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Autore: RubyTuesday_    02/01/2010    6 recensioni
Eleanor Rigby raccoglie il riso in una chiesa dove c'è stato un matrimonio. Vive in un sogno. Aspetta alla finestra... Ma cosa, o chi aspetta? E se il nome Eleanor Rigby non fosse solo un nome trovato su una lapide di un cimitero?
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  Golden Slumbers

 

 

Un flebile “grazie” provenne dalle labbra della ragazza. I due mangiarono in silenzio, come ogni volta. Padre McKenzie non cercava di parlare alla commensale, ed Eleanor non cercava di parlare al Padre. Sembrava che ci fosse come un tacito accordo tra i due.  Pur abitando nella stessa chiesa, pur avendo bisogno uno dell’affetto dell’altra, non si conoscevano. Come ogni altra persona della cittadina, avevano innalzato intorno a se stessi una cortina di ferro, difficilmente avvicinabile. Come gli altri vivevano rintanati nella propria solitudine, nella paura, nell’insicurezza.

Finirono la cena e poi tornarono ognuno alle proprie occupazioni, come al solito. Eleanor si diresse verso una scalinata che portava a un piano rialzato, sopra la navata centrale. Lì stava un piccolo organo, che un tempo era servito forse per le celebrazioni. La ragazza passava intere giornate suonandolo, riempiendo di una musica triste la chiesa vuota. Quando Eleanor suonava si sentiva veramente viva, la sua mente viaggiava sulle note, libera, fuori dalle mura che si era costruita, volente o nolente, col tempo. Anche il Padre si rallegrava della musica, che lo distraeva dalle preoccupazioni della vita quotidiana.

Ma quando l’ultima nota cessava di suonare, allora il sogno svaniva e tutto ritornava come prima. La solita vita triste, banale, sola. Sempre la stessa vita, da ventidue anni, senza nessun cambiamento.

 

Finito di suonare, Eleanor ridiscese la scalinata e si diresse verso la camera dove dormiva. Improvvisamente, l’occhio le cadde su un piccolo particolare che non aveva mai notato prima d’allora. Un chicco di riso. Guardando meglio si accorse che c’erano molti chicchi per terra. La cosa non aveva alcun senso, perché quei chicchi dovevano essere lì da almeno… ventidue anni. Eleanor pensò che quel riso dovesse risalire a un matrimonio, avvenuto molti anni prima.

Era strano, perché la ragazza non riusciva a immaginarsi un mondo “felice”: quella chiesa era sempre stata cupa, polverosa, vecchia e triste. Tutta la cittadina era sempre stata immersa nella solitudine, per quanto potesse ricordare. Evidentemente però, molto tempo addietro, c’era stato un tempo in cui gli abitanti del paese ridevano, erano felici, e la domenica si ritrovavano in chiesa, chiacchieravano tra loro e trascorrevano le loro giornate serenamente.

“Mi sarebbe piaciuto esserci” pensò Eleanor mentre si avviava a letto. Lì, con la testa sul cuscino, al buio, immaginava come doveva essere stato il matrimonio.

Vedeva il sole alto nel cielo, gli alberi in fiore, i giardini ordinati e variopinti; poteva sentire il cinguettio degli uccelli sui rami dei peschi e il profumo dei fiori. Udiva le grida e le risate dei bambini che giocavano tra loro, e le campane della chiesa suonare a festa. Assorta nei suoi pensieri si addormentò, e sognò tantissime persone, sorridenti, che parlavano allegramente tra loro, vestite eleganti, e che si avviavano verso la chiesa. La cupa sala che conosceva bene quanto le sue tasche era completamente diversa, luminosa e profumata com’era nel sogno. Tutto era ornato di fiori, e l’organo… ah, com’era dolce la musica suonata dall’organo! Solo ascoltarla faceva svanire ogni tristezza. Vicino all’altare c’era un sacerdote… ma sì, era proprio lui, Padre McKenzie, più giovane e allegro. Accanto stava un giovanotto, attendendo qualcosa; probabilmente era lo sposo. Sorrideva, e nei suoi grandi occhi verdi si vedeva chiaramente quanto fosse felice. Quel viso… Eleanor l’aveva visto altre volte. I capelli scuri, che nascondevano la fronte, gli occhi verdi, grandi e dolci, sinceri. L’espressione allegra in volto… sì, ora ne era sicura, non era la prima volta che Eleanor lo sognava.

Improvvisamente, nella sala si fece silenzio, e l’organo iniziò a suonare. Tutti i presenti si voltarono verso l’entrata, per vedere la sposa. Entrò una ragazza vestita di bianco, sorrideva, era felice.

La musica continuava a suonare, la ragazza avanzava con passo un po’ incerto verso l’altare, il ragazzo sorrideva, gli occhi scintillanti.

Nell’aria aleggiava una sensazione si spensieratezza, felicità, serenità. Il sole entrava dalle vetrate, e creava incantevoli giochi di luce colorati. Il profumo dell’incenso avvolgeva la sala…

 

 

 

Note:

Ecco fatto, anche il secondo capitolo. Non sono ancora del tutto convinta di questa faccenda, ma viste le recensioni positive (grazie a tutti! =D ) sono andata avanti.

Dal prossimo capitolo (che per ora è abbozzato metà sul computer e metà nella mia testa) comincia a succedere qualcosa di più interessante, ve lo prometto. Questi primi mi servivano come introduzione all'atmosfera di solitudine-tristezza-depressione della canzone.

Ok, sto parlando troppo...  Cercherò di aggiornare presto, anzi, mi metto subito a lavoro!

 

  
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