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Autore: Ellie_x3    02/01/2010    7 recensioni
E' terribile quando si ha una vita davanti, piena di terribili "se", e l'unica persona che potrebbe renderla un pò meno tetra va a vivere con tuo fratello, che ti detesta almeno quanto tu non sopporti lui.
Ed è ancora più terribile se questa ipotetica "ragazza" è a sua volta la sorella del tuo migliore amico, che ti sta appiccicato praticamente sempre.
E, fidatevi, arrivati a questo punto non ci si può più stupire di nulla...
Dedicata a Kiriri93 ^O^
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango, Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Vanilla coffee 3
Vanilla Coffee
3. Io, lei...e l'altro.


Can Meet Me Halfway, right at the borderline
Where I'm gonna wait, for you...
I'll be lookin out, night n day
Took my heart to the limit, and this is where I'll stay.
I can't go any further then this
I want you so bad, it's my only wish...
(Meet me halfway- Black Eyed Peas)

Io non ero agitato. Assolutamente no.
Anche se avevo rasentato il tamponamento a catena un paio di volte, come continuava a puntualizzare quel rompiscatole di Miroku, questo non era per nulla dovuto all'agitazione.
Perché, poi?
Solo perché sapevo perfettamente che la serata più bella della mia vita si era trasformata in un incubo dopo una breve telefonata dell'angelica Kagome? Ma no.
 - Tu mi sottovaluti, Miroku.- ringhiai, dopo l'ennesimo commento tagliente del mio migliore amico che, fischiettando, se ne stava tutto tranquillo sul sedile passeggero della mia auto facendo finta di limarsi le unghie con fare molto chic.
Che mi stesse prendendo in giro era palese.
- No, Inu Yasha. Anzi, ho paura di aver sopravvalutato le tue capacità di guida.-
Voltai la testa per guardarlo, sfoggiando il mio migliore sguardo inceneritore.
 - Il palo, Inu-chan.- flautò lui, costringendomi a piantare di scatto gli occhi sulla strada solo per accorgermi che stavo per andare contro un pilone di ferro.
Con una buona scarica di insulti verso me stesso, Miroku e il palo riuscii a improvvisare una manovra da ritiro della patente, sterzando di botto e girando con tutta la forza che avevo il volante, che vibrava un po' sotto le mie dita.
Per fortuna le strade erano deserte essendo la casa di Sango, la nostra migliore amica nonché unico essere femminile che non provava istinti omicidi verso Miroku (o meglio, non sempre), fuori Tokyo.
- Dirmelo prima?- ringhiai, rivolto a quell'idiota di Miroku, che sorrise tranquillo.
Ignorò la mia domanda, anzi, per la verità non mi guardò nemmeno.
- Tanto non sei per niente agitato, no?- insistette, pacifico.
- Assolutamente.- assicurai.
Ok, stavo diventando patetico.
Davvero.
Ma grazie ai Kami eravamo arrivati: mi sarebbe bastato parcheggiare e mandare Miroku a suonare il campanello, lasciando che fosse lui a vedersela con Sango e il suo gatto psicopatico, e godermi qualche secondo nella pace e nella solitudine per ricompormi.
Meraviglioso sospirai, fermando finalmente l'auto a qualche metro dal cancello della villetta della ragazza: una casa in stile giapponese, sembrava uscita da un anime o da un drama storico.
Ma in fondo era anche normale che avesse una bella casa, visto che Sango-chan era l'unica nipote di una okami di Kyoto, in pensione ormai da qualche millennio e fatta trasferire nella capitale dove viveva ancora con il suo danna.
Che storia commuovente, sì?
Così Sango viveva nella tenuta con i nonni, in perenne guerra con la nonna mummificata che insisteva nel mandarla a Kyoto per farla diventare maiko. Ovviamente, superata la soglia dei sedici anni vi aveva rinunciato, ma sperava ancora di farla diventare una signorina per bene.
Tentativi che fallivano miseramente uno dopo l'altro, grazie anche alla risoluzione di Miroku che, convinto di farle piacere, le aveva promesso che sarebbe stato il suo unico, vero, innamoratissimo danna.
A quanto pareva, però, non si rendeva conto che per Sango quelle parole equivalevano ad una minaccia costante e perseverava crogiolandosi nel suo sogno d'amore stile “Memorie di una geisha”.
Ignorai Miroku che, scodinzolando, usciva dalla macchina e saltellava felice per tutto il vialetto, dove trovava ad aspettarlo una Sango già pronta, che se ne stava seduta sul porticato in legno ad accarezzare la sua gattina Kirara: un animale dalle dubbie facoltà mentali che aveva particolarmente in odio i topi, i vestiti e me.
Tanto per cambiare.
Ci misero pochi secondi a salutarsi, con Miroku che elemosinava una palpatina e riceveva in cambio un potente schiaffo, e a raggiungermi. Accidenti.
- Ciao, Sango.- la salutai appena salì, ricevendo in risposta il sorriso soddisfatto che si stampava in viso dopo aver preso a sberle Miroku.
- Ciao Inu, come va?- e si sporse, aggrappandosi alla testiera del sedile del guidatore, per darmi un bacio sulla guancia che sapeva del suo solito lucidalabbra ai mirtilli.
Ormai usava lo stesso da anni, fin da quando io e Miroku le avevamo regalato in prima media il primo di una lunga serie.
Era un po' come l'emblema della nostra amicizia: un lucidalabbra al mirtillo.
Sì, molto poco virile per me e l'altro stupido, ma abbastanza poetico.
Sospirai, pesantemente.
- Potrebbe andare meglio.- risposi, cercando di mantenere un tono di voce non troppo piagnucoloso .
Ho già detto patetico?  Sì, vero?
Sango rivolse un'occhiata preoccupata a Miroku, che le fece segno di non preoccuparsi dallo specchietto retrovisore.
Partii, senza troppa delicatezza, facendo sfrigolare il ghiaino sotto le ruote.
In un istante di sadismo malvagio immaginai che quei sassolini fossero la testa del mio maledetto fratello impiccione.
Crepa, crepa stronzo! ruggiva una vocina nella mia testa, che avrebbe preferito prendersela con il vero Sesshomaru piuttosto che con dei poveri sassolini.
Ma anche quelli non andavano male.
- InuYasha è depresso.- spiegò pazientemente il mio migliore amico dopo un po' di silenzio, sapendo che non avrei ribattuto per semplice quieto vivere.
Sango si agitò sul sedile, curiosa e un po' preoccupata: non era da me non ribattere, né essere triste.
Secondo lei ero troppo superficiale per provare tristezza.
A volte aveva anche ragione.
- Perché?-
- Perché Kagome stasera è accompagnata dall'adorabile Sesshomaru.-
Frenai bruscamente, rabbioso. Il solo ricordarlo mi faceva salire una rabbia tremenda.
- Inu Yasha, ti prego...- sussurrò la mia migliore amica, spaventata.
Mi scusai, in un mezzo ringhio seccato. In realtà non aveva tutti i torti: dovevo fare più attenzione, o ci avrei fatti ammazzare tutti.
- Comunque...- riprese lei, poggiandosi l'indice sul labbro inferiore -Sesshomaru non odiava i club? E sopratutto, non odiava tutto il genere umano?-
Per la seconda volta Miroku si strinse nelle spalle, commentando che probabilmente odiava ancora di più me.
Vero, verissimo, anche se non alzava molto la mia autostima.
- Sesshomaru è venuto a sapere che al suo fratellino potrebbe piacere la sorellina di Miroku e ha scoperto quanto è divertente mettergli i bastoni fra le ruote.- spiegai, sarcastico, guardando la strada come se potessi incenerirla.
Sango abbassò lo sguardo, e la vidi dallo specchietto rabbuiarsi.
- Mi dispiace, Inu.-
- Fa nulla.-

E, grazie al cielo, eravamo arrivati al nostro solito ritrovo: il Sabrina, un pub abbastanza conosciuto dove lavorava un'amica di Sango. La cosa più bella era sicuramente la mancanza totale di fighetti, che preferivano indirizzarsi in luoghi più psichedelici che tremavano al ritmo di un house inascoltabile
Grazie al cielo il Sabrina -sì, come il negozio di non ricordo quale manga- era un luogo serio, abbastanza, aperto in seguito all'uscita di un gioco per la Play Station in cui figurava un bar con quello stesso nome.
Essendo la proprietaria non esattamente fantasiosa e il figlio di lei un otaku sfegatato del suddetto gioco il nome era stato deciso quasi subito.
Come sempre fu un'impresa arrivare a Tokyo in auto e dopo una buona mezz'ora imbottigliati nel traffico tirammo tutti un sospiro di sollievo non appena entrati nel bar, avvolti dal caldo profumo della vaniglia -un aroma onnipresente nella mia vita, come si sarà capito- e dalle note basse e dolci di Dark Light degli HIM, che veniva trasmessa su un maxi-schermo attaccato alla parete, perennemente sul canale di MTV.
Il solito arredamento, che non cambiava di una virgola da anni, era accogliente e piacevole, tutto basato sul gioco cromatico tra l'azzurro chiaro e il color panna.
La vena da arredatrice mancata di Ayame, l'amica di Sango e nostro aggancio personale, aveva impedito che il locale sembrasse un gigantesco bagno pubblico.
- Miroku! Sei arrivato!-
Appena messo piede nel locale una ragazza, leggera e veloce, si fiondò contro Miroku: i capelli scuri che volteggiavano nell'aria, morbidi, e che si andavano a posare sulle spalle esili della  giovane non appena saltò al collo del ragazzo.
Per un istante pensai che era proprio fortunato.
E mi sentii tremendamente cattivo.
La gonna di lei era, fra l'altro, talmente corta da far intravedere gli slip e le gambe magre, dritte, perfette. Sembravano luccicare tanto erano lisce e bianche.
Sì, quella era sicuramente una presenza aliena.
Sango non fece una piega, ostentando autocontrollo. Come me, anche lei era rimasta abbagliata da cotanta perfezione.
- Mi sei mancato!- cinguettò, buttando in fuori il labbro inferiore perfettamente truccato, con gli occhi castani che luccicavano emozionati e sfarfallando le ciglia lunghe.
La voce era melodica, dolce e bassa.
- Anche io, vero? Vero?- insistette, stringendosi ancora di più addosso al Pervertito che le mise una mano sulla schiena liscia, coperta dalla stoffa leggera del vestitino da cocktail firmatissimo che su di lei stava una meraviglia.
Il nostro avrebbe voluto rispondere, oh, sicuro che avrebbe voluto: aveva una gran bella ragazza attaccata addosso, come dargli torto?
Però venne interrotto da una seconda voce femminile, arrabbiata, che lo scosse come se lo avesse fulminato.
- Fratellino! Che diavolo stai facendo?- tuonò Kagome, uscendo dal bagno delle ragazze sbattendo la porta, con un cipiglio battagliero che rendeva palese la sua irritazione.
Fra l'altro la ragazza appiccicata al suo adorato nii-san era pressoché identica a lei, tanto che per un istante l'avevo scambiata per la piccola Kacchan: complesso della sorella, forse?
- K...Kagome-chan! Sorellina adorata!-
Ecco, Miroku era nei casini. Molto nei casini.
Cosa avrebbe potuto dire? “Kagome, sorellina adorata, ti presento Bimbaminkia?”. Sarebbe stato parecchio comico.
- Sììììì, Miroku?- lo incalzò lei facendo sibilare le s in modo inquietante, le mani piantate sui fianchi e un sopracciglio alzato, apparentemente curiosa di sentire una scusa assurda.
Niente, nessuna risposta.
La ragazza-perfezione che gli si era lanciata addosso lo lasciò andare, appropriandosi del suo braccio, e borbottò un “ma chi è quella, tua sorella?” decisamente arguto, visto che l'aveva appena chiamata sorellina.
L'intelligenza di alcuni individui non fa altro che sorprendermi.
Tuttavia, da bravo amichetto del cuore corsi in aiuto del mio doppio, spaventato per la fine che avrebbe potuto fare.
- Ciao, Kagome...dov'è mio fratello? Ti ha mollata da sola?- domandai, facendo un coraggioso passo avanti.
Miroku mi guardò come se emanassi un alone di luce dorata e gli vennero gli occhi lucidi.  
Che tesoro di bambino.
Invece la sua sorellina mi rivolse un sorriso gentile accompagnato da un saluto che mi fece rimpiangere di aver dato dell'idiota a Dante: forse iniziavo a capirlo, con quella storia assurda di Beatrice, del saluto e della donna che porta la salvezza.
Averlo capito prima avrei preso tutti 100 in letteratura straniera, alle superiori.
 - Aveva detto che andava in bagno.- rispose poi, facendo ridacchiare sia me che Sango: mio fratello, yakuza principesco del mondo di ghiacciolandia, seduto sul water. Un'immagine mentale pittoresca e decisamente azzeccata.
Se l'avessi punzecchiato su quel punto, però, prevedevo per me qualche settimana in ospedale, cosa che avrei preferito evitare.
- Beh, allora è ok, anche se mi sembra strano che sia entrato in un bagno di plebei.- commentai, più fra me e me per non farmi vedere da Kagome troppo cafone. Però Sango sentì benissimo e si lasciò scappare una risata.
- In ogni caso ti presento Sango Kurosaka, la ragazza di cui ti parlavo oggi. Sango, lei è Kagome, la sorella di Miroku.-
Lei appunto si sentì chiamata in causa e, lasciando Miroku da solo a vedersela con l'aliena luccicante, esibì il suo miglior sorriso e si inchinò educatamente, come una vera signorina di buona famiglia.
- Piacere di conoscerti, Kagome.-

E così erano già passate due settimane da quella serata, aperta da un semplice “piacere di conoscerti” che si era rivelata più piacevole di quanto mi aspettassi: ci eravamo divertiti molto -nonostante la presenza nefasta di sua maestà Yakuza-, Miroku aveva ecceduto con l'alcol come al solito, e Sango e Kagome erano riuscite a legare tanto da riuscire a parlarsi come se si conoscessero da una vita.
E io? Mah, non avevo mai litigato con il mio fratellino adorato, anche se ogni tanto l'avrei preso a cazzotti in faccia.
Però ero riuscito a parlare con Kacchan tanto da poter dire di esserne diventato amico.
Quasi.
Forse.
Beh, in ogni caso in due settimane avevamo fatto progressi, io e lei: a volte veniva su nel mio appartamento a bere un caffè, se Sesshomaru non c'era o aveva da fare, e le capitava di parlarmi di Miroku e lei da piccoli o di New York o della scuola che frequentava in America.
In alcune occasioni eravamo usciti tutti e quattro insieme, io, lei, Miroku e Sango. Solito giro, solita compagnia, solito divertimento che non avrei mai scambiato con nient'altro al mondo.
Anche perché, a essere sinceri, avevo ben poco altro: i miei amici -contati, scelti e fidati-, la mia casa, il mio odiato lavoro...e ora c'era il mio piano di conquista di Kagome.
E a proposito del punto C, l'odiato lavoro nonché secondo quartier generale dello yakuza mancato, mi trovavo proprio lì quando Kagome fece capolino tutta timida, spingendo piano la porta giusto per mettere dentro la testa.
Alzai lo sguardo, facendole segno di entrare e accomodarsi: troppo spesso mi dimenticavo che lei era venuta qui proprio per dare una “mano” a Sesshomaru e me; Morale della favola: scordavo fin troppo spesso il suo continuo gironzolare per uffici, facendomi beccare spesso e volentieri a dormicchiare su delle carte affidatemi da papino.
In fondo ero sempre stato il re delle figuracce, comunque.
- Inu-chan...scusami, ti posso parlare?- esordì, sedendosi sul divanetto in pelle nera che stava appoggiato alla parete, ignorando le sedie che stavano davanti alla mia scrivania.
Niente di strano: faceva sempre così, e a volte mi sedevo accanto a lei e la ascoltavo meglio che potevo.
Quella volta però rimasi lì, non sentendomela di andarle più vicino di così: era impacciata, per qualche strana ragione, e il suo viso di solito pallido aveva assunto una bella tinta rosso acceso. Imbarazzata, continuava a tormentarsi una ciocca di capelli scuri che era scappata ad una treccia ormai quasi sciolta e ad accavallare le gambe con movimenti quasi meccanici.
Destra.
Sinistra.
Destra e ancora una volta tornava su la sinistra.
- Certo- asserii, annuendo -Però prima ti calmi: sembra che tu abbia appena visto un maiale con le ali.- commentai, spostando i documenti non firmati da una parte e guardandola preoccupato: in due settimane parlavo con lei in modo molto più amichevole, sciolto. Non mi imbarazzavo più molto nel vederla e riuscivo a formulare un paio di frasi di senso compiuto senza impaperarmi in qualche assurdo strafalcione.
Lei non rise, non come avrebbe fatto di solito per lo meno: era una risatina sottile, un po' falsa e nervosa.
- Ci provo. E' che...in realtà io...beh, non è realmente un problema però...ti devo parlare di tuo fratello.- e abbassò gli occhi arrossendo ancora di più.
Scattai in piedi, facendo  quasi cadere la sedia.
Non sapendo se dovessi mostrarmi freddo e distaccato oppure appassionatamente preoccupato scelsi di far trapelare i due sentimenti che si erano mischiati in me a quelle parole: la preoccupazione, ovviamente, e una grande -gigantesca!- incazzatura.
Le parole Kagome+Fratello mi facevano uno strano effetto ultimamente, da quando li vedevo spesso insieme in ufficio: Sesshomaru si prendeva cura di lei come non aveva mai fatto con nessun altro e a volte le accarezzava la testa, con aria compiaciuta e dicendole che era proprio brava.
La scena, oltre a risultare terribilmente irritante, mi ricordava più quella di un boss e il suo cagnolino piuttosto che quella di un film sentimentale.
E ora i miei sospetti erano stati confermati.
- Che ti ha fatto? Ti ha picchiata, rimproverata? Ti ha fatto qualcosa di grave? Forse ti ha tirato un brutto tiro al lavoro...lo sapevo io che non è tipo che si sa prendere cura delle ragazze, è assurdo. Credimi Kagome, adesso vado da quel bastardo e gliele suono.-
Mi era uscito tutto dalla bocca impetuosamente, come un fiume in piena che non volevo fermare: l'avevo sempre detto che Sesshomaru era uno yakuza maligno e cinico, magari l'aveva ricattata perché aveva scoperto la pistola di mio fratello nascosta nel cassetto della biancheria intima.
Sempre che ne portasse, di intimo. Comunque, non era quello il punto.
La vidi rimanere ferma per qualche istante con le mani affusolate in grembo, strette l'una nell'altra, e gli occhi spalancati che fissavano il vuoto. Poi li alzò piano piano, fino a che non mi ritrovai a fissare due pozze castano cioccolato, lucide di lacrime, che fecero centuplicare la mia preoccupazione.
Senza nemmeno pensare aggirai la scrivania, dribblando la ventiquattro ore appoggiata ad essa e correndo ad abbracciare la ragazza che, seduta sul divano, sembrava sull'orlo di una crisi di pianto. Non si scostò, rimanendo ferma immobile e dandomi una sgradevole sensazione di apatia: anche Miroku, quando era depresso sul serio, si rinchiudeva nell'immobilità, rimanendo a fissare il vuoto con espressione lacrimosa.
Quando parlò sembrava che non lo facesse da secoli.
- Inu Yasha.-
Aumentai appena la stretta.
- Dimmi.-
La sentii fare sospiro, profondo e un po' sibilante.
Sentivo il suo petto alzarsi e abbassarsi a scatti ritmici e forzati, come se lei stesse cercando di fermare la propria respirazione o, al contrario, come se fosse in apnea e agognasse disperatamente aria.
- Sono una stupida.-
Oddio pensai, agghiacciato dall'ultima confessione stai a vedere che le ha messo le mani addosso. Lo ammazzo. Lo ammazzo, lo giuro!
Mi ripromisi di ammazzarlo comunque, qualsiasi cosa mi avesse detto Kagome. Solo per averla fatta piangere così.
- Non è vero. Non sei una stupida, Kagome.-
- Invece sì.- insistette, affondando la testa nella stoffa della mia felpa. Era stata un regalo di Miroku e sapeva dello stesso ammorbidente di suo fratello -perché usavamo la stessa marca di tutto, ma proprio tutto- quindi sperai che la sua presenza almeno spirituale aiutasse un pochino Kacchan a calmarsi.
Ancora silenzio, interminabile come il precedente.
I miei nervi stavano per cedere, avevo una voglia terribile di prendere a calci nel sedere Sesshomaru, però non potevo mica ordinarle di mettere fine a quell'agonia con un perentorio “parla, donna!”.
Sarebbe stato...come dire? Medievale.
Barbaro.
Sarebbe stato da mio fratello.
Bastò per far aumentare ancora la mia rabbia verso di lui, immensamente di più di quanto non avrebbe fatto uno dei suoi soliti stupidi commenti nei miei confronti.
Questa, però, scemò totalmente nell'istante in cui Kagome, pianissimo, sussurrò qualcosa che non riuscii ad afferrare perfettamente. Forse per colpa del pianto o del mio corpo che attutiva la sua voce, o semplicemente per l'adrenalina che mi annebbiava la mente.
Comunque fosse, sperai sinceramente di aver capito male: quello che aveva detto lei non era nemmeno concepibile.
Non a me.
Non da lei.
Non per lui.
Più che mai, ero sicuro di non poterlo sopportare. 




Mio spazietto ^(^.^)^:
Hola!!! *___* E Buon Natale a tutti! Anche Buon 2010, già che ci siamo!
Divertiti a Capo? Io tanto!!!
Ehm...volete un cioccolatino? ^^'
Sì, lo so: sto cercando di comparvi per farvi dimenticare il mio ritardo. Me l'ha insegnato Sesshomaru, non è colpa mia!
Comunque ora sono qui, con un capitolo corto che non mi piace per niente: sono in blocco totale e ho provato a mettere insieme qualcosa che è venuto fuori indecente.
In ogni caso spero che mi darete qualche consiglio per migliorare, perchè mi sono accorta che sto andando indietro come i gamberi @.@ e detto all'inizio dell'anno nuovo non è una bella cosa.
Ah, un piccolo appunto: il gioco da cui è preso il Sabrina è Yakuza (tanto per cambiare, no?) xD Però è totalmente diverso, come locale O.o
Ora i commenti...*_*
Chocola92: Beh, le tue recensioni sono sempre bellissime xD Mi fai arrossire! Eh hai visto no? Tanto casino per invitarla...e poi si trova pure Sesshy accodato. Povero il nostro Inu-chan!
Ci sentiamo su msn! ^^ Ora sono tornata a casa quindi ci sarò! *_*
Kiriri93: Cice!!! *_* Eh sì, è proprio un albero: è verde, deve esserlo per forza! Comunque sono felice che il cappy scorso ti abbia fatto ridere nelle depressive ore del Furetto. Sappimi dire di questo, che per una volta non hai letto in anteprima xD
Yuriko chan: Ehehehe, Sesshomaru ringrazia xD Anche a me piace molto come personaggio, mi ha sempre ricordato uno yakuza e volevo assolutamente fare una fic imperniata su questo suo lato "moderno"...Sì, sono fissata con la Yakuza, lo so ù.ù Invece Miroku e Kagome sì, sono davvero pucci come fratelli! Due ingenui al prezzo di uno xD Grazie mille per la reccy!
Chandrajak: Sì, il nostro Sesshino assomiglia a Takumi! O.o Sia Ichinose che l'altro...a questo punto puntiamo tutto su Inu/Naoki/Keii? xD Alla fine comunque il plan perfecto Inu-e-Miro-a-spasso è stato distrutto da Oyabun-Sesshy, ma si sono divertiti lo stesso a quanto pare ^^ Comunqe...beh, grazie per non aver tirato la sedia addosso al pc, sennò poi i tuoi uccidevano sia me che te O.O
Allora alla prossima, che spero non sarà fra un mese O___O
Bacio!
Elle
   
 
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