Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Elepinkina    01/07/2005    3 recensioni
Ashley Davis é una ragazza di 16anni come tutte le altre solo che é un po' più maschiaccio e ama andare in giro con il suo gruppo di amici (tutti ragazzi ovvio!)... il suo migliore amico non é altro che Jeremy Sumpter ma devo premettere che la storia non gira su di lui...scoprirete tutto leggendo. Il personaggio di Ashley é ispirato ad Avril Lavigne come carattere e nel modo di fare e di vestire.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La mattina dopo, quando mi svegliai, la sveglia suonava all’impazzata! Feci un balzo e guardai verso il divano-letto ma Jeremy non c’era. Mi vestii velocemente: le bermuda verdi militare, una maglietta rossa maniche corte, anfibi, bracciali con le borchie e braccialetti. Mi pettinai i capelli e scesi in cucina.
«Ciao Ma’!» dissi vedendo mia mamma che metteva sul mio piatto un uovo strapazzato. «A che ora siete tornati ieri sera?» chiesi cominciando a mangiare.
«Verso le due. Tu e Jeremy?» mi guardò con sguardo sospettoso.
«A-Alle 11.» dissi più naturalmente possibile. «A proposito, dov’é?»
«Ah, quando l’abbiamo trovato in camera tua l’abbiamo svegliato ed é andato a casa.»
«Poverino!»
«Già, poverino a vedere te che pisolavi tranquillamente nel tuo letto!» si intromise mio padre mentre scendeva le scale e si sistemava la cravatta.
Risi
«Che ore sono, Pa’?» domandai.
«Sono le 8 e mezza. Jeremy sarà qua fuori.» mi disse.
«Sì, adesso vado!»
Presi la mia cartella e uscii. Jeremy aveva ancora il mio berretto da baseball in testa e stava sgranocchiando una fetta di pane scaldato. Ci salutammo e andammo a scuola. Io avevo la prima ora buca così, salutai Je che doveva andare in classe e me ne andai a ripassare nella biblioteca della scuola. Mi sedetti in uno dei tavoli liberi. La biblioteca era ancora in stile antico, c’erano scaffali pieni di polvere dove c’erano libri che nessuno guardava da anni. I tavoli erano di legno pesante e le sedie avevano la paglia che pizzicava il sedere. Aprii il libro di storia ma, dopo aver letto le prime due righe, cominciai a fare disegnetti sulle pagine con la matita.
«Ciao.» sussurrò qualcuno davanti a me. Alzai lo sguardo: era Christine una delle mie amiche fin dall’asilo. Lei era bionda con i ricci ben definiti, aveva una faccia “paffuta” ed era molto timida con la gente che non conosceva.
«Ciao» ricambiai facendole segno di sedersi vicino a me.
«Come va?» mi chiese «Ieri non ti ho mai incrociata!»
«Già, ero un po’ preoccupata perché non avevo visto Je tutta l’estate, sai per via del film...»
«Sì, lo so. Ma mi pare che a scuola sia tutto apposto, no? Insomma, nessuno gli ha rotto con gli autografi.»
«Già.» sussurrai un po’ pensierosa.
«Ehy, che c’é?» mi chiese mettendomi una mano sulla spalla.
«Niente, stavo solo pensando che...» le raccontai tutto della sera prima e del bacio di Jeremy e le esposi tutto il ragionamento che avevo fatto la sera prima di andare a dormire.
«Ma dai, che magari non se ne é veramente accorto!» sorrise.
«Ma non mi aveva mai baciato così...» ribattei.
«Ash, sei sicura di non esserti innamorata del tuo migliore amico?» Questa domanda mi prese alla sprovvista: non ci avevo mai pensato! Aprii la bocca per rispondere ma la richiusi al suono della campanella. Senza dire niente ci alzammo tutte e due e mentre andavamo in classe, aprii più volte la bocca perché volevo dirle qualcosa, volevo rispondere alla sua domanda ma era come se fossi dentro ad un film muto e lei sorrideva soddisfatta.
Passai tutta la mattina a pensare sempre alla domanda. In molti mi salutavano o mi parlavano durante i cambi d’ora e io rispondevo ma se qualcuno più tardi mi avesse chiesto di cosa avevo parlato non lo avrei saputo dire. Tutto intorno a me era come attutito, molto lontano nella mia mente. Solo il suono della campanella di fine lezioni mi risuonò più vicina.
«Ehy!» urlò Jeremy mentre stavo mettendo giù i libri nel mio armadietto. Mi fece sobbalzare, e così facendo mi svegliò da quella “trans” in cui ero dalla mattina.
«Je! Che colpo! Mi hai messo paura!» dissi un po’ in tono di rimprovero.
«Tu mi fai paura.» disse Jeremy leggermente preoccupato «A letteratura eri impassibile! Eppure c’era Shakespeare, che é l’autore che preferisci!»
«Oh, scusa.» dissi veramente dispiaciuta. «Avevo altro per la mente.»
Jeremy sorrise dolcemente. Non l’avevo mai visto sorridere così o forse, non l’avevo mai guardato in quel modo. Aveva un espressione da angioletto vivace. Era veramente carino!
Boccheggiai molto prima di riuscire a dire: «Andiamo a casa?» e incamminarmi. Jeremy mi seguì dicendo: «Sì, ma sei sicura di sentirti bene?»
Nel pomeriggio del sabato della settimana dopo, verso le cinque, cominciò a piovere. Io me ne stavo seduta in camera mia sul mio letto, con la chitarra in mano a canticchiare la canzone “Tomorrow” di Avril Lavigne, la mia cantante preferita, nonché, secondo me, esempio da seguire. Avevo già avvertito con un sms i ragazzi di venire a casa mia tanto i miei non c’erano fino al giorno successivo, e poco dopo arrivarono ed entrarono in camera mia: Jeremy, Evan, Matt e Mark tutti fradici.
«Uscite immediatamente!» urlai ridendo. Ci tenevo al mio tappeto azzurro tanto morbido.
«Dai, Ash! Fammi provare la tua chitarra elettrica nuova, piuttosto!» si lamentò Evan.
«Almeno toglietevi le scarpe e lasciatele fuori dalla mia camera.» dissi
«Ai suoi ordini, regina» disse Jeremy.
Rientrarono subito dopo scalzi. Evan si fiondò sulla mia extra nuova chitarra elettrica per provarla.
«Ev! La prendo io!» dissi mettendo la chitarra classica sul letto. Lui l’aveva già presa in mano e la stava osservando. Era rossa con la tracolla nera. Ci avevo già attaccato un po’ di adesivi e scritte su Avril, i Blink 182 e sui Green Day.
Anche Evan suonava la chitarra, anche lui una classica e una elettrica ed era veramente bravo.
«Dai, facci vedere come ti sta!» propose Jeremy. Evan mi porse la chitarra e io me l’infilai.
«Beh, stai proprio bene, potresti anche arrivare ad assomigliare alla Lavigne!» commentò Mark. Evan l’attaccò all’amplificatore: «Facci sentire qualcosa!»
Suonai un pezzo di “MY HAPPY ENDING” cantandola anche. Poi mi sedetti a gambe incrociate sul letto con di nuovo la chitarra classica in mano davanti ai ragazzi che erano seduti sul tappeto “morbidoso”.
«Che si fa?» chiese Matt.
«Mah, che giornata di merda!» commentò Mark osservando fuori dalla finestra.
«Potremo giocare a picchiarci!» propose Je, poi lanciò un’occhiata verso di me e disse: « o potremo riempire di solletico Ashley!»
Questa proposta allettò molto i ragazzi che si buttarono tutti su di me e continuarono a farmi il solletico finché non li supplicai di lasciarmi stare. Decisero, così, di andare in salotto a cercare una cassetta carina da vedere. Non ne trovarono così Jeremy e Evan andarono a noleggiarne una. Non mi fidavo molto dei loro gusti ma alla fine mi divertivo sempre a vedere i film che prendevano.
Matt, Mark e io giocammo alla Play.
«Allora, restate da me a dormire?» chiesi.
Mark scosse la testa: «Io non posso» disse «Guardo il film e vado» Ci rimasi un po’ male: «Che peccato, per una volta che si poteva far casino tutta la notte perché i miei non ci sono!»
«Io resto, Ash!» disse Matt agitando una mano per farsi notare. «Ma dove dormiamo?»
«Dormire?» chiesi stupita «Io non pensavo che avremo dormito, domani non c’é scuola!»
«Ah, giusto! Ma se mi venisse un attacco di sonno?»
«Beh, sul divano. Basta che non sia né in camera mia né in camera dei miei. Potete mettervi anche in bagno se volete!» risi.
Mezz’ora dopo, Ev e Je ritornarono con la cassetta: Men in Black 2.
«Oh, Great!» esclamai mentre gliela prendevo dalle mani e la inserivo nel videoregistratore. Mi sedetti fra Matt e Je che a sua volta era vicino ad Evan. Ci gustammo il film insieme ai popcorn, ridendo alle battute e ridendo anche per i nostri commenti. Eh, già, perché noi guardavamo i film soprattutto per commentarli e, io ed Evan, che siamo nella stessa classe a Biologia, ci divertiamo a commentare anche i video noiosi della Prof.
A fine film, come detto, Mark si mise la sua giacchetta e andò a casa. Io ero appoggiata con la testa sulla spalla di Jeremy e stavo per addormentarmi...
«Ehy, Ash! Non eri mica tu quella che non dormiva stasera?» mi chiese punzecchiandomi un braccio Matt.
«Oh,Fuck you!» risi buttandogli un cuscino contro.
All’una circa, aprii lentamente gli occhi. Mi ero addormentata sulla spalla di Je, anche lui addormentato. Evan dormiva sulla poltrona mentre Matt si era buttato nel lato opposto del divano. La tv era spenta, mi alzai piano, non avevo più sonno così andai in camera mia. Presi in braccio la mia chitarra e cominciai a canticchiare piano “Tomorrow”, ero innamorata di quella canzone. Sentii dei rumori fuori nel corridoio e bloccai le corde. Misi lentamente per terra la chitarra e mi misi sotto le coperte facendo finta di dormire. Era già successo altre volte che mi sgridassero perché li avevo svegliati cantando, delle volte non controllo la mia voce! Entrò in camera mia, come previsto, e si sedette sulla poltroncina gonfiabile vicino al mio letto. Sentivo che mi stava guardando o forse, in queste situazioni, bisognerebbe dire che mi stava osservando. Dal profumo inconfondibile che aveva, dedussi che era Jeremy. Si alzò piano e fece una cosa che mi sorprese e che nelle ore dopo non mi fece dormire: mi scoccò un lieve bacio sulle labbra.
La mattina dopo, i ragazzi risero vedendo che tutti si erano addormentati.
«Colpa della scuola!» osservò Evan ridendo.
«Giusto abbasso la scuola!» approvammo io e gli atri due.
Non ero riuscita a guardare in faccia Jeremy, perché? In fondo era lui quello che non doveva avere il coraggio di guardarmi per quello che aveva fatto, invece io mi comportavo come se mi piacesse. Questo pensiero mi spaventò: anche Christine il giorno prima era arrivata alla stessa conclusione ed io non ero riuscita a darle una risposta, né a darla a me una risposta. E adesso mi trovavo davanti alla stessa domanda... Ke buffo, no?
«Ciao Ash!» mi salutarono poco dopo mentre uscivano. Dovevo mettere apposto il casino primo che i miei ritornassero.
«Ash, se vuoi ti aiuto...» mi propose Jeremy. Era l’ultima persona che volevo lì!
«No, grazie» dissi prontamente bloccandolo con una mano sul petto, cavolo sentivo il fisico anche attraverso la maglietta.
«Ok.» disse lui un po’ titubante seguendo gli altri.
«Vieni al PUNK-SKATE oggi, Ashley?» mi chiese Ev.
«Si alla solita ora.»
«Allora porta la chitarra elettrica che andiamo a casa mia dopo e proviamo qualcosa insieme alla mia batteria» disse Matt. Il mio pensiero andò subito a Jeremy, lui non suonava nessuno strumento, strimpellava la chitarra ma nient’altro e si sarebbe sicuramente stufato a casa di Matt.
«Ci raggiungi anche tu, Jeremy?» gli chiese Matt.
«No, io non posso... devo andare via con i miei.» rispose lui.
«Ke sfiga! Beh, Ash, allora ci vediamo, ciao!» disse Evan.
«Ciaoooo!» salutai.
Pulii il salotto e la cucina dove avevamo fatto la “nostra” colazione. I miei sapevano che delle volte invitavo i ragazzi a dormire e, anche se all’inizio non approvavano molto, dopo averli conosciuti gli avevano definiti dei sempliciotti. C’avevo litigato un’intera settimana per quella definizione ma almeno così, avevo il permesso di invitarli. I miei arrivarono poco dopo.
«Ciao Mà! Ciao Pà!» li salutai aprendoli la porta.
«Ciao Ashley!» ricambiarono appoggiando di fianco alla porta i bagagli. Li presi io e li portai in camera loro senza disfarli chiaramente, era già tanta quella mia cortesia. Riscesi in salotto: mio papà era seduto sulla poltrona e si guardava uno di quei quiz in tv.
«Sei frizzante, che hai?» mi chiese sorridendo.
«Vado a suonare a casa di Matt!»
«Ah, beh, adesso si capisce tutto!» rise. «Perché non provi a rispondere a quella domanda?» mi incitò indicando la domanda che il presentatore alla tv aveva proposto.
«Oh, papà! Non lo so, smettila!» tentava sempre di farmi rispondere a qualcosa.
Mia mamma si sedette sul divano, si era cambiata e indossava una tuta adesso.
«Che hai fatto stanotte? Hai invitato qualcuno?»
«Si, sono venuti i ragazzi!»
«Veramente?» sbarrò gli occhi «Questa volta sei stata più brava a pulire! Non mi sembrava...»
«Forse sono stati loro a non sporcare!» commentò mio papà. Risi e gli buttai un cuscino contro.
«Voi che mi raccontate?» domandai. In realtà non me ne fregava niente e lo sapevano anche loro perché mi conoscevano bene.
«Beh, i nonni stanno bene, hanno detto che a Natale vengono a mangiare qui.» mi informò mamma.
«E anche...» cercai di dire.
«Anche Karen verrà, sì.» completò papà. Karen era mia sorella maggiore. Quando aveva compiuto 17 anni ci aveva lasciati tutti ed era andata a vivere con i nonni, stufa di stare in una città troppo grande e inquinata e con una sorella maschiaccio, come diceva lei. Eravamo completamente diverse. Io, appunto, mi vestivo più da maschiaccio, lei era molto tirata, amava la perfezione e prima di stringere la mano a qualcuno chiedeva sempre se si era lavato le mani, soprattutto ai miei amici. Ero arrabbiata da più di un anno con lei e lei lo era con me. Quando i nonni venivano da noi lei non veniva e quando i miei andavano là io non andavo. I nostri genitori avevano accettato il tutto, dicendo che l’avremo superata, ma non so se dopo un anno ne erano ancora così convinti.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Elepinkina