Egregi lettori,
sono lieta di presentarvi la mia ultima, delirante, creazione.
Questa storia doveva partecipare alla Criticombola di Criticoni, ma fra
impegni, feste e casini vari non ho fatto in tempo a scrivere abbastanza fanfic entro la scadenza preposta.
Ci tenevo comunque a postarla e ad avere
un giudizio da voi, gentili affamati di lettura.
E’ la prima volta che mi addentro
come scrittrice nel mondo shonen-ai/yaoi, pertanto
ci sono andata con i piedi di piombo.
Vi informo che si tratta di una storia breve,
il prossimo sarà infatti il capitolo conclusivo e spero vivamente che
non deluda le vostre aspettative.
Da parte mia ce l’ho messa tutta e non mi sono avvalsa di betaggio,
perciò ogni segnalazione di errore è ben
accetta.
A voi la storia.
Sklupin saluta con fazzoletto alla mano.
TEMPORALE D’AGOSTO
Ripensare ai miei sedici
anni, mi fa sempre uno strano effetto.
Ho ricordi vividissimi di
quel periodo, da sembrare quasi del giorno prima ed
altri di cui ho perduto i contorni, sfumati e ricoperti dalla polvere.
Ad ogni modo
quell’età ha segnato una vera e propria svolta nella mia vita,
senza eufemismi.
In particolare rammento con
chiarezza di quell’estate a casa Potter, la prima come rinnegato dei Black e come nuovo membro della fantastica famiglia del mio
fratello spirituale James.
Era trascorso un mese e mezzo
dalla fine delle lezioni e quel pomeriggio Remus ci
avrebbe raggiunto.
Peter era in vacanza con la
famiglia, e non sarebbe tornato che la settimana successiva.
L’arrivo del terzo
Malandrino ci aveva resi entrambi euforici.
Solo il giorno precedente, io e James avevamo progettato una bella gita attraverso la
foresta, fino alla montagna nebulosa, dove si vociferava abitassero dei
folletti.
-Appena arriva Moony, pranziamo e poi partiamo di filato- dichiarò James terminata la propria razione di frittelle.
-Sicuro! Però
sarà meglio mettersi avanti e preparare gli zaini- osservai pimpante.
L’idea di una gita
tutti e tre insieme mi esaltava, e non vedevo
l’ora che il nostro amico arrivasse.
-Agli zaini ci ho pensato io
ragazzi, sono già pronti nell’ingresso- ci informò il
signor Potter, accendendo la sua pipa in radica, souvenir dell’ultimo
soggiorno presso un villaggio babbano.
-Grande! Che ne dici di un voletto per ammazzare l’attesa eh, Paddy?- propose il mio fratello acquisito,
spalancando la porta.
La luce del sole
irradiò il salotto, un’invitante brezza mattutina mi
solleticò il naso.
Annuì carico e in meno
di un minuto stavamo già sfrecciando per il cielo azzurro.
L’incantesimo di
disillusione praticato sulla proprietà dei Potter comprendeva anche una
porzione di cielo sufficientemente ampia, per consentire a due giovani
scriteriati come noi di sbizzarrirci con le più svariate acrobazie.
Mi divertivo e volavo alla
grande, nulla da invidiare a Prongs.
Tuttavia ogni tanto mi
fermavo a mezz’aria e gettavo un’occhiata alla porta.
Sentivo che Remus sarebbe arrivato da un momento all’altro.
Alcune volte rischiai di
andare a sbattere contro un grande pino, ma venivo
immancabilmente salvato dai provvidenziali avvertimenti del mio compagno di
volo.
-Ehi, si può sapere
che ti prende oggi Padfoot? Ti sono rimaste le
frittelle sullo stomaco?- mi chiese dopo la terza schivata all’ultimo
secondo.
In effetti avvertivo una senso di costrizione alla bocca dello
stomaco, ma nessuna nausea da indigestione. Davvero non mi spiegavo il motivo
di quella sgradevole sensazione.
Liquidai la cosa con un
“può darsi…”, massaggiandomi l’addome.
In quel mentre la signora
Potter se ne uscì con un gridolino di giubilo, che ci raggiunse in aria
attraverso le spesse pareti della casa.
Probabilmente da giovane
doveva aver cantato da soprano o qualcosa di simile.
-Deve essere arrivato Moony via camino!- esclamò Prongs
puntando la scopa verso terra.
Ricordo che mi si
seccò completamente la gola, come se non bevessi da giorni e il cuore
iniziò a martellarmi in petto, neanche dovesse uscire e andarsene per
conto suo.
Vidi la porta di casa aprirsi
e una chioma castana scintillare fra i raggi del sole d’agosto.
James stava planando nel
campetto adiacente, dove era solito parcheggiare la sua Comet
3000.
Optai per un atterraggio ad effetto.
Puntai diritto verso
l’obiettivo, in una discesa quasi verticale e drizzai il manico appena in
tempo per evitarmi una brutta fine.
Non calcolai però che
l’obiettivo era in movimento, e mentre scendevo
si era fatto più vicino.
Caddi sopra il povero Remus, che si trovò il mio dolce peso a cavalcioni sull’inguine.
Devo dire che non era
esattamente questo che intendevo con “atterraggio ad
effetto”.
-Ehi, siete ancora vivi voi
due?!- urlò Prongs,
raggiungendoci di corsa dal campetto.
Quando aprii gli occhi,
rimasi a bocca aperta dallo stupore.
Due iridi ambrate, con
sottili riflessi dorati, mi stavano fissando attonite.
Quando realizzai la
situazione in cui ci trovavamo, sentii un gran caldo e iniziai a sudare.
Lesto mi alzai, offrendo la
mano ad un
Remus piuttosto ammaccato.
-S-scusa Moony, ho calcolato male i tempi- borbottai goffamente,
lasciando sulla sua mano circa due litri di sudore.
Sperai vivamente che non ci
facesse caso.
Lui sorrise strofinandosi la
schiena con le mani.
-Ho notato, ma non ti
preoccupare Paddy, non sei poi così pesante-
scherzò, provocandomi una seconda vampata di calore.
Prongs arrivò giusto in tempo per togliermi da
quell’impiccio, in cui non capivo come diavolo fossi finito.
-Per fortuna siete entrambi
interi. Benvenuto Moony, vieni in casa e mettiti a tuo
agio- esordì allegro afferrandoci per le spalle e conducendoci
attraverso l’ingresso.
L’ombra e la frescura
all’interno della casa mi diedero un leggero sollievo.
Pensai di aver preso troppo
sole durante la mattina, e mi consolai con una bella limonata ghiacciata che la
mamma di James ci offrì poco dopo.
-Aaahhh… Ci voleva proprio!- esclamai, crogiolandomi
nel piacevole refrigerio.
-Stavate giocando a Quiddich?- chiese Moony,
accomodandosi sul divano accanto a me.
Da quando ha
l’abitudine di accavallare le gambe?
E perché lo fa con tanta grazia?
Ma, soprattutto, che accidenti me ne dovrebbe importare?
-Vero, Paddy?-
chiese Prongs guardandomi con un sorriso
strafottente.
Era evidente che mi ero perso
un pezzo della conversazione, tutto per colpa di un paio di gambe affusolate.
Un momento, avevo appena
pensato che le sue gambe fossero affusolate?!
-Pronto, Padfoot!?-
-Eh?!-
fu la cosa più intelligente che mi venne da dire.
I miei amici si guardarono di
sottecchi e ghignarono come solo i Malandrini sapevano fare.
La cosa non mi piacque.
Di solito ero io a ghignare
con Prongs.
-Insomma che cavolo avete da
ridere, si può sapere?!- sbottai, un filino
stizzito.
Ok, forse più di un
filino.
Le sopracciglia di James si
arcuarono, per poi aggrottarsi.
E quando le sopracciglia di
quell’individuo eseguivano tali movimenti, c’era da aspettarsi solo
una cosa: guai.
Aveva capito che qualcosa non
andava per il verso giusto, ma non sapeva ancora cosa.
Come non lo sapevo io, del
resto.
Cercai di comunicargli con lo
sguardo di rimandare a dopo le domande scomode.
L’intervento di Moony interruppe l’intensa comunicazione telepatica.
-Non fare il permaloso, Progs mi ha solo raccontato che oggi hai rischiato di
stamparti contro un albero per circa tre volte. Ma non
devi abbatterti, c’è sempre una giornata no- celiò con fare
vagamente ironico.
Giornata no.
Con buona probabilità
aveva ragione (che novità, eh?!).
Il fatto che questa
consapevolezza non mi facesse sentire per nulla meglio,
erano tutti fattacci miei.
Mugugnai un assenso sofferto
e cercai di scrollarmi di dosso quegli occhi troppo luminosi.
Che Remus
avesse acquisito una sorta di potere speciale in quel mese e mezzo con i
genitori?
Cominciavo a pensarle tutte.
Un’ipotesi meno
credibile dell’altra.
Quando il signor Potter ci
chiamò per il pranzo, sospirai si sollievo, guadagnandomi
un’occhiata obliqua da James.
Lo ignorai deliberatamente.
Ero troppo confuso per poter affrontare un colloquio privato con lui.
Il pranzo si svolse
abbastanza tranquillamente.
La mia decisione di sedermi
nell’unico posto della tavola in cui non avevo un contatto visivo
diretto, ne tantomeno fisico con Remus,
procurò giusto qualche sguardo perplesso, ma nessuna rimostranza.
Con la coda dell’occhio
mi parve di vedere l’espressione di Moony
incupirsi, ma mi affrettai a distogliere lo sguardo, concentrandomi sul pollo
arrosto.
Remus ci raccontò brevemente le sue vacanze
familiari, su sollecitazione di James, a cui
partecipai con cenni del capo e monosillabi smozzicati.
La signora Potter interruppe
in silenzio creatosi dopo il racconto, annunciando gioviale l’arrivo di
alcune lontane zie di famiglia proprio per quel pomeriggio.
Dalla faccia di Prongs ne dedussi che non fossero proprio le sue parenti
preferite.
-E’ inutile che fai
quell’espressione James. Zia Bessy e zia
Clotilde mi hanno avvisata stamane via camino, mentre
voi volavate con le scope. Saranno qui a minuti e si tratterranno fino ad ora
di cena- spiegò lei con calma.
-Ma… Mamma! Oggi avevamo in programma la gita alla montagna nebulosa! E Remus è appena arrivato, non posso fargli sorbire un
pomeriggio a base di the e chiacchiere di vecchie zitelle- protestò
Prongs con tono vagamente lagnoso.
A volte mi sembrava un
tantino viziatello, ma in questo caso non potevo certo dargli torto.
Se le sue zie erano anche
solo lontanamente odiose come le mie, allora aveva tutte le ragioni di
protestare e di pestare i piedi se fosse stato necessario.
-Non essere sciocco Jamie, chiaramente non costringeremo Remus
e Sirius a far compagnia alle zie. Se vogliono possono andare a fare un giro finché non se
ne saranno andate. Tu però devi restare, sei il loro unico nipote e
sarebbe carino che parlassi un po’ con loro- interloquì Potter
senior, con tono fermo.
Prongs perse ogni argomentazione, afflosciandosi sulla
sedia.
Mi ritrovai nuovamente a
sospirare di sollievo.
Per un attimo avevo temuto di
trascorrere il pomeriggio a versare the e ad annoiarmi mortalmente.
Vedendo le spalle ricurve del
mio amico, mi venne istintivo alzarmi e battergli leggermente una spalla in
segno di solidarietà.
-Mi dispiace Prongs, ma non ti preoccupare. La faremo domani la gita,
oggi staremo nei paraggi. Farò vedere a Moony
il prato di fiordalisi che abbiamo scoperto la
settimana scorsa-.
Il mio cuore di Malandrino
soffriva nel vederlo costretto ad un tale supplizio,
perciò parlai senza pensare alle conseguenze.
-Grazie del supporto Pad, cercate di divertirvi anche senza di me- rispose quello
voltandosi e ammiccando spudoratamente.
Dopo un attimo di genuino
smarrimento a quella risposta sfacciatamente maliziosa, strinsi gli occhi
trapassandolo con lo sguardo.
Lo spirito di
solidarietà venne presto sostituito dal
desiderio di prendergli la testa e ficcarla nel calderone fumante nel camino.
Purtroppo non feci in tempo a
mettere in atto il mio piano.
-Allora mi farai da guida
turistica oggi, Paddy? Posso fidarmi?- chiese
innocentemente Remus, sorridendo sereno.
Ignaro dello scombussolamento
ormonale che aveva appena scatenato in me.
Deglutii, avvertendo il caldo
tornare, ma decidendo di opporre una strenua resistenza.
Cercai di ricambiare il
sorriso nel modo più naturale possibile.
Sperai vivamente di non
sembrare invece affetto da una brutta paresi facciale.
-Mister Moony,
può dormire fra due guanciali- risposi, sfoderando il sopraccitato
sorriso naturale/paretico.
Fu così che dopo aver
salutato le amabili ziette di James, partimmo alla volta di una piacevole
escursione nella vallata di Godrics Hollow.