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Autore: Eccentrico Colorato    04/01/2010    0 recensioni
storia di una persona che non riesce a svegliarsi, solo viaggiare da un incubo all'altro...
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Consigliata vivamente una doppia lettura : )

Ed è come se mi fossi perso nei miei sogni, da troppo tempo ormai, non c'è senso, non c'è consequenzialità, non c'è ordine.
Un attimo prima sono un cavaliere al palio che stà per essere sconfitto, poi un condannato a morte al patibolo, la mia testa ruzzola giù, ed ecco che sono in guerra, in trincea, a sparare e a evitare di morire, per poi cadere inspiegabilmente nel vuoto e trovarmi in un salotto inglese, dove dei borghesotti mi prendono a calci per via del mio abbigliamento.
Sono confuso, da troppo tempo non ricordo più chi sono, questa condanna dura da troppo, o forse, in questa situazione, non ho mai saputo chi sono. Sono sospeso in un sonno eterno, eppure, a volte, ho l'impressione che ci sia una via d'uscita. una strana luce, che mi invita a raggiungerla, ma ogni volta fallisco, e non riesco a raggiungerla -cado giù- in un altro incubo. Ogni volta è una sofferenza, non tanto per me, io, dentro di me, non so se voglio raggiungerla quella luce.
Il dolore e la delusione che provo sono più che altro per Caroline.
Quella ragazza dall'aspetto mutevole, che mi aiuta, mi dice cosa fare, mi afferra talvolta prima che io cada, che mi mostra dov'è la luce, che prova a condurmici, l'unica costante dei miei incubi.
Sono in imbarazzo, ogni volta che la vedo, perchè so che anche questa volta malgrado il suo aiuto non potrò fare niente. La realtà è che le sfide le ho sempre perse, ne sono convinto, tanto in questa condizione, quanto nella mia vita.

E' da qualche minuto che mi trovo sotto questo albero.
Il cielo è grigio, il terreno è grigio, l'albero invece è nero, dai suoi rami cade una strana sostanza, di una consistenza strana, sembra mercurio;
comunque non mi muovo, osservo passivamente.
Per quanto il paesaggio sia inquietante, c'è quasi quiete qui. Mi piace. Magari questo incubo mi lascerà stare, mi lascerà qui, in pace, per l'eternità potrò perdere il mio sguardo in questo cielo grigio, se non faccio nulla.
In fondo non è troppo caldo e nemmeno troppo freddo. Passerò la vita a guardare il mercurio cadere e a pensare a cosa diavolo ci faccio qui.

La consistenza di quello pseudo mercurio mi ricorda qualche incubo fa, quella stanza dalle pareti metalliche, stavo cadendo in un'enorme vasca di un materiale che sapevo essere acido, e Caroline mi afferrò prima che accadesse; la guardai sbalordito, lei non disse niente, e prese la mia mano, dopodichè, mi indicò, in alto, dopo un complicato sistema di scale e ascensori, una forte luce abbagliante, poi si avvicinò al mio orecchio e sussurrò "mi manchi".
Lasciai la sua mano, e corsi verso la luce, le scale erano tante, sembravano non finire mai, ma non c'erano ostacoli, non c'erano cadute in altri incubi, stavolta era davvero possibile raggiungerla?
I pensieri mi attenagliarono la mente, prima era gioia, poi stupore nel vedere che finalmente stava succedendo davvero. Poi cominciai a chiedermi cosa ci fosse dietro quella luce, e cominciai ad aver paura di raggiungerla.
E questa cominciò ad allontanarsi, allora smisi di pensare e ricominciai a correre. Arrivai davanti alla luce, al di là di questa, vedetti un lettino, bianco.
Non capivo il significato di ciò che vedevo, e ne ero spaventato. Non sapevo cosa fare. Nell'indecisione, mossi un altro passo in avanti, ma il mio piede destro passò attraverso la lastra metallica che mi sorreggeva nell'appoggiarsi, caddi di nuovo. e mi ritrovai in un altro incubo.


La grigia situazione non è cambiata, mi stò quasi abituando, mi piace, mi ricorda la sensazione che ho provato in uno dei primi incubi, ero una farfalla, o qualcosa del genere, un insetto voltante comunque, e svolazzavo libero per un enorme prato. Poteva sembrare anche un bel sogno, ma dopo poco mi ritrovai inseguito da un mostro a 4 zampe, che forse voleva solo giocare, un cane, un gatto, un topo, non so cosa fosse, non ricordo, insomma ad un certo punto una farfalla nera, che riconobbi subito essere Caroline, mi passò davanti, e mi invitò a seguirla, urlando parole sconnesse e senza senso "Perchè?" urlava "Perchè sei andato via? Torna con me, torna qui".
Non capivo cosa volesse dire, non mi importava, la seguivo, cominciavo a vedere una luce strana sopra un albero li vicino, era la prima volta che vedevo la luce, era la prima volta che provavo questa disperata rincorsa a qualcosa che non sapevo cosa fosse.
Purtroppo fui troppo avventato, e non vedetti una tela di ragno davanti a me, che mi bloccò. La fine dell'incubo è ben immaginabile.

Il grigio eterno, chissà se è così noioso come pare, o magari mi ci abituerò.
Sentii chiaramente dei passi.
Mi guardai intorno, c'erano due persone, non capivo di cosa parlassero. Parlavano di uccidere qualcuno, ma non capivo chi, o cosa, non capivo chi parlasse, ero angosciato. Non volevo lo facessero e non sapevo perchè.

Una terza persona cominciò a camminare, e poi a urlare.
"Cosa state dicendo? Non potete farlo, lui potrebbe risvegliarsi!"
Risvegliarsi? che vuol dire?
Qualcuno scoppiò a piangere, mi guardai di nuovo intorno, era Caroline.
Mi guardò, e chiese, urlando, piangendo.
"Perchè non vuoi tornare da noi?"
Non pensai, risposi "Io voglio tornare"
Le altre due persone smisero di parlare di colpo
Caroline invece sembrava arrabbiata, la sua espressione era carica di rancore, riscoppiò a piangere e urlò "E allora torna figlio di puttana!"

Poi qualcosa di anacronistico e senza senso, Caroline scomparve, ma mentre lo faceva volse la mano verso la sua destra, indicando una luce distante e fioca.

Questa volta non esitai e cominciai a correre.

"Ehi, non credi che dovresti scendere? E' pericoloso!"
non avevo cambiato incubo, questo era un ricordo di un tempo andato, i contorni delle cose non erano più un sogno, era reale, ero in un ricordo del mio io reale.
"ma che dici?, non ti fidi di me? guarda che sono un trapezzista nato"
chi mi parlava era una delle tante forme che aveva assunto Caroline nei miei sogni, una ragazza carina con gli occhi scuri e lo sguardo preoccupato.
Saltai su quel tubo metallico alto circa 4-5 metri, e scivolai, caddi, e poi il buio.



Realizzai che ero in coma, o qualcosa del genere, quella caduta mi aveva quasi ucciso, e ora ero in un lettino bianco, fermo, immobile.

Non capii però, cosa fosse la luce.

La vita? o la liberazione?

Raggiungendola sarei morto o mi sarei svegliato.

Non mi importava, qualsiasi cosa sarebbe stato meglio di questo.

La terra dietro di me cominciò a sparire, la luce diventava via via più intensa. Mi avvicinavo e diventava più grande, correvo correvo correvo.

Il terreno divenne lava. Ogni passo era un dolore insopportabile, ma continuavo a correre. e non era per raggiungere la salvezza. o meglio si, ma non per me stesso, ma per la possibilità che ciò mi portasse alla vita, e poter finalmente ringraziare Caroline, orgoglioso del mio operato.

La mia pelle cominciò a decomporsi, l'incubo non voleva lasciarmi andare, ma io non volevo rimanere lì.

Raggiunsi la luce e vi entrai.
Era il paradiso, non la vita.
Sentivo il caldo fluire nel mio corpo.
Stavo bene, mi piaceva quel posto.
Era tutto così piacevole.

Poi una mano nel bianco, e una voce. "Parla ancora! ti prego! Ripeti quello che hai detto!"
Caroline.
Non potevo non raggiungerla.
Dovevo ringraziarla.

Afferrai la mano. Lasciai dietro di me quel calore perfetto. e tornai alla vita.

Fine.

  
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