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Autore: Dragana    31/12/2009    7 recensioni
"E gli opposti si attraggono, no? Lo sanno tutti. Anzi meglio: i nemici mortali si attraggono, no? Lo sanno tutti. E loro erano un vampiro e un licantropo. Nemici mortali.
Perchè da ragazzini si ricama su tutto.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Carlisle Cullen, Leah Clearweater
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota iniziale: prima che qualcuno si chieda se mi è partito un embolo, specifico. Questa storia è stata scritta per il concorso "The chosen" indetto da Senihal sul forum di EFP. Si trattava di sorteggiare a caso un personaggio maschile, uno femminile ed il finale, e di raccontare il rapporto tra questi due personaggi che doveva essere necessariamente più di un’amicizia.

Quando mi sono usciti “Leah”, “Carlisle” e “finale Angst” ho passato un quarto d’ora a ridere. Bene, detto ciò mi rimetto alla clemenza della corte.

 

 

 

 

IL DOTTORE E LA LUPA

 

La luce arancione del crepuscolo si riversava liquida sul verde della boscaglia, scivolando sulla casa e lasciando in ombra la grande vetrata posta ad est. Dalla stanza scura si vedevano bene il prato antistante la casa e le due figure immobili che stagliavano lunghe ombre al loro piedi: l’uomo biondo e la ragazza bruna.

 

Chissà come diamine era iniziata, quella storia troppo assurda per essere vera.

O meglio: chissà come aveva potuto trasformarsi in… in cosa, santo cielo? In quel rapporto troppo torbido per essere amore e troppo fisico per essere affetto, e troppo contro tutto per essere credibile.

Eppure esisteva.

Anzi, no. Era così che era iniziata, semplicemente: lui era un dottore vampiro, probabilmente l’unico al mondo, lei una donna licantropo, probabilmente l’unica al mondo.

Lei aveva avuto una vita normale, che poi era divenuta tragica: una tranquilla studentessa con il college ed il matrimonio già dipinti nel prossimo futuro. Almeno fin quando il suo fidanzato l’aveva lasciata per la sua migliore amica, si era trasformata in un mostro, suo padre era morto, lei aveva scoperto di poter leggere la mente degli altri mostri compresa quella dell’ex fidanzato innamoratissimo dell’altra,  infine le si era congelato il ciclo e temeva di essere divenuta sterile.

Lui aveva avuto una vita tragica, che poi era divenuta normale: al seguito di un padre folle predicatore, a combattere mostri che l’avevano trasformato in uno di loro, sempre in lotta contro i suoi istinti per salvare la sua anima,  solo, come unici compagni altri mostri che agivano contro la sua morale. Almeno fin quando non aveva imparato a controllarsi, per poi formarsi una famiglia e trovarsi un lavoro onesto.

Lui era pallido e biondo, lei scura e mora.

E gli opposti si attraggono, no? Lo sanno tutti. Anzi meglio: i nemici mortali si attraggono, no? Lo sanno tutti. E loro erano un vampiro e un licantropo. Nemici mortali.

Però… però lei aveva bisogno di risposte, risposte sul suo corpo, risposte che un medico umano non poteva riuscire a dare. Mentre lui sì, lui avrebbe almeno potuto provare.

Lui non avrebbe mai rifiutato a nessuno il suo aiuto. Ed era stato poco a poco, goccia a goccia, che si era assuefatto a quella pelle serica, ramata e bollente, così diversa da quella gelida di sua moglie. Che l’odore di lei, quell’odore selvatico di foresta e, perdio, sesso, aveva sostituito nelle sue fantasie la delicata Acqua di Parma della consorte. Non aveva capito com’era stato possibile e quando, sapeva solo che non poteva più fare a meno della giovinezza di lei, delle sue battute caustiche, dei suoi baci selvaggi.

E lei, spinta in una realtà di cui non voleva far parte, sballottata dalle onde della vita, aveva trovato un porto sicuro tra le braccia di lui, nella calma autorità della sua voce, nella pacatezza del suo sorriso e nella saggezza della sua esperienza.

Chi l’avrebbe mai immaginato? Erano perfetti. Sui due piatti della bilancia i pesi delle loro esistenze erano in preciso equilibrio. Opposti e complementari.

Eppure non avrebbero mai potuto stare insieme. Chiaramente. Non potevano perché lui era sposato, aveva una famiglia che non si poteva sfaldare e una morale solida, incrollabile e severa come la croce di legno scuro di suo padre. Mentre lei aveva un branco, un compito da svolgere nei luoghi dei suoi antenati, ed un orgoglio smisurato ed erto come la scogliera a picco sull’oceano della sua terra.

Così cercavano di tenersi lontani l’uno dall’altra. Di non pensarsi, di non vedersi. Ma non sempre ci riuscivano. C’erano troppe scuse: i risultati delle analisi, i rapporti al capobranco. Il semplice passare di lì quando tutti erano a caccia di lei, combinato con l’andare a caccia da solo per farsi trovare lì quando ci andavano tutti gli altri di lui. Ed ogni volta erano baci, erano lacrime e risa, era fare l’amore. Erano attimi di felicità talmente amara da togliere il fiato.

E non poteva più continuare. Per i compagni di lei, che sapevano troppo, e per la famiglia di lui, che sapeva troppo poco. Così lui aveva deciso: se ne sarebbe andato. Portandosi dietro la famiglia, ricominciando da un’altra parte come tante volte aveva già fatto, lasciando lei nel luogo che le apparteneva. E lei aveva approvato la sua decisione, consapevole che non poteva andare in nessun altro modo. Si erano appartenuti l’uno all’altra per l’ultima volta, come se il domani non esistesse più. Ed in un certo senso era così, per entrambi.

Ed ora era l’ultimo saluto, in quella serata di luce arancione che stagliava ombre nere sul verde del bosco. Un saluto necessariamente contenuto, occhi negli occhi, senza osare neppure toccarsi.

Le ultime frasi: lui le diede la notizia che da tempo teneva nascosta dentro di se’, da cui era nato tutto, una notizia da dottore. Lei lo sapeva già, in fondo, che figli non ne avrebbe mai avuti, che non poteva averne. Lui amava una donna sterile. Lei amava un uomo morto.

Lei lo salutò con un cenno del capo, lui alzò la mano. E nel medesimo istante si voltarono, lei verso il bosco e lui verso la casa, per non vedersi mai più.

 

-Leah è passata per dire ad Esme da parte di Sue che sono arrivate le tende e quando vuole può andare a sceglierle, Esme non c’era e così ha lasciato detto a Carlisle. Carlisle le ha chiesto a che ora non creasse disturbo e Leah ha risposto che dopo le otto va benissimo.-

Nessie, che guardava il prato da dietro la vetrata della grande sala in ombra, sussultò. Si girò colpevole verso suo padre che la guardava accigliato, sentendo tutto il sangue che aveva avvamparle sulle guance.

-Da quanto tempo sei lì?-, pigolò imbarazzata. Per tutta risposta lui scosse la testa.

-Io capisco che nell’adolescenza sia normale inventarsi storie d’amore tormentate… ma una stupidaggine come questa, Nessie, mi chiedo davvero come possa esserti venuta in mente!-

 

 

 

 

 

 

 

Nota finale: ho corretto un paio di cosucce. Ovviamente se notate altri errori segnalatemelo, perché qui la vecchiezza avanza implacabile ed un altro anno se ne va!

A proposito: buon due-zero-uno-zero su le maniiii!

 

 

   
 
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