«Aitsura
no iu "shin jidai" tte no wa kuso da.
Kaizoku
ga yume o miru jidai ga owaru tte...
Ee? Oi!
Zehahahahahahah ...
Hito
no yume wa!
Owaranee!»
Una nuova Era
(Gennaio. Mare Settentrionale)
Alzò lo
sguardo verso il cielo plumbeo pervaso da
pigre nuvole cariche di neve e riverberi nascosti. Pochi minuti e tenui
fiocchi
chiari fluttuarono nell’aria, trasformandosi in uno scroscio
silenzioso che
svaniva nel mare agitato. La Red Force ondeggiava, attraccata al
piccolo molo,
assecondando quella danza ipnotica e seducente che da sempre lo rendeva
vivo.
Perché, lo aveva sempre sentito in ogni fibra del suo
essere, un pirata
apparteneva al mare, era il mare.
Un sorriso sghembo si dipinse sul viso cotto dal sole e incorniciato da
lunghi
capelli rossi «Nanana…
yo-ohoh… Binkusu no sake o, todoke ni
yuku yo… umikaze kimakase
namimakase...»
Cominciò a canticchiare a labbra serrate, mentre
muoveva a tempo il piede scalzo abbandonato senza tanti riguardi sulla
balaustra di poppa.
Il ruggito del mare si placò per un istante e la voce si
spanse come un’eco tra
i flutti possenti, come se anche il paesaggio circostante fosse in
ascolto.
«Shio no mukou de, yuuhi mo sawagu.
Sora
nya wa wo kaku, tori no uta...» muoveva le labbra
con la leggerezza di
sempre, il braccio destro appoggiato sulla coscia, il mantello nero a
coprire
il fianco sinistro e la sottile spada appoggiata alla botte su cui era
seduto.
La mente – invece – si muoveva veloce e
instancabile, inseguendo ricordi e
immagini, pensieri e dubbi che costellavano quel piccolo spiraglio di
mondo. Le
memorie di un passato ancora troppo vivido per essere soffocato gli
intaccavano
i nervi, infettandogli gesti che un tempo sarebbero semplicemente accaduti,
in
modo naturale.
La voce dall’intonazione limpida continuò a
sciorinare cadenze allegre, parole
che scivolavano indolori giù per il palato e la lingua,
mentre la mano saliva a
sfiorarsi la spalla sinistra – in un movimento un tempo
sconosciuto e divenuto
ormai meccanico.
Shanks sospirò, mentre lo sguardo ritornava a scrutare
quell’infinito sogno che
gli bruciava il cuore: “L’ho sacrificato
per una Nuova Era”.
Altre parole sillabate con una leggerezza che – sebbene
scorresse continuamente
per le frasi spensierate – non gli apparteneva più
da tempo. Tuttavia ci
credeva ancora, a quello: l’ideale, il
sogno, la chimera di una nuova
epoca che distruggesse spettri e menzogne di colossi ormai in cenere e
che
facesse rifiorire lo spirito di libertà che infiammava
ancora molti di loro.
Coloro che venivano indicati come folli o sognatori o illusi o ingenui;
coloro
che erano pirati, ma anche soldati, cacciatori di taglie, combattenti,
spadaccini, semplici mozzi o grandi generali e che avrebbero posseduto
il Mondo, ma ancora non lo sapevano.
Shanks cambiò posizione, incrociò i piedi sulla
balaustra e continuò a
fischiettare; sentiva gli echi lontani della sua ciurma, risate e
tintinnii di
boccali, le voci del mercato di Yuuna, dei portuali e – al di
sopra di tutto –
le onde che fermavano il mare, si sollevavano come a ergersi verso il
cielo e
si frantumavano con forza per poi rialzarsi incessantemente. Era come
una nenia
continuamente sussurrata nelle orecchie, a piccole dosi, eterna e
infinita; non
riusciva mai a togliersela di dosso o dal cuore o dalla mente, quella
musica.
Eroi. Era quello il vocabolo che viaggiava per i mari, si spandeva
nell’aria
come pioggia – carezzando ogni cosa – e come sole,
illuminando la via; era la
parola che si andava formando con determinazione, timore, desiderio e
languore
sulle bocche di qualsiasi uomo che possedesse una briciola di
libertà nelle
vene. No, lui il braccio non l’aveva sacrificato solo per un
nuovo ciclo
d’esistenza, ma per un’era eroica, in cui i sogni
potessero sfilare leggeri nelle
anime e nelle azioni delle persone, in cui i sogni si potessero urlare
fino a
soffocare la voce e svuotare i polmoni, in cui non fosse indispensabile
un
tesoro per corteggiare le menti e non bastasse un simbolo ad arginare
la voglia
di vita.
Il Rosso sorrise, passandosi una mano nei capelli –
ricordandosi
improvvisamente come non fosse ancora abituato a tenerli
all’aria, senza nulla
che li ordinasse. Lui conosceva qualcuno che
già possedeva un sogno
così, un sogno che pur non essendo stato pronunciato, era
scivolato giù per i
nervi e il sangue e avrebbe avuto la forza di calamitare a
sé chiunque
respirasse la stessa aria di vita. Sacrificare un
braccio, o un insulso
cappello di paglia sfilacciato, o una porzione liscia di pelle
– poi increspata
da un bruciante simbolo di sconfitta… desiderare
era stato più forte del
dolore, della presunta umiliazione o del disagio di una menomazione
visibile.
Non aveva potuto fare altro e Shanks lo sapeva, nonostante tutto, e ci
provava
a istillare nuova leggerezza ai suoi movimenti e nuova freschezza ai
suoi
pensieri, con l’assoluta certezza che la speranza non potesse
sfuggirgli di
nuovo dalle dita, scomparendogli dal cuore. Con un nuovo sorriso, lo
sguardo
bruciato dal desiderio e il viso corrucciato dai lunghi baffi scuri, si
sovrapposero a un viso ben più giovane ma pervaso dalla
stessa brama.
«Rufy, Rufy… Sayonara minato, Tsumugi no sato
yo...» ricominciò a canticchiare,
poi si fermò. «Ci rincontreremo nel Nuovo Mondo,
ne sono sicuro…» sussurrò,
mentre un alito di vento freddo gli scendeva giù per la
gola. «Rivoglio il mio
cappello lo sai, voglio osservarti innalzare la Nuova Era che io ti ho
solo
fatto intravedere».
E ce l’avrebbe fatta, di questo era sicuro, perché
il mare lo sentiva.
(Da qualche parte, nel Nuovo Mondo)
«Va
al diavolo, Bagy! Oggi tocca a te!»
«Ma
manco per sogno, Carota, ieri te ne sei andato da
Crocus!»
Si
guardarono in cagnesco per qualche istante, per poi ingaggiare un
combattimento, incrociando i lunghi manici delle ramazze bagnate.
Shanks
si abbassò, schivando un fendente, poi gli
indirizzò una linguaccia «Gné, fai
schifo a combattere!»
Persino
sotto il colorato trucco da clown, riusciva a vedere il rossore
dell’altro che
non aveva mai vinto un duello con lui, nemmeno una volta.
«Non
vantarti, io ho una cosa che tu non hai… Bara bara
Panch-» cominciò,
mentre il polso gli si staccava dal corpo, ma una voce possente dal
cassero
centrale della Oro Jackson, lo bloccò a mezz’aria.
Shanks
gli rivolse un sorriso sornione, mentre Bagy deglutiva «Cazzo…»
«Baaaaagy!
Ti ho detto mille volte di non usare il Frutto del Diavolo su un tuo
compagno!»
Sbottò il vicecapitano, mentre li raggiungeva; aveva uno
sguardo severo, barba
sistemata in strisce verticali sul mento e corti capelli bianchi.
«Rayleigh,
non è colpa mia! E’ lui che-»
cominciò a protestare il più basso con un
vistoso naso rosso, ma il vice lo fermò «Non
dovevate lucidare tutto il ponte
principale, voi due?» Grugnì e i due mozzi si
squadrarono «Ehm…»
Sotto
lo sguardo della ciurma che rideva, Silvers Rayleigh li
afferrò entrambi per la
collottola, spedendoli verso la stiva.
«Ahahaha,
ragazzi prendetevi una pausa!» Annunciò il
Capitano, mentre rideva a crepapelle
come suo solito.
«Roger,
sei sempre troppo permissivo…» sbuffò
Rayleigh ma quei due già cominciavano a
saltellare in giro per la fortuna insperata.
Gol
D. Roger ghignò «Lavoreranno dopo,
c’è tempo… dopotutto siamo in mare
aperto! E
voi due…» fece, richiamandoli.
«Ricordatemelo… perché siete
qui?»
«Per
distruggerci la Oro, Capitano!» Gridò un
ufficiale, tra le risate.
«Come
mascotte, magari…» ghignò Rayleigh,
incrociando le braccia.
Bagy
gli mandò una smorfia ma Shanks grugnì
«Io per diventare il Re dei Pirati!»
gridò.
Roger
mostrò per un attimo un’espressione sorpresa, poi
il ghigno ritornò ad allungarsi
sul viso magro.
«Avete
un nuovo rivale, Capo» disse una voce.
«Sì
“Shanks il moccioso rosso”»
rimbrottò un altro, mentre il mozzo cominciava ad
arrossire.
«Sì,
ridete pure ma un giorno io solcherò il Nuovo Mondo con una
ciurma tutta mia,
più grande di questa! Avrò tanti uomini forti ed
io sarò il più potente dei
pirati!» Annunciò, ma Bagy gli rifilò
una gomitata nelle costole «Non
esagerare…» sussurrò.
Shanks
si scostò, fissando Gol D. Roger «Sono sicuro che
ci riuscirò! E tu, Bagy,
potresti venire con me…»
Il
ragazzo vestito da clown s’infervorò
«Non pensarci nemmeno! Non diventerò mai
un tuo sottoposto! Avrò anch’io una ciurma
mia!»
E
già a litigare su quale delle due ciurme sarebbe stata
migliore, quale avrebbe
raggiunto e superato il Nuovo Mondo.
Roger
li osservò per un po’, poi rise
«L’Era dei pirati… quella
sarà l’era migliore
in cui vivere! Salperete per esaudire i vostri desideri, potrete avere
tutto
ciò che volete, perché sono i sogni a infiammare
gli animi!»
Il
rosso ghignò «Solcherò tutti i mari del
mooondo» canticchiò; Bagy gli rifilò un
colpo in testa «Qual è il suo sogno,
Capitano?» domandò e l’intera ciurma
–
compresa la nave – sembrò sorridere.
«La
libertà».
Mai
una sola parola aveva portato a reazioni così diverse:
Rayleigh si passò una
mano sul viso – ma sorrideva, tra le dita serrate -, Shanks
sembrò illuminarsi
dall’interno, come se un sole si fosse appena incendiato in
lui, mentre Bagy
sospirò «Libertà? Stiamo navigando per
la “libertà”?!»
Brontolò, incredulo.
Persino
la parola stessa era da pronunciare con un delicato movimento di
labbra, come
un vento tenue che ti accarezza l’animo e ti sorregge.
Qualcosa di talmente
astratto, bello, ampio, ostico e difficile da atterrire chiunque si
avventuri
in quei mari; perché il Nuovo Mondo era libertà e
solo chi era in grado di
domarlo, poteva definitivamente asserire di esserlo, libero –
per davvero.
Rayleigh
sorrise – di nuovo, ma apertamente «E’
difficile da pensare?»
Bagy
deglutì, guardandolo: la libertà del mare, di
quella grande distesa poderosa e
infinita, che ha in sé la forza di portare la vita,
quella vera e
vissuta che fa anche soffrire profondamente.
«No,
non è difficile… da
pensare…» sussurrò, alla fine.
«Allora
non sarà neanche difficile da fare, ragazzo,
perché la forza è solo nella
volontà di crederci»
ribatté Roger. «Devi volerlo con ogni fibra del
tuo
essere e nulla – neanche il peggiore dei mali –
potrà fermarti. Ricordate: la
volontà interiore è il più grande
potere che l’uomo possa avere… Sì,
è più
forte anche di un Frutto del Diavolo» aggiunse, quando vide
che Bagy stava per
interromperlo.
Shanks
sorrise «Saremo degli eroi pronti a combattere contro la
Marina e le
ingiustizie!»
La
ciurma rise, seguita poi dal Capitano «Sarà una
grande era, la vostra… sarebbe
bello esserci…»
Shanks sorrise, quando la
fredda luce del sole gli
batté sulle palpebre chiuse. Quella risata ancora gli
echeggiava nella mente e
nel cuore, soprattutto quando navigava nelle acque che ormai recavano
il suo
nome. Il Nuovo Mondo sussurrava di Gol D. Roger, l’unico che
avesse osato
sfidare i fitti misteri di quelle acque ambigue e sfuggenti come aria;
e lo
aveva fatto sempre col sorriso sulle labbra sfrontate, come se nulla lo
stesse
corrodendo dall’interno e niente potesse scalfirlo
all’esterno – nonostante il
corpo indebolito. Quando era mozzo sulla nave più grande
di tutti i
tempi, si era ritrovato stupidamente a pensare che Gol D. Roger fosse
un antico
eroe, il primo di una lunga stirpe, il precursore di
un’intera schiera di
uomini coraggiosi che avrebbero cercato di lottare il mare con la
semplice
forza della Volontà – quella che lo aveva sorretto
ogni istante.
Ricominciò a canticchiare la canzone che il suo Capitano
aveva amato tanto,
mentre la ciurma ritornava alla base, con le braccia cariche di
provviste.
«Capitano, qual è la prossima tappa?»
Chiese Lou, mentre addentava della carne.
Alle sue spalle, Yasop posò una botte piena di rhum e
sbuffò «Dobbiamo tornare
al mare Occidentale, Zuccone, quante volte dobbiamo dirtelo?»
«No» lo interruppe Shanks. «Ritorneremo
nella Rotta Maggiore!» Annunciò,
alzandosi di colpo; si sistemò la spada sul fianco sinistro
e si mosse verso la
tuga di poppa della Red Force.
«Perché abbiamo cambiato rotta?» Chiese
Lou a Beckman che si limitò a scrollare
le spalle, mentre andava il timone.
«Bisogna aiutare questa Nuova Era a
nascere…» fece Shanks, enigmatico, mentre
già pensava a dove potesse trovare Edward Newgate; era
finalmente arrivato il
momento di rimettersi in mare, di ritornare a svolgere il suo compito.
“L’ho sacrificato per una Nuova
Era… sacrificherei ogni cosa per aiutare il
nuovo Re dei Pirati”.
Sapeva che era arrivato il momento che l’ombra di Gol D.
Roger si facesse da
parte e rischiarasse il Mondo per un nuovo eroe. Lui, personalmente,
aveva già scelto
da che parte stare e – ne era sicuro – il mare
aveva già scelto chi celebrare;
era solo questione di tempo.
Solo tempo, e il Nuovo Mondo sarebbe stato testimone
dell’avvento di una Nuova
Era che avrebbe portato con sé nuove guerre e nuovi eroi del
mare.
Allora, solo allora, avrebbe ripreso il suo cappello. E la promessa
rubata tra
le lacrime di un bambino dai sogni troppo grandi.
N/A
Fiction partecipante al
2010:
a year together! indetto dal Collection of
starlight. Prompt “L’Era
degli Eroi”.
Probabilmente è una roba sconclusionata senza trama
(giusto per entrare in questo fandom in modo orrendo), ma mi
farò perdonare –
spero.
Purtroppo per vari motivi, questa fiction non è stata
revisionata come si Deve,
quindi fustigatemi dopo grazie. xD
Alcune noticine:
- La canzone che canticchia Shanks è la Bink’s
Sake (la stessa di
Brook). Qui il testo.
- Il pezzo iniziale è pronunciato da Marshall D. Teach a
Rufy, sull’isola di
Mock Town(Capitolo 225, volume 24). La traduzione è
più o meno questa: «Quella
che loro chiamano nuova generazione... è solo feccia!
Avanti, ditemi! Come può
essere terminata l'epoca dei pirati sognatori? Suvvia, gente... I sogni
delle
persone non svaniscono mai!»
- il Bara Bara Panchi è un colpo di Bagy il clown, ossia il
pugno che si stacca
dal corpo grazie al frutto del Diavolo.
Bon, spero non faccia tanti schifo XD
Buona lettura!