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Autore: Unusualize    30/12/2009    7 recensioni
Io sono Chocolate e lavoro al Moulin Rouge da anni. Voglio raccontarvi cosa succede quando al teatro-bordello più famoso di Parigi cala il sipario e il buio invade il palco.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chocolate
Moulin Rouge.
Lavoro qui, come ballerino, da otto anni, e so bene cosa significa.
Questo è un luogo dove tutti i tuoi sogni più proibiti prendono vita, dove la perversione si sente nell’aria, nelle risate dei ricchi francesi ubriachi, nelle ballerine che spudoratamente si lasciano toccare da mani senza srupoli… L’eccitazione è ovunque.
Ma qui non siamo tutti uguali,no.
Al Moulin Rouge girano due tipi di “ragazze da compagnia”: ci sono quelle cui pudore le ha abbandonate molto tempo prima che entrassero a lavorare qui; e sospetto che non ne abbiano mai avuto. Queste ragazze, sì, ragazze, non si lasciano intimidire dalle languide occhiate degli uomini di mezz’età; al contrario ricambiano profondamente riconoscenti.
Sono quelle donne buone soltanto ad una cosa.
Una di queste vere prostitute è, per esempio, Mimì.
E’ venuta qui dopo di me, circa tre anni dopo, dalla Spagna. Lì era considerata una delle migliori ballerine che esistessero, sì, perché molto si può dire di Mimì, ma non che non sappia indurre suademente gli uomini a svuotare i portafogli. Con uno sguardo, un movimento azzardato delle anche ed un solo piccolo bacio aveva fatto indebitare buona parte dei clienti abituali.
Per questo Harold la teneva con sé, nonostante il suo caratteraccio. Per come si muoveva sul palco.
Ma Mimì è soltanto un assaggio. Il Moulin Rouge può darti molto di più.
Satine…
L’unica donna, si donna, che abbia mai amato davvero.




Nel silenzio dell’enorme stanza dove stiamo tutti, aspettando, io sono nascosto nel buio.
Non si sente altro che qualche passo, di tanto in tanto un colpo di tosse.
Nessuno parla.
Io non parlo.
Nel silenzio e nel buio…
Me ne sto appoggiato ad una parete, guardando con aria interrogativa Mimì dirigersi da Christian, che sembra aver appena perso una persona cara da quanto è depresso. Si, perché tutti vogliamo bene a Satine, ma lui…
L’aveva implorata di non andare col Duca, io li ho visti. Mi è venuta la nausea. O forse solo un attacco di gelosia.
-Non preoccuparti, Shakespeare… - gli dice Mimì, sedendosi sulle sue ginocchia- Avrai il tuo finale. Quando il duca finirà…in…lei!-
Christian la sbatte via da sé violentemente,
“Bel colpo, ragazzo!”
e lei gli si fionda addosso come una tigre, furiosa, gli artigli pronti a colpirlo, a fargliela pagare.
Manuel la porta via, la calma, poi torna da Christian e lo guarda profondamente:
- Mai innamorarsi di una donna che vende se stessa… -sussurra, mantenendo quanto gli è possibile la calma.
“Troppo tardi, amico!”
-Finisce sempre… MALE!!-
Con passo serio e fiero da argentino torna nel grande atrio.
-Abbiamo un ballo… nei bordelli di Buenos Aires… -
Un semplice gesto della mano e il pianoforte e i violini iniziano a suonare una canzone che sa di passione, dolore e amore.
Prosegue, il pianoforte accompagna i suoi passi in sottofondo.
-Racconta la storia… di una prostituta-
E la luce bianca del riflettore va ad illuminare Mimì, che si è rintanata in un angolo a farsi i fatti suoi, ancora guardando in cagnesco lo scrittore. Chissà perché, non me ne stupisco.
Tutti fischiano e sogghignano. Nessuno ne è stupito.
Lei scende le scale ridendo.
Ecco perché non sarà mai come Satine: lei ride divertita quando le si dà della puttana, non reagisce come invece farebbe lei. Ecco la loro grande differenza: Satine è stata costretta qui, come un uccello ingabbiato; Mimì l’ha scelto.

Manuel canta.
Parla di desiderio per Roxanne, la più bella tra le prostitute, di passione, di sospetto…
Mai innamorarsi di una donna che vende sé stessa…
…gelosia, rabbia e tradimento…
Se una donna si vende per vivere non puoi innamorartene: sai che lei non sarà mai completamente tua, sai che scivolerà fuori dal letto ancora mentre dormi e andrà per la strada a guadagnare. Sai che altri uomini la guarderanno con la stessa lussuria che avevi tu negli occhi quando la vedesti per la prima volta e te ne innamorasti.
Vorresti prenderla e urlarle che quella non è vita; la imploreresti di scappare con te per avere un futuro migliore, via dalla strada…
Ma sia che lei non ti ascolterebbe e continuerebbe a fare ciò che fa da anni.
Mentre svicola dalle tue braccia la vorresti uccidere.
Finisce sempre… MALE!
E così fu…

Mimì è stesa a terra, in posa dannatamente teatrale, troppo…
Roxanne è morta.
Mi allontano fino a scomparire dietro le quinte.
Christian è davanti a me. Non avevo notato che si era alzato.
Cammina svelto fuori dal teatro ed io lo seguo lasciandoci alle spalle i ballerini che hanno appena terminato il loro tango; arriviamo alla Torre Gotica.
“Pazzo! Se il Duca ti scopre è la fine per tutti!” non do voce a questa frase, nonostante vorrei urlare.
Satine è al balcone, un’immensa collana tempestata di diamanti accarezza la sua pelle nascondendo la scollatura del vestito vermiglio con mille gemme brillanti alla luna.
Lei lo vede. Christian la vede.
Io li vedo. Il Duca li vede!!
“Cazzo!”
Satine rientra e Christian, silenzioso, continua sulla sua strada, sotto lo sguardo infuocato di gelosia del Duca; perfino io lo vedo tremare di rabbia.
Entrambi lo seguiamo con lo sguardo mentre sparisce tra i vicoli della zona più povera di Parigi.
Il Duca rientra chiudendosi l’enorme finestra della stanza alle spalle e lo sento urlare alla donna.
Posso tornare indietro, posso seguire l’idiota e urlargliene di tutti i colori ora che ci ha condannati ad una vita da cicercensi! Ma non gliene importerebbe, perché sa di aver perso Satine, e non gli importerebbe più di nulla.
Ma forse non è troppo tardi se salissi e spiegassi perché Christian e io eravamo in strada inventandomi una scusa per portarla via di lì.
“Si, funzionerà!”
Salgo di tutta fretta le scale. Infischiandomene del mio respiro affannoso e delle gambe doloranti, percorro più di cento scalini, prima di arrivare alla porta. Sento delle urla, Satine piangere e singhiozzare. Giurerei di aver anche sentito lo strappo di un tessuto.
”Il suo vestito rosso?”
Entro sbattendo la porta: Satine, in lacrime, è sdraiata sul letto, con gli occhi chiusi, coperta solo dalla biancheria intima nera; il Duca la guarda, lussurioso, singhiozzare.
Senza esitare prendo un centrotavola dall’enorme banchetto e glielo tiro in testa; questo cade svenuto ai miei piedi.
Lei apre un occhio e spalanca la bocca in un’espressione di stupore e paura nel vedermi lì, un candelabro in mano, che guardo il Duca steso a terra senza sensi. Saltà giù dal letto e mi abbraccia. La stringo forte a me affondando le grandi dita scure tra i suoi capelli rossi.
Satine…
-Grazie, Chocolate… - mi sussurra dolce, alzandosi in punta di piedi per arrivare al mio orecchio.
Senza parlare mi sfilo la giacca e gliela poso delicatamente sulle spalle.
-Andiamo via, madame -
Entrambi lanciamo un ultimo sguardo al Duca e poi corriamo via nel buio e nel silenzio di una Parigi notturna.

A malavoglia la porto da Christian: la vorrei tenere solo con me, sussurrarle che va e che andrà tutto bene; vorrei essere il destinatario delle sue calde occhiate e dei suoi baci lanciati nell’aria, guidati dal vento alle sole labbra dello scrittore.
Lei gli salta al collo, come ha fatto con me prima, e si sfoga dicendogli apertamente che lo ama.
Stringo le mani in pugno e contraggo la mascella.
Lui le dice che possono fuggire, lontano dal Duca, via dal Moulin Rouge.
Ho paura di perderla, anche se so che non è mai stata mia.
-Chocolate… -mi chiama lui- Accompagnala a fare le valige… nessuno deve vedervi!-
-Ho… ho capito… -sussurro mantenendo calmo l’istinto in me di buttarlo giù dalla finestra.
Lo faccio solo per Satine, per quella lei che ora vedo sorridere radiosa nonostante le lacrime di paura e dare un bacio appassionato al suo amore.
Ed io sparisco ancora nel silenzio e nella parte buia della stanza.
Per l’ennesima volta io non esisto, per lei, per tutti.

Chocolate
  
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