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Autore: Ily18    04/01/2010    5 recensioni
Mentre Clark è alla fattoria a sbrigare i soliti lavoretti che lo tengono occupato, la sua mente vaga di ricordo in ricordo, tornando sempre allo stesso identico punto: Lois.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Clark Kent, Lois Lane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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A/N: Ciao a tutti e buon 2010!! :)
La mia prima FF del 2010, sarà una spoiler dedicata alla S9 ed in particolare ad un'ipotetica scena post Pandora (9x09).
Le frasi che leggerete all'inizio della FF, subito dopo queste noiosissime note dell'autore XD, sono quelle che mi hanno ispirato questa storia che, attenzione, rischia di essere sdolcinata, mielosa, fluffosa... come volete chiamarla! XD

E ora... buona lettura e continuate a tener duro fino al 22 gennaio! Ormai manca poco, dai ragazze!! XD

P.S: Come sempre, ringrazio di cuore chi legge e trova anche il tempo di lasciarmi una piccola recensione per farmi sapere cosa ne pensa. :D
Grazie mille!!!!! :)

PS2: Se magari vi state chiedendo il perché di questo titolo, ve lo spiego velocemente. "Take a walk down memory lane" in inglese sta significare "perdersi nei ricordi". Immagino abbiate notato come abbia messo la parola "lane" con la L maiuscola, non per un errore di battitura, ma per un motivo che sono sicura non ci sia bisogno di spiegarvi, visto che siamo tutte maniache Clois!!!! XD XD





- Clark, ho avuto tanti appuntamenti che si sono rivelati un errore.

- Allora questa volta facciamolo nel modo giusto.
Prendiamoci il tempo che ci serve.

- Sul serio? In quel caso... andiamo a prenderci una tazza di caffè.
E poi pranzeremo insieme, la prima di tante volte e ci saranno gelati e chalupas, picnic nel parco e balli sotto la pioggia.

E mi porterai a vedere un rally di monster-truck.

****

Clark era appena tornato alla fattoria dopo un giro di ricognizione in città nei panni della Macchia. Tutto era sembrato tranquillo, a parte una piccola banda di delinquenti che aveva cercato di derubare un’anziana signora all’angolo tra Spooner Street ed Everson Avenue.

Non appena mise piede in casa, subito l’affannoso respiro di Shelby gli diede il bentornato.

Sorrise, felice dell’accoglienza. “Hey, bello.” Disse inchinandosi leggermente per arruffare il pelo al suo onnipresente amico, che non appena fu soddisfatto della dose di carezze ricevute, si allontanò trotterellando, diretto nel soggiorno e raggiungendo velocemente il suo posto preferito di fronte al fuoco del caminetto.

Clark sorrise prima di salire le scale e riporre il suo costume da Macchia nel suo armadio, dove era sicuro nessuno, eccetto probabilmente sua madre se fosse stata lì, avrebbe notato.

Si infilò un paio di comodi jeans e una maglietta beige a maniche corte, pronto per andare nel fienile e proseguire quei piccoli lavori giornalieri che lo aspettavano.

“A lavoro.” Si disse, quasi gli servisse dell’incoraggiamento, mentre usciva nuovamente di casa.

Si fermò per qualche secondo in mezzo allo sterrato che lo separava dal fienile, alzando lo sguardo al cielo per notare il sole giallo che risplendeva, nonostante fosse Novembre inoltrato. Chiuse gli occhi, riuscendo a sentire i tiepidi raggi del sole che avevano su di lui il solito effetto benefico e rinvigorente e stranamente si trovò a sorridere. Con quello che il futuro aveva probabilmente in serbo per lui e per tutta la razza umana, aveva bisogno di tutta la forza che il Sole Giallo poteva dargli.

Riprendendo a camminare, non poté fare a meno di pensare ad un’altra cosa che il futuro gli riservava: Lois.
Per qualche secondo chinò il capo imbarazzato, quasi come se qualcuno in quel momento potesse vederlo arrossire nel ricordare il suo corpo e quello di Lois avvinghiati l’uno all’altro in quella danza di passione a cui aveva assistito solo qualche giorno prima a Belle Reve .

Certo, Zod era un gran bel problema da affrontare e Clark non avrebbe mentito dicendo che non pensava giorno e notte a come sconfiggerlo senza portare il mondo ad affrontare la distruzione a cui lui aveva assistito, ma almeno per quello poteva contare sull’aiuto di Oliver e Chloe e tutti gli altri.

Il problema Lois invece? Beh, quello era in un qualche modo un po’ più apocalittico della fine del mondo e lo sarebbe diventato ancora di più se la fiera brunetta in questione avesse anche solo intuito quello di cui lui era venuto a conoscenza.
Si passò una mano sui capelli, immaginando le mille reazioni che Lois avrebbe potuto avere se mai le avesse detto che sapeva esattamente cosa il futuro riservava a Lois e Clark come coppia. Sorrise scuotendo la testa divertito.
Ecco che si era appena aggiunto un nuovo segreto alla già lunga lista di segreti che aveva imparato a tenere per sé e questo era decisamente uno che avrebbe custodito gelosamente.

Sbuffando rumorosamente, finalmente raggiunse il fienile, notando il trattore che aveva bisogno di una controllata. Gli diede una pacca leggera sul muso, prima di raccogliere la cassetta degli attrezzi e portarla vicino al serbatoio che andava riparato.

Per quanto sembrava ormai decrepito, quel trattore era l’ultima cosa di cui si sarebbe voluto separare.
Ricordava ancora chiaramente il giorno in cui Lois aveva portato Shelby alla fattoria e lui lo aveva legato al trattore, in attesa di capire cosa i suoi genitori ne avrebbero fatto di quell’adorabile palla di pelo.
Soprattutto ricordava chiaramente lo stato di shock in cui era caduto quando aveva notato il muso innocente di Shelby a pochi passi da lui, mentre si trainava dietro quasi senza sforzo il trattore che, Clark sapeva per certo, pesava parecchie tonnellate.
Probabilmente se non ci fosse stata Chloe ad aiutarlo ad uscire da quell’imbarazzante situazione, Lois avrebbe senz’altro scoperto che c’era qualcosa di davvero fuori dal comune in quel cane.

Aprì il cofano del trattore per controllare il tubo che gli dava problemi e non poté evitare di sorridere nel notare come Lois gli era tornata nuovamente in mente.
Ormai ogni cosa sembrava ricordargli lei, soprattutto qui alla fattoria. Ogni gradino scricchiolante che lei aveva salito di nascosto, ogni tazza di caffè che gli aveva soffiato da sotto il naso, ogni film, ovviamente scelto da lei, che avevano visto seduti sul divano… Tutto sembrava ricordagli Lois e per quanto a molti questo potesse sembrare patetico, ai suoi occhi era semplicemente… normale.

Sembrava essere passata una vita intera da quando vivevano entrambi qui, sotto lo stesso tetto. Una cosa era certa, ne avevano passato di tutti i colori.

Concentrandosi nuovamente sul trattore, notò che il problema era causato da un bullone avvitato male, per cui si inchinò a raccogliere dalla cassetta degli attrezzi la chiave inglese che gli serviva, per poi avvitare dolcemente il bullone che stava creando dei problemi.

Soddisfatto di aver allungato nuovamente la vita a quell’indistruttibile trattore, decise che gli avrebbe dato un’occhiata un po’ più a fondo. Si diresse a prendere il carrellino simile ad una tavola da skateboard, dopodiché ci si coricò sopra e facendo leva con le gambe, lo spinse sotto il trattore per dare un’occhiata.

Tutto lì sotto sembrava andare per il verso giusto, un po’ come la sua vita in quel momento.

Il suo lavoro al Daily Planet andava sempre meglio, probabilmente anche per merito della sua vicina di scrivania, e la sua doppia vita di super paladino di Metropolis procedeva per il meglio e soprattutto… segretamente.

Fortunatamente dopo il piccolo incidente della fotografia scattata da Jimmy l’anno prima, niente di strano che mettesse in pericolo la sua doppia identità era successo. Beh, se escludiamo quella giornata in cui Lois avrebbe scommesso la sua stessa vita che lui era la Macchia.

Clark sbuffò, ripensando a quanto sarebbe stato facile dirle semplicemente la verità, che sì, lui era la Macchia, invece di continuare a mentirle e inventare le scuse più stupide per coprire i suoi salvataggi in giro per Metropolis.
Più ci ripensava e più si chiedeva cosa quella volta lo avesse frenato dall’essere completamente onesto con lei.

Guardarla negli occhi mentre gli diceva di sapere con certezza che lui era la Macchia, lo aveva riportato all’anno precedente, quando le aveva finalmente detto la verità prima di riavvolgere il tempo per fermare Linda Lake.

In quei due giorni così diversi, Clark aveva avuto la conferma che per lei, lui sarebbe rimasto sempre e comunque il suo Smallville.

E forse era proprio quello che lo terrorizzava e lo bloccava, impedendogli di essere onesto al 100% con lei.

Probabilmente avrebbe fatto bene anche a lui prendere le cose con calma, evitando di lasciarsi andare troppo in fretta a quei sentimenti che gli suggerivano che aprirsi completamente con lei non era affatto un errore.

“Troppo tardi…” disse a voce alta, sbuffando mentre dava un’ultima occhiata alla parte inferiore del trattore, sfruttando la sua vista a raggi X per dare un’ultima occhiata precisa.

“Troppo tardi per cosa, Smallville?”

Clark spalancò gli occhi, sobbalzando di scatto e dando una forte testata al trattore, fortunatamente riuscendo ad evitare che l’impatto fosse fatale al vecchio veicolo, registrando immediatamente quella voce che conosceva bene e che, per quanto gli facesse piacere sentire, non avrebbe dovuto trovarsi lì nel fienile in quel momento.

“Ouch.” Commentò Lois nel notare come la fronte di Clark avesse appena colliso con il pesante metallo del trattore. “Tutto bene lì sotto, Clark?” Disse piegandosi sulle ginocchia e inclinando leggermente la testa di lato, così da vedere cosa succedeva li sotto. “Mhm, sporco e sudato, potrei farci l’abitudine, Smallville.”

Clark girò immediatamente lo sguardo verso di lei e Lois non tardò a sorridergli, facendogli cenno col capo di uscire da lì sotto.

Annuì, prendendo un respiro profondo e realizzando la situazione in cui si trovava. Lois era lì nel fienile con lui, dopo che solo qualche ora prima l’aveva chiamata per chiederle se le andava di uscire con lui quella sera. La sua risposta era stata sì e Clark si ritrovò a sorridere, pensando immediatamente al posto perfetto per quell’appuntamento.

Ora lei era lì, ore prima del loro appuntamento, per chissà quale motivo. ‘Alla faccia del prenderla con calma.’ Pensò divertito, per niente disturbato dalla sua impellente voglia di rivederlo.

Vedendo che non usciva da lì sotto, Lois raggiunse il muso del trattore, notando che i piedi di Clark spuntavano da quella parte. Poggiando il suo piede sinistro sul carrellino, fece forza e trascinò Clark fuori da lì.

“Hey.” Lo salutò nuovamente, incrociando le braccia al petto. “Inizio a pensare che saresti rimasto lì sotto per chissà quanto tempo se non fosse stato per me.” Disse sorridendo, lanciandogli uno straccio che lui acchiappò al volo.

“Probabilmente sì.” Le sorrise quasi timido, abbassando lo sguardo sulle sue mani unte di olio e pulendole con lo straccio che Lois gli aveva appena passato.

“Puoi ringraziarmi più tardi, Smallville.” Gli sorrise quasi maliziosa, senza mai togliergli lo sguardo di dosso.

“Grazie, Lois.” Disse ironico, sorridendole, prima di tornare a concentrarsi sullo sporco sulle sue mani. “Il trattore è parecchio vecchio ormai e ha sempre più bisogno di continue attenzioni.” Le spiegò.

“Uhm, c’è sempre una cosa chiamata rottamazione, genio.” Gli disse, quasi fosse la cosa più scontata del mondo.

Clark sbuffò nuovamente, mettendosi in piedi e buttando lo straccio ai piedi del trattore. “Hai idea di quanti ricordi io abbia di questo trattore, Lois?” Chiese incrociando a sua volta le braccia al petto, quasi volesse imitare la sua postura. “Il primo giro con mio padre, la prima volta che mio padre me l’ha fatto guidare…” Spiegò. ‘Per non parlare di tutte le volte che mi ricorda te.’ Aggiunse tra sé, ancora non pronto per essere così sentimentale di fronte a lei e sapendo come Lois reagiva a commenti troppo sdolcinati e complimenti sinceri.

E dopotutto… dovevano prenderla con calma, no?

“Sì, sì, ho capito, Smallville. Sei uno dal cuore tenero.” Sorrise a labbra unite, quasi volesse prenderlo in giro, ma Clark sapeva che in fondo lei ormai lo conosceva e capiva benissimo quello che intendeva.

“Allora, come mai qui alla fattoria?” Chiese, buttandola lì per caso, dandole le spalle mentre si dirigeva verso le balle di fieno che avevano un imposticipabile bisogno di essere spostate proprio in quel momento.

Lois deglutì nervosamente, sapendo che c’era il 200% di possibilità che lui le facesse quella domanda, pur sapendo che l’avrebbe messa in imbarazzo. Ma come poteva biasimarlo, se proprio lei al suo posto avrebbe fatto lo stesso, solo per sentirgli dire che moriva dalla voglia di rivederlo e che la regola del “prendiamo le cose con calma” era la più stupida a cui potevano pensare?

No, non poteva. E di certo non poteva nemmeno dirgli quello che aveva appena pensato, per cui optò per la scusa che più di tutte si era ritrovata ad usare più e più volte negli anni, per mascherare quei sentimenti che aveva sempre cercato di negare a sé stessa. “Beh sai,” disse annuendo e guardandosi intorno, nonostante lui fosse ora concentrato su tutt’altro, “ero nei paraggi e ho pensato di vedere come procedevano le cose alla fattoria…”

Clark si girò a guardarla con un’espressione chiaramente confusa e divertita in viso, quasi non riuscisse a credere a quello che le sue orecchie avevano appena sentito.

Lois decise di ignorarlo e continuò con quella scusa che perfino a lei sembrava la più stupida di sempre. “E poi c’è Shelby, ormai siamo diventate parecchio amiche, quindi…”

“Lois, Shelby è un maschio.” Le disse interrompendola, divertito da quella situazione.

Lois lo guardò corrugando la fronte, prima di scuotere la testa. “Uh, no!”

“Devo ricordarti che lo volevi chiamare Clarkie?”

“Come se potessi mai dimenticarlo.” Gli sorrise quasi in tono di sfida. “E sappi che la chiamo ancora Clarkie.” Aggiunse, sperando di infastidirlo e non aspettandosi di certo la reazione che stava vedendo in quel momento.

Clark aveva quel suo sorriso super luminoso che ogni volta la lasciava senza fiato. “Non mi stupisce,” disse avvicinandosi un po’ di più a lei, “sembra che nell’ultimo periodo tu sia sempre meno allergica a Clarkie.” Concluse quasi malizioso, notando come Lois deglutì a fatica, sapendo con certezza che lei aveva capito il suo gioco di parole. “Oops, intendevo Shelby.” Si corresse, contagiandola con quel suo sorriso e ritrovandosi sempre più vicini.

“Fossi in te non mi farei strane idee, Smallville. E’ senz’altro merito dell’aria di città.” Disse incrociando nuovamente le braccia al petto, sorridendogli senza sosta, e mai allontanandosi da lui.

Clark rise divertito a quella sua frase e Lois non poté evitare di mordicchiarsi il labbro, nervosa com’era nel notare come si stesse avvicinando a lei. “Già, ho sentito dire in giro che l’aria di campagna è decisamente sopravvalutata.” Disse cercando di suonare il più serio possibile e avvicinandosi sempre di più a lei, ritrovandosela ormai a pochi centimetri di distanza, esattamente come quella volta nello stanzino del Daily Planet in cui lei era salita su un pacco e gli si era avvinghiata addosso, come spesso succedeva nei suoi sogni.

Rimasero a guardare l’uno negli occhi dell’altro per quello che sembrò un tempo infinito, e Clark non poté fare a meno di darsi dell’idiota per averle proposto di prendere le cose con calma, quando non c’era nient’altro al mondo che avrebbe voluto fare in quel momento, se non prenderla tra le sue braccia e baciarla come aveva fatto qualche settimana prima nella redazione del giornale.

Un rumoroso tuono li risvegliò da quella specie di trance in cui erano caduti, facendoli sobbalzare ed allontanare di qualche passo l’uno dall’altro.
Clark deglutì a fatica, sorridendole imbarazzato prima di abbassare lo sguardo. “Vado a vedere che succede lì fuori.” Disse, trovandola una scusa davvero povera per evitare quel momento imbarazzante.

Si affrettò ad uscire dal fienile per poi ritrovarsi sotto uno scrosciante acquazzone, molto simile a quello che c’era stato il giorno in cui quello strano virus aveva colpito Metropolis.
Non poté evitare di ripensare a com’era stato bello ritrovarsi sotto la pioggia con Lois, stringerla tra le sue braccia e sapere che lei non era più in pericolo.
Da quel giorno in poi, aveva iniziato a vedere la pioggia in un modo del tutto diverso.

Fece qualche passo, abbandonando la copertura del tetto del fienile e lasciando che la pioggia lo inzuppasse da capo a piedi, sorridendo quasi come se gli avessero appena dato la notizia migliore di tutta la sua vita.

Il giorno in cui l’aveva tenuta tra le sue braccia sotto la pioggia, aveva avuto la conferma che quello che sentiva per lei era molto più forte di quello che aveva provato per qualunque altra ragazza che era entrata a far parte della sua vita.

Allargò le braccia e chinò il capo all’indietro, lasciando che la pioggia lo bagnasse liberamente in viso e si sentì nuovamente come quel giorno.

In quel momento non c’era stata nessuna Macchia, nessun mondo da salvare, nessuna disperata richiesta d’aiuto, nessun super nemico da sconfiggere.

In quel momento c’erano solo Lois e Clark che si stringevano forte l’uno con l’altro sotto la pioggia, quasi come se mollare la presa fosse equivalso a lasciare andare una parte preziosa ed imprescindibile di sé.

“Clark, sei impazzito?” La voce di Lois lo fece sorridere, quasi come avesse scelto il momento migliore per andare a scoprire come mai non fosse ancora tornato nel fienile. “Ti prenderai una polmonite o qualcosa del genere.” Aggiunse preoccupata.

Clark abbassò le braccia ai lati del corpo e girò il viso per poterla guardare in faccia, senza mai smettere di sorridere. “Se non mi sbaglio, ti devo ancora un ballo.” Disse tendendo la mano verso di lei, sperando che lo raggiungesse.

Incrociando nuovamente le braccia al petto, non poté evitare di sorridere e scuotere la testa divertita, capendo esattamente a cosa si riferiva. “Sei completamente fuori di testa, Clarkie, lo sai, vero?”

“Sarà colpa dell’aria di campagna.” Rispose semplicemente, senza mai abbassare il braccio teso verso di lei, quasi sicuro che di lì a poco lo avrebbe raggiunto sotto l’acquazzone.

Senza riuscire a resistere oltre, Lois iniziò ad andargli incontro, lasciando che l’acqua la bagnasse completamente e che la sua mente volasse a sua volta a quel giorno in cui Clark l’aveva tenuta tra le sue braccia, senza mai lasciarla andare finché la pioggia non aveva smesso di cadere. Sperava tanto che la stessa cosa sarebbe successa anche oggi.

Una volta raggiunto, mise la sua mano destra in quella di Clark, che in un gesto elegante la tirò a sé, ricordandole l’ultima volta che si erano ritrovati in quella situazione.

Le sorrise, non potendo evitare di pensare che l’ultima volta che l’aveva tenuta così vicina per poco non si erano scambiati il loro primo bacio; per lo meno il loro primo bacio ufficiale senza magia, trucchi o Kryptonite rossa di mezzo.
L’ultima volta che avevano ballato non era andata benissimo, ma Clark era più che deciso a smettere di rovinare sempre tutto.

Mentre la guidava gentilmente in quella pista da ballo inesistente e mormorava le note di chissà quale canzone, Lois non poté evitare di perdersi in quei calamitici occhi blu che risaltavano ancora di più sotto il cielo grigio e la pioggia battente.
L’ultima volta che gli era stata così vicino sotto la pioggia, le era sembrato che tutto si fosse fermato intorno a loro e l’unico pensiero che le inondava la mente in quel momento, oltre a quello di rimanere per sempre tra le sue braccia, era stato quello di sporgersi verso lui, solo un po’ di più, il tanto che bastava per lasciarsi andare a quelle sue labbra così invitanti, lasciando che succedesse quello che doveva succedere.

Tutto le era sembrato perfetto quella volta, quasi come se il destino avesse finalmente deciso di giocare a suo favore; a loro favore.
La pioggia, i suoi occhi blu che non smettevano di guardarla, quel suo sorriso rilassato nel vedere che stava bene e la dolcezza infinita in cui le aveva spostato dal viso le ciocche di capelli bagnate che le cadevano sugli occhi, le suggerivano che c’era solo una cosa da fare, quella stessa cosa che moriva dalla voglia di fare da quando erano stati interrotti al matrimonio di Chloe e Jimmy.

Ma tutto in quell’ultimo giorno di pioggia era ancora così confuso. Lui era tornato a Metropolis da solo una settimana e tutti i suoi ricordi di quella giornata terminavano con lei che entrava in un ascensore insieme ad Oliver, per poi ritrovarsi tra le braccia di Clark sotto il più romantico acquazzone che riuscisse a ricordare. In più, tutti quei sentimenti la confondevano più di quanto non avessero fatto un anno prima, probabilmente amplificati a causa delle tre settimane di lontananza tra lei e Clark. Tutto sembrava così difficile e facile allo stesso tempo, quasi entrambi avessero avuto sotto il naso la semplice soluzione di quel complicato rompicapo, ma nessuno dei due fosse stato abbastanza attento da notarla.

Ora invece… ora l’unico ostacolo tra loro era la stupida regola del prenderla con calma.
Ma dopotutto, un unico, semplice bacio cosa avrebbe potuto cambiare?

Clark continuava a ballare con Lois sotto quella pioggia che sembrava non voler smettere, quasi come il loro ballo infinito, che se fosse stato per lui, sarebbe durato in eterno.

Rallentò leggermente il ritmo, fino a fermarsi quasi del tutto, per rimanere lì sotto la pioggia a fissarla, tenendola stretta nella sua presa, quasi avesse nuovamente il terrore che qualcuno o qualcosa fosse in agguato e pronto a portargliela via.

Le sorrise, spostandole dal viso una ciocca di capelli, in quel gesto che ormai era diventato così familiare per lei. Non poté evitare di sorridergli a sua volta, prima di intrecciare le braccia dietro al suo collo e alzarsi leggermente sulle punte, per fare finalmente quello che moriva dalla voglia di fare fin da quando l’aveva visto a lavoro col trattore.

Lentamente avvicinò il suo viso a quello di Clark, e catturò le sue labbra, dando via a quel bacio mozzafiato che rischiava seriamente di dar fuoco al fienile a pochi passi da loro.
Strinse la presa un po’ di più, quasi gli si volesse avvicinare ancora e sentì le braccia di Clark fare altrettanto all’altezza della sua vita, il tutto senza mai interrompere quel bacio che stava diventando sempre più carico di passione.

Clark sentiva il suo cuore pompare ad un ritmo accelerato come gli capitava solo quando lei era nei paraggi e prima che potesse rendersene conto, grazie al suo superudito, notò come i battiti del cuore di Lois fossero aumentati, copiando lo stesso ritmo del suo, rimbombando prepotentemente nel suo orecchio.

Quando il bisogno di aria si fece troppo urgente per continuare ad ignorarlo, Lois fu costretta ad interrompere il bacio, appoggiando la fronte a quella di Clark e sorridendo nel notare come entrambi respiravano affannosamente per riprendere aria.

“Ops.” Disse divertita, quasi più a sé stessa che a lui, perfettamente al corrente che quel bacio che si erano appena scambiati, andava ben oltre il prendere le cose con calma.
Per quanto entrambi volessero rispettare quella regola, sapevano benissimo che tra di loro c’era un’attrazione e un’urgenza di avere l’altro vicino, che andava ben oltre ogni cosa mai provata finora. Era un bisogno che era impossibile da combattere e sconfiggere, e che soprattutto rendeva difficilissimo se non improbabile rispettare la prima regola della loro relazione.

“Spero tu abbia portato un cambio di vestiti.” Le disse divertito. “A meno che tu non voglia prendere in prestito una delle mie camicie e un paio di jeans.” Aggiunse, ripensando a tutte le volte in cui l’aveva vista indossare una delle sue camicie in flanella e a quanto questo lo facesse impazzire.

“Grazie dell’offerta, Smallville.” Sorrise annuendo, segretamente emozionata e nervosa alla sola idea di andare finalmente a vedere un rally di monster truck insieme a lui. “Ma ormai dovresti saperlo che son nata pronta. La figlia di un generale ha sempre un piano B.” Ma prima che lui potesse controbattere, lei non perse l’occasione di stuzzicarlo ancora una volta. “Tra l’altro, come te lo devo far capire che in pochi si lamenterebbero se mi ritrovassi senza niente addosso?”

Clark deglutì nervosamente, ripensando alla prima volta che si era sentito fare quella domanda, quella sera in cui aveva trovato Lois alla fattoria, mascherando il suo bisogno di passare la serata con lui, con un urgente necessità di lavare tonnellate di suoi vestiti.

Quella volta non aveva avuto la prontezza di risponderle, del tutto sorpreso da quel suo commento che, Clark ne era sicuro, Lois era sicura di avere solo pensato e non detto a voce alta. Questa volta invece, le cose sarebbero andate diversamente.

“Non ho mai detto che io lo farei.” Rispose altrettanto malizioso con quella sua voce bassa e sensuale che prese Lois in contropiede. “Tra l’altro, non è niente che non abbia già visto.” Le sorrise, riferendosi a quella volta che era uscita dalla doccia senza indossare nulla e lui l’aveva beccata ed era rimasto semplicemente in silenzio a fissarla, non riuscendo a spiccicare parola.

Lois socchiuse leggermente gli occhi senza mai smettere di guardare in quei suoi occhi blu che in quel momento le sembravano così affamati di lei, e non poté evitare di sorridergli, sorpresa da quel suo commento che in pochi si aspetterebbero di sentire da un ragazzo riservato come lui.

“Però, Smallville, nonostante due brutte amnesie, vedo che i ricordi migliori li hai custoditi gelosamente.” Rispose, ricordando le due volte in cui, un bel po’ di anni fa, si era ritrovata di fronte un Clark senza memoria. Sorrise nel ricordare che la prima includeva pochi vestiti e tanta, tantissima pelle scoperta. “E anche io.” Aggiunse quasi tra sé, pensando a quanto tempo fosse passato da quel loro primo incontro.

‘Sembra quasi una vita fa.’ Pensarono all’unisono senza saperlo, prima che Clark potesse distrarre entrambi buttandosi nuovamente su di lei e riprendere a baciarla sotto la pioggia.


***

Fine.
   
 
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