Phtheìrein
(
Phtheìrein : Sedurre,
Distruggere
)
Natale,
tempo di regali, di neve, di felicità, di gioia.
Peccato
che, se per qualcuno il periodo natalizio era il più bello
dell'anno, per qualcun altro era solo fonte di nervosismo e
incazzatura precoce.
Soprattutto quando questo qualcuno si
ritrovava segregato in una classe piena di vampiri pronti a sbranarlo
alla prima mossa falsa.
Ora che le vacanze erano iniziate, Zero
aveva ben poche cose da fare, non poteva neanche distrarsi con le
lezioni e, di conseguenza, si era dovuto adattare alle abitudini
della Night Class, ritagliandosi un angolino della sala comune per
sé, quando non poteva stare in camera. Tanto, nessuno lo
disturbava, se non per lanciargli qualche sguardo omicida e
dispregiativo. Dura la vita dei Livel D.
Certo lui non aiutava,
seduto su quella poltrona a strofinare la Bloody Rose...
Il 23
Dicembre, era intento a guardare Yuuki finire di addobbare la sala,
sotto lo sguardo scettico e sconvolto di alcuni vampiri, che
iniziavano a chiedersi se dovevano fermarla o meno – ma Kaname
non diceva nulla, e quindi...
“Ruka, mi passi il fiocco
rosso?”
La ragazza dai capelli lunghi inarcò un
sopracciglio, guardandosi intorno, tentata di chiedere se l'aveva
scambiata per una serva; ma allla fine afferrò il fiocco e lo
porse alla principessa purosangue, senza nemmeno guardarla. La
gelosia è una creatura infida, al pari dell'invidia, ed
entrambe attanagliavano il cuore di Ruka Souen. Kain la guardò
per un attimo, a distanza, come aveva sempre fatto – come
avrebbe fatto sempre, fino a quando lei non si sarebbe accorta di
lui.
“Yuuki, cara, non credi che lì ci starebbe
proprio bene una stella di Natale? Eh?”
Zero roteò
gli occhi, ignorando le risatine di Ichijou e Yuuki – no,
davvero, non potevano essere vampiri.
“Non partecipi,
Zero?”
Alzò gli occhi viola, incontrando quelli del
tutto simili ai suoi, se non per espressione, per colore. Si sorprese
di trovare Lamia seduta sul bracciolo della sua poltrona, perchè
non l'aveva davvero sentita arrivare e la cosa non gli piaceva
affatto. Con una smorfia distolse lo sguardo, ringhiando qualcosa in
risposta.
“Non credo tu gli stia simpatica, sai”,
commentò Aster poco dietro, con un sorrisino divertito sulle
labbra rivolto alla sorella. Si erano integrati abbastanza bene nella
classe, entrambi disponibili ed educati, anche se preferivano spesso
rimanere da soli o in disparte, senza partecipare alle
conversazioni.
La mora mugulò piano, persino ferita,
tornando a guardare l'Hunter.
“Non ti sto simpatica, Zero?
Aw...”
Si chiese davvero che accidenti aveva fatto per
trovarsi in una situazione simile, così vicino a due vampiri.
Perchè non era bello, no. E non era bello neanche avere tutti
gli occhi dela Night Class puntati addosso – soprattutto quelli
rossastri di Kaname Kuran. Deglutì, senza saper bene cosa
rispondere. Sussultò quando le dita fredde della ragazza gli
sfiorarono il collo, lì dove c'era il tatuaggio.
“Stai
ferma, vampira.”
Lo disse a voce bassa, ma il disprezzo
c'era ed era palpabile – come il rancore, qualcosa di istintivo
verso quella razza, verso quei non-morti. Le dita fremevano contro la
Bloody Rose, trattenendosi dal cercare il grilletto; per rancore, per
la convinzione di essere preso in giro, per fame. Per tutto.
E
ora sì, che aveva gli occhi di tutti puntati contro, nel vero
senso della parola : accusavano, odiavano, disprezzavano.
Fu per
questo che non si accorse dell'occhiata che si scambiarono i due
gemelli, né dello sguardo del principe dei purosangue fermo su
di lui, morbido come velluto.
“Scusa, Zero. Non volevo
infastidirti”, assicurò Lamia, con un sorriso di scusa
sulle labbra, alzandosi per raggiungere il fratello che le avvolse un
braccio attorno alla vita, portandosela vicina. Lo vide sussurrarle
qualcosa all'orecchio, senza riuscire a captare nulla. Non avrebbe
dovuto avere qualche senso ipersviluppato?
Si alzò
bruscamente, senza riuscire a sopportare per un secondo ancora quegli
sguardi, gli occhi, i sorrisi, nulla. Non ce la faceva e basta, non
era il suo posto, quello. Non disse nulla e si diresse verso la sua
camera, ignorandogli ed ignorando i loro commenti ad alta voce.
“Kiryuu.”
Si bloccò con uno scatto e non
volontariamente, ma perchè Kaname l'aveva afferrato per una
spalla, fermandolo.
“Vieni in camera mia, dopo. Dobbiamo
parlare.”
Non c'era una vera minaccia nella voce, eppure
Zero interpretò come tali quelle parole. Per un istante, il
rosso degli occhi del Purosangue ed il viola di quelli del Level D si
incrociarono, prima che quest'ultimo distogliesse lo sguardo, senza
annuire o rispondere – fuggendo via, come aveva sempre
fatto.
“Non merita di essere qui.”
Il mormorio di
assenso dei compagni fu un chiaro segno dell'appoggio per le parole
di Ruka, mentre Yuuki e Takuma si guardavano indecisi e preoccupati –
gli unici due a non avere problemi con Zero, evidentemente. Seiren
Shiki si limitò a sfiorare la spalla di Takuma con il viso,
chiedendo silenziosamente attenzioni.
No, Natale non era sempre
bello.
(
So soon to break out
I can't relate
To a happy state
Feeling
the blood running side )
“Credo
non mi sopporti troppo.”
“Nessuno ti sopporta.”
La
vampira si girò verso il fratello, comodamente sdraiato sullo
stomaco, piegando le labbra in una smorfia e raggiungendolo.
“Tu
sì”, replicò con un sorrisino soddisfatto.
“Certo,
sono costretto. Sei mia sorella !”
Si difese appena in tempo
da un cuscino lanciato a velocità impressionante, afferrandolo
e ridendo, rotolandosi sul letto come un felino in cerca di
attenzioni.
“Antipatico. Credi che gli altri verranno al
ballo?”
Il ragazzo rimase fermo sul letto, pensieroso,
guardando la gemella che slacciava la camicia bianca e la gonna
corta, lasciandole scivolare entrambe sul pavimento, senza
preoccuparsi di raccoglierle. Lo sguardò bicromo si soffermò
sulle braccia, sui polsi, dove c'erano ancora quei bracciali
metallici serrati lì, a nascondere qualcosa.
“Verranno
tutti. Ti pare che il Concilio possa perdersi l'occasione di
incontrare il principe dei Vampiri?”
Le
fece spazio per farla sedere accanto a lui, sul letto, socchiudendo
gli occhi come un gatto quando gli accarezzò le ciocche scure.
“Già... Sarà interessante rivederli”,
mormorò Lamia, chinandosi per sfiorargli la fronte con un
bacio.
“Ci sarà anche lui?”
Fu Aster a
domandarlo, questa volta. Non ebbe bisogno di guardare la sorella,
sentendo che si era irrigidita, immobile come un pezzo di ghiaccio.
Fu in istante, e poi tornò tutto normale.
“Non credo.
E anche se così fosse... non importa”, rispose in un
sussurro, scrollando le spalle e sdraiandosi sul letto, la schiena
contro il materasso. Ignorò lo sguardo fisso del gemello, che
alla fine si limitò ad accarezzarle il ventre piatto con la
punta delle dita. Sfiorò la pelle con le labbra calde,
mordendola dolcemente.
“Ci sono io con te. Sempre.”
Si
alzò per lasciarle un bacio, intrecciando le sue ciocche scure
e lunghe con le falangi, chiudendo gli occhi e lasciando il mondo al
di fuori.
Fuori da quella stanza.
Fuori da loro.
Fuori da
tutto.
(
"Until now, it's always been either "our World"
and
"Everything outside our world"
)
Non
mancava poi tanto all'alba, giusto un paio d'ore; ci aveva messo
parecchio tempo per convincersi a raggiungere il purosangue –
soprattutto nella sua stanza – ma alla fine aveva avuto poche
alternative: sapeva che se non fosse andato da lui, allora l'altro
sarebbe venuto a cercarlo.
Era fermo da circa dieci minuti davanti
alla porta di Kuran e ancora non aveva bussato. La Bloody Rose era
nascosta sotto la giacca, ma non indossava la divisa scolastica; dei
jeans scuri e leggermente a vita bassa coprivano le gambe snelle, una
maglia a maniche lunghe, del medesimo colore avvolgeva il busto,
larga sul collo, tanto che il tatuaggio era perfettamente visibile e
anche parte di una spalla bianca. Passò nervosamente le dita
tra i capelli d'argento, alzando una mano per bussare.
“Pensavo
saresti rimasto lì per altri dieci minuti, Kiryuu.”
Sobbalzò
quando si ritrovò la porta aperta e il purosangue davanti a
lui – e non aveva neanche bussato. Maledetto bastardo, sapeva
che era lì e non si era degnato di dire nulla!
“Se
sapevi che ero qui potevi anche aprire”, ringhiò in
risposta, alzando gli occhi verso la figura del più grande;
elegante come sempre, anche senza divisa scolastica, con pantaloni
semplici e scuri ed una camicia cremisi, simile ai suoi occhi, dai
primi bottoni slacciati.
Kaname Kuran era il sogno preferito di
molte ragazze – e ragazzi – e sapeva benissimo di
esserlo.
Ignorò il sogghigno che piegò le labbra
del vampir, mentre questo si spostava per farlo entrare.
“E
perdermi la tua eterna indecisione ? Sarebbe stato uno
spreco.”
Chiuse la porta una volta che l'Hunter fu entrato,
ricordandosi di chiuderla a chiave. Sia mai che qualcuno decidesse di
disturbarli. Vide chiaramente che l'altro era fin troppo agitato e,
ovviamente, non fece nulla per metterlo a suo agio.
“Di cosa
volevi parlarmi, Kuran? Ho delle cose da fare”, mentì il
disciplinare, perchè effettivamente non aveva proprio nulla da
fare, neanche i compiti, dato che erano in vacanza. Kaname sorrise,
avvicinandosi e sorpassandolo, sedendosi sul divanetto di velluto.
Era bella, la sua stanza. Grande. Enorme. Lo sguardo viola cadde sul
letto a due piazze che troneggiava al centro di quello spazio, dalle
tende rosse e le coperte scure, invitanti – dovevano essere
morbide...
Il resto era, apparentemente, simile ad ogni altra
stanza: scrivania, armadio, bagno da una parte. Peccato che la
scrivania fosse di legno pregiato, l'armadio fin troppo ampio ed il
bagno probabilmente simile a quello degli imperatori.
Si costrinse
a tornare sul purosangue, che ne lfrattempo aveva preso un bicchiere
contenente qualcosa di rosso e dubitava fosse vino.
“Del
tuo atteggiamento, Kiryuu. Non so se l'hai notato, ma come dire...”,
passò la punta della lingua sulle labbra, inumidendole,
cercando le parole – o facendo finta di farlo.
“...
gli altri stanno cercando ogni modo possibile per farti fuori”,
concluse candidamente, sorridendo, quasi stessero conversando di
letteratura.
“Ma dai. Non me n'ero accorto.”
Kaname
sospirò, contando mentalmente fino a dieci; fortunatamente era
un tipo paziente, o avrebbe già strappato la gola a
quell'Hunter arrogante.
“Non credi sarebbe meglio cercare di
convinvere con i tuoi compagni, dato che ora sei uno di noi?”
Oh
oh.
Era forse un lampo rosso quello che aveva visto negli occhi di
Zero? Era forse rabbia, furia, offesa?
Oh, sì.
Fu un
istante, ma vide la bestia dentro l'ex umano, quel mostro che cercava
sempre di trattenere – quel vampiro, che rifiutava di far
emergere. Bevve un altro sorso di sangue, trattenendo un brivido di
eccitazione.
“Io non
sono come voi, Kuran.”
Era un ringhio roco, basso, di quelli
che avrebbero fatto tremare chiunque. Ma non Kaname Kuran, il
principe dei vampiri. Non lui.Piuttosto sorrise, davanti a quelle
parole.
“Ah no, Kiryuu ? Non sei come noi ? Non sei un
vampiro?”
Si
alzò dal divano, poggiando sulla scrivania il calice di
cristallo, avvicinandosi lentamente al ragazzo dai capelli chiari,
che per risposta indietreggiò, senza voler annullare le
distanze tra di loro.
“Non desideri forse anche tu il
sangue? Non ti nutri d'esso? Eh, Kiryuu?”
Proseguì,
il purosangue, irritante, infame – perchè erano tutte
domande retoriche quelle, perchè erano tutte verità, e
lui non voleva accettarle. Non voleva sentirle.
Perchè non
è bello rendersi conto che improvvisamente non sei più
umano, che improvvisamente non puoi più dare la caccia ai
vampiri, perchè fai
parte di loro.
“Stai...
zitto. Stai zitto, Kuran!!”
Estrasse la Bloody Rose,
ignorando il sorriso divertito dell'altro – un istante dopo la
pistola era volata dall'altra parte della stanza e lui si trovava
premuto contro il muro, con le dita dell'altro strette attorno ai
polsi in una morsa ferrea.
“Io posso anche tacere. Ma questo
non cambierà ciò che sei. Arrenditi davanti
all'evidenza, sei un vampiro, sei uno di noi. Non puoi negarlo”,
soffiò vicino a lui, la voce bassa, sottile come un velo di
seta. Insinuante, pericolosa come il sibilo di un serpente –
chiuse gli occhi, per non vederlo. Ma non poteva rifiutarsi di
ascoltare quella che, alla fine, era la verità.
Fottuta,
schifosissima, verità.
“Mh, Kiryuu... ? Non desideri
il sangue ? Il mio
sangue?”
Odiava
quella voce.
Perchè era un sussurro lieve, basso, era come
sentire del velluto sulla pelle, evocava immagini di lenzuola che
frusciavano tra di loro – seduceva e ammaliava, intrappolandolo
nella sua rete.
Spalancò gli occhi quando sentì
l'odore – no, il profumo – del sangue di Kaname Kuran; le
iridi improvvisamente rosse cercarono la fonte, senza trovarla.
Guardò confuso il vampiro, che sorrise. E allora lo vide, il
liquido denso e scuro, prezioso come ambrosia.
“Sei un
vampiro, Zero.”
Lo vide, quel taglio leggero sul labbro del
puro sangue, ma non riuscì neanche a muoversi, a dire una
parola. Con i polsi bloccati contro la parete, il corpo vicinissimo
al suo, potè fare ben poco per impedire alle labbra di Kaname
di scontrarsi con le sue, in un bacio rovente, violento, aggressivo
come quello di due animali; il sangue macchiò la sua bocca che
si schiuse, permettendo alla lingua di cercare istintivamente quel
nettare delizioso, quel sapore che cercava da troppo tempo – e
dire che non era passato molto, dall'ultimo nutrimento.
Ma questa
volta non stava bevendo dal suo collo: Kaname Kuran, intenzionalmente
o no – ma era sicuro di sì – lo stava baciando con
la bocca grondante sangue. E lui, intossicato dalla fame, non faceva
nulla per resistere, ma anzi si spingeva contro l'altro, affondando i
denti nella carne tenera, mordendo con i canini la lingua del più
grande, mischiando il suo sapore a quello del sangue. E rapidamente,
non seppe più distinguerli.
“Mh...”
Era un
gemito nell'aria, un mormorio, ma era difficile dire a chi
appartenesse – forse ad entrambi, forse a Zero che si ritrovava
il corpo del purosangue premuto contro il suo, il bacino a sfregare
contro il proprio e... e Dio, cazzo, cazzo, cazzo!
Divorato dalla
bloodlust, succhiò il labbro inferiore di Kaname, cercando
altro sangue, mentre l'altro sorrideva e lasciava libero un suo
polso, solo per far scorrere le dita lungo la schiena dell'Hunter,
arrivando alla base della spina dorsale e spingendolo maggiormente
contro di sé, facendo scontrare i loro corpi.
Anche un
purosangue ha dei desideri. Delle necessità.
E una delle
necessità di Kaname Kuran era provocare Zero Kiryuu fino allo
sfinimento, fino a farlo arrendere davanti all'evidenza – ed
uno dei suoi desideri era averlo per sé, imprigionato tra le
proprie braccia, incatenato al proprio letto, volente o nolente, con
gli occhi viola lucidi di piacere.
Adorava quella rabbia,
quell'odio che animava il ragazzo dai capelli chiari; ma dalla furia
nasce anche la passione.
Si scostarono per un istante, respirando
affannosamente, una mano del brunetto appoggiata alla schiena di
Zero, le dita dell'altro aggrappate alla spalla del purosangue.
“Ah... Kuran...”
Era indecente.
Quel suono,
quel gemito,
quel nome, era indecente tra le sue labbra, pronunciato in quel
modo, con le labbra schiuse e arrossate, gonfie per quel bacio –
no, morso – che si erano scambiati. Gli occhi rossastri si
scurirono ancora di più, frementi di desiderio. Si avvicinò
per un altro bacio, sorridendo.
“Zer-”
“Che
cazzo stai facendo, Kuran ?!”
Maledizione.
La bloodlust
aveva comandato entrambi, permettendo a Zero di cedere, di dare sfogo
ai propri desideri e bisogni; ma una volta conclusa, il disciplinare
era tornato razionale, accorgendosi di essere ancora incatenato al
muro, con un vampiro troppo vicino.
Troppo.
“Ti stavo
dimostrando che sei uno di noi, Kiryuu. Anche tu hai desideri... e
necessità”, sorrise divertito, passando la punta della
lingua sulle labbra, assaporando il suo sapore, rievocando nella
mente del Level D le sensazioni di pochi istanti prima.
Fu
costretto a scostarsi perchè anche se era più forte di
Zero, quest'ultimo aveva una mano libera e ne stava proprio
approfittando per dargli un pugno nello stomaco.
“Io non
sono come voi! Non lo sono, non lo sarò mai, maledizione ! E
non... non ti permettere di prenderti il gioco di me, Kuran, non ti
azzardare! Mi fai schifo, tu e la tua razza!”
Uh.
Si era
incazzato. Ma tanto, eh.
Kaname non disse nulla, limitandosi a
guardare l'Hunter che si passava freneticamente la mano sulle labbra,
per cancellare il sapore, il tocco dell'altro. Aveva vomitato parole
d'odio, dove il disprezzo era limpido come il mare, scagliando contro
di lui tutta la sua rabbia.
“Mai più,
Kuran!”
Sbattendo velocemente la porta, Zero non aveva –
fortunatamente – potuto ammirare il sorriso di Kaname, né
la lingua che ancora una volta passava sulle labbra, cercando il
ricordo di quel bacio al sapore di sangue.
(
Your blood is mine
We'll be fine
Then your body will be mine )
“Ti
ho portato un regalo.”
Alzò gli occhi verso il
ragazzo davanti a sé, sorridendo quando lo vide, affrettandosi
a chiudere il libro che teneva sulle ginocchia.
“Che
regalo?”
Lui rise piano, con quella risata morbida e
suadente, avvicinandosi alla poltrona dove sedeva la ragazza,
allungando una mano per afferrare la sua, più piccola e
morbida.
“Un regalo degno di una principessa”,
sussurrò contro il suo orecchio, lasciandole un bacio sul
viso, mentre estraeva un oggetto dalla tasca dei pantaloni. Pochi
istanti dopo, all'anulare della vampira brillava un anello sottile e
d'argento, finemente lavorato: due piccoli diamanti brillavano ai
lati, mentre al centro era incastonato un rubino di un rosso scuro
come il sangue. Spalancò gli occhi sorpresa, sebbene non fosse
certo il primo regalo che le faceva – gliene aveva fatti tanti,
negli anni.
“E'... bello. Bellissimo. Da dove viene ?”
chiese continuando ad ammirarlo, prima di spostare gli occhi scuri
sul purosangue davanti a lei.
“Dalla Turchia. Era destinato
alla regina ma... credo stia meglio a te”, rispose con un
sorriso, chinandosi per baciarla. Ricambiò senza neanche
pensarci, schiudendo le labbra sotto alle sue, cercando il suo sapore
e affondando le dita nei suoi capelli scuri.
“Così mi
vizi.”
“Vorrei viziarti per l'eternità, mia
principessa. Mostrami quanto ti sono mancato, ora...”
Era
come un felino che faceva le fusa, con quegli occhi ferali e poco
umani, di quel bel colore particolare – e la sua voce aveva lo
stesso effetto di una carezza intima, che causava brividi di piacere.
Lo strinse contro di sé, baciandolo fino a perdere la
cognizione del tempo, fino a dimenticare ogni cosa...
Lamia
spalancò gli occhi con uno scatto, ansimando piano.
Rapidamente, lo sguardo si spostò all'anulare della mano
sinistra, senza trovarci alcun anello, senza trovare nessuno nella
stanza.
Era stato solo un sogno. Un ricordo. Non c'era nessuno,
lì. E nessun rubino brillava sulla sua pelle.
Si voltò
verso Aster, che dormiva accanto a sé, un braccio mollemente
stretto attorno alla sua vita, i capelli scompigliati e le labbra
schiuse. Sorrise, voltandosi verso di lui e tenendolo contro di sé,
come quando erano bambini, con il capo del ragazzo contro il proprio
petto.
“Solo un sogno...”
Ed i sogni rimangono
tali.
(
In
sleep he sang to me,
in dreams he came
And
do
I dream again?
)
Fine
del terzo capitolo!
Oddio erano secoli che volevo mettere la scena
yaoi T_T Volevo pure andare avanti, ma poi che divertimento c'è,
se consumano subito?
Spero che sia stato più interessante
degli altri capitoli, personalmente adoro Zero e voglio tormentarlo
fino a quando non mi implorerà di smetterla, amore lui.
Nel
caso non si fosse capito, la penultima scena ( quella dell'anello ) è
un sogno. Non ho voluto metterla in corsivo sperando che fosse
fraintesa e non si capisse nell'immediato che era un sogno u_u
Come
sempre, le canzoni:
Why Won't you Die – The Queen of the
Damned Soundtrack
Citazione from : Host Club, Hikaru e Kaoru.
The
Phantom of the Opera Soundtrack.
Il nome del capitolo è una
parola greca, Phtheìrein, che vuol dire 'sedurre' ma, secondo
l'antica lingua greca, significa anche 'distruggere'. Nel caso non vi
fidiate – in fondo faccio uno scientifico io, non il classico
u_u” -, la notizia viene da : Le Nozze di Cadmo e Armonia,
libro che tra l'altro consiglio a chi ama i miti greci.
Ringrazio Ikarikun, Il_Genio_Del_Male, Ifrituccia e Love90 per le recensioni!
Grazie
a tutti e buone feste!
Jemei.