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Autore: purple benny    01/01/2010    1 recensioni
la storia parla di una ragazza italiana che si trasferisce in America e dove incontra Jacob i Cullen e altri personaggi
Genere: Commedia, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jacob Black, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Era il 18Dicembre 2008 quando mia madre mi diede la notizia più brutta della mia vita.
Ero nella mia camera e stavo studiando, ormai erano le vacanze di natale, e anche se odiavo studiare, sapere che tra un po’ ci sarebbero state le vacanze mi rendeva felice, ma la mia felicità stava per finire.
Quando mia madre e mio padre entrarono con uno strano sorriso stampato in faccia, così parlai per prima.
-Che succede mamma?-
-Ehm Beatrice, io e tuo padre dobbiamo dirti una cosa. -
-Dimmi mamma, qualcuno sta male?Che cosa è successo?-
-No, niente di grave anzi, è una cosa che ti piacerà molto.-
-E cioè?-
-Bé vedi il 2 gennaio andremo in America.-
A quelle parole cominciai a saltare di gioia, era sempre stato il mio sogno farmi una bella vacanza lì,ma non riuscivo a capire perché mia madre fosse così triste.
Poi parlò di nuovo.
-Ehm ma non è tutto.-
-Cosa ci può essere di più bello di una vacanza in America?-
-Bé vedi non è una vacanza.-
-Ah no?-
-No, perché noi andremo a vivere lì!-
Nello stesso istante cui finì la frase tutta la felicità di un momento prima svanì, lasciando posto a rabbia e tristezza.
Senza dire una parola scappai in bagno e mi chiusi dentro.
Mia madre mi seguì.
-Bea su dai non fare così.-
-Non fare così? Ma vi rendete conto di cosa mi avete appena detto?-
La mia voce tremava e le lacrime uscivano con forza dagli occhi.
-Vedrai che ti troverai bene.-
-Tu non capisci, io qua ho la mia vita, i miei amici, i miei cugini!-
-Lì ti farai ancora più amici lì,vedrai.-
-Sì certo e come parlerò loro? Parlano l'inglese e sai benissimo che io sono un disastro!-
-Oh su, non dire così.-
-Certo, a voi che importa, tanto avete già deciso, perché non me lo dicevate il giorno prima di partire!-
-Perché non sarebbe stato giusto, devi salutare tutti i tuoi amici e compagni di scuola, e poi così potevi decidere anche tu stessa se partire o meno.-
-Come se non l’aveste già deciso, e se io dico di no?-
mia madre stava per rispondermi ma arrivò mio padre e la bloccò
-Tu non puoi dire no, chiaro? Tu vieni in America con noi! BASTA, discussione chiusa!-
I miei genitori si allontanarono e io per la rabbia diedi un pugno alla porta; non sentiineanche il dolore, ma poco dopo le mie nocche cominciarono a sanguinare, così misi la mano sotto l'acqua e poi la fasciai; uscii dal bagno e andai in camera mia.
Dopo un paio di ore mia madre bussò alla porta e mi disse che la cena era pronta.
Io non risposi, al contrario restai sempre immobile sul letto fino ad addormentarmi.


Il giorno dopo mi alzai, credevo che la brutta notizia di andare a vivere in America fosse solo un sogno, poi guardai la mia mano fasciata e capii che mi ero sbagliata, così sempre di malumore mi preparai per la scuola, e senza salutare nessuno uscii di casa.
Per tutto il giorno fui molto silenziosa, cosa che fece preoccupare i miei compagni, ma io non li degnai di uno sguardo, così la giornata trascorse molto lentamente.
Tornai a casa e mia madre mi salutò con un bacio, ma io non ricambiai, restando immobile.
Per di più non dissi una sola parola e così facendo mi rinchiusi in camera.
Mi buttai sul letto e cominciai a pensare.
"Come può mia madre pensare che io possa essere felice per tutto questo? Perché non hanno chiesto il mio parere? E ora che cosa faccio? Tentare la fuga non mi servirebbe a niente...e poi domani é l'ultimo giorno di scuola e devo salutare la mia adorata classe...Con che coraggio gli e lo dico?Inoltre dovrò dirlo ai miei amici...che strazio."
Ero letteralmente distrutta, e per di più avrei passato il Natale più brutto della mia vita, senza gioia e felicità, ma solo tristezza e dolore.
Così la giornata la passai chiusa in camera; uscivo solo per andare al bagno e ogni volta mia madre e mio padre cercavano di parlarmi ma io non rispondevo poi verso mezzanotte uscii dalla mia camera e andai in cucina a sgranocchiare qualcosa, visto che era dalla sera precedente che non toccavo cibo.
Così mi feci un panino, ma già al secondo morso lo stomaco mi si chiuse e i pensieri della mia partenza rientrarono nella mia testa, facendomi passare l'appetito, così rimisi a posto e cose e tornai in camera. Mi misi a letto e mi addormentai.
La mattina seguente feci la stessa cosa del giorno prima e uscii di casa senza salutare.
Appena arrivata a scuola vidi che in classe c’erano tutti e la prof ancora non era arrivata, così cercai di richiamare il silenzio, e poi con voce tremante parlai.
-Ehm ragazzi,avrei una cosa da dirvi.-
Una mia compagna vide che ero strana, così si avvicinò a me.
-Ehi Bea che cosa ti succede??-
Non riuscii a trattenere le lacrime e cominciai a piangere; ad un tratto anche chi stava chiacchierando a bassa voce tacque, poi Vanessa parlò di nuovo.
-Ehi, ma cos'è successo?-
Mi feci coraggio e parlai.
Bé vedete ragazzi, oggi è il mio ultimo giorno di scuola qui.-
A quelle parole una decina di perché riecheggiarono nella classe.
-Cosa? E in che scuola andrai?-mi chiese Francesca.
-Non lo so come si chiama, ma non è in questo continente.-
Alzai lo sguardo e vidi la faccia confusa dei miei compagni e continuai.
-Andrò a vivere in una stupida città Americana.-
Appena le mie compagne compreso la situazione scoppiarono in lacrime e mi abbracciarono.
Nel frattempo arrivò la prof e vedendoci in quello stato chiese cosa fosse successo.
Dopo aver compreso la situazione mi venne ad abbracciare anche lei.
Poi ripresero le lezioni fino alle 11 perché da allora in poi si poteva fare festa visto che era l'ultimo giorno di scuola. Le mie compagne provarono in tutti i modi a tirarmi su di morale, ma fu tutto inutile.
Così anche quella giornata era andata e il mio umore peggiorava, ma con la mia classe due giorni dopo avrei avuto una pizzata di classe e quindi dovevo diventare un po’ più allegra.
Inoltre mi sarebbe toccato dire della mia partenza ai miei amici.
   
 
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