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Autore: Hiromi    06/01/2010    12 recensioni
Da un po’ di tempo a questa parte, ossia da quando mi sono finalmente svegliato, ho sempre la tentazione di presentarmi con una bella frasetta ad effetto: "Ciao, sono Kai Hiwatari e sono un idiota." Per una volta, è il maschietto a farsi tutti i crucci mentali per la riuscita di una storia d'amore!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Spero proprio di essere la prima a farti gli auguri, visto che li ho scritti da oggi alle 10

Innamorato per Caso

 

 

There’s nothing I can say to you 
Nothing I could ever do

 to make you see 
What you mean to me 
All the pain the tears I cried
Still you never said goodbye

and now I know

how far you’d go 
I know I let you down

but its not like that now 
This time I’ll never let you go

 

I will be – Avril Lavigne

 

*****************

 

 

 

Il tempo passa. Anche quando sembra impossibile.

Anche quando il rintocco di ogni secondo fa male come il sangue che pulsa dietro una ferita.

Passa in maniera disuguale, tra strani scarti e bonacce prolungate...ma passa.

Persino per me.*

 

 

 

 

Ed è così che sono trascorsi questi ultimi giorni: in maniera lenta e impossibile. Le ore seguivano i minuti, che si succedevano ai secondi, scandendo un tempo noioso e assolutamente prevedibile.

Ma in fondo cos’è che ho fatto, in questi giorni? Ho allenato Dranzer tutto il tempo e ho ricevuto le visite dei miei amici. Si, i miei amici; quelle persone che, uno dopo l’altro, mi scongiuravano di non partire.

Non ho dato ascolto a nessuno di loro.

Poi ho mangiato e dormito, ma solo quando il mio stomaco brontolava per la fame o quando minacciavo di stramazzare al suolo per il troppo sonno.

“Signore, quando desidera andare all’aeroporto?” si informa Alfred, entrando nella mia stanza.

Io mi volto verso di lui, poi guardo l’orologio. “Tra due ore possiamo partire.”

Lui annuisce. “I suoi effetti personali sono tutti stati raccolti, signore? Visto che ha voluto pensarci lei non ho controllato…”

Io faccio un cenno con la testa come a scacciare una mosca. “Si, non preoccuparti.” Borbotto. “Puoi andare, Alfred.”

Lui fa un breve inchino. “Con permesso, signorino.” Poi si chiude la porta della stanza alle spalle.

Quando mi ritrovo nuovamente solo, caccio un sospiro profondo e mi prendo la testa tra le mani; in valigia ho messo tutto quello che mi importa.

Tutto tranne una cosa, e non è che non mi importi, anzi.

Alzandomi, vado verso il mio letto, lì dove ho posato un grosso libro rilegato in pelle: un raccoglitore di foto: ho intenzione di lasciarlo qui in modo da gettarmi tutti i ricordi alle spalle, ma non è facile. Proprio per niente. E’ il mio raccoglitore personale, che non ho mai fatto vedere a nessuno, quello che contiene le foto più importanti che, di nascosto, ho fatto io.

Come richiamato da una forza invisibile, lo apro. Inutile dirlo, tutte queste foto hanno un soggetto in comune: lei.

Le prime fotografie sono state scattate da nonno Jay, e ritraggono il nostro gruppo l’anno in cui lei ne è entrata a far parte.

 

“Ragazzi, vi va una foto?”

Takao alza gli occhi al cielo. “E dai, nonno, no!” protesta, sbuffando.

“Oh, andiamo!” fa Hilary, contrariata, un sorriso raggiante sulle labbra. “Non fatevi pregare!”

Max, Rei e il prof si posizionano davanti l’obbiettivo, di buona lena, Takao ci va sbuffando; Hilary fa per andare quando nota una cosa. “Ehi, nonno Jay, aspetta!” poi corre verso un ragazzo dai capelli bicolore. “Kaiiii!” cinguetta, sulle note di una canzone; sbatte gli occhi in maniera teatrale.

Il ragazzo alza lo sguardo come a chiederle cosa diavolo vuole, ma la ragazza non si lascia intimidire, anzi. La guarda negli occhi e sorride. “Allora, dai! Non farti pregare!”

Il ragazzo la guarda come se non gliene importasse nulla, ma non è così; in realtà quando gli occhi della ragazza si sono posati su di lui, ha sentito una piacevole fitta allo stomaco, ma morirebbe piuttosto che ammetterlo.

Quando la ragazza gli porge la mano con un gesto fluido e dolce, lui la afferra senza nemmeno pensarci; come una furia, allora, lei lo trascina verso gli altri, ridendo e tenendolo sempre stretto, le sue dita intrecciate a quelle del ragazzo.

Quando poi nonno Jay si accinge a scattare la foto, la ragazza scioglie la presa della sua mano per stringersi al suo braccio e il ragazzo, in un lampo, pensa che, se fosse possibile, vorrebbe fermare il tempo.

Ma non può, e lo sa bene. La sola cosa che può fare – e lo farà! – è far di tutto per accaparrarsi quella foto.

 

 

Ero già innamorato di lei, ma non lo avevo ancora realizzato pienamente; mi ostinavo a fare il cretino, a nascondere la testa sotto la sabbia, a cantarmi la filastrocca deloh,-ma-guarda-che-cose-strane-che-mi-succedono-quando-c’è-lei-nei-dintorni’.

A fare il coglione, insomma.

Ed ecco il risultato: io qui, da solo, come uno sfigato, – perché si, io sono uno sfigato, accidenti! –, e a piangere sul latte versato, in procinto di tornare in patria per dimenticarla.

Se solo non avessi fatto l’idiota il pomeriggio in cui lei mi dichiarò il suo amore, magari lei non avrebbe smesso di amarmi, magari saremmo ancora insieme, magari in questo momento la starei baciando, magari saremmo ad allenarci insieme a beyblade, a ridere e scherzare…

Basta. Basta pensare a lei. Basta.

Ma, non appena lo dico, lo sguardo mi cade sul raccoglitore di foto, e vedo tutte le fotografie che le ho scattato di nascosto, quelle in cui il primo piano è solo il suo: lei che sorride, lei che serra le labbra, lei che scoppia a ridere, lei che pensa, lei che canticchia sottovoce… Lei. Lei in tutte le sue sfumature e contraddizioni. Lei in tutti i suoi lati.

Lei con i suoi fluenti e setosi capelli castani che sono lisci al tocco; lei con il suo viso ovale che diventa tondo quando gonfia le guance, infastidita; lei con le sue labbra carnose praticamente perfette che sanno di cioccolata e sono morbide e delicate; lei con il suo naso piccolo e dritto che arriccia quando è contrariata; lei con i suoi occhi grandi e bellissimi, che usa per sorridere, radiosa, e per incantare la gente.

Con un tonfo, chiudo immediatamente il raccoglitore, prima che possano tornarmi alla mente altri ricordi. Si, forse è la cosa migliore lasciarlo qui, così almeno lì in Russia non avrò niente con me, che possa ricordarmi lei.

Se devo fare una cosa, devo farla al meglio, ed è inutile andare a Mosca se poi c’è il suo viso che posso vedere quando voglio.

Prendo il raccoglitore come se fosse qualcosa che scotta e lo metto nel primo cassetto della scrivania che c’è nella stanza in cui mi trovo: una volta in Russia darò istruzioni affinché le venga spedito via posta.

Passo in rassegna la stanza, e i miei occhi si posano sui un mobili e i muri che la compongono, che non mi dicono alcunché, perché per me non rappresentano nulla.

Ho vissuto in questa villa per qualche anno e, in questo periodo, solo per quest’ultima settimana, ma non posso di certo dire che mi abbia fatto piacere. Semplicemente, mi trovo in un posto che, per me, non significa nulla.

Guardo l’orologio: ancora un’ora e mezza e poi posso pure andarmene, lasciarmi tutto alle spalle per sempre. O almeno, lo spero vivamente.

Il trillo del campanello mi fa a dir poco saltare in aria, concentrato nei miei pensieri come sono. Mi sporgo dalla finestra vicina e alle mie labbra si affaccia un sorriso malinconico quando vedo tutti i miei amici. Per fortuna, lei non c’è…

Bussano anche alla porta della stanza in cui mi trovo. “Signorino, sono arrivati i suoi amici.” Mi annuncia Alfred.

Io annuisco, congedandolo; poi mi appresto a scendere le scale.

Quando me li ritrovo tutti davanti, mi sorprendo a sorridere amaramente: ci sono davvero tutti, e reggono in mano uno striscione: KAI, CI MANCHERAI.

Ooooh, eccolo!” chioccia Mao, non appena mi vede; regge in mano una scatola rettangolare.

Guarda, amico.” Ammicca Takao, un sorriso enorme sulle sue labbra, nemmeno gli avessero annunciato che avrebbero potenziato Dragoon fino all’inverosimile. “Le ragazze ti han preparato un sacco di cose buonissime!”

“Da mangiare sull’aereo.” Precisa Mariam, tutta sorridente, stretta nell’abbraccio di Max.

Io afferro la scatola che Mao mi porge e, quando la scoperchio, sorrido. Ci sono due polpette di riso, due muffin, due succhi di frutta e due fette di crostata alla crema. Il due è ridondante, si ripercorre sempre… Chissà perché non ne hanno preparato tre o addirittura una sola cosa… Nemmeno dovessi viaggiare con un’altra persona!

“Allora? Che ne dici?” chiede Daichi, sbavando praticamente alla vista di tante cose da mangiare. Ho la vaga idea che se non fosse vicino a Mao, e quindi alle sue ammonizioni, si butterebbe a pesce sulla scatola.

Li guardo ad uno ad uno, poi sospiro. Non sono mai stato un granché con le parole, anzi; ma adesso è il momento di non fare il cazzone: sto dicendo addio ad una parte della mia vita, lasciando il Giappone. Non posso limitarmi a ringraziare e basta. Devo fare un discorso. Lungo, possibilmente. “Non so che dire.” Inizio, la voce incerta. “Grazie, davvero. Per ogni cosa.” Okay, sono un disastro. “Se poi un giorno passerete da Mosca…”

Max fa un sorriso a trentadue denti. “Ne approfitteremo per poterti scassare le palle un pochino, come ai vecchi tempi.” Tutti ridiamo, alla sua battuta. “Ma credo proprio che questo non sia affatto un addio, Kai. Non so se mi spiego.” Aggiunge sornione.

Ha un tono che mi fa stranire e, alle sue parole, tutti si voltano a guardarlo, stizziti. Mariam gli allunga un calcio negli stinchi che lo fa saltare in aria; è come se avesse detto qualcosa di troppo.

Okay, adesso basta: so che me ne sto andando, che probabilmente non li vedrò più per un po’ di tempo, ma ora la devono piantare di raccontarmi stronzate. “Avete qualcosa da dirmi?” dico, deciso.

Tutti si voltano a guardarmi e, inspiegabilmente, sono sorridenti, felici. “No, no.” Dicono, quasi in coro.

Non mi convincono affatto. “C’è qualcosa che mi tenete nascosto.” Dico, duro.

I loro sorrisi non si spengono, anzi, si fanno addirittura più marcati; ciò mi fa dubitare anche del loro affetto nei miei confronti: diavolo, possibile che siano contenti che io me ne vada?! Qui c’è qualcosa che non va, anzi, c’è più di una cosa.

Kai, non preoccuparti.” Mi dice Rei, avvolgendo le spalle di Mao in un abbraccio protettivo. “E’ nostro dovere di amici assicurarti che tu stia bene e sia felice.”

E questo che diavolo vorrebbe dire?!

Li guardo uno ad uno, e più li guardo, meno ci capisco. Questa situazione sta cominciando a darmi incredibilmente sui nervi, accidenti. Che cosa possono aver escogitato? C’entra lei, forse?

Takao mi guarda, sorride gongolante ai miei evidentissimi crucci mentali, poi scrolla le spalle. “Beh, allora noi andremo…”

Tutti annuiscono, qualcuno arrotola lo striscione e lo porta con sé, altri scrollano le spalle, io, invece, sono allibito: e se ne vanno così? conoscendoli, mi sarei aspettato almeno una pacca sulla spalla da parte di ognuno di loro e un abbraccio stritolante firmato Mao, inondato dalle sue lacrime commosse. Che diavolo sta succedendo?!

“Ciao, Kai! Buon viaggio!” mi dice Max, strizzandomi l’occhiolino e andandosene con gli altri.

Io rimango per un po’ sulla soglia della porta, assolutamente frastornato, mentre guardo i miei amici andarsene via. Sapevo che erano un po’ strani e pazzoidi, ma non avrei mai immaginato che lo fossero fino a questo punto.

Scrollando le spalle, rientro in casa: qualunque sia la cosa che li fa contenti, suppongo lo saprò, prima o poi. In Russia, possibilmente.

Salgo le scale con la scatola che mi hanno dato quei pazzi: non so nemmeno io il perché, ma lo faccio automaticamente. Apro la porta della mia stanza e poso la scatola sulla scrivania, sospirando forte e puntellando con i polpastrelli il legno della scrivania.

È un altro sospiro, un sospiro che non è il mio, a farmi voltare di scatto e, non appena lo faccio, sgrano gli occhi.

Ecco, adesso si che ho le allucinazioni: grandioso, mi mancava solo questo, davvero.

L’ha mai detto nessuno, però, che le allucinazioni sembrano così… reali, accidenti?!

Seduta sul mio letto, con le gambe accavallate, c’è lei. È bellissima, con i capelli lunghi che le ricadono sulle spalle e un sorriso dolce sulle labbra. Ma è solo un miraggio, lo so.

Anche se è strano che i miraggi siano così belli e si vestano con una mini gonna.

Bah, si saranno modernizzati, che posso dire?

Kai…” i miraggi, per caso, implicano anche i suoni? Credo proprio di si, visto che l’ho appena sentita parlare…

Si alza in piedi con un unico movimento fluido e aggraziato, e allora noto diverse cose: che la lei dei miei ricordi è appena più tornita; questa qui è troppo magra. E poi che quella della mia testa non ha queste occhiaie allucinanti sotto gli occhi che le conferiscono un’aria stanca.

Ed è quando i nostri occhi si incrociano che lo capisco: non è un’illusione, un miraggio, un ologramma… E’ lei, è veramente lei.

“Hilary!” annaspo, come se uscissi dall’acqua dopo aver tenuto la testa sotto per cinque minuti.

Lei non smette di sorridere, e mi si avvicina; ed ecco che il suo profumo comincia a darmi alla testa. “Kai.” Dice, risoluta ma dolce. “Non partire.” Sussurra, appoggiando le mani sul mio petto.

Malgrado mi sembri di essere appena stato trasportato in un’altra dimensione, mi sforzo di guardarla negli occhi in maniera decisa. “Perché?” domando, con un groppo alla gola.

“Perché ti amo.” Ammette, sorridendo; poi arrossisce deliziosamente, ma non smette di sorridere.

Le sue parole hanno il potere di darmi alla testa, ma mi sforzo di rimanere serio. “E Sonny?” chiedo, duro.

Lei sospira, scompigliandosi i capelli con una mano. “Beh, sai quando ti dicevo, testarda e ostinata, di amarlo? Avevo torto. E sai quando l’ho scoperto? Quel giorno al belvedere, quando l’ho sorpreso a tradirmi. Dice, tutto in un soffio, come a sfogarsi, come a non darmi un attimo di tregua. Fa una risatina amara. “Figurati: in due secondi ho capito un sacco di cose: che non amavo lui, ma te; che io, per Sonny, provavo il cosiddetto ‘senso di attaccamento’, perché lui era stato il primo a farmi sentire bella, dopo che tu mi hai rifiutata. E così stavo con lui e gli perdonavo tutto, provando una gratitudine immensa, perché mi illudevo di amarlo e di essere ricambiata. Ma quel giorno… Quel giorno mi sono caduti tutti i veli dagli occhi, e ho anche capito chi è che continua a far battere il mio cuore. Ed ecco perché, non so se te ne sei accorto, ero così depressa: perché piangevo per l’umiliazione ma, al contempo, scoppiavo in lacrime ancor di più quando incontravo il tuo sguardo, perché mi dicevo che non era giusto, che non potevo essere ancora innamorata di te. Quel giorno… E’ stato un inferno, psicologicamente parlando, giuro.”

Man mano parla, i ricordi cominciano a susseguirsi nella mia mente; ecco perché l’aveva presa così male, e perché, quando mi guardava, piangeva ancora di più.

“Ecco anche perché, quando Mao mi propose di andare a fare una passeggiata, accettai al volo: avevo un bisogno dannato di sfogarmi.”

“E poi?” la mia voce suona roca, l’ho trovata a fatica. Incredibile a dirsi, ma sono emozionato.

Lei mi sorride. “E poi immagina la mia faccia quando Mao ha vuotato il sacco riguardo tutta la storia dal tuo punto di vista!” fa, ironica; poi prende il mio viso tra le mani. “Kai: davvero hai rinunciato a me perché pensavi di non amarmi?”

Questa volta il sospiro è mio, e vale più di qualsiasi risposta affermativa.

“Ti giuro che quando Mao me l’ha detto avrei voluto tornare indietro e prenderti a calci!” sibila scherzosamente. “Ma poi lei mi ha detto che aveva in mente un piano per una vendetta contro di te e contro quella vipera di Frannie contemporaneamente. Ma non aveva voluto dirmelo, sai?Vedrai, rispondeva alle mie domande. Vedrai.” S’interrompe, caccia fuori una risatina. “Lo scoprii con te, in cosa consisteva la vendetta. E quando tu ti prestasti deliberatamente a quel piano assurdo, capii che Mao mi aveva detto la verità, raccontandomi quello che mi aveva confessato precedentemente. E così cominciarono quei giorni.” Ridacchia, piano, abbassando gli occhi. “Ma non potevo sapere che presto quel piano si sarebbe ritorto contro di me.” Mi guarda di nuovo negli occhi sorridendo, sensuale. “Ogni volta che mi prendevi tra le braccia, che mi baciavi…” inspira profondamente, chiudendo gli occhi, poi li schiude lentamente.

“Ti sentivi come mi sentivo io.” Concludo inaspettatamente; le mie labbra si sono mosse senza il mio consenso.

Lei annuisce lentamente. “Ho passato dei giorni straordinari, Kai, anche se mi hanno a dir poco logorata… Quando ho rivisto Sonny, quella sera, al ristorante, e lui mi ha invitata a ballare con la certezza di potermi riavere, io ho accettato per avere una prova, una conferma: l’ho avuta. E sai che tipo di conferma? Una volta crollate tutte le illusioni, ciò che rimaneva per me di Sonny era la figura patetica di un coglione a dir poco, un pirla con cui ho speso due anni della mia vita. E puoi immaginare che, quando ho visto che te ne sei andato e quindi avevi frainteso, mi è venuto un colpo. Che dire di quando mi hai urlato quelle cose?” dice, guardandomi tristemente.

Io capisco. “E’ per questo che, in questi giorni, hai fatto il possibile per riuscire a parlarmi?”

Lei annuisce. “Dovevo dirti la verità, dirti che ti amo…” sussurra, accarezzandomi la guancia con il dorso della mano. “E alla fine ci sono riuscita, anche se per farlo ho avuto bisogno dell’aiuto di tutti…”

Sorrido. “Ti sei infilata qui mentre io scendevo le scale?”

Lei fa un sorriso furbastro. “Ti sono passata proprio sotto il naso, signor Hiwatari!” poi ridacchia, infine sospira e mi guarda dritta negli occhi. “Per farla breve: ho passato dei giorni stupendi con te, Kai. Sei stato il miglior finto fidanzato del mondo. Il problema è che…” fa un’adorabile smorfia con il naso. “Io non voglio più che tu sia finto…”

A quelle parole sento il cuore implodere, e mi ritrovo a sorridere. Mi sento come se fosse la mattina di natale, come se avessi mangiato un elefante, come se fossi in paradiso.

“Beh, credo proprio che se ne possa parlare.” La voce mi diventa roca per l’emozione.

Lei arrossisce e abbassa la testa, poi i nostri occhi si incrociano, le nostre dita si allacciano.

Ed è un attimo: la attiro a me e le nostre labbra si incastrano alla perfezione, e si muovono, le une sulle altre, come disperate. E mentre la bacio e le cingo la vita, mi accorgo che, si, sto respirando. Sto respirando perché lei, finalmente, è qui con me. È qui con me e non la lascerò più andare via.

Signo-ah!”

Io e Hilary quasi saltiamo in aria a quella esclamazione, e ci separiamo per vedere Alfred, uno dei miei maggiordomi, che mi guarda, sconvolto: probabilmente si sta chiedendo da dove sia sbucata fuori Hilary…

Il cameriere tossisce, imbarazzato, poi si ricompone. “Signorino, la macchina è pronta: possiamo caricare i bagagli?”

Hilary mi guarda, io le passo un braccio attorno alle spalle, attirandola a me. “Alfred… Smonta tutto. Io resto qui.” Alle mie parole Hilary caccia un urletto che ha il potere di far sobbalzare il mio domestico, e mi abbraccia di slancio. Io completo l’abbraccio, inalando a pieni polmoni il suo profumo.

Ahem… Come desidera.” E potrei giurare di aver visto un sorriso sulla bocca del mio maggiordomo, mentre se ne andava via dalla stanza.

Quando rimaniamo soli, Hilary alza la testa e mi sorride; a me, guardandola, non sembra vero, ma è successo, è successo.

Ed è solo dopo qualche minuto che mi accorgo che ci stiamo baciando di nuovo, mentre lei mi cinge il collo con le mani.

Quando la guardo nuovamente e i nostri sorrisi sprofondano l’uno in quello dell’altra, mi accorgo che, nella vita, puoi fare il duro quanto ti pare, ma quando ti accade una cosa bellissima che aspettavi da tempo, allora si: il sorriso lotta pur di uscire dalle tue labbra e far vedere a tutti che è lì. Ed è questo che mi sta accadendo, adesso. Non posso fare a meno di guardarla, osservare il suo sorriso luminoso, i suoi occhi che brillano per me e sorridere.

“Allora adesso sei mia?” le sussurro, labbra contro labbra.

Lei mi dedica un sorriso furbastro. “No. Sei tu che sei mio.”

Vero.

Mi bacia sporgendosi verso di me più che può, e giurerei che, di quant’è bassa, si sta alzando sulle punte dei piedi. Io, allora, stufo di farmi venire la gobba, ma non di baciarla, la prendo praticamente in braccio, e lei sghignazza.

“Dovremmo dirlo ai ragazzi.” Mi sussurra.

“Più tardi.”

Lei si scosta, poi ridacchia. “Scemo che sei!”

Io sospiro, decidendo di sorprenderla. “Eh, si. Lo so.”

Lei sbatte gli occhi. “Ah, lo sai?” io annuisco, serio. “Oh, Dio. E com’è possibile che tu lo stia ammettendo?!” mi chiede, divertita.

Io la guardo. “Perché se non lo fossi stato, avrei fatto questo tre anni fa.” E la bacio ancora più appassionatamente di prima.

Le sue labbra sulle mie, le sue mani tra i miei capelli… Tutto ciò è come un sogno. E, mentre lo penso, vedo scorrere, davanti ai miei occhi chiusi, tutte le avventure che insieme abbiamo affrontato. Tutte le sensazioni, i sentimenti che ci siamo procurati a vicenda.

È stato un lungo percorso, quello intrapreso da me e Hilary; un lungo viaggio che ha previsto l’incrociarsi di strade che si separavano per poi ricongiungersi nuovamente, e più tardi separarsi ancora. Ma adesso, tutto ciò che posso vedere, è che le nostre strade, le strade della nostra vita, si sono finalmente incontrate, e davanti a noi c’è una strada lunga, tutta unica, piena di buche e sassi che salteremo a piè pari. E tutto ciò che posso dire – perché ne sono certo – è che questa strada unica la percorreremo ridendo e scherzando, tra un bacio e l’altro. Mano nella mano.

Insieme.

 

Fine.

 

*  Citazione tratta da New Moon, di Stephenie Meyer

 

 

Ed eccoci all’ultimo capitolo; scrivere questa storia è stato tanto complicato quanto bello e divertente.

Non avevo mai scritto da un punto di vista maschile, e cominciare proprio con il nostro Russo preferito è stata davvero una sfida… beh, forse con la “S” maiuscola. xD

Vorrei davvero ringraziare tutti coloro che mi hanno aiutata, sopportata, supportata e mi hanno dilettato con le loro bellissime recensioni. Grazie davvero. =)

 

 

 

 

Darth Harion: “Beh, il tuo commento è stato quello che mi ha messo più in crisi e, insieme, uno di quelli che mi ha fatto più piacere; perché è raro che una persona si accinga a leggere del genere romantico che, mi rendo conto, non a tutti può piacere. Quindi aspetto con ansia e sottolineo ANSIA (xD) l’iper-recensione da te promessa. Non vedo l’ora di leggerla. Davvero. *__* Grazie per avermi seguito. ;)

 

 

Lexy90: “Mi sono messa a ridere leggendo la tua recensione. xD Beh, Kai non cambierà mai… un masochista è sempre un masochista, che vuoi farci? Beh, che dire? Spero davvero di aver concluso in bellezza, e… voglio sapere cosa ne pensi, eh! Ci vediamo con la prossima fan fiction! ;)

 

 

Avly: “Oramai Mao era disperata, come avevi detto tu, gli aveva dato tanti imput e Kai… nulla. -.- Come se non bastasse si era messo a fare il masochista ascoltando il cd… Però meno male che a queste cose ci pensano le donne, se no… xD Io spero davvero che il tuo signor finale sia stato servito. Fammi sapere, mi raccomando, eh! Buon anno a te. Un bacione.”

 

 

Chibilory: “Tu avresti strangolato Kai? xD Donna, io ti adoro, riesci sempre a farmi morire dalle risate! In effetti, se il russo vuole dimenticare la bella Hilary, ascoltare il suo cd non è proprio la mossa più saggia del mondo… Ma Kai è un blader, mica l’uomo del monte! XDDD E, in più, è un maschietto, ha un pezzo di cervello in meno: perdoniamolo. U.u    xD  Anyway, gioia, spero davvero di non averti deluso. (si vede che sono nervosa? Nooooo! XD) Ti faccio gli auguri di buon anno, anche se in ritardo, un bacione, alla prossima.

 

 

Giuly_pattinson: “Io spero che con questo capitolo tu abbia capito cosa avevi azzeccato e cosa no. xD Certo, leggere lo scorso capitolo con il sottofondo di sere nere, io mi sarei impiccata alla prima trave disponibile! O.o non so davvero come diavolo tu abbia fatto! Ad ogni modo, spero davvero ti sia piaciuto il capitolo finale, io mi sto cagando sotto dalla paura che a nessuno piaccia. =s (non si vede, vero? xD) Comunque, ci vediamo alla prossima fan fiction, spero. =) un bacione, buon anno.”

 

 

Violettamiciomiao: “Mao ha cercato di farlo ragionare e non c’è riuscita. E, come hai potuto notare, è tornata con i rinforzi. xD un bacione, gioia.”

 

 

Ria: “Come vedi, il nostro prode idiot-     ehm… * Fede si guarda intorno* volevo dire… cavaliere, alla fine, aiutato dalla sua schiera di amici, è riuscito nella sua impresa. Alleluja. XD Ha sofferto un bel po’ all’inizio, ma sono i risultati quelli che contano, alla fine, no? ;) un bacione.”

 

 

Mizuki96: “Beh, appurato che Kai è proprio scemo, meno male che certe volte ci mettiamo lo zampino noi ragazze, no? ;)  E tranquilla se questo è l’ultimo capitolo, mi presenterò con un’altra storia, presto. Prometto. Non vi libererete di me. xD Grazie per avermi seguito, un bacione. =D”

 

 

Kaifan91: “Mao è una tosta. Yeah. xD E ottiene Sempre quello che vuole. Scherzi a parte, dimmi cosa te ne pare di questo capitolo, e non preoccuparti, perché non ti libererai di me tanto facilmente. ;) un bacione e grazie per il supporto.”

 

 

 

 

Ringraziati tutti ad uno ad uno, non mi resta che augurarmi di avervi reso un po’ più dolce il ritorno a scuola di domani (=____=) e pregarvi di… recensire. Perché non vedo l’ora di sapere com’è l’ultimo capitolo della mia creatura. ;)

 

Un bacio a tutti e alla prossima.

 

 

Hiromi

 

   
 
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