“Una stanzetta malsana, nel seminterrato di un condominio del quartiere di Hammersmith, in una Londra che va a puttane in questi anni di merda. Questo è il nostro quartier generale, e questa è la vostra radio pirata. Rotting Radio, perché l’Inghilterra sta marcendo!”
Era il 1984, ma l’atmosfera era decisamente diversa da quella di Orwell. L’Inghilterra si stava deteriorando, per colpa di una vecchietta salita al governo, e pochi gruppi musicali denunciavano i fatti. Ma noi adolescenti con un po’ troppa coscienza sociale non potevamo starcene fermi a guardare.
Erano i cosiddetti “anni d’oro”, la nostra adolescenza scorreva tranquilla sostenendo cause troppo grandi per noi, nella calda estate di Londra. Un gruppo etnicamente distante, ogni singolo individuo con una sua storia: Conn, scozzese, Rogan, tipico irlandese dai capelli rossi, Kirti l’indiano ed io, Kemp, quattro figli di operai con la fortuna di condividere gli stessi pensieri.
L’idea arrivò in un luogo inusuale, il liceo. Ora di storia, gli anni sessanta, una lezione interessante. E questi pionieri del rock che trasmettevano illegalmente le canzoni “proibite” galleggiando su un battello a largo della costa inglese. Non potevamo chiedere di meglio: avevamo trovato il modo di trasmettere i nostri ideali.
All’inizio dell’estate l’utopia si era radicata irreparabilmente nei nostri pensieri. Ovviamente nessuno di noi possedeva una barca da cui trasmettere. Quindi, primo requisito era un quartier generale. Niente di più facile. Una mattina di metà giugno ci presentammo davanti alla porta della mia vicina, la bionda più utile di tutta Londra. Due giorni dopo stavamo già trasferendo i nostri tesori musicali nel suo garage.