Videogiochi > Tekken
Segui la storia  |       
Autore: depy91    06/01/2010    1 recensioni
Il primo torneo si è ormai concluso, le strade dei due wrestler mascherati si sono separate. Due anni dopo viene annunciato il secondo Tekken, King dovrà superare ostacoli apparentemente insormontabili, primo fra tutti la frustrazione, per risorgere più determinato che mai. Ne sarà capace? Sta a voi scoprirlo!;) "Gocce di sudore sgorgavano dalla pelle, evaporando al semplice contatto con la sua schiena bollente per la tensione..."
Genere: Malinconico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Armor King, King
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Il Ruggito del Giaguaro'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
A migliaia di chilometri di distanza, invece, Armour King aveva dato inizio alle sue ricerche. Consultò l’archivio della Pro Wrestling World e scoprì che l’ultimo incontro ufficiale disputato dal rivale risaliva a più di un anno prima ed avuto luogo in Messico. Ne controllò la data esatta per poi passare alla lettura degli articoli di giornale che avevano trattato l’esito dell’evento sportivo, pubblicati nei giorni immediatamente successivi. Uno tra questi riportava tra i dettagli di approfondimento dedicati al wrestler mascherato, il suo impegno nel sociale, in particolare per l’istituzione di un centro dedito alla cura di orfani e al recupero di giovani provenienti da ambienti criminali. Armour King comprese di aver individuato un ottimo punto di partenza, pertanto proseguì nel raccogliere informazioni sull’orfanotrofio, reperendone località ed indirizzo. Quando ritenne di aver raggranellato un numero sufficiente di dati, decise di partire immediatamente alla volta del Centro America, dove sperava di ottenere indicazioni ancora più precise. Il giorno seguente, Armour King stava già sorvolando l’oceano e si apprestava a tornare nella sua terra d’origine. Una volta giunto in aeroporto, chiamò un taxi e fornì le coordinate della sua destinazione. Dopo una buona mezzora, il mezzo si addentrò nella zona malfamata della città. Ogni angolo trasudava insicurezza e timore, sui volti dei loschi tipi che popolavano quelle vie, si poteva leggere il genere di esistenza a cui si erano da tempo adattati, un odore insopportabile di sporco appestava l’aria. Finalmente il taxi si fermò ed il conducente confermò di essere giunti alla meta stabilita, premurandosi di mettere fretta al cliente poiché giudicava poco conveniente sostare allungo tra quei pericolosi vicoli. Il giaguaro nero pagò il tassista e lo ringraziò per il servizio. Davanti a sé si ergeva, immerso tra le casupole scrostate del quartiere, un palazzo di ragguardevoli dimensioni, fiancheggiato da una chiesetta, su cui svettava una piccola torre campanaria, recante un orologio in facciata. Il visitatore era certo di trovarsi nel posto giusto. Bussò alla porta, ad aprire fu un anziano prelato, il quale invitò l’ospite ad entrare. Armour King sottopose al prete le ragioni del suo arrivo, seduti davanti ad un caminetto acceso. Egli ammise di non avere alcuna idea su dove potesse essere finito l’indimenticato fondatore dell’orfanotrofio e con rammarico raccontò di non ricevere più sue notizie ormai da molto tempo. Continuò rievocando i tragici momenti della morte del piccolo orfanello malato e della conseguente scomparsa di King. Da allora nessuno lì intorno l’aveva più rivisto. Il giaguaro nero ringraziò vivamente il religioso per il prezioso aiuto e dopo aver consegnato un’offerta in favore della causa inseguita dal centro, lasciò l’edificio. In realtà quanto aveva appena appreso non era esattamente il genere di indizio che si aspettava di ricevere, in effetti continuava a brancolare nel buio. Mentre si perdeva in tali riflessioni, tuttavia, ebbe l’impressione di notare qualcosa di strano tra le siepi che verdeggiavano attorno all’orfanotrofio. Armour King si avvicinò, tese il braccio e afferrò l’oggetto. Con sommo stupore constatò di aver reperito la maschera di King, non v’era alcun dubbio, l’avrebbe riconosciuta ad occhi chiusi. La cosa lo lasciò interdetto e scosso, un’intima tristezza lo pervase incrociando lo sguardo spento di quel volto felino dismesso. Decise dunque di tirarsi su bevendo qualcosa ad un bar. 
Il locale in cui entrò appariva semideserto, ai tavoli disillusi figuri consumavano le proprie ordinazioni chiacchierando rumorosamente, mentre dietro al bancone il titolare era indaffarato ad asciugare alcuni bicchieri, avvalendosi del proprio grembiule da lavoro. Armour King prese posto su uno degli sgabelli e con un gesto silenzioso indicò al barista di servirgli ciò che stava scolando avidamente il cliente seduto accanto a lui. Gli fu consegnato un bicchiere quadrangolare in vetro, colmo di gin, che il giaguaro nero gustò lentamente, mentre la sua mente cercava la maniera di proseguire le ricerche del rivale. Lo sconosciuto al suo fianco prese la parola, rivolgendosi al barman, con il quale sembrava condividere un’assodata confidenza, forse conseguita attraverso anni di frequentazioni assidue di quella topaia. Il dialogo attirò l’attenzione di Armour King, che fingendo indifferenza, tese le orecchie per ascoltare ogni parola. L’uomo versò nel proprio bicchiere le ultime gocce contenute nella bottiglia e bevve d’un fiato, poi, asciugatosi la bocca con la manica della giacca, domandò con voce alterata dagli influssi dell’alcol:

”Ehi, Carlos, che diavolo di fine ha fatto quel tipo mascherato? Era dannatamente forte!”.
 Terminata la sua opera di pulizia, il barista rispose ironico:
“Beh, non abbastanza da resistere al richiamo della bottiglia”.
I due scoppiarono in una grossa risata, poi il cliente riprese:
“Vinceva bei soldoni combattendo qui nel locale, credo di non averlo mai visto perdere, eppure è da molto che non sento più parlare di lui, dov’è finito?”
“Non ne ho notizia ormai da parecchio, l’ultima volta che ho avuto a che fare con lui, stava sperperando tutto il guadagno della giornata in litri di liquore, proprio qui dove sei seduto tu adesso. Ho sentito dire in giro che abbia abbandonato gli incontri e qualcuno giura di averlo riconosciuto in un barbone che bazzica da queste parti ogni tanto. Brutta fine davvero”
“E’ un vero peccato, diamine! Si vinceva a colpo sicuro puntando su di lui, ora dovrò trovarmi qualcun altro su cui scommettere. Grazie della bevuta, Carlos, metti tutto sul mio conto”
“Il tuo conto sta allungandosi troppo, Felix”
“Andiamo, sta’ tranquillo, pagherò tutto… prima o poi. Ti saluto amico”.

L’uomo lasciò il bar reggendosi a malapena sulle gambe. Il titolare si rivolse allora ad Armour King, che non si era perso neanche una frase, e chiese se il cliente necessitasse d’altro. Il forestiero pretese ulteriori informazioni sul recente passato dell’oggetto della precedente conversazione e le ottenne. Sazio di dettagli, uscì in strada ancora più determinato che al principio.
Mentre ciò accadeva, non lontano King trascinava i suoi passi incerti in un vicolo oscuro ed umido. Una bottiglia sorretta da una presa instabile, spargeva sull’asfalto gocce vermiglie, a causa dell’andatura barcollante. Il respiro si era fatto affannato, le gambe deboli e lo sguardo fisso, la sua mente offuscata dai vapori inebrianti dell’alcol cominciò a schiarirsi, ma soltanto per infestarla di note visioni. Di nuovo quegli occhi iniettati di sangue lo stavano osservando ed una voce mostruosa pronunciava formule dall’ignoto significato e dal tono inquietante, nuovamente dal nulla apparve il serpente dalle mandibole in tensione, il cui sibilo venefico echeggiava tra gli incubi di King. Colto da improvviso cedimento, egli urtò, semisvenuto, contro la parete di mattoni alle sue spalle e strisciandoci contro finì al suolo. I suoi occhi si levarono al cielo gelidi e inespressivi, forse agognando una tregua da cotanto tormento, le dita della mano destra mollarono la presa e la bottiglia prese a rotolare fragorosamente. Le sue labbra, attorniate da una folta barba incolta, rimanevano dischiuse ed il suo petto si gonfiava ripetutamente in cerca di aria fresca e nuova da immettere nei polmoni. Già, aria nuova, era ciò di cui aveva assoluto bisogno da troppo tempo e la speranza aveva ormai da molto abbandonato il suo animo lacerato. Restò in questo stato di immobilità forzata per diversi minuti, una volta ripresosi tese il braccio per recuperare la bevanda, ma quando la sua mano la intercettò, King si accorse che qualcosa aveva fermato il suo percorso. Ruotò lentamente il capo, uno stivale era poggiato sulla bottiglia. L’uomo in stato di semi-incoscienza sollevò lo sguardo, trovandosi di fronte alla persona che meno si sarebbe aspettato di rivedere: il suo grande rivale Armour King si ergeva in piedi ad osservare l’orrendo spettacolo offerto dalla sua vita attuale. Un suono inarticolato provenne dalla gola di King, ma prima che potesse venir tramutato in parola compiuta, con un gesto il giaguaro nero lo interruppe e tirò fuori da una tasca qualcosa che il wrestler decaduto riconobbe alla prima occhiata. Con un rapido movimento del polso Armour King lanciò la gloriosa maschera dalle sembianze di felino maculato verso il suo legittimo proprietario. Quest’ultimo l’afferrò e rivolse all’inaspettata apparizione uno sguardo interrogativo. “Alzati” comandò il giaguaro nero “Non sei tu quello che sto guardando in questo momento, il passato può infliggere ferite dure a rimarginarsi, ma esiste sempre una cura… sopravvivi ai tuoi dolori e dai un senso alla tua vita, affinché ciò che è stato non venga dimenticato e mai più accada”. Tale frase fu seguita dalla sua mano protesa per aiutare l’amico-rivale a risollevarsi. Egli accettò l’ausilio e si rimise in piedi, infine ringraziò accoratamente, quanto aveva ascoltato era esattamente lo sprone a ricostruire sé stesso di cui aveva estremo bisogno.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Tekken / Vai alla pagina dell'autore: depy91