Ok, cari lettori, avete presente quando non avete un cavolo da fare e vi mettete a scrivere qualunque cosa vi viene in mente? Bene, questa storia è nata così e spero che vi piaccia, altrimenti ... Be' l'importante è che piaccia a me, no? Penso che sia divertente ( non nel prologo, ma più avanti), o almeno io mi sono divertita a scriverla. Non è finita, quindi ci metterò un po' a postarla ( più o meno come per le altre mie storie), ma spero proprio di finirla perchè la adoro!! betta ps. prendetela con le pinze. PROLOGO Seccata: ecco come mi sentivo. Immaginate di voler fare una vacanza in un posto che adorate e sognate da sempre di vedere e che per raggiungere questo fantomatico luogo voi prendiate un aereo. Salite, vi addormentate e quando vi svegliate non siete dove vi aspettavate di essere, ma in un posto che non conoscete e che si prospetta essere fin dall’inizio una meta di vacanza di serie B. A me è successa la stessa identica cosa. Certo, non è esattamente una vacanza che volevo fare, ma qualcosa di simile e sicuramente non ho preso un aereo, ma il concetto è quello. Sì, perché a giudicare dalla pioggia, ma soprattutto dagli alberi pieni di cose incredibilmente verdi e viscide, non ero nel posto giusto. Affatto. Non ricordavo una simile scena in “Orgoglio e Pregiudizio”. inoltre, non vedevo nessuna Elisabeth Bennett nelle vicinanze e questo era davvero strano visto che lei era la protagonista del libro. Il mio sguardo cadde improvvisamente su quel che sembrava una scarpa da ginnastica. Bianca. Il simbolo della Nike in blu. Okay, non ero in “Orgoglio e Pregiudizio”: a quanto ne sapevo, nell’ottocento non andavano a fare shopping da Scarpe&Scarpe. Ma allora, se non ero in “Pride and Prejudice”, dove cavolo ero?