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Autore: RobyLupin    01/01/2010    4 recensioni
A tutti gli scrittori, anche ai più geniali, capita, prima o poi, un periodo di crisi nera, dove le idee e le parole sembrano essere entrate in sciopero coatto e non si sa più dove sbattere la testa. E, in quei casi, con chi prendersela, se non con chi avrebbe il dovere di ispirare gli uomini, ovvero le Muse? Peccato che, ad un certo punto, anche loro si stanchino e decidano di entrare in azione. Con risultati non sempre convenzionali, dimostrando che anche i grandi capolavori possono nascere nei modi più impensati. Leggere per credere.
Genere: Commedia, Parodia, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Haruhi Fujioka, Tamaki Suoh
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Un paio di precisazioni prima di iniziare.

Prima di tutto, questa non è una fic seria, come penso abbiate già capito. Ciononostante, sia chiaro che io amo William e le sue opere tutte, ‘Romeo & Giulietta’ in primis. Il fatto che maltratterò impunemente lui e sconvolgerò la trama della sua opera più famosa è quindi da considerarsi un omaggio al Maestro, non un’offesa. Sperando ovviamente che, ovunque egli sia ora, non mi fulmini per aver osato tanto.

Secondo, per questa storia ho anche scomodato gli dei greci nelle persone delle Muse, che ho rivisitato per l’occasione. Piccolo ripasso per chi è a digiuno di mitologia: le muse erano nove, andate QUI per saperne di più. Di seguito farò un piccolo riassunto di quelle che userò (o citerò) nella storia:

-          Calliope, Musa della Poesia Epica;

-          Talia, Musa della Commedia;

-          Melpomene, Musa della Tragedia;

-          Clio, la Musa della Storia;

-          Erato, la Musa della poesia amorosa.

Le altre, almeno per ora, non sono previste nemmeno come comparse; nel caso di cambiamenti di programma, ve lo comunicherò a tempo debito. XD La dimensione senza tempo e spazio in cui vivono è una mia creazione, creata ad hoc per far filare meglio la storia.

Mi pare tutto, almeno per il momento. XD Buona lettura. X3

 

 

 

 

 

Regalo di Natale (un po’ in ritardo) per la famiglia:

alla zia, che non ama ‘Romeo & Giulietta’, nella speranza che almeno così possa apprezzarlo;

alla mamma, sperando di spingerla a continuare le sue storie (edite e non) su Host Club;

alla cugi grande, perché è la cugi e qualcosa di pazzo e assolutamente idiota è d’obbligo per Natale;

all’altra cugina grande, sperando che riprenda a scrivere;

alla cugi piccola, per farle rendere conto, una volta di più, del con chi si è imparentata volontariamente (sì, lo so, è pazza);

alla sorellona, perché è quella saggia della famiglia e m’ha chiesto, secoli fa, una TamaHaru, e io mantengo sempre le promesse;

alla sorellina, perché è la mia sorellina saggia (sì, tutte sagge tranne me qui) che mi sopporta anche quando sono insopportabile, e mi piace viziarla, ogni tanto.

Vi voglio bene, ragazze. Tanto. Buon Natale e che il 2010 vi porti tutto il bene possibile, sul serio. X3

 

 

 

Prologo

L’uomo posò con stizza la piuma d’oca sullo scrittoio, fissando crucciato il foglio davanti a lui. Lanciò un’occhiata alle varie cancellature che ne ricoprivano la superficie e, se fosse stato un gatto, probabilmente gli avrebbe anche soffiato contro. Si dondolò leggermente sulla sedia: odiava i momenti come quello, quando le idee svanivano completamente sulla sua mente e tutto quello che poteva ricavare dalla giornata erano poche e striminzite frasi senza senso.

‘Dannata Musa!’ pensò, con rabbia crescente. ‘Manca un niente allo spettacolo, gli attori premono per la loro parte, e io non ho ancora nemmeno la trama generale!’ lasciò cadere la testa sulle braccia, ora incrociate sul piano del tavolo ‘Stupida, stupida Musa! Quando servi non ci sei mai!’

Lentamente, il drammaturgo scosse il capo, per poi picchiarlo ripetutamene sul legno, ignorando il dolore: decisamente, quella volta era fregato.

 

“Quell’uomo è troppo melodrammatico!” si lamentò Calliope: erano secoli che Quello lì non faceva altro che inviare loro proteste mentali. Rumorose proteste mentali. Snervanti, ci terrei a specificare. Che Apollo la aiutasse, ormai era al limite della sua divina sopportazione!

Distolse lo sguardo dallo specchio d’acqua con cui le Muse monitoravano i loro protetti e che, manco a dirlo, da tempo immemorabile era occupato da Quello in pianta pressoché stabile. Urgeva fare qualcosa. Qualunque cosa.

Si voltò verso una delle sue sorelle, sdraiata su morbidi cuscini e intenta a scribacchiare chissà cosa su un foglio; probabilmente uno dei suoi stupidi progetti televisivi, rifletté. Come se quell’aggeggio non fosse già pieno zeppo di idiozie senza aiuti divini.

“Vuoi deciderti a darti da fare, Talia?”

Lei alzò gli occhi dal foglio, sistemandosi gli occhiali rettangolari sul naso.

“Come?” chiese, confusa. Calliope alzò gli occhi al cielo.

“Di cosa credi stia parlando? Non senti il baccano che sta facendo quell’essere assillante?”

Talia la guardò dubbiosa, poi avvicinò le mani alla testa.

“Puoi ripetere?” domandò, posando accanto a lei un paio di tappi per le orecchie. Calliope la fissò, allibita.

“Fammi capire,” iniziò, facendo un respiro profondo. “Quel tizio ci tormenta da eoni eterni, noi siamo sull’orlo di un esaurimento nervoso, sperando che tu o Melpomene troviate una soluzione, e tu indossavi dei tappi?!” Talia, per nulla turbata, alzò le spalle.

“Sì. E allora?”

Calliope prese a massaggiarsi le tempie, pregando Zeus di farle mantenere la calma, se voleva che il numero delle Muse esistenti non diminuisse improvvisamente.

“Talia, tu sei la Musa della Commedia. Lui è un drammaturgo. È compito tuo risolvere la faccenda, non puoi fare finta di nulla!”

Talia non se lo fece ripetere due volte: si alzò di scatto, dirigendosi verso un alto armadio, e fece passare lo sguardo sulle piccole scatole sullo scaffale di mezzo, pensierosa. Calliope, dietro di lei, tentò di sbirciare, curiosa.

“Che fai?”

Lei alzò una mano, facendole segno di aspettare, quindi esultò, trafficò qualche secondo con una scatolina blu e si voltò sorridente verso la sorella. Con la mano libera le prese la destra, posandovi sopra la sua chiusa a pugno e quindi la aprì, lasciando cadere qualcosa di piccolo e solido.

“Ecco qui.” Disse, sorridendo. “Semplici ed efficaci.” E si affrettò a tornare alla sua postazione precedente per recuperare il suo lavoro, per poi uscire dalla stanza sotto lo sguardo stranito della sorella. Questa sbatté gli occhi, riprendendosi, e li abbassò sulla mano ancora aperta. Li spalancò, furiosa.

Dei tappi?!”

 

Talia si lasciò cadere sul suo letto a baldacchino, sbuffando rumorosamente: quell’uomo la stava facendo diventare matta. Completamente, irrimediabilmente pazza. Aveva persino provato ad ignorarlo, ma con l’intervento a tradimento di Calliope la situazione era radicalmente cambiata: testarda com’era, sapeva che presto l’avrebbe esasperata a sua volta a tal punto da farla cedere. A meno che…

“Va tutto bene?”

Bingo.’ Pensò, mentre sentiva una mano posarsi sulla sua schiena e massaggiarla delicatamente. Scosse la testa, senza osare alzarla dal materasso.

“Che è successo?”

Sventolò una mano, come se non fosse nulla di che.

“C’entra forse l’urlo che ho sentito prima?”

Talia alzò appena il viso, mormorando qualcosa di incomprensibile.

“Puoi ripetere?”

La Musa della Commedia alzò gli occhi, incontrando quelli neri della gemella Melpomene, Musa della Tragedia, che la guardava preoccupata. Mora e pacata quanto lei era bionda ed esuberante, era la sua complementare, e come tale l’unica a poterla aiutare al momento.

“Il drammaturgo…” ripeté. A Melpomene bastò quello per capire tutto.

“Calliope ha perso la pazienza.”

Talia annuì, lei sospirò: Calliope, era la più paziente di loro; se anche lei era arrivata al limite, la situazione era davvero disperata. “E vuole una soluzione.” La gemella annuì di nuovo. “Scordatelo,” esclamò, decisa. “Calliope ha chiesto a te, io mi chiamo fuori.”

“Però…”

“No.”

“Ma io gli ho ispirato l’ultima!”

“Un uomo-asino, un paio di fate e scambi di coppia, il tutto risolto col classico espediente del sogno. Non mi pare tu ti sia sforzata poi tanto.”

“È stata un capolavoro! La critica l’ha amata e rimarrà nella storia! Che si può volere di più?”

“Un colpo fortunato.” Minimizzò, facendo spallucce. “Batti la fiacca ultimamente, sorellina: ti dai troppo al cinema e troppo poco al teatro.”

Talia storse il naso: il lato positivo di vivere in una dimensione senza tempo e spazio non era proprio la possibilità di variare negli interessi?

“Se ti riferisci a ‘Pretty Woman’, sappi che diventerà un classico.”

“Anche le opere di questo tizio, sempre che Clio non cambi idea per l’esasperazione.”

“Occupatene tu, allora.” Tentò, speranzosa.

“Nemmeno per sogno. Sono occupata: sto ispirando Marlow, al momento, e la storia di questo Dottor Faust promette bene, quindi non voglio distrazione.”

Talia sbuffò, per poi illuminarsi.

“E se lo rifilassimo ad Erato? Anche lei ha già collaborato con lui, in fondo.”

“A parte che lei, ultimamente, si sta dedicando al Duecento italiano, dove i sonetti vanno tanto di moda,” ribatté l’altra, storcendo il naso. “A lui non servono poesie, ma un’opera teatrale.”

La bionda si morse il labbro inferiore, riflettendo.

“Quindi anche le altre…”

Melpomene scosse con decisione la testa.

“E sei sicura che anche tu…?”

“Ho da fare.”

La gemella storse il naso a sua volta.

“Quindi suppongo che la storia della ragazza che continua a scappare di fronte all’altare dovrà aspettare, eh?”

“Esatto.” Concordò Melpomene, sorridendole. Le sistemò una ciocca di capelli dietro le orecchie. “Al lavoro, sorellina. Datti da fare, mi raccomando.” E uscì dalla stanza, sotto lo sguardo imbronciato di Talia: a quanto pareva, questa volta l’eroina della storia era lei e sempre a lei toccava risolvere la situazione. Sospirò: sinceramente, avrebbe preferito un altro film.

 

La prima regola di una Musa era quella di non farsi mai vedere dai propri protetti. Per questo, uno dei loro metodi preferiti di ispirare il prossimo era si passare per il mondo onirico: con Morfeo, infatti, avevano da sempre un ottimo rapporto, e ben volentieri egli le lasciava intervenire nel sonno dei mortali come più aggradava loro. Proprio questo fu il metodo scelto da Talia per portare a termine il suo compito.

Quella notte comparve quindi dietro al drammaturgo, e si fece sfuggire un sorriso notando che si era addormentato sullo scrittoio con la piuma in mano: doveva davvero essere alla frutta, poveretto, se non riusciva nemmeno ad avere il tempo di dormire decentemente.

‘Oh beh, ho giusto quello che fa per lui,’ pensò. ‘Una commedia come non ne ha mai viste, il signorino.’

Chiuse gli occhi e si concentrò, le mani giunte come in preghiera. Le separò lentamente, mentre una sfera di luce le si formava tra i palmi. Sorrise soddisfatta di quello che la sua mente creava, alimentando la luce. Quando fu delle dimensioni di una pallina da ping-pong, Talia vi soffiò sopra, facendola levitare verso la testa dello scrittore. Il sorriso le si allargò mentre la sfera vi penetrava facilmente.

“Sogni d’oro, William.” Mormorò, sparendo nella notte.

 

 

 

 

 

Fine prologo, dal prossimo capitolo si entrerà nel vivo della storia. Che William mi perdoni! XD

Vabbé, spero sinceramente che abbiate gradito. A presto col seguito e buon anno a tutte! ^^

Roby

  
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