Salve, eccomi con l'ultimo capitolo, a cui seguirà l'epilogo che porrà termine a questa storia. Ringrazio immensamente chi ha seguito fino ad oggi questi miei aggiornamenti, talvolta incostanti, soprattutto per i meravigliosi commenti che di volta in volta ho avuto modo di leggere.
Grazie.
Bhe, per ora che altro aggiungere. Questo capitolo sarà completamente dalla prospettiva di Edward, che era stato messo un pò da parte nei precedenti capitoli. L'epilogo sarà postato quanto prima, anche perchè ho intenzione di dedicarmi ad altro, quindi annuncio anche che le mie storie verranno momentaneamente sospese. Quando tornerà la voglia le riprenderò, continuarle ora sarebbe solo uno spreco.
MI dispiace non poter rispondere alle vostre recensioni, ma la cena è pronta in tavola e mia madre mi reclama. Baciotti e a presto! ♥
Pov Edward.
Mi
ridestai dal mio torpore
lievemente scosso. Poco rammentavo di ciò che era accaduto e
del motivo per il
quale mi ritrovavo adagiato su di un letto.
I
vampiri non erano soliti avere
vuoti di memoria, eppure in quell’istante fui certo che
qualcosa di non usuale mi
avesse colto. I ricordi confusi scuotevano la mia mente quasi a volerla
indurre
a ricordare qualcosa.
Qualcosa
di importante… molto.
Aprii
gli occhi incontrando
quelli apprensivi di mia madre Esme, che amorevolmente al mio capezzale
mi
accarezzava il capo.
«
Ti sei
svegliato. »
mormorò e potei cogliere una certa ansia nella sua voce.
Me
ne dispiacqui, adoravo Esme
e crearle preoccupazioni non era mai mia intenzione. Al contrario ero
solito porre
rimedio ai suoi tormenti, comprendendo con il mio dono ciò
che poteva darle
pensiero.
Ma
cosa era accaduto?
Incuriosito
volsi il mio
sguardo sui volti dei presenti, tutti quasi ugualmente scossi, fatta
eccezione
per Alice e la nonna di Bella.
«
Bella.
»
biascicai allarmato,
rammentando immediatamente cosa ero accaduto.
La
mia proposta, la sua fuga…
il rapimento.
Pronto
ad imbattermi negli elfi
che avevano osato sequestrarla, mi stavo dirigendo
all’esterno della mia dimora
per inoltrarmi nel bosco.
Poi…
il nulla.
I
ricordi lì si sfocavano sino
ad un indistinto buio.
«
Non
comprendo. Cosa è accaduto? »
mormorai
stancamente.
Carlisle
mi fu immediatamente
accanto.
«
Figliolo, come ti senti. »
chiese
apprensivo, eludendo la mia domanda ed allarmandomi più del
dovuto.
Assottigliai
lo sguardo. « Cosa è accaduto? » ripetei
tentando di placare la mia apprensione.
Poche
e confuse parole si facevano eco nella mia mente, senza un preciso
significato.
O almeno io non ero in grado di attribuirvene alcuno.
La
nonna mi volse uno sguardo corrucciato prima di apprestarsi a
rispondermi.« Non
potevo lasciare che tu vagassi per i boschi alla ricerca di Bella,
avresti
potuto imbatterti in qualche elfo e intralciare il piano. »
«
Piano? – sibilai alzandomi di scatto. – Di quale
piano parlate? Quello secondo
il quale la donna della mia vita viene abbandonata nelle mani di
qualche
sciocco elfo che potrebbe tradirvi condannandola a morte certa? Voi
stessa
avete più volte ribadito che la lealtà degli elfi
per la loro comunità è indiscutibile,
nessuno oserebbe contestare le decisioni del consiglio. »
puntualizzai adirato.
Non
ero a conoscenza di quanto tempo fosse trascorso e di cosa fosse
accaduto nel
frattempo. Che avessero avuto notizie di Bella?
I
volti agitati mi diedero ben presto la risposta, accompagnati dai
pensieri dei
presenti.
Di
Bella non vi era alcuna traccia.
La
nonna sospirò sommessamente facendo cenno ai miei familiari
di non allertarsi
per la mia reazione irosa.
«
Non vi è nessuno a questo modo che tenga alla vita di
Isabella quanto loro e
non vi è motivo per il quale abbandonerei mia nipote in mani
non fidate, dopo
aver sacrificato la mia vita per il suo bene. »
sentenziò pacatamente,
accomodandosi sulla poltrona.
Arcuai
un sopracciglio fissandola scettico, notando in quell’istante
l’assenza di
Christopher. La donna, seguendo il mio sguardo colse la mia muta
domanda.
«
Chris è andato a portare soccorso. –
asserì sorprendendo i presenti. – Tra non
molto saranno di ritorno ed ogni cosa vi sarà illustrata.
»
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Trascorsero
tre ore nelle quali
temetti il peggio. Nonostante ciò fui costretto ad attendere
in silenzio,
memore dei poteri della nonna che non avrebbe indugiato ad
addormentarmi
nuovamente se necessario.
Preferivo
di gran lunga essere
vigile, in modo tale da poter agire in caso di bisogno.
Non
potei fare a meno di notare
la sua tranquillità che congiunta al potere di Jasper
riuscirono in parte a
placarmi.
Quella
donna aveva trascorso
anni in un’epoca non sua, abbandonando ogni cosa per
proteggere quel frugoletto
che le era stato affidato e se riteneva che non vi era pericolo non
potevo non
crederle.
O
almeno di ciò tentai di
convincermi.
D’un
tratto un forte odore di sangue
giunse prepotente al mio olfatto bloccato immediatamente il mio corpo
in una
morsa di puro terrore. I pensieri deliranti dei presenti fecero eco
alla mie
più atroci preoccupazioni, consci di quanto
quell’odore fosse familiare.
Il
volto della nonna di Bella
era corrucciato in un’espressione altrettanto ansiosa,
benché tentasse in ogni
modo di non infrangere la sua compostezza.
Non
può essere!
Senza
indugiare mi avviai verso
la porta, titubante nell’aprirla per ciò che
avrebbe potuto palesarsi ai miei
occhi.
Eppure
nulla sarebbe potuto
apparirmi altrettanto agghiacciante. Dinanzi a me, il suo
corpo ricoperto di sangue era stretto tra le braccia di Chris.
No!
Il
viso cereo della mia amata
non risplendeva della sua luce ed il gelo che mi pareva di percepire da
lei,
sommato al suo battito pressoché assente mi privarono di
ogni mia forza.
Inconsapevolmente
mi abbandonai
al suolo, incapace di sorreggere il peso di una cruda
realtà. Accanto a me
percepivo urla indistinte dei presenti che affannati nella ricerca di
un
rimedio si muovevano in un caotico quadro di disperazione.
«
Com’è potuto accadere? »
«
Carlisle! »
«
Conducetela nello studio. »
«
Prendete dell’acqua. »
Ovattate
le loro voci si
susseguivano senza che io potessi realmente dal loro un senso. Il
grigiore che
mi avvolgeva attanagliava il mio cuore muto con il gelo della morte del
mio
spiro di vita, rigettandomi nell’inferno dal quale lei mi
aveva salvato.
«
Calmatevi! »
un
ordine perentorio giunse aldilà della boscaglia.
Sorpresi,
i presenti, voltarono
il capo verso la figura che a passo lesto si dirigeva verso di noi,
celando il
suo viso sotto uno spesso manto.
Un
ringhio cupo si levò dal mio
petto.
Lui.
Quella
voce ovunque avrei
potuto riconoscerla, quella che ogni dì aveva ossessionato i
miei più cupi
pensieri e che come un mantra mi rammentava il precario equilibrio sul
quale la
mia storia con Bella si muoveva.
Lui
che tra tutti era la causa
del mio male. Lui a cui dovevo la morte di colei a cui avevo
inesorabilmente
legato il mio cuore.
Lui
che avrei maledetto sino
alla fine dei miei giorni.
Senza
riflettere sul mio gesto
e sulle conseguenze che ne sarebbero derivate mi scagliai contro
quell’immondo
essere. In quell’istante poco importava la mia vita, ormai
distrutta da una perdita
che mai avrei accettato, accecato dall’ira e dal desiderio di
vendetta non bramavo
altro che la morte del mio nemico.
Agognavo
poter mirare sul suo
volto la medesima sofferenza che affliggeva il mio animo.
Agilmente
si scostò deviando il
mio attacco ed elegantemente si pose in difesa creando tra di noi uno
scudo di
fiamme.
Padrone
del fuoco.
Proprio
come Isabella anche lui
possedeva quel dono.
Quale
beffa del destino!
Quell’essere
indegno osava
schernirmi mostrandomi ciò che la sua bambina aveva
ereditato da lui, palesando
quel legame che lui aveva calpestato progettando la morte della sua
stessa
figlia.
Sangue
del suo sangue.
Ringhiai
ancor più furente,
sibilando imprecazioni tutt’altro che signorili.
«
Edward,
fermati immediatamente. »
La
voce di Chris ed il suo
ordine non mi scalfirono e mi preparai nuovamente ad attaccare
ignorando le
fiamme e tentando di individuare un varco per portare a segno il mio
colpo.
Però
come era già accaduto le
mie forze parvero venir meno, sotto l’influsso di una potente
magia.
Mi
riversai al suolo ansante,
pressato da un invisibile macigno.
«
Irruente. »
una
voce deliziosa, accompagnata da una risata tintinnante,
portò i nostri sguardi
sulla figura che su di me aveva usato il suo maleficio.
«
Cara,
il nostro Edward è solo preoccupato per le sorti della sua
amata, potresti
gentilmente liberarlo? »
La
nonna mi venne incontro
porgendomi aiuto, ma non celando un sorriso di scherno.
Noi
vampiri di rado avvertivamo
una sensazione di tale impotenza e supposi fosse ciò ad
allietarla più del
lecito. Quel che però non compresi immediatamente fu la
tranquillità che
ostentava, pur dopo aver rimirato le spoglie della sua giovane nipote
ormai
priva di vita.
Non
so se fu il mio sguardo ad essere eloquente o fu solo per dissipare il
mio
turbamento e la mia agonia, ma dalla sue labbra le miei più
rosee speranze
videro la propria realizzazione.
«
Isabella non è morta! » asserì.
Mai
parole mi apparvero più liete.
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Bella
fu trasportata nella sua
camera, nella quale Alice si adoperò a ripulirla mentre la
nonna ed i suoi
genitori ci illustravano cosa era realmente accaduto.
Stupore
e sorpresa aleggiarono
durante il perpetrarsi della discussione. Nessuno avrebbe mai
immaginato che un
simile stratagemma fosse stato ideato anni orsono. Ogni cosa era stata
pianificata nel dettaglio.
O
almeno in parte.
Ciò
che tutti aveva sbalordito
era stata l’implicazione di noi vampiri nella faccenda. Chris
avrebbe dovuto
accogliere Bella al suo arrivo, ma l’incontro che io e la mia
amata avevamo
avuto nella radura aveva inevitabilmente mutato i fatti.
Chris
la interpretò come una
buona novella, constatando che i nostri poteri potevano essere utili
alla sua
causa ed adoperandosi a finché Alice potesse usufruire delle
sue visioni per
porgere a Bella il dovuto aiuto. Non avrebbe mai sospettato che tra noi
nascesse un simile legame.
L’amore
aveva intrecciato i
nostri destini, mutando antichi progetti e deliberando una nuova sorte.
Ciò
che però realmente mi
sollevava era comprendere che non vi erano più imminenti
pericoli a minacciare
la vita di Isabella. Con l’inganno della sua presunta morte
il consiglio aveva
allontanato il suo corpo cereo in vista di una degna sepoltura. Suo
padre con
tal pensiero aveva abbandonato la comunità per non farvi
ritorno.
Quel
luogo, memore della morte
di sua figlia, avrebbe risvegliato il senso di colpa per quella vita
strappata
e con tale scusa gli era stato concesso un volontario esilio.
Eppure
un tarlo tutt’altro che
irrilevante mi crucciava.
Cosa
sarebbe accaduto? Come avrebbero
vissuto consci che l’incontro con un elfo le sarebbe stato
fatale? La mia
Isabella avrebbe accettato di condividere con me la sua esistenza,
rinnegando
le sue stesse parole?
Impensierito
mi abbandonai
sulla poltrona, lasciandomi cullare dai miei interrogativi, che ben
presto
avrebbero ricevuto risposta.