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Autore: Glance    05/01/2010    7 recensioni
So che ha fatto in modo di sottrarti ogni cosa ti avrebbe potuto ricordare lui stesso e noi, ma per me non è giusto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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Erano andati via. Tutti.
Questa era la realtà. Dovevo accettarla così come era.
Non sarebbe servito a niente il mio dolore, la mia disperazione, tutte le mie lacrime per farli tornare.
Non c’erano, non li avrei più rivisti, ma il vuoto che sentivo incolmabile bramava per essere riempito in maniera disperata.
Mi avevano tolto tutto, anche la possibilità di ricordarli.
Non avevo più nulla che mi potesse ricondurre a loro, ne un oggetto, ne una fotografia. Sarebbero rimasti nei miei ricordi fino a quando non avrebbero cominciato a svanire, fino a quando la memoria non ne avrebbe sfocato i contorni e la nebbia del tempo non li avrebbe avvolti.
Sarebbe stato come se non fossero mai esistiti, nessuno di loro, me lo aveva promesso.
Inesorabilmente erano passate le ore, i giorni, le settimane e i mesi.
Avevo sperato in ogni momento di poter rimanere sospesa, poter sembrare morta per tutti per staccarmi da tutto quel dolore.
Invidiavo a Giulietta il suo veleno, desiderai di potermene servire, se solo ne avessi avuto la possibilità.
Poter sembrare morta per tutti, riuscire a non sentire più quella disperazione, ma senza dimenticare.
Però, le forze tornarono e la disperazione si ritirò come la marea , il dolore divenne lucida abitudine, fino a quando fui in grado senza volerlo di ritornare, riemergendo dal baratro con tutte le mie ferite sanguinanti che riuscivo a guardare senza più lacrime.
Il mio cuore con il suo battito involontario segnava ogni respiro che mi ricordava che lui non sarebbe più apparso, non lo avrei più rivisto.
Una mattina, una come tante che ormai si susseguivano monotone e prive di ogni significato, il mio bisogno irrazionale di colmare il vuoto che mi teneva prigioniera, mi spinse verso quella che era stata la loro casa.
Cercavo sollievo, cercavo un modo per sentire lui.
In alcuni momenti, tutto si anestetizzava, in altri era come se le ferite bruciassero come appena inferte.
Annaspavo in cerca d’aria e raggiungere la loro casa rappresentava la possibilità di riuscire a respirare nuovamente in maniera normale, la conferma che non erano stati un sogno.
Quando finalmente arrivai, non cambiò nulla e fu anche peggio.
Il vuoto mi risucchiò nel suo vortice senza lasciarmi la speranza di poter riemergere.
Mi avvicinavo, senza riuscire a mantenere l’equilibrio, i pochi gradini che mi separavano dal portico e la porta d’ingresso sembravano insormontabili per le mie forze, mi accasciai a terra preda dei singhiozzi.
Mi trascinavo tra le lacrime quando notai infilato tra i ghirigori della porta una busta, la presi e lessi il mio nome.
Il respiro si bloccò, con le mani che tremavano l’aprii.
Cara Bella, per me sei stata la sola ed unica vera amica.
Non so neanche dirti cosa provo in questo momento. Ha proibito a tutti noi di vederti, di salutarti.
E’ stato irremovibile. Dice che lo fa per te, per il tuo bene, che con noi non saresti mai stata al sicuro.
Abbiamo cercato di convincerlo, ma preferisce soffrire standoti lontano piuttosto che essere la causa della tua fine.
Io non avrei voluto rinunciare alla tua amicizia, ma lui è mio fratello, però non potevo lasciarti e sparire così, senza una parola. Lui non ne sa niente e questo era l’unico modo.
So che ha fatto in modo di sottrarti ogni cosa ti avrebbe potuto ricordare lui stesso e noi, ma per me non è giusto.
Abbiamo fatto parte per un periodo della tua vita e tu sei stata un frammento prezioso della nostra esistenza, così importante come nessuna altra cosa.
Non ti dimenticherò, nessuno di noi lo farà, tantomeno lui, ma è ostinato lo conosci.
Se guardi nella cassetta delle lettere troverai la chiave di casa che ti ho lasciato per poter entrare.
Non troverai molto di quello che ha testimoniato la nostra permanenza, abbiamo lasciato l’indispensabile per quando ritorneremo, tra qualche decennio, quando di quello che abbiamo condiviso sarà rimasto ben poco e quando anche tu non sarai che un ricordo lontano del passato di qualcuno, ma Bella, volevo che per il tempo che sarà la tua vita, comunque avessi qualcosa di noi e di lui. So di chiederti molto, ma entra e vai nella mia camera ti ho lasciato le fototessera fatte a scuola mie e dei miei fratelli, tranne la sua, ciò che lo riguarda lo ha in parte distrutto in parte spedito nel posto dove andrà di cui non ha voluto parlare.
Non verrà con noi.
Troverai anche una foto di Carlisle è il suo tesserino da medico e una di Esme.
Di lui ti lascio un ritratto di quando era ancora umano è una vecchia fotografia, scattata la primavera precedente l’epidemia. Ti sembrerà diverso, ma potrai vedere il vero Edward quello che ha cercato di mostrarti in questi mesi.
Forse riuscirai a capire meglio il suo tormento, forse no, perché so che per te non ha mai fatto nessuna differenza.
Tu hai sempre visto tutti noi diversi da quello che siamo.
Tu ci hai sempre visti come te, ma lui no. Non è riuscito a trovarsi neanche guardandosi attraverso i tuoi occhi, forse se lo ha fatto, non è stato sufficiente a convincerlo che in fondo non è mai cambiato da quello che era.
Il suo passato non lo ha mai dimenticato, il ragazzo che era stato, il fatto di non poterlo più essere per te lo torturava in ogni istante.
Spero tu possa perdonarlo e perdonare tutti noi.
Ti ha amata veramente, come nessuno potrebbe mai amare.
Tutti lo abbiamo fatto anche chi ti ha dato l’impressione contraria, ma era solo perché tramite te rimpiangeva ciò che era stato.
Anche Jasper ti era affezionato e si sente tremendamente in colpa.
Ti chiedo perdono per tutto.
Spero che questo ti possa in qualche modo aiutare.
Mi ha chiesto di non guardare nel tuo futuro, ma io so che verrai e troverai questa lettera e quando avrai letto, saprò.
Vorrò sempre sapere cosa sarà la tua vita.
Ti prego di ricordare la promessa che gli hai fatto.
Niente cose pericolose.




Tua Alice.



Presi la lettera e la strinsi tra le lacrime.
Alice, dolce Alice, amica, sorella. Non mi aveva dimenticata.
Presi la chiave dalla cassetta e il cuore quasi mi scoppiava, le mani tremavano talmente che non riuscivo ad inserirla nella serratura.
Quando la sentii scattare, il respiro si fermò. Ad un tratto fu come essere catapultata in un sogno, la porta cigolò e la casa mi accolse nel suo silenzio così irreale.
La loro assenza era ovunque.
Sembrava passata un’eternità dall’ultima volta che ero stata li e tutto era così diverso adesso.
Sembrava che nessuno di loro avesse mai abitato in quella casa, nessuna traccia dell’accuratezza nei dettagli di Esme.
Il mobilio rimasto era vuoto, gli scaffali non contenevano nessuna delle preziose suppellettili.
Mi aggiravo come un fantasma, la cucina, il soggiorno, il salone dove muto vi era il pianoforte di Edward.
Una fitta sorda al cuore accompagnò le lacrime che tornarono copiose e amare.
Sollevai il telo e lo accarezzai.
Salii al piano di sopra e mi diressi verso lo studio di Carlisle era vuoto era rimasta solo la pesante scrivania antica e più nulla di quello che aveva rappresentato il suo mondo.
Cercai di trovare il coraggio di raggiungere la camera che mi faceva più paura di tutte vedere. La camera di Edward.
Camminavo come sotto l’effetto di un sortilegio. Davanti alla sua porta chiusa mi bloccai. Il mio cuore, il mio pensiero tutto di me cessò di esistere.
Non riuscivo a vedere oltre le lacrime che mi annebbiavano la vista. Le orecchie mi ronzavano e la testa mi girava. Allungai una mano ad afferrare la maniglia e il freddo mi diede la sensazione di toccare la sua mano.
Chiusi gli occhi e tornai con la mente alla prima volta che ero stata li, quando tutto sembrava poter essere possibile.
Aprii gli occhi sospirai profondamente ed entrai, era vuota, non c’era più nulla, ne i cd, ne i diari, niente.
Il suo odore era sparito.
Rimasi immobile, svuotata e capii che non avrei più trovato una ragione, un significato. Lui si era portato con se via tutto anche di me stessa, non mi aveva lasciato più nulla.
Chiusi la porta alle mie spalle con tutta l’inevitabilità che da la consapevolezza.
Mi diressi verso la stanza di Alice e li trovai ciò che mi aveva scritto.
Li osservai tutti e per un attimo fu come riemergere dalle profondità di un abisso.
Guardavo tutti loro, come erano,come li ricordavo, come sarebbero rimasti per sempre.
Poi il mio sguardo scivolò su di un cartoncino color seppia dove vi era ritratto un ragazzo in posa e in abiti d’altri tempi.
Lo sguardo, il sorriso, la fierezza erano i suoi, potevo riconoscerne la dolcezza nei tratti da cui mancava quell’espressione amara e perennemente colpevole che conoscevo, che non lo abbandonava mai, anche quando sorrideva o mi guardava come se fossi il dono più bello, desiderato ed inaspettato.
Era lui, come lo conoscevo, come lo avevo sempre visto, solo più sereno e con gli occhi che brillavano pieni di speranza.
Io lo avevo sempre visto così, come un ragazzo bellissimo, intelligente, sensibile, pieno di premure.
Era lui e mi mancava da morire.
Sarebbe stato così per sempre, per me era sempre stato solo Edward, il mio Edward, il mio dolcissimo , bellissimo ragazzo tormentato.








Chissà, sarebbe potuta andare anche così. Perché no.
Buona Epifania a tutti. Glance.
  
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