ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Salve a tutti/e, vi comunico subito che la storia inizia nel prossimo capitolo. E’ ambientata nella capitale Nipponica (Edo, odierna Tokyo) durante il periodo chiamato Edo, gli anni dei grandi samurai. Spero di essere riuscita a scrivere una storia appassionante e che vi colpisca.
Ci tengo a precisare che il carattere di Zoro e di Nami saranno “leggermente” diversi.
Infine ringrazio Swilde. *inchino*
Sotto troverete i termini giapponesi presenti nella storia. Buona lettura.
Questo è un piccolo elenco delle parole e dei nomi giapponesi che troverete nella storia.
Per il momento sono presenti quelli citati nel primo e nel secondo capitolo.
M’impegnerò ad aggiornare l’elenco.
Yoroi:armatura in
dotazione dei samurai. Molto più leggera di quelle medioevali. La tipologia di queste armature,
rifletteva in buona parte le esigenze dei Samurai, dispostissimi a sacrificare
lo spessore delle loro protezioni in favore di una maggiore capacità di
movimento.
Questo atteggiamento non derivava da un'eccessiva sicurezza ostentata dai
guerrieri giapponesi, ma dalla constatazione che nessuna armatura costituiva
una barriera impenetrabile per le frecce, le lance e le spade dei nemici.
Muoversi agilmente era quindi un elemento importante per non sacrificare la
propria vita inutilmente.
Kanzashi: sono degli ornamenti usati nelle acconciature
femminili tradizionali giapponesi.
Si crede che possano essere poi usati come arma di difesa in caso di emergenza.
Saburo:
vecchio artigiano di Edo. Grande amico dei quattro del dojo ^^.
Takoyaki:
è una polpetta giapponese
fatta di pastella,
polpo spezzettato e diversi ingredienti.
-chan:
utilizzato
come vezzeggiativo, propriamente verso i bambini con i quali nel
linguaggio occidentale corrisponderebbe all'appellativo "piccolo/a" o
ad un diminutivo. Può però (ed è diffusissimo in tal senso) essere utilizzato
anche fra persone adolescenti o adulte e in questi casi indica forte amicizia e
confidenza.
Hina Matsuri:
noto anche come Festa delle ragazze, è una occorrenza
giapponese
posta il 3 marzo,
cioè il terzo giorno del terzo mese. In questa occasione sono preparate delle
piattaforme con un himōsen rosso, sulle quali è esposto
un insieme di bambole ornamentali.
Onigiri:
è uno spuntino tipicamente giapponese, composto da una polpetta di riso bianco,
con un cuore di salmone o altro e vari condimenti possibili.
Hayata:
daimyo sanguinario, futuro marito della figlia dello Shogun.
Shogi:
viene
talvolta definito scacchi
giapponesi.
Baka:
è una parola giapponese
che significa stupido/idiota.
Okiya: le "case delle geishe". Sono infatti così chiamate, a Kyōto, le residenze nelle quali vengono addestrate e ospitate
le giovani maiko, le allieve nell’arte della geisha. Nella storia Zoro entra tranquillo perché non era un
luogo dove … (bhè rifletteteci un po’)…
Yuzu: sorta di
mandarino giapponese, differente da quello europeo.
Gheisha: è una tradizionale artista e intrattenitrice giapponese, le cui abilità includono varie arti, quali la musica,
il canto e la danza. NON sono prostitute.
-dono: sorta versione "superiore"
al -san, molto formale e utilizzato quando si ha un rispetto davvero elevato
verso una persona.
Tamoto: drappeggio delle maniche del kimono.
Okiku: gemella di Otsu.
Otsu: gemella di Okiku.
Ayame: geisha anziana che gestisce l’okiya.
Icho-gaeshi: pettinatura giapponese.
Maru-mage: pettinatura giapponese.
-sama: utilizzato per indicare il rispetto
nei confronti di qualcuno che riveste un titolo importante o ha uno status
particolarmente elevato.
Tomoeri: il sopra del colletto del kimono.
Maiko: apprendista geisha.
-san: utilizzato per indicare il rispetto
nei confronti di qualcuno.
Jiro: fratello maggiore di Naoki. Samurai.
Muore durante una battaglia.
Geta:
sono dei sandali tradizionali giapponesi a metà tra gli zoccoli e le infradito. Sono un tipo di calzatura con una suola in legno rialzata da due tasselli, tenuta sul
piede con una stringa che divide l'alluce dalle altre dita del piede.
Wagasa: tipici ombrelli giapponesi. Sono famosi quelli della
prefettura di Gifu
Masuhiro: secondo maestro di Zoro. Accennato nel primo capitolo, ma entra in scena nel secondo. Famoso samurai, però non quanto Akinori. Capelli neri raccolti in un piccolo codino sulla sommità del capo.
Naoki: quindici anni, e un kyudoka,
ossia un praticante dell’arte del Kyudo, tiro con l’arco giapponese. Capelli
castani, viso candido e spesso sorridente.
Yoriyuki: sedici anni, più grande di
alcuni mesi rispetto a Zoro. Capelli corti neri e occhi scintillanti.
Sandogasa: cappello da viaggio
usato tipicamente dai samurai.
Bokken: è una spada giapponese di legno utilizzata nell'allenamento. E’ la riproduzione in legno della katana e ne conserva la forma, la
bilanciatura e, nel caso di alcune scuole, anche il peso.
Daikyu: tipo di arco molto diffuso nel Giappone feudale, usato dai guerrieri a cavallo o a piedi. Aveva
una lunghezza che andava dai due metri e venti ai due e quaranta; ve n'erano
anche di lunghi due metri e settanta. In grado di colpire con precisione anche
un bersaglio distante 100 m, il doppio con precisione molto bassa.
Kamishimo: è un soprabito smanicato da uomo con le spalle imbottite che si indossa insieme a un particolare tipo di hakama detto nagabakama. Questo abito veniva indossato dai samurai nel periodo Edo, attualmente si usa solo per cerimonie particolari.
Nagabakama: veniva indossato sopra il kamishimo e quando un samurai doveva visitare lo shōgun.
Hakamashita: cappello L'hakamashita è un kimono corto che si adatta meglio ad essere indossato dentro gli hakama e facilita i movimenti perchè dotato di spaccature ai lati, viene indossato solo col kimono da uomo.
Hakama: simili a dei larghi pantaloni a sette pieghe di cui cinque anteriori e due posteriori. Sono dotati di una parte rigida o imbottita sul fondoschiena chiamata koshiita e di himo, ovvero delle lunghe strisce di stoffa avvolte attorno alla vita e all'obi. Le sette pieghe degli hakama rappresentano le sette virtù del bushido.
Kuro-Kaben: la tecnica più forte che conosceva ed aveva inventato Akinori. E’ la tecnica che gli diede il soprannome di Fiore Nero. Consiste nel confondere l’avversario con piccoli scatti, muovendo la punta della katana a destra e a sinistra ed infine colpire dal basso verso l’alto, sotto il mento o sul fianco del collo. Letteralmente Petalo-Nero.
Akinori : famoso samuari detto Fiore Nero per i suoi fendenti mortali. Primo maestro di Zoro ,suo unico allievo. Alla morte del suo Daimyo decise di suicidarsi. Zoro rimase con lui per dieci anni (dai 6 ai 16).
Sensei: termine giapponese che significa “maestro di vita”.
Kun: utilizzato tra ragazzi e amici per Indicare una certa forma di rispetto, o da un adulto verso una persona molto più giovane come segno di confidenza.
Daimyo: era la carica feudale più importante nel periodo Edo, ne facevano parte i nobili discendenti della famiglia Tokugawa. Erano serviti da samurai e tra loro veniva scelto lo Shogun.
Shogun: eletto tra i Daimyo.Era la più alta carica del Giappone, considerato come l’imperatore nipponico. Aveva un esercito enorme a sua disposizione.
Dojo: luoghi d’allenamento e in molti casi, come nella storia, considerati da maestri e praticanti una seconda casa.
Bushido: è un codice di condotta e un modo di vita, adottato dai guerrieri giapponesi. In esso sono raccolte le norme di disciplina, militari e morali. Si basa su sette principi: Gi, onestà e giustizia, Yu, eroico coraggio, Jin, compassione, Rei, gentile cortesia, Makoto, completa sincerità, Meiyo, onore e Chugi, dovere e lealtà.
Genpuku: cerimonia che avveniva al compimento dei tredici anni, dopo la quale, al giovane samurai, veniva dato un nome da adulto, una katana e un wakizashi assieme al permesso di portarle con se.
Wakizashi: è una katana corta che i samurai tenevano sempre con sé. Veniva utilizzata durante la cerimonia del Seppuku.
Seppuku: indica un rituale per il suicidio in uso tra i samurai. Il taglio doveva essere eseguito da sinistra verso destra e poi verso l'alto. La posizione doveva essere quella classica giapponese detta seiza cioè in ginocchio con le punte dei piedi rivolte all'indietro; ciò aveva anche la funzione d'impedire che il corpo cadesse all'indietro, infatti il guerriero doveva morire sempre cadendo onorevolmente in avanti. Per preservare ancora di più l'onore del samurai, un fidato compagno, chiamato kaishakunin, previa promessa all'amico, decapitava il samurai appena egli si era inferto la ferita all'addome, per fare in modo che il dolore non gli sfigurasse il volto.
Kaishakunin: è una persona incaricata di fare da secondo durante il seppuku.
Ronin: designava il samurai decaduto, rimasto senza padrone o per la morte di quest'ultimo o per averne perso la fiducia o quando il feudo a cui apparteneva passava a un altro daimyo. Essi perdevano il posto ed erano esclusi per sempre da ogni incarico militare ed erano costretti a vivere di espedienti. Nel corso dei secoli essi costituirono un grave problema sociale.
P.S: Per segnalazioni di eventuali errori (storici), vi chiedo di contattarmi, grazie per l’attenzione.
(Un grazie particolare a Wikipedia e diversi Blog) U_U