Fortunata
La mia casa,
la mia splendida e
favolosa casa, è piena di parenti e amici che si
abbracciano, ridono, scherzano
e scattano foto.
Stasera è la Vigilia di Natale. I miei genitori, i migliori
che si possano
avere, hanno organizzato come tutti gli anni, la solita cenetta per
festeggiare
insieme il Natale.
“Kathy!” mi urla mia madre dalla cucina. Sbuffo e
la raggiungo.
“Tesoro aiutami a portare questa teglia in sala da
pranzo”.
Così eccomi qui, a portare questo stupido piatto a tutta
questa gente che
nemmeno conosco bene. Parenti, amici, cugini e zii di terzo grado,
colleghi di
lavoro e molti altri.
Tutti i presenti divorano ogni cosa che viene offerta in tavola e verso
mezzanotte scappano via, tornano nelle loro case, come se avessero un
impegno a
cui non possono mancare e la casa si svuota.
Rimaniamo solo io e i miei genitori.
“E’ stata una bella serata” commenta mio
padre.
“Oh sì, stupenda” ribatto sarcastica.
Mio padre ignora il mio commento e poi
sospira “Io e tua madre non ci saremo dal 27 fino al 9
gennaio” mi comunica.
Non gli chiedo nemmeno dove vadano, ormai ci sono abituata. Loro mi
lasciano
sempre da sola e quelle poche volte che sono in casa, insieme a me, si
fanno
gli affari loro. Non gli importa di me, per loro sono solo un qualcosa
che intralcia
i loro piani, il loro prezioso lavoro che li fa guadagnare soldi a
palate e i
loro stupidi viaggi!
Non mi fanno mancare niente, certo, mi ricoprono di regali, tutti
costosi e
rigorosamente di marca, mi comprano ogni cosa che sia possibile avere e
i miei
amici sono così invidiosi di me … Ma sono io a
invidiare loro. La maggior parte
dei miei amici, durante le vacanze di Natale, vanno a farsi un bel
viaggio con
la propria famiglia, stando felicemente insieme. Io no.
Saranno solo i miei genitori, Sarah e Tom ad andare a divertirsi e non
condivideranno la loro felicità con me.
“Katherine, è ora di aprire i regali! Sei
pronta?” mi chiede mia madre, mentre
sorride per far vedere i suoi denti bianchissimi e perfetti.
Mi fingo entusiasta e mi accingo a scartare il regalo che mi hanno
preso.
Strappo il fiocco e la carta rossa, decorata con pupazzi di neve e
alberi di
Natale e mi ritrovo davanti una scatola bianca. Sollevo il coperchio, e
finalmente posso vedere ciò che conteneva: una collana, una
bellissima,
splendida collana di Chanel. L’ultimissima creazione, uscita
da pochissimo. È
di un colore bianco perla, abbastanza lunga ma non esageratamente, con
incastonato le due C sovrapposte, anch’esse di colore bianco
con incastrate
quelli che sembrano diamanti. La scatola che la contiene, è
anch’essa di un
bianco puro, candido, con la scritta Chanel Paris. Qualunque altra
persona
sarebbe rimasta estasiata alla vista di questo regalo stupendo, ma non
io.
Mi limito a sorridere forzatamente “Grazie mamma, grazie
papà”.
“Figurati piccola. Ma non abbiamo finito. Sarah, falle vedere
il vestito che le
abbiamo preso”.
Mia madre ritorna con un vestito lungo, da sera, con una scollatura
modesta.
Noto che anche l’abito è di Chanel.
“Farai un figurone domani!” cinguetta mia madre
“Abbiamo pensato che avrebbe
fatto un bel completo con la tua nuova collana, non ho
ragione?”
“Sì, certo. È stupendo. Grazie di
tutto”.
“Buon Natale” mi dicono loro, sorridendomi.
Ricambio un sorriso debole, poi afferro la preziosa scatola che
conteneva la
collana e prendo il vestito, salendo in camera mia. Butto tutto
nell’armadio e
mi sdraio sul letto, appoggiando la testa al cuscino e sento qualcosa
bagnarmi
le guancie.
Che stupida che sono! Per Natale desideravo solo che i miei genitori
cambiassero,
che si comportassero normalmente, che mi volessero bene e che non mi
lasciassero sempre da sola. Era tanto chiedere di essere amata dai
propri
genitori? Evidentemente sì.
Vorrei tanto tornare di sotto e dire loro che hanno speso soldi
inutilmente,
che volevo solo che mi amassero, come dei genitori dovrebbero amare la
propria
figlia, ma non lo faccio. Non ne ho il coraggio, perché loro
non capirebbero e
mi risponderebbero “Tesoro, ma noi ti amiamo! Se non ti
amassimo, non ti
avremmo comprato tutte queste cose per Natale”.
Ma amare non vuol dire solo ricoprire i propri figli di regali. Amare
significa
dimostrare l’affetto che si prova per una persona, attraverso
piccoli gesti,
come andare al cinema insieme o fare dei piccoli viaggi insieme o
perché no,
andare al parco insieme come le famiglie dei miei amici. I miei
genitori non
capiscono. I miei genitori, in tutta la mia vita, non mi hanno mai
detto “Ti
voglio bene”. Si limitano a riempirmi d’oro e
d’argento credendo che io in
questo modo, sia felice, ma se si potesse, darei indietro tutte le cose
che ho
per un po’ d’amore vero da parte dei miei genitori
che mi hanno messo al mondo.
Osservo il cielo stellato e la neve che cade delicatamente nel nostro
giardino,
creando un soffice manto bianco. Riesco a vedere una stella cedente ed
esprimo
il mio desiderio più grande: che i miei genitori mi amino.
Poi mi metto sotto le coperte e chiudo gli occhi, sperando che il mio
desiderio
si avveri. L’immagine che si crea nella mia mente, mi fa
sorridere: siamo io e
i miei genitori insieme, che ci lanciamo palle di neve. Ma poi
quell’immagine
sfuma e tutto scompare. I protagonisti cambiano: non siamo
più la mia famiglia
ed io, ma la famiglia di Jane –la mia migliore amica- e lei.
Jane mi dice sempre che io sono fortunata perché ho sempre
tutto dalla vita, ho
una bella casa, dei bei vestiti, un bel cellulare, una favolosa auto
…. ma si
sbaglia. Io non ho tutto dalla vita, io ho solo degli oggetti che mi
fanno sembrare fortunata e
contenta. Io non ho
l’amore da parte dei miei genitori e lei sì. Le
apparenze ingannano.
C’è cosa più splendida
dell’amore dei propri genitori verso i figli? No.
E questa, che è la cosa più splendida ed
importante al mondo, mi manca. Quindi
no, io non sono una ragazza fortunata.
Chiudo gli occhi e spero di risvegliarmi con una famiglia diversa.
Spazio Autrice: Che vi devo dire?
Questa one shot mi è
uscita così, all’improvviso.
Parla di una ragazza che non è amata dai propri genitori,
almeno non come
vorrebbe lei.
Spero che vi sia piaciuta e spero che mi lascerete una recensione.
Kessi