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Autore: FranCullen    31/12/2009    2 recensioni
Ciao Ragazzi! Questa è la prima fic che inserisco e ci terrei a sapere cosa ne pensate. Isabella Swann è una cantante in riabilitazione, che per riprendere possesso della propria vita si trasferisce a Forks, dove in contrerà Edward un caso patologico della moda con spessi occhiali e vestiti anni '40... riuscirà Bella a guardare oltre le apparenze?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 Guardavo l'aereo sollevarsi da terra con le lacrime agli occhi, addio Italia mia. Il mio posto, l'unico dove potevo essere me stessa, cosa avevo fatto per meritarmi tutto questo? Cosa avevo fatto per meritarmi una punizione così dura?
Qualche scatto era bastato a far cadere la facciata della dolce beniamina d'Italia, la bambina con la voce d'angelo diventata adesso il simbolo dell'Italia Pop in Europa.
Pochi stupidi scatti erano serviti a farmi crollare addosso il mondo.
Avevo espressamente chiesto un posto vicino al finestrino così da perdermi nel cielo teso e prefetto che caratterizzava Roma in quel periodo dell'anno, sorvolavamo il mio universo, la mia casa e i miei ricordi, sorvolavamo tutto, per la mia stupidità, la mia voglia di strafare, di strapparmi da dosso quella maschera di falsità che si era creata e che mi avvolgeva. Tutto perso, perchè volevo provare a fare qualcosa di diverso.
"LA REGINETTA DELLA MUSICA ITALIANA SORPRESA CON DROGHE LEGGERE!"
"CANTA CHE TI PASSA, BELLA!"
"CHI CE LI HA MESSI TRE CHILI DI ERBA NEL TUO BAGAGLIAIO?"
"BELLA HA BISOGNI DI RIABILITAZIONE."
I titoli mi scorrevano davanti agli occhi inesorabilmente e le lacrime che avevano iniziato a rallentare si ripresentarono. La signora accanto a me, visibilmente infastidita dai miei singhiozzi riprese a leggere la rivista alla quale era incollata.
Dovevo calmarmi e lentamente iniziai a prendere profondi respiri, in modo che il petto non si dilaniasse dal dolore, chiesi una bottiglia d'acqua all'hostes affabile che arrivò due minuti dopo. Intanto sciolsi il foulard che avevo sul capo come copertura e mi tolsi gli occhialoni da diva che portavo per non rivelarmi agli altri e non rivelare a me stessa le profonde occhiaie che ormai mi solcavano il volto. Avevano deciso di darci un taglio, mi avevano tagliato i lunghi capelli platinati facendi arrivare fino alle spalle in una lunghezza decente e cambiarono il colore dal biondo quasi rosato eccessivo al mio naturale castano anonimo, avevo cambiato tutto di me, ancora una volta.  Avevano dato il via ad una dieta ricostituente a base di proteine e vitamine che mi aveva fatto mettere un po di ciccia ovunque, adesso ero una ragazza normale, come tante altre,con un culetto sproporzionato e la pancetta visibile quando mi s
sidevo, solo che adifferenza delle altre avevo la voce di un angelo, il passato di un diavolo e più soldi di tutti i passeggeri a bordo.
"Che scandalo!" osservò adirata la signora accanto a me.
Appena sentii quella parola (ormai un taboo per me) inforcai gli occhialoni e mi girai a guardare ancora una volta il paesaggio etereo che avevo davanti.
"Ma chi si crede di essere questa? Prima ci abbindola con il suo faccino e  poi la beccano con sa solo Dio cosa nel bagagliaio!"
Ok, stava parlando di me.
E per di più lo stava facendo con me.
Mi girai verso la signora cercando di non guardare il mio volto sulla copertina di "VISTO!" e le dissi con tranquillità:"Ha perfettamente ragione." per poi riportare la mia attenzione al finestrino. Da Roma a Seattle ci vogliono 13 ore e per arrivare a Forks ce ne vogliono altre 4, era lì che stavo andando. Per ricostrurmi una vita, ma anche per ricostruirmi come persona, mi chiamo Isabella Swann, in arte Bella, ho 17 anni e sono una cantante pentita.


Il volo andò proprio come me l'aspettavo: lento e noioso.
Solo la visione del film mi rallegrò per poco, Harry Potter non si rifiuta mai.
Quando l'aereo atterrò bruscamente mi ridestai dal dormiveglia che si era abbattuto su di me e mi preparai a scendere togliendomi gli occhiali che adesso non mi servivano più, era notte inoltrata e ad aspettarmi c'era Jacob il mio cane da guardia per tutto il periodo in cui sarei dovuta rimanere a Forks, con lui il mio soggiorno sarebbe stato un po più piacevole, o almeno speravo.
Quando arrivai all'uscita notai subito il mastodontico colosso indiano che mi si parava davanti, la gente aveva tracciato intorno a lui un confine netto, erano visibilmente spaventati e sinceramente anche io mi sentivo in soggezione, era ENORME! Non nascondo il fatto che fosse un bel ragazzo, bei denti, mascella scolpita e occhi vispi e neri, i capelli erano una cascata corvina talmente lucida e pulita che mi ci sarei potuta specchiare e sembrava affabile, mi feci forza e mi diressi verso di lui, che non aveva la più pallida idea di quale fosse la mia faccia. Il ragazzo nonostante fosse molto giovane, era richiesto in tutta America come bodyguard e Caius, il mio manager aveva preteso lui per controllarmi, ovviamente avrei dettato io le regole, odiavo chi mi opprimeva e chi cercava di tarparmi le ali, l'unico compito del ragazzo sarebbe stato proteggermi dai pericoli e non intromettersi nella mia vita privata.
Appena gli fui davanti abbassò lo sguardo per quanto era alto e mi guardò con gli occhi stralunati.
"Tu devi essere Jacob,  io sono al tua protetta, piacere Bella." gli dissi affabilmente.
"Pensavo fossi bionda!" mi disse come per rimproverarmi, brutta mossa. Molto brutta.
"Si, ho deciso di cambiare, allora mi porti a casa o devo chiamare un taxi?" gli dissi nervosa. Insomma ero stanca, sporca e per di più depressa e lui si metteva a parlare dei miei capelli? Assurdo. Addio a tutti i bei pretesti di farmelo amico o farmelo e basta.
"Ehm, si scusa." mi disse farfugliando e conducendomi verso una Merchedes Benz classe A color panna.
"Bella macchina." commentai atona. La prese come un'offesa anche se sinceramente la macchina mi piaceva. Sbuffai e mi appoggiai al sedile chiudendo gli occhi.
Appena lo feci gli occhi cedettero e mi abbandonai ad un sonno profondo e colmo di stanchezza. Non so quanto tempo dopo sentii una mano picchiettarmi sulla spalla MOLTO fastidiosamente. Aprii gli occhi ancora stordita ed esordì con un:"Cazzo vuoi?"  in italiano, non aveva capito, ne ero certa, lui non disse niente e si limitò ad indicarmi un cartello alquanto spartano che recitava BENVENUTI A FORKS.
Yuppi.
La mia euforia era tangibile, sembravo morta o semplicemtente in coma.
"Quanto dista casa mia?" gli chiesi.
Lui si ridestò da chissà quali pensieri e mi rispose che mancavano più o meno dieci minuti.
Persi un grande respiro e mi schiarii la voce cercando di assumere un'aria autoritaria.
"Allora, credo che Caius ti abbia avvisato che a dettare le regole sono io..." lui assentì con un cenno della testa, socievole e pure logorroico, non potevo chiedere di meglio!
"...bene allora ascoltami attentamente perchè non te lo ripeterò visto che sono stanca.
Prima regola:io decido dove andare e con chi andare. Seconda regola: io mi vesto come voglio e non accetto commenti. Terza regola: tu non entri in casa mia se prima non mi avvisi  almeno con una chiamata, sorvolerò solo in casi straordinari. Quarta regola: è tuo unico compito tenermi alla larga dai pericoli e le tentazioni quali alcool e feste poco raccomandabili. Quinta regola: non accetto che tu mi giudichi, non mi conosci se non per sentito dire, inoltre se rispetti le altre regole metterò una buona parola per te e potrai avere anche un'aumento Jacob. Tutto qua, non mi sembra difficile." finii esausta.
"Non lo è Bella, non ti preoccupare, non mi interessa minimamente la tua vita privata se non per lavoro e non ti giudico anche perchè non ho la più pallida idea di chi tu sia."
Inizia a sorridere e mi scappò un sospiro felice.
"Che c'è?" mi chiede incuriosito.
"E' bello sentirselo dire per una volta."

Dopo che Jacob mi aveva fatto fare il giro della casa completo lo congedai, dicendogli che avrei potuto perfettamente trovare da sola la scuola l'indomani mattina, lui mi chiese di stare attenta e mi lasciò il suo numero per eventuali imprevisti.
Mi ritrovai a vagare per quella casa immensa da sola e la cosa non mi dispiaceva affatto, amavo la solitudine, starmene da sola e strimpellare e canticchiare  e si anche parlare da sola, Dio solo sa quanto mi manca la mia lingua!
Mi diressi verso quella che sarebbe stata la mia camera e la guardai soddisfatta, ovviamente Caius aveva tappezzato dei miei poster la camera che aveva un'aria accogliente anche grazie ai miei colori preferiti che padroneggiavano sulle tende e sul copriletto. Il rosso era sempre stato il colore che mi rispecchiava di più. Insomma era il colore della forza del sangue della passione e dell'amore tutte cose potenti e che mi affascinavano molto... i miei premi erano in bella vista sulle mensole di cedro, li sfiorai uno ad uno con la mano tremante, erano stati questi premi a farmi perdere il lume della ragione. Mi ero illusa che una persona con così tanta fama e talento potesse fare quello che voleva... dorgarsi, bere e fare sesso a più non posso, ero la regina del mondo. Del mio fottutissimo mondo, un mondo dove gli sfarzi e i vizi avevano deviato la mia giovane mente e mi avevano trasformata in un'altra stupida cantante da karaoke... nulla aveva più significato, la mia musica: un tempo il mio cibo e la mia aria era diventata insulsa e priva di senso, gli altri la scrivevano per me, per accontantare il pubblico giovane, per non farlo riflettere, per sottometterlo sempre di più ai media.  Ero diventato un'altro stupido strumento di quei media che tanto prendevo in giro nei miei testi.
Con queste parole che mi rimbombavano nella testa mi misi a letto, infreddolita e stanca, il mattino dopo sarebbe stato sconvolgente, Forks High School, sto arrivando.
  
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