciarle un bacio, intrecciando le sue ciocche scure e lunghe con le falangi, chiudendo gli occhi e lasciando il mondo al di fuori.
Fuori da quella stanza.
Fuori da loro.
Fuori da tutto.

( "Until now, it's always been either "our World"
and "Everything outside our world"
)


Non mancava poi tanto all'alba, giusto un paio d'ore; ci aveva messo parecchio tempo per convincersi a raggiungere il purosangue – soprattutto nella sua stanza – ma alla fine aveva avuto poche alternative: sapeva che se non fosse andato da lui, allora l'altro sarebbe venuto a cercarlo.
Era fermo da circa dieci minuti davanti alla porta di Kuran e ancora non aveva bussato. La Bloody Rose era nascosta sotto la giacca, ma non indossava la divisa scolastica; dei jeans scuri e leggermente a vita bassa coprivano le gambe snelle, una maglia a maniche lunghe, del medesimo colore avvolgeva il busto, larga sul collo, tanto che il tatuaggio era perfettamente visibile e anche parte di una spalla bianca. Passò nervosamente le dita tra i capelli d'argento, alzando una mano per bussare.
“Pensavo saresti rimasto lì per altri dieci minuti, Kiryuu.”
Sobbalzò quando si ritrovò la porta aperta e il purosangue davanti a lui – e non aveva neanche bussato. Maledetto bastardo, sapeva che era lì e non si era degnato di dire nulla!
“Se sapevi che ero qui potevi anche aprire”, ringhiò in risposta, alzando gli occhi verso la figura del più grande; elegante come sempre, anche senza divisa scolastica, con pantaloni semplici e scuri ed una camicia cremisi, simile ai suoi occhi, dai primi bottoni slacciati.
Kaname Kuran era il sogno preferito di molte ragazze – e ragazzi – e sapeva benissimo di esserlo.
Ignorò il sogghigno che piegò le labbra del vampir, mentre questo si spostava per farlo entrare.
“E perdermi la tua eterna indecisione ? Sarebbe stato uno spreco.”
Chiuse la porta una volta che l'Hunter fu entrato, ricordandosi di chiuderla a chiave. Sia mai che qualcuno decidesse di disturbarli. Vide chiaramente che l'altro era fin troppo agitato e, ovviamente, non fece nulla per metterlo a suo agio.
“Di cosa volevi parlarmi, Kuran? Ho delle cose da fare”, mentì il disciplinare, perchè effettivamente non aveva proprio nulla da fare, neanche i compiti, dato che erano in vacanza. Kaname sorrise, avvicinandosi e sorpassandolo, sedendosi sul divanetto di velluto. Era bella, la sua stanza. Grande. Enorme. Lo sguardo viola cadde sul letto a due piazze che troneggiava al centro di quello spazio, dalle tende rosse e le coperte scure, invitanti – dovevano essere morbide...
Il resto era, apparentemente, simile ad ogni altra stanza: scrivania, armadio, bagno da una parte. Peccato che la scrivania fosse di legno pregiato, l'armadio fin troppo ampio ed il bagno probabilmente simile a quello degli imperatori.
Si costrinse a tornare sul purosangue, che ne lfrattempo aveva preso un bicchiere contenente qualcosa di rosso e dubitava fosse vino.
“Del tuo atteggiamento, Kiryuu. Non so se l'hai notato, ma come dire...”, passò la punta della lingua sulle labbra, inumidendole, cercando le parole – o facendo finta di farlo.
“... gli altri stanno cercando ogni modo possibile per farti fuori”, concluse candidamente, sorridendo, quasi stessero conversando di letteratura.
“Ma dai. Non me n'ero accorto.”
Kaname sospirò, contando mentalmente fino a dieci; fortunatamente era un tipo paziente, o avrebbe già strappato la gola a quell'Hunter arrogante.
“Non credi sarebbe meglio cercare di convinvere con i tuoi compagni, dato che ora sei uno di noi?”
Oh oh.
Era forse un lampo rosso quello che aveva visto negli occhi di Zero? Era forse rabbia, furia, offesa?
Oh, sì.
Fu un istante, ma vide la bestia dentro l'ex umano, quel mostro che cercava sempre di trattenere – quel vampiro, che rifiutava di far emergere. Bevve un altro sorso di sangue, trattenendo un brivido di eccitazione.
“Io
non sono come voi, Kuran.”
Era un ringhio roco, basso, di quelli che avrebbero fatto tremare chiunque. Ma non Kaname Kuran, il principe dei vampiri. Non lui.Piuttosto sorrise, davanti a quelle parole.
“Ah no, Kiryuu ? Non sei come noi ? Non sei un vampiro?”

Si alzò dal divano, poggiando sulla scrivania il calice di cristallo, avvicinandosi lentamente al ragazzo dai capelli chiari, che per risposta indietreggiò, senza voler annullare le distanze tra di loro.
“Non desideri forse anche tu il sangue? Non ti nutri d'esso? Eh, Kiryuu?”
Proseguì, il purosangue, irritante, infame – perchè erano tutte domande retoriche quelle, perchè erano tutte verità, e lui non voleva accettarle. Non voleva sentirle.
Perchè non è bello rendersi conto che improvvisamente non sei più umano, che improvvisamente non puoi più dare la caccia ai vampiri, perchè
fai parte di loro.
“Stai... zitto. Stai zitto, Kuran!!”
Estrasse la Bloody Rose, ignorando il sorriso divertito dell'altro – un istante dopo la pistola era volata dall'altra parte della stanza e lui si trovava premuto contro il muro, con le dita dell'altro strette attorno ai polsi in una morsa ferrea.
“Io posso anche tacere. Ma questo non cambierà ciò che sei. Arrenditi davanti all'evidenza, sei un vampiro, sei uno di noi. Non puoi negarlo”, soffiò vicino a lui, la voce bassa, sottile come un velo di seta. Insinuante, pericolosa come il sibilo di un serpente – chiuse gli occhi, per non vederlo. Ma non poteva rifiutarsi di ascoltare quella che, alla fine, era la verità.
Fottuta, schifosissima, verità.
“Mh, Kiryuu... ? Non desideri il sangue ? Il
mio sangue?”

Odiava quella voce.
Perchè era un sussurro lieve, basso, era come sentire del velluto sulla pelle, evocava immagini di lenzuola che frusciavano tra di loro – seduceva e ammaliava, intrappolandolo nella sua rete.
Spalancò gli occhi quando sentì l'odore – no, il profumo – del sangue di Kaname Kuran; le iridi improvvisamente rosse cercarono la fonte, senza trovarla. Guardò confuso il vampiro, che sorrise. E allora lo vide, il liquido denso e scuro, prezioso come ambrosia.
“Sei un vampiro, Zero.”
Lo vide, quel taglio leggero sul labbro del puro sangue, ma non riuscì neanche a muoversi, a dire una parola. Con i polsi bloccati contro la parete, il corpo vicinissimo al suo, potè fare ben poco per impedire alle labbra di Kaname di scontrarsi con le sue, in un bacio rovente, violento, aggressivo come quello di due animali; il sangue macchiò la sua bocca che si schiuse, permettendo alla lingua di cercare istintivamente quel nettare delizioso, quel sapore che cercava da troppo tempo – e dire che non era passato molto, dall'ultimo nutrimento.
Ma questa volta non stava bevendo dal suo collo: Kaname Kuran, intenzionalmente o no – ma era sicuro di sì – lo stava baciando con la bocca grondante sangue. E lui, intossicato dalla fame, non faceva nulla per resistere, ma anzi si spingeva contro l'altro, affondando i denti nella carne tenera, mordendo con i canini la lingua del più grande, mischiando il suo sapore a quello del sangue. E rapidamente, non seppe più distinguerli.
“Mh...”
Era un gemito nell'aria, un mormorio, ma era difficile dire a chi appartenesse – forse ad entrambi, forse a Zero che si ritrovava il corpo del purosangue premuto contro il suo, il bacino a sfregare contro il proprio e... e Dio, cazzo, cazzo, cazzo!
Divorato dalla bloodlust, succhiò il labbro inferiore di Kaname, cercando altro sangue, mentre l'altro sorrideva e lasciava libero un suo polso, solo per far scorrere le dita lungo la schiena dell'Hunter, arrivando alla base della spina dorsale e spingendolo maggiormente contro di sé, facendo scontrare i loro corpi.
Anche un purosangue ha dei desideri. Delle necessità.
E una delle necessità di Kaname Kuran era provocare Zero Kiryuu fino allo sfinimento, fino a farlo arrendere davanti all'evidenza – ed uno dei suoi desideri era averlo per sé, imprigionato tra le proprie braccia, incatenato al proprio letto, volente o nolente, con gli occhi viola lucidi di piacere.
Adorava quella rabbia, quell'odio che animava il ragazzo dai capelli chiari; ma dalla furia nasce anche la passione.
Si scostarono per un istante, respirando affannosamente, una mano del brunetto appoggiata alla schiena di Zero, le dita dell'altro aggrappate alla spalla del purosangue.
“Ah... Kuran...”
Era indecente.
Quel suono, quel
gemito, quel nome, era indecente tra le sue labbra, pronunciato in quel modo, con le labbra schiuse e arrossate, gonfie per quel bacio – no, morso – che si erano scambiati. Gli occhi rossastri si scurirono ancora di più, frementi di desiderio. Si avvicinò per un altro bacio, sorridendo.
“Zer-”
“Che cazzo stai facendo, Kuran ?!”
Maledizione.
La bloodlust aveva comandato entrambi, permettendo a Zero di cedere, di dare sfogo ai propri desideri e bisogni; ma una volta conclusa, il disciplinare era tornato razionale, accorgendosi di essere ancora incatenato al muro, con un vampiro troppo vicino.
Troppo.
“Ti stavo dimostrando che sei uno di noi, Kiryuu. Anche tu hai desideri... e necessità”, sorrise divertito, passando la punta della lingua sulle labbra, assaporando il suo sapore, rievocando nella mente del Level D le sensazioni di pochi istanti prima.
Fu costretto a scostarsi perchè anche se era più forte di Zero, quest'ultimo aveva una mano libera e ne stava proprio approfittando per dargli un pugno nello stomaco.
“Io non sono come voi! Non lo sono, non lo sarò mai, maledizione ! E non... non ti permettere di prenderti il gioco di me, Kuran, non ti azzardare! Mi fai schifo, tu e la tua razza!”
Uh.
Si era incazzato. Ma tanto, eh.
Kaname non disse nulla, limitandosi a guardare l'Hunter che si passava freneticamente la mano sulle labbra, per cancellare il sapore, il tocco dell'altro. Aveva vomitato parole d'odio, dove il disprezzo era limpido come il mare, scagliando contro di lui tutta la sua rabbia.
“Mai più, Kuran!”
Sbattendo velocemente la porta, Zero non aveva – fortunatamente – potuto ammirare il sorriso di Kaname, né la lingua che ancora una volta passava sulle labbra, cercando il ricordo di quel bacio al sapore di sangue.

( Your blood is mine
We'll be fine
Then your body will be mine )


“Ti ho portato un regalo.”
Alzò gli occhi verso il ragazzo davanti a sé, sorridendo quando lo vide, affrettandosi a chiudere il libro che teneva sulle ginocchia.
“Che regalo?”
Lui rise piano, con quella risata morbida e suadente, avvicinandosi alla poltrona dove sedeva la ragazza, allungando una mano per afferrare la sua, più piccola e morbida.
“Un regalo degno di una principessa”, sussurrò contro il suo orecchio, lasciandole un bacio sul viso, mentre estraeva un oggetto dalla tasca dei pantaloni. Pochi istanti dopo, all'anulare della vampira brillava un anello sottile e d'argento, finemente lavorato: due piccoli diamanti brillavano ai lati, mentre al centro era incastonato un rubino di un rosso scuro come il sangue. Spalancò gli occhi sorpresa, sebbene non fosse certo il primo regalo che le faceva – gliene aveva fatti tanti, negli anni.
“E'... bello. Bellissimo. Da dove viene ?” chiese continuando ad ammirarlo, prima di spostare gli occhi scuri sul purosangue davanti a lei.
“Dalla Turchia. Era destinato alla regina ma... credo stia meglio a te”, rispose con un sorriso, chinandosi per baciarla. Ricambiò senza neanche pensarci, schiudendo le labbra sotto alle sue, cercando il suo sapore e affondando le dita nei suoi capelli scuri.
“Così mi vizi.”
“Vorrei viziarti per l'eternità, mia principessa. Mostrami quanto ti sono mancato, ora...”
Era come un felino che faceva le fusa, con quegli occhi ferali e poco umani, di quel bel colore particolare – e la sua voce aveva lo stesso effetto di una carezza intima, che causava brividi di piacere. Lo strinse contro di sé, baciandolo fino a perdere la cognizione del tempo, fino a dimenticare ogni cosa...

Lamia spalancò gli occhi con uno scatto, ansimando piano. Rapidamente, lo sguardo si spostò all'anulare della mano sinistra, senza trovarci alcun anello, senza trovare nessuno nella stanza.
Era stato solo un sogno. Un ricordo. Non c'era nessuno, lì. E nessun rubino brillava sulla sua pelle.
Si voltò verso Aster, che dormiva accanto a sé, un braccio mollemente stretto attorno alla sua vita, i capelli scompigliati e le labbra schiuse. Sorrise, voltandosi verso di lui e tenendolo contro di sé, come quando erano bambini, con il capo del ragazzo contro il proprio petto.
“Solo un sogno...”
Ed i sogni rimangono tali.

( In sleep he sang to me,
in dreams he came


And do
I dream again?
)


Fine del terzo capitolo!
Oddio erano secoli che volevo mettere la scena yaoi T_T Volevo pure andare avanti, ma poi che divertimento c'è, se consumano subito?
Spero che sia stato più interessante degli altri capitoli, personalmente adoro Zero e voglio tormentarlo fino a quando non mi implorerà di smetterla, amore lui.
Nel caso non si fosse capito, la penultima scena ( quella dell'anello ) è un sogno. Non ho voluto metterla in corsivo sperando che fosse fraintesa e non si capisse nell'immediato che era un sogno u_u
Come sempre, le canzoni:
Why Won't you Die – The Queen of the Damned Soundtrack
Citazione from : Host Club, Hikaru e Kaoru.
The Phantom of the Opera Soundtrack.
Il nome del capitolo è una parola greca, Phtheìrein, che vuol dire 'sedurre' ma, secondo l'antica lingua greca, significa anche 'distruggere'. Nel caso non vi fidiate – in fondo faccio uno scientifico io, non il classico u_u” -, la notizia viene da : Le Nozze di Cadmo e Armonia, libro che tra l'altro consiglio a chi ama i miti greci.
Ringrazio Ikarikun, Il_Genio_Del_Male, Ifrituccia e Love90 per le recensioni!

Grazie a tutti e buone feste!
Jemei.

  
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