Cross Book
Primo
capitolo
“…Perle di sudore
scendevano lungo le sue tempie, in quel momento così pieno e carico di
tensione. La lieve luce lunare non
aiutava il giovane poliziotto in quella corsa frenetica nei vicoli più
malfamati della città, dove appostati in ogni angolo, potevano venire
scorti rifiuti della società o gente abbandonata al suo destino.
Vedeva il suo uomo, correre nel
cercare di seminarlo definitivamente dopo aver avuto la sconsideratezza di
farsi pizzicare nel luogo del misfatto qualche minuto prima che l’uomo,
entrasse nel locale per il solito giro di indagini.
In quella malfatta tracolla che
portava e si agitava venendo sbattuta ripetutamente nella corsa, c’era l’ oggetto di tutti i suoi problemi e i suoi
guai…Inoltre, aveva il vago sospetto che il ladro, o almeno, quell’
uomo, non avesse la benché minima idea di cio
che stava trasportando con se…”
Un suono metallico,
la fece distogliere dalla lettura.
Sospirando per l’
ennesima volta quella mattina, la quarta precisiamo, prese svogliatamente
dal tavolino di fronte a lei, un segnalibro raffigurante un corvo nero e lo
inserì in quelle pagine cariche di mistero e di suspance.
Lisciando con la mano, in un movimento
circolare la copertina ormai usurata del libro, lo poggiò delicata sulla
poltrona, aspettandosi di tornare di li a poco, nel
suo impegno preferito.
Si calò gli occhiali sugli occhi
e a passo deciso, percorse il breve corridoio che portava alla sua scrivania.
Non rimase per nulla impressionata di
vedere il suo capo a braccia conserte e con lo sguardo astioso che per l’ ennesima volta, l’aveva pescata a
distogliersi dal lavoro.
-Si?-Domandò quindi inforcandosi
gli occhiali con una mossa decisa e mettendo in modo allineato i tacchi che
portava a lavoro come di consuetudine.
-Mi chiedo quante volte ti debba dire
le solite cose signorina Nami…-Cominciò così il suo
discorso il suo superiore.-Lo sai anche tu più
di me, che in questa settimana mi sono raccomandato più volte.-Si
guardò dietro e afferrò con una mano, muovendo un solo passo, la
sedia alle sue spalle.-Mi capisci Nami?-
La ragazza per far distendere i nervi,
soffiò aria dal naso e cercò di rilassarsi. Moderò la voce
e accompagnato da un cenno affermativo con la testa, prese
parola.
-Si, signor Icerburg…è
solo che in questa fascia d’ orario-E con il
volto si rivolse al grande orologio alle sue spalle-Non c’è
praticamente anima viva.-Prima che l’ uomo
riprendesse a parlare, continuò- So che questa settimana è
difficile…ci sarà il suo trasferimento per la conferenza a Water
Seven e con il nuovo arrivato, dovrò spiegargli ogni
cosa…ma…-Lo guardò decisa negli occhi-Ho in mano la
situazione!- Forse rammentargli i vari punti che in quella lunga settimana
aveva più e più volte ripetuto, era stata la scelta più
saggia.
Questo poi ai suoi occhi,
la rendeva una ragazza attenta, intelligente e soprattutto responsabile e
affidabile.
-Santi numi…-Si poggiò con
i gomiti sulla scrivania-Forse sono io troppo paranoico…-L’ unica
cosa che il direttore Iceburg voleva per la sua
antica e prestigiosa biblioteca, era essere sempre impeccabile…
Ogni giorno, incaricava Nami, la sua
segretaria, di provvedere ad avere la più ampia scelta di libri e tutti,
anche le novità, erano presenti in quell’ enorme
archivio, lasciando stupiti i visitatori per la vasta e ampissima gamma di
scelta.
-Vedrà che ogni cosa
andrà per il verso giusto…-Lo rassicurò lei, muovendo un
passo indietro e sospirando per averla scampata.
-Si giusto…-Si passò
distratto una mano fra i capelli alzandosi al contempo dalla sedia e tornando
verso il suo studio.
La chiave scoccò nella serratura
non appena quella sera, aveva fatto ritorno a casa.
Entrando circospetta e accendendo la
luce, infuse alla stanza un aria di stanchezza che
solitamente, si manifestava nel più delle volte nel suo lavoro, verso il
pomeriggio.
Scegliere, consigliare, provvedere ed
aiutare…e controllare, non dimentichiamoci.
Insomma, piccole cose che sommate, ti
rendono avvolte la vita difficile e stressante…
Lasciò cadere pesantemente le
chiavi sulla mensola e si avviò nel piccolo salotto, ad appendere il suo
cappotto, un po’ umidiccio per la pioggia che quella sera al ritorno,
l’ aveva sorpresa.
Si soffermò per qualche minuto a
osservare la spia luminosa rossa del telefono, che le segnalava appunto che
qualcuno aveva chiamato e lasciato qualche messaggio.
Alzando gli occhi al cielo, mosse una
mano alla ricerca del pulsante di accensione e con l’ altra,
sbottonava i primi bottoni.
Il suono indistinguibile della
segreteria telefonica scattò, questa l’ avvertiva che aveva a malapena
tre messaggi in rubrica.
Sospirando e togliendosi il giubbotto,
lo appese all’ appendiabiti dirigendosi poi,
come prossima meta, in camera sua a togliersi quei trampoli.
_”Tesoro sono io…”-La voce che parlava anche durante la sua momentanea assenza,
era chiaramente e indistinguibile, la voce di sua madre. –“So che
questa settimana avrai da stringere i denti…”-Tutti sapevano,
all’ interno della sua famiglia, la sua situazione sul campo di
lavoro.-“ Ma non ti arrendere e fatti sentire uno di questi giorni…-Ci
fu un attimo di pausa, per poi, riprendere-“Magari puoi passare da noi il fine settimana che ne dici?”-Scommise che sua
madre, si aspettava una cosa del genere-“Mi fai
risapere”-Terminò il messaggio cominciandone a ruota un
altro-“Sei una figlia di cagna!”-Ecco la voce, anch’essa
inconfondibile del suo ex che aveva piantato in asso gia
da parecchi mesi e che continuava a rompere.
Il terzo messaggio invece, era
più calmo, una voce sostenuta, dolce e morbida come il velluto, un
po’ titubante magari, le fece venire voglia di chiamare. Compose il
numero e si mise appoggiata con la schiena contro il muro nell’
attesa.
-nulla…-Sospirò delusa nel
vedere che nessuno rispondeva a quel numero.
Il breve messaggio era da parte, del
suo nuovo collega di lavoro, che l’ avvertiva che l’
indomani, sarebbe arrivato con giorni d’anticipo dalla sua
cittadina e che non conosceva affatto il posto.
Voleva quindi Nami, scambiarci qualche
parola e informazione, più che altro, precisazioni…
Buttando giù l’
apparecchio si diresse verso il divano dove aveva lasciato ricadere la
borsa appena entrata.
Fece rispuntare fuori,
il libro di quella mattina.
Era strano per lei, era una grande
amante di libri, antichi e recenti, ma mai un libro, nonostante avesse una
trama abbastanza semplice, era riuscita a intrigarla così nel profondo.
Inoltre, non era mai stata una grande
amante di gialli.
Il merito quindi, era dovuto alla forte
figura carismatica che ricopriva il poliziotto in quel racconto.
Fiero, col senso dell’
onore e quando ce ne era il bisogno, si accattivava le inimicizie della
gente.
Non era quindi un lord molto facile con
cui trattare.
La storia era ambientata negli anni del
1800, dove le scoperte scientifiche stavano pian piano, cominciando a radicarsi
nella cultura corrotta del tempo.
Un semplice oggetto…un oggetto
che fin dall’ inizio, non si sa cosa sia e che
è destinato a farsi recuperare dal giovane poliziotto.
Trovava quell’ uomo
fantastico nonostante fosse solo un invenzione letteraria…
Si sentiva vicino a lui, simile per
alcuni versi nel carattere e avvolte, provava ammirazione per la destrezza e
per le scelte che faceva.
Ma d'altronde ,
perché scaldarsi tanto? Si ripeteva ogni qual volta lo prendeva in mano
e riprendeva la lettura nel punto in cui era stata interrotta…Tutto cio, suo malgrado, era solo finzione
…
“…Era
dunque riuscito a requisire un cavallo con tanto di carrozza. Nuovamente, aveva seguito la sua
pista e nuovamente, il fuggiasco scappava con l’ oggetto
dei suoi desideri. Aveva sequestrato quella carrozza per il puro e in dubito sforzo, di mettere fine a quelle corse e a quelli
inseguimenti che mettevano a repentaglio la sua vita.
E
comunque, era da sottolineare, veniva profumatamente pagato…
Fece
scoccare le redini, non appena percepì che l’ uomo,
cominciava a distanziarsi da lui…
Aveva
però, il presentimento…che sarebbe accaduto
qualcosa…”
-Ora però sono
curiosa…-Mormorò fra se e se Nami presa com’era nella
lettura.
Cambiatasi in abiti da notte, si
accoccolò meglio al plaid che portava addosso per non prendere freddo.
Lo scoppiettare del fuoco del camino, era un valido mezzo di compagnia per quelle serate
fredde.
Sbuffante, cacciandosi una mano a
portarsi dietro l’ orecchio una ciocca malandrina, posò sulle
gambe il libro rinfoderato di cuoio. Fece passare il polpastrello sulle pagine
chiuse, per poi, infilarlo fra le ultime pagine…
Non era bene leggere la fine di un
libro…soprattutto se ti appassionava così tanto…
Ma voleva scoprire qualcosa…anche
solo per rassicurarsi…e poi, anche per scoprire se quella certa
“signorina” se la intendeva con il suo poliziotto…
Mordendosi il labbro inferiore con
insistenza, aprì le pagine e chiuse immediatamente gli occhi quando un
fascio di luce e un alito di vento, fecero capolino nella stanza…
-Ahhh!!! Ahhhh!!!-Alzandosi leggermente
sui piedi, aumentava la stretta alle redini che teneva in mano per aizzare i
cavalli a dare il massimo.
Vedeva il cappotto svolazzante del suo
uomo, agitarsi tra il vento, preoccupandosi più che altro, di scamparla
da lui.
Stringeva i denti, mentre passava
attraverso un porticato. Percepì le ruote che sbattevano contro la
strada sregolata e vari scossoni farsi sempre più frequenti…
-Dannazione !-Urlò quasi
vedendolo andare sempre più lontano.
A differenza di lui poi, il suo mezzo,
non portava carrozza o altri ingombri da far rallentare l’
animale.
Un lieve suono, poi sempre più
frequente e più visibile…si abbattè
investendolo in pieno…
Il cavallo si impennò facendo
andare a sbattere la carrozza per qualche metro, per poi, riprendere la corsa
folle verso un punto non bene precisato.
Il giovane poliziotto, si
massaggiò la testa, notando solo dopo pochi minuti, che aveva un piede
nudo, poggiato sulla spalla. Mugugnò qualche verso di dolore tirandosi
su a sedere e scoprì con enorme stupore di aver attutito la caduta a
quella voce insistente che aveva captato prima dell’ impatto.
Con la poca luce lunare, riuscì
a distinguere un poco i tratti, nel sobbalzare di stupore nel vedere che si
trattava di una donna … di una donna in abbigliamento alquanto indecente
per camminare per le strade a quell’ ora tarda.
Gettò un ultimo sguardo alla strada ormai deserta e imprecante,
riuscì a riprendere il controllo del cavallo per rincamminarsi verso
casa.