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Autore: Keyra    29/12/2009    0 recensioni
Era un giorno un po' strano, quello. Per forza. Doveva esserlo per forza. Nathan era sempre stato così bravo, con me. Nathan mi trattava bene. Era un mio amico. Lo era sempre stato, da quando ero entrata a far parte di quella compagnia. No?
Genere: Generale, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nathan mi trattava bene. Era un mio amico. Lo era sempre stato, da quando ero entrata a far parte di quella compagnia. Se compagnia si poteva chiamare.
Non avevo mai dubitato della loro vera amicizia. Potevo contare su di loro come su di un elefante. Lì ognuno viveva per sé.
Da qualche parte ho letto che i gabbiani sono animali estremamente egoisti. All'interno di una stessa comunità, ognuno vive per conto suo, soddisfacendo esclusivamente i propri bisogni e le proprie necessità, lasciando che gli altri gli marciscano davanti. Loro erano esattamente così.
Maledettamente tremendamente egoisti. Eppure, io ci ero cascata dentro.
Nathan era uno di loro. Però mi sembrava diverso, a volte. Non sempre. Ma neanche mai. Io lo capivo, lo sentivo, che lui in fondo era buono.
Me lo ripeteva sempre, guardandomi negli occhi. - Tu sei un'amica, Meli, non ti tradirei mai, lo sai -. E mi guardava negli occhi. Io ci credevo, credevo alle sue parole. Credevo ai suoi occhi. Ai suoi occhi stanchi.
Non li conoscevo da molto. Uno, massimo due mesi. Avevo perso la cognizione del tempo, mi sembrava di fluttuare costantemente in una realtà indefinita. Credevo di stare bene, così. Mi sembrava di ridere in faccia alla vita. Allo schifo che ricopriva le mie mani. E lì, tra di loro, mi sembrava di aver trovato per la prima volta in vita mia l'amicizia vera. Ma non avevo capito niente. Forse, avrei dovuto sapere prima di quanto sono egoisti i gabbiani.
- Dai, vieni qui -
Ridevamo sempre, immersi nella lucidità opaca delle nostre menti. Sdraiati sul letto, o per terra, piuttosto che su un prato, ridevamo ridevamo ridevamo ridevamo.  Una risata isterica, insaziabile, convulsa, piena, cattiva.
La stanza di Nathan era avvolta dal fumo. Non riuscivo a distinguere il perimetro dei muri. Vedevo solo la luce bianca della finestra.
Ero andata da lui di corsa, sudando. Avevo bisogno di lui, della sua roba.
Gli incubi erano ritornati. Li sentivo inseguirmi per la strada. Sentivo i loro passi, il rumore del passato. Lo sentivo bisbigliare, toccarmi le spalle per poi ritrarsi, credendo di farmi paura. Ma mi sentivo più forte, e mi sentivo più debole. Non sapevo neanche io, cos'ero. Forte, debole. Non avevano più significato, quelle parole.
- So io cosa ci vuole per te. Dai, vieni in camera -
Mi ero accasciata sul letto, tremavo. Avevo bisogno della mia forza.


Gli incubi erano scivolati via in un secondo. Li avevo guardati con rabbia e li avevo terrorrizzati.  Ero capace di scacciarli, di schiacciarli in un solo secondo. Ero capace di decidere io, sì.
- Stai meglio? -
Anche Nathan si era fatto. - Ti faccio compagnia, piccola - aveva detto. Io avevo sorriso, un sorriso stantio. Anche le labbra tremavano.
Scossi la testa.
Era un giorno un po' strano, quello. Per forza. Doveva esserlo per forza.  Nathan era sempre stato così bravo, con me. Nathan mi trattava bene. Era un mio amico. Lo era sempre stato, da quando ero entrata a far parte di quella compagnia. No?
Si era seduto affianco a me. Non lo sentivo nemmeno. Il mio respiro si fermava a un centimetro dal mio naso. Non esisteva niente, attorno. Il vuoto assoluto.
Ma se qualcuno mi toccava, quello riuscivo ancora a sentirlo.
- Nathan, che fai? -
- Ti sto solo abbracciando -
- Mh..  va bene -

Appoggiai la mia testa sulla sua spalla. Mi fidavo di lui, mi stava solamente abbracciando.
Cominciavo ad addormentarmi, e sentii le sue labbra sul collo, il respiro pesante di un corpo che non era il mio.
Lo spostai, lo guardai in faccia.
- Ma che stai facendo? -
I suoi occhi erano sottili, e pieni. Pieni di voglia, di piacere.
- Che vuoi che stia facendo, Meli, dài.. -
Strascicava le parole. Erano spreco di energia.
Non avevo mai pensato a Nathan in quel modo. Ma non sentivo più niente, attorno a me. E non c'era più niente, oltre a lui e a quel letto. E non avevo più una vita. La mia vita era quel momento. Quell'odore acre, quel respiro affannato e le lenzuola fresche, il letto sfatto, sempre.
Cominciò a baciarmi con rabbia e io non ci pensai nemmeno, a ribellarmi.
Mantenevo fede al ruolo che mi ero presa da tempo.

 

 








- Nathan.. Basta, no, Nathan... -
- Sh, piccola, fa' silenzio... -
- Nathan, per favore, togliti -
- Stai ferma.. -
- Non voglio, capisci? Dai, Nathan, scherzavo, dai. Nathan, non voglio, ti ho detto smettila... -
- E io ti ho detto stai ferma e fa' silenzio  -

 

 

 

 

 

 

[Non so cosa sia, sicuramente l'influenza di Thirteen. Se ci sarà un seguito? Forse, può essere]

 

 

 

  
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