Capitolo 12
19 dicembre. Kevin rimbalzava nella sua stanza come la
pallina del Pinball. Maledissi mentalmente i suoi fratelli per avermi lasciata
sola con lui perché “dobbiamo controllare i preparativi al ristorante”.
- Accidenti, ma dove le ho messe? – Kev interruppe i miei
pensieri, quasi imprecando.
- Che stai cercando? – provai.
- Le mie scarpe! – esclamò, frugando sotto il letto.
Fissai i suoi piedi.
- Kevin, ce le hai ai piedi. – gli feci notare.
Controllò.
- Ah, scusa sono un po’ agitato. Sai com’è, non ci
si sposa tutti i giorni! – cercò di scherzare, tentando di sistemarsi invano il
colletto della camicia.
- Vieni qui. – dissi avvicinandomi, levandogli le mani
dal bavero e sistemandolo. – Non vedi l’ora, eh? – chiesi, piazzandolo davanti
allo specchio per aiutarmi a controllare la visione d’insieme.
- Già. – sospirò, un sorriso sincero sul volto. – Quando
ci arriverai, capirai. – aggiunse, esaminando la sua immagine riflessa.
- Beh, per ora mi accontento di come sto, anche perché
non potrei stare meglio. – commentai, rispolverando mentalmente tutti gli appuntamenti
con Nick. Sorrisi al pensiero.
- Credo di capire. Sai, da quando sta con te, Nick è
davvero felice. – confessò. – L’altra sera ne stava parlando, e non smetteva un
attimo di sorridere. – aggiunse.
- Quando si sta con chi si ama credo sia normale, probabilmente
era così anche quando stava con … - cominciai, convinta che avesse esagerato un
po’ la realtà per farmi felice. Però ci speravo, e solo questo mi faceva
sorridere.
- Veramente no. È la prima volta che lo vedo così preso
da una ragazza. – m’interruppe. – Stavolta è davvero innamorato, non crede solo
di esserlo. – precisò poi. – Io mi sono accorto della differenza.
- D-davvero? – balbettai. Non potevo crederci, sul serio
Nick era così innamorato di me? Credevo che solo io provassi qualcosa di
talmente forte.
- Su queste cose non riesco a mentire. Anche per te è
così, lo vedo. Ora, non vorrei esagerare, ma secondo me tra qualche anno ci
sarà Nick al mio posto, e tu a quello di Danielle. – scherzò. Risi, ma quelle
parole mi diedero da pensare. E se davvero un giorno io e lui … Scossi la
testa, non riuscivo a pensare di fare un passo tanto importante, ero ancora
troppo giovane per pensarci sul serio. Anche in macchina, diretti in chiesa,
non facevo altro che riflettere su questo. In fondo ero ancora una ragazza di
soli 17 anni, perché ci stavo ancora rimuginando sopra? Scossi energicamente la
testa e cercai di concentrarmi su Kev. Più ci avvicinavamo alla chiesa, più
diventava logorroico. Per lo più parlava di cose che non centravano
assolutamente niente l’una con l’altra, ma fu facile notare che cercava di
evitare l’argomento “matrimonio”, perciò lo assecondai. Quando la macchina
frenò, segno che doveva scendere, si tappò la bocca e mi prese la mano.
- Che c’è? – chiesi. Che domanda stupida!
- S-sono nervoso. E se dovesse succedere qualcosa durante
la cerimonia? – si preoccupò, secondo me inutilmente.
- Danielle ti amerebbe comunque, per lei potreste anche
sposarvi in mezzo all’oceano o per strada, non le importa! – esclamai,
stringendogli la mano. – L’unica cosa che le interessa è che ci sia tu e che
l’ami! – conclusi, lasciandolo e uscendo dalla macchina. Come diavolo faceva a
non capirlo, se era così innamorato?!? Sbuffai, mentre lui mi
raggiungeva.
- Sì, hai ragione. Io … Io sto esagerando, sono troppo
emozionato. –si scusò. Sciolsi la mia irritazione in un sorriso e lo
abbracciai.
- Scusa se ho reagito così, non ci potevo proprio
credere. -. Sorrisi. Mi staccai da Kev e entrai in chiesa, subito seguita da
lui. Si diresse al primo posto, pronto per attendere la sua Danielle. Nei
successivi dieci minuti, la chiesa iniziò a riempirsi un po’ per volta. Kevin
parlottava con una sua cugina, mentre io facevo conoscenza con altri membri
della famiglia Jonas. La simpatia sembrava un fattore di famiglia: uno meglio
dell’altro!
- Come va? – soffiò Nick al mio orecchio. Rabbrividii al
suo fiato sul collo e mi girai.
- Ciao! E tu quando sei arrivato? – chiesi, ricordandomi
che lui e Joe erano al ristorante dove si sarebbe tenuta la festa per
controllare gli ultimi preparativi.
- Adesso. – rispose Nicholas, facendo spallucce.
- Ah, ok. – dissi distratta, guardando l’orologio al suo
polso. – Io devo andare fuori, quando arriva Dani devo essere lì. – spiegai,
dirigendomi verso il fondo dell’edificio. Non appena mossi un passo, Nick mi
prese la mano.
- Vengo con te. – m’informò, lanciando un occhiata
d’avvertimento a Joe e Kev. Sorrisi e uscimmo dalla chiesa. Fuori la
temperatura era molto bassa e aveva cominciato a nevicare, cosa normale
in quel periodo a Long Island.
- Quando mi sposerò, di sicuro lo farò d’estate. –
constatò Nick, sbuffando all’ennesima folata di vento.
- Beh, anche d’inverno non è male. – commentai,
nonostante il freddo fosse pungente.
- Uhm, secondo me per un matrimonio è meglio l’estate.
Ah! Adesso che ci penso, sarebbe meglio in autunno, la mia stagione preferita.
– si corresse.
- E da quando è l’autunno la tua stagione preferita? –
chiesi, dubbiosa. Non mi tornava qualche conto, la sua stagione preferita non
era mai stata l’autunno, a mia conoscenza.
- Beh, lo è da quando Fu-chan mi ha detto che in
giapponese si traduce con “aki” – sorrise, abbracciandomi da dietro un po’ per
riscaldarmi, un po’ per fare meglio la sua figura.
- Ruffiano. Ricordami che devo legare mia cugina a un
palo e slegarla solo in caso di vita o morte. – scherzai, appoggiando la testa
a lui.
- Non puoi, Joe sbarella per lei, gli faresti del male. –
svelò Nick.
- Joe, cosa?!? – domandai incredula. Joe aveva una cotta
per Fujiko? - Come mai non ne sapevo niente?
- Credevo che te lo avesse detto! Insomma, tu ti sei
sempre confidata con lui e lui con te, no? – ribattè.
- Beh, in teoria sì. Ma in fondo sono fatti suoi, se non
vuole dirmelo, non me lo dice e basta. – ragionai.
- Se conosco Joe, te lo dirà. – aggiunse Nick, sicuro che
l’avrebbe fatto. Annuii, anche io certa. Per i seguenti istanti restammo in
silenzio, io mi facevo cullare dalle suo corpo caldo.
- A che pensi? – chiesi, dopo un po’.
- Al matrimonio. – rispose. Mi balzò il cuore in gola,
battendo più velocemente. Matrimonio?! – Mi stavo chiedendo come si
sente Kev. - aggiunse, lo sguardo perso in lontananza. Mi tranquillizzai
un poco a sentire che non stava pensando al “matrimonio” in sé, quanto
all’emozione del fratello.
- Ah. Sai che non riesco ancora a pensare seriamente al
matrimonio? – confessai.
- Comprensibile, abbiamo solo 17 anni. – disse. Aspetta
un momento, “abbiamo”?
- Nicky, ma che hai capito? – chiesi, allontanandomi un
po’ da lui.
- Aki, sono solo supposizioni, tranquilla. – mi calmò. –
Sai, la sera, prima di addormentarmi, penso a molte cose e ieri notte mi sono
messo a considerare la possibilità che un giorno, io e te … - fece una pausa,
nel vedere che mi ero pietrificata. – Comunque, per come la vedo io, sarà
d’estate. Tu sarai bellissima nel tuo vestito, e il sole illuminerà il tuo
sorriso. Probabilmente mia madre piangerà e tuo padre mi guarderà un po’ male,
ma poi anche lui si rilasserà e sorriderà come tutti. L’emozione sarà tanta sia
per me che per te, ma saremo felicissimi quando il prete mi dirà “puoi baciare
la sposa” e la cerimonia si concluderà. La festa poi, oh. – s’interruppe per un
sorriso più grande del precendente, mentre nella mia testa ciò che lui
raccontava appariva sotto forma di immagini. – La festa sarà enorme, con tanta
musica anche dal vivo e divertimento assicurato. Joe farà lo scemo, Kevin non
lascerà un attimo Danielle, magari incinta, e Frankie sarà impegnato a
conoscere le tue cugine sue coetanee. Ogni tanto ci sarà qualcuno che urlerà
“bacio!” e noi lo accontenteremo. Poi … Oh, devo andare!
Nick venne interrotto dall’arrivo della macchina di Dani,
e mi lasciò lì da sola, scoccandomi un bacio sulla fronte. Scossi la testa per
smettere di pensare alle “supposizioni” che aveva fatto il mio ragazzo poco
prima e mi avvicinai alla sposa.
- Ehi Dani, sei bellissima! – la salutai, baciandola su
entrambe le guance. Il vestito bianco Chantilly di Vera Wang. seguiva perfettamente le curve del suo corpo,
mostrando la giusta quantità di pelle del busto e delle gambe. L’acconciatura
era complicata e assolutamente mai vista – o almeno da me, con un fiore di seta
bianca che ricordava quello che portava fra i capelli il giorno che ha
conosciuto Kevin.
- Grazie, anche tu sei veramente carinissima con questo
vestito. – si complimentò, accennando al tubino bordoux che avevo scelto
insieme a lei. Feci un inchino teatrale, facendola ridere, nonostante il
sorriso non abbandonasse le sue labbra dalla sera prima, l’ultima volta che
l’avevo vista. Subito dopo mi raggiunsero le altre damigelle.
Denise pianse quando Kev si levò il Purity Ring per la
fede, e altre lacrime bagnarono le sue guance quando entrambi gli sposi dissero
il fatidico “Lo voglio”. In quei momenti le cingevo i fianchi con un braccio e
le sorridevo, per farle capire che eravamo entrambe felici.
- Puoi baciare la sposa. – disse finalmente il prete,
Kevin Sr. I due ormai coniugi obbedirono, dopo un sorriso a trentadue denti.
Nella mezz’ora seguente, Kevin e Danielle fecero foto un po’ con tutti, sotto
indicazione del fotografo professionista assunto per l’occasione. Io fui
trascinata in una dozzina di scatti, nonostante a volte non centrassi
assolutamente niente. Riuscì a rincontrarmi con Nick solo al ristorante.
- Ehi, è da più di mezz’ora che ti cerco. – mi disse, non
appena riuscì ad avvicinarmi. Gli diedi un bacio sulla guancia, quasi a farmi
perdonare. – Vieni, sei al tavolo con me, Joe e Fujiko, che non è ancora
arrivata. – aggiunse.
- Ah, già, a proposito, sai per caso dov’è? – chiesi,
accomodandomi al mio posto.
- E’ andata con Kev e Danielle, stanno facendo le foto. –
rispose, sedendosi accanto a me. Appoggiai la giacca e la borsa allo schienale
della sedia e mi rialzai.
- Dove vai? – domandò Nick, notando che mi stavo
allontanando.
- Vado a conoscere un po’ di Jonas. – dissi, con sguardo
e voce maliziosi e un sorriso che mi avrebbe perdonato qualsiasi cosa.
- Allora vengo con te. – rispose lui, alzandosi e
cingendomi i fianchi. Mi scappò una risata.
– Che c’è da ridere? – chiese, mentre ci muovevamo verso
un altro tavolo.
- Sei geloso. – gli feci notare, sorridendogli
scherzosamente. Ridacchiai quando arrossì.
- Beh, mi pare ovvio che lo sono, ci vuoi provare con i
miei cugini! – esclamò, il rossore alle guance ancora più visibile.
- Ahahah, non ci voglio provare con i tuoi cugini, io
scherzavo! Però il fatto che sei geloso ha un lato positivo: vuol dire
che non mi tradiresti e che non mi lascerai tanto presto – ammiccai, stavolta
il sorriso malizioso era rivolto a lui.
- Infatti non ho intenzione di farlo. – aggiunse, dandomi
un bacio a stampo. Per qualche minuto girammo per i tavoli, conoscendo altri
membri della famiglia Jonas e alcuni di quella Deleasa. All’ennesimo cugino,
Nick ricevette una chiamata sul cellulare. Quando la chiuse si diresse al
piccolo palco allestito al centro della sala e annunciò a tutti:
- Kevin e Danielle arriveranno in ritardo, il traffico è
bloccato dalla neve.
Un mormorio di disappunto percorse il salone, mentre il
ragazzo ritornò vicino a me.
- Uffa, e noi intanto che facciamo? Ormai li ho
conosciuti tutti i tuoi parenti. - mi lamentai, sbuffando.
- Che ne dici di andare fuori a farci, per esempio, una
passeggiata? – propose, afferrando le nostre giacche.
- Con il freddo e la neve che ci sono? Ma sei pazzo?
- Beh, il ristorante ha piazzato all’esterno alcuni
impianti di riscaldamento; e poi, se avrai freddo, basterà che ti stringi a me.
– ammiccò. – Senza contare che la neve renderebbe il tutto più romantico. –
aggiunse.
- Ma che c’era nel caffè che hai bevuto stamattina? E da
quando sei cos’ convincente? – chiesi, un sorriso spuntò sulle mie labbra alla
seconda domanda. Presi la mia giacca dalle sue mani e lo anticipai all’esterno
del locale. Fuori faceva molto freddo, ma per ora la bufera di neve era
cessata, e solo qualche fiocco ne ricordava il passaggio.
- Wow, fa più freddo di quanto pensassi. – commentò Nick,
abbracciandomi da dietro.
- Già, Kev e Dani non hanno scelto la data giusta. È
risaputo che qui, in questo periodo, ci sono sempre tempeste e bufere di neve.
– considerai.
- Altro motivo per cui il mio matrimonio non sarà in
inverno. – mi ricordò lui. Mi morsi la lingua. Probabilmente era quello che
avevo detto io che aveva ricordato a Nick il discorso che mi stava
terrorizzando quella mattina.
- E dai Aki. Non hai mai immaginato il tuo matrimonio? –
disse. Improvvisamente iniziai a ricordare ciò a cui non pensavo da tanto
tempo.
- Beh, sì, ma l’ho fatto qualche anno fa e lo sposo non
eri tu, nella mia mente. – confessai. Mi morsi di nuovo la lingua.
- Ah sì? E allora chi era? – indagò lui. Si stava
ingelosendo di nuovo, e si vedeva chiaramente.
- Hai presente l’ex con cui ho avuto una storia di 3 anni
di cui ti ho a malapena parlato?
- Sì.
- Ehm, e ti ricordi che i primi dieci anni della mia vita
li ho passati in Giappone, no? -. Annuì, già troppo concentrato su ciò che
stavo per dire. – In quel periodo, sono praticamente “cresciuta” con un
ragazzino, il mio migliore amico, che si chiama Hoshi. Quando mi sono
trasferita in America è stato difficile per entrambi, ci volevamo molto bene.
Presi un respiro profondo e iniziai a raccontare.
- Avevo circa d12 anni …
Oggi non ho proprio niente da fare. È da due anni che
non ho niente da fare. Già, due anni fa ho dovuto lasciare Hoshi. Mi manca
tanto. Da quando non c’è lui a farmi divertire, giocare, sfogare, litigare,
piangere, arrabbiare niente è più lo stesso. Comincio a pensare a tutto quello
che abbiamo fatto – o combinato – assieme: ci siamo arrampicati sul tetto della
casa della signora Sho per recuperare il gatto di Hoshi-kun, abbiamo costruito
un modellino di robot utilizzando muco al posto della colla, lui è uscito di
nascosto di casa per venire a farmi il mio regalo di compleanno nonostante
fosse in punizione, io gli avevo dato in custodia la mia bambola animata
preferita perché … Aspetta, non mi ricordo, perché gliel’avevo data?
Don’t walk away from what you once believed
just call my name and I will help you see ...
Questa è la mia
suoneria. Controllo il cellulare ... Hoshi mi sta chiamando! Rispondo il più in fretta possibile:
- Ciao! I tuoi genitori si sono decisi a farti la
ricarica al cellulare o cosa? – scherzo.
- Sceglierei “o cosa”, chiamarti non mi sta costando
niente. – risponde. La voce è cambiata, è più bassa di quanto la ricordassi.
- Perché? Hanno fatto la promozione “Chiama la tua migliore
amica dall’altra parte del mondo”? – chiedo, ridacchiando.
- Sarebbe utile, ma no. – dice lui.
- Eh?
Probabilmente sta immaginando la mia solita faccia
quando dico “eh?”, le sento ridere. Quanto mi mancava la sua risata!
- Apri la porta e vedrai. – spiega. Anche se
sinceramente non ho capito, mi avvicino all’ingresso di casa, senza chiudere la
chiamata o allontanare l’orecchio dal telefono.
- Ma cosa … ? – comincio, aprendo la porta. Il
cellulare mi casca di mano al vedere chi c’è dietro all’uscio.
- Hoshi! – urlo, buttandogli le braccia al collo.
- Ciao, piccola. Sorpresa! – esclama, stringendomi a
sé. Mi allontano un po’ da lui per guardarlo negli occhi neri, profondi che non
sono mai cambiati. Invece il resto è cambiato: Hoshi è cresciuto. I capelli
scuri sono cresciuti fino a coprire la nuca e arrivare quasi agli occhi.
Finalmente ha smesso di farsi la cresta! E poi è più alto, ora riesce a
superarmi. Il fisico è slanciato, le braccia muscolose e affusolate sotto la
pelle chiara. È proprio … bello. Beh, per me lo è sempre stato ma … Oh, cavolo!
Mi sono accorta che … Lui mi piace!
- Come hai fatto a venire qui? – gli chiedo,
stringendomi di nuovo a lui. Non posso dirgli che mi piace, rovinerei la nostra
amicizia.
- Ho convinto i miei genitori, ma mi ci sono voluti
mesi. E poi … -. La frase rimane in sospeso per qualche secondo.
- E poi? – lo incoraggio.
- Ci trasferiamo qui anche noi. – confessa. Aspetta un
momento, cosa?!? Mi allontano di nuovo per guardarlo in faccia e capire se è
serio. Oh no, lo è!
- Cosa? Perché? Ma come hai fatto? – chiedo,
incredula.
- Non ne sei felice? – ribatte lui, un po’ deluso.
- Sì che lo sono, idiota! – rispondo, e un sorriso si
allarga sulle mie labbra mentre lo stritolo in un abbraccio.
- Ma perché i tuoi hanno accettato? Conoscendoli,
dev’essere una roba enorme. – dico.
- Beh, più o meno lo è. Hanno notato che negli ultimi
due anni non ero il solito, e allora ne abbiamo parlato. Adesso che ci penso,
il motivo per cui ci siamo trasferiti è piuttosto stupido. – constata.
- Vabbè, dimmelo lo stesso. – lo incito, prendendogli
la mano e tirandolo in casa.
- Ehm, ok. Ci siamo trasferiti per … te. – balbetta.
- Per me? – chiedo, confusa. Perché mai avrebbero
dovuto trasferirsi solo per me?
- Aki, tu … Mi piaci. – confessa. Coooooooooooooooooooooooooooooosa?!?
Anche io gli piaccio?!? Non resisto all’impulso e lo bacio, per sbaglio cadiamo
entrambi sul divano.
- Ci siamo messi assieme quel giorno e per tre anni siamo
stati felici. – conclusi. Nick aveva abbandonato la gelosia per la curiosità,
perciò continuò a fissarmi.
- E poi cos’è successo? Perché vi siete lasciati? –
chiese, affamato di informazioni. Ma non è una sit-com!
- Beh … - cominciai, ma venni interrotta da Joe, che era
venuto ad avvisarci che gli sposi erano arrivati. Gli fui grata, non mi piaceva
ricordare perché avevo lasciato Hoshi.
- Ciucciooooooooooooooooooooooo!! – urlò una ragazza, non
appena vide Nick rientrare. Gli buttò le braccia al collo, sommergendolo di
baci sulla testa e le guance. La gelosia mi prese all’improvviso, facendomi
immaginare quella ragazza in brutte situazioni. Questa mi sta già
antipatica! Cominciai a maledirla mentalmente in tutte le lingue.
- E dai, Sophie, lasciami! Sono felice anche io di
rivederti, ma ora basta! – si lamentò Nick, scollandosela di dosso.
- Aki, lei è mia cugina Sophie, siamo praticamente
cresciuti insieme. – me la presentò. La gelosia sparì del tutto.
Sophie mi porse la mano. Era carina: i capelli
lunghissimi castano chiaro facevano da cornice a un viso perfettamente ovale,
gli occhi non troppo grandi e azzurri coperti da un paio di fantastici occhiali
da vista all’ultima moda, la carnagione lievemente abbronzata, le labbra
sottili e il naso dritto e della misura adatta. Era una di quelle persone che
sorridono sempre.
- Piacere di conoscerti, finalmente vedo in carne e ossa
l’ossessione del mio Ciuccio. – disse, facendo arrossire Nick.
- “Ciuccio”? – chiesi. È simpatica!, pensai,
rimangiandomi il pensiero esattamente opposto di poco prima.
- E’ il soprannome che ho dato a Nicholas. – chiarì,
indicandolo. Lui alzò gli occhi al cielo e si allontanò, mormorando un “di
nuovo con questa storia” annoiato. Io rimasi a conoscere Sophie.
- Perché proprio “Ciuccio”? – domandai.
- Beh, tu pensa: “Nick”, il vezzeggiativo è “Nickuccio” e
da quello ho tirato fuori “Ciuccio”, perché “Cucciolo” mi sembrava troppo
banale. – spiegò, incamminandosi verso il tavolo degli sposi, che era anche il
mio, probabilmente per salutarli.
- Io come vezzeggiativo però uso “Nicky”, è diverso. –
commentai. La conversazione spaziò tra i vari modi di fare diminutivi,
vezzeggiativi e soprannomi. Il soprannome di Kevin era “Zio”, nemmeno Sophie
sapeva perché; quello di Joe era “JoJo”, e anche se era banale a lei andava
bene; Frankie invece era “Cicci”, derivato di “ciccio”. Io e Sophie saremmo
diventate grandi amiche, me lo sentivo.
Il resto della festa fu fantastico, Kev e Dani non la smettevano di sorridere e baciarsi quando qualcuno urlava “bacio!”, la musica era fantastica, Nick dolcissimo e tutti gli invitati molto amichevoli. Joe non si staccava mai da Fujiko e lei apprezzava anche se non sapeva perché lui lo stesse facendo. Durante il tour avevano legato molto più di quanto non pensassi, tanto che Danger le chiese di passare assieme il capodanno. Ovviamente ha accettato e lo passarono passeggiando romanticamente nel New Jersey.
Io rimasi con Nick tutta la notte. Uscimmo anche noi a passeggiare, ma dopo poco fummo costretti a rintanarci a casa sua per la troppa gente. E lì ci trovammo Sophie, che voleva passare il capodanno almeno con uno dei suoi adorati cugini.
- Almeno tu, Ciuccio, dai! – scongiurò.
- No, lo voglio passare da solo con Aki questo capodanno. – rispose lui.
Sophie mi fissò con i suoi occhi azzurri e con la faccia da cucciolo abbandonato.
- E dai Nick, non fa niente. – provai, a malincuore, mettendogli una mano sulla spalla.
- Piccola, non lo vuoi nemmeno tu. – fece, leggendo nei miei occhi la verità. Mi circondò con le braccia, unendo le mani dietro la mia schiena.
- Già, hai ragione, ma non voglio lasciare tua cugina da sola la notte di capodanno. – dissi, allacciando le dita dietro la sua nuca.
- Ok … - sbuffò lui, baciandomi.
- Però se dovete limonare me ne vado. – si fece notare Sophie. Io e Nick ci staccammo subito, arrossendo.
A mezzanotte facemmo il bagno nella piscina riscaldata di
casa Jonas, divertendoci un mondo. Una volta finito, fino alle 5 e mezza del
mattino del 1 gennaio 2010 facemmo casino in giro per casa, visto che i signori
Jonas e Frankie erano dalla nonna a festeggiare. Alla fine ero così stanca, che
non mi accorsi nemmeno di dove mi ero addormentata.
ANGOLO AUTRICE:
Oh my Jonas, scusateeeeeeeee! Sono in ritardo apocalittico, ma tra le feste e il resto, il tempo per scrivere si è largamente ridotto… E poi ho avuto problemi di linea… Ma sono comunque imperdonabile, chiedo scusa.
Parlando d’altro, ecco qui un link pieno di foto riguardanti il matrimonio del nostro Kevin, enjoy it:
Questo capitolo è infatti dedicato a loro, spero che possano essere felici per sempre!
E ora i ringraziamenti:
Tappina_5_S : se ti ho dedicato un capitolo, un motivo ci sarà! Felice che ti piaccia.
jeeeeee : grazie dei complimenti! E riguardo alle scuse, servono sempre o quasi, quindi meglio farle.
Star711 : ciao Gianfri! XD Coooomunque, le recensioni schifus ogni tanto sono necessarie, ma già che le fai è tanto!
Anche su un
po’ in ritardo … TANTISSIMI
AUGURI DI BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO A TUTTI!