II
Arrivò davanti al grande edificio
nel quale si trovava il loro appartamento in meno di dieci minuti, benché
avesse dovuto in pratica attraversare la città. Kevin spense il motore e trasse
un respiro profondo per riprendere fiato, solo allora si accorse di respirare a
fatica.
Tremava, perché aveva paura di
affrontare Jennifer, paura di ciò che avrebbe potuto dirgli e che, ne era sicuro, lo avrebbe ferito e umiliato ancora una
volta. Per caso si guardò le mani e si accorse che il dorso di quella destra
era sporco di sangue.
Tirò fuori dalla
tasca un fazzoletto e tentò di pulirla, accorgendosi che il sangue era suo e
che la pelle della mano era lacerata in diversi piccoli punti. Doveva essersi ferito mentre picchiava l’infame e non se ne era accorto. Si
ricordò di una bottiglietta d’acqua rotolata sotto il sedile del passeggero, la
cercò a tentoni e la trovò. Scese dall’auto e si versò
l’acqua sulla mano, non poteva presentarsi con le mani
insanguinate.
Si asciugò con il fazzoletto e
buttò la bottiglia vuota sul sedile, trasse un altro respiro profondo e si
avviò. Il loro appartamento si trovava al settimo piano di un edificio di dieci
piani situato in una zona bene della città, abitata
perlopiù da liberi professionisti o ereditieri che vivevano di rendita. Kevin
si era sempre ritenuto il più povero residente di
quella zona, visto che anche Jennifer proveniva da una famiglia agiata e in
vista.
Kevin Duval
non era né ricco né influente, così come non lo era stato nessuno dei suoi
parenti più prossimi. Un uomo semplice, che alla signora Jennifer Lewis, figlia e sorella di avvocati,
non piaceva più. Si fermò davanti all’ascensore: forse l’unico motivo possibile
del suo tradimento era che Jennifer si era resa conto che socialmente Kevin era
troppo inferiore a lei e che invece Frank con la sua laurea in informatica e un
tenore di vita più che dignitoso corrispondeva al suo ideale di
uomo.
Era questo che l’aveva allontanata
da lui? Dopo quindici anni di vita insieme aveva capito che Kevin non era la
scelta giusta? Entrò nella cabina dell’ascensore voltando le spalle allo
specchio, in quel momento l’ultima cosa che voleva era guardarsi e vedere il
viso di un uomo stravolto e angosciato. Le porte dell’ascensore si aprirono
davanti alla sua porta, alla loro porta, uscì e si
fermò a leggere la targhetta che portava i loro nomi:
K. Duval
- J. Lewis.
In quel momento ebbe la certezza
che avrebbero divorziato, sarebbe finito tutto e quei
nomi sarebbero stati divisi per sempre. Deglutì e si avvicinò alla porta,
infilò la chiave della serratura e girò. Gli bastò un solo giro di chiave per
aprire, era la conferma che Jennifer era in casa.
“Kevin amore, sei tu vero?” la
voce di sua moglie gli giunse lontana, in tutti i sensi.
“Sì, sono io.” fu
tutto quello che riuscì a dire con lo stomaco stretto dalla rabbia.
Sentì i passi di Jennifer
raggiungerlo rapidamente in salotto, fino a che non la vide affacciarsi. I suoi
bei ricci neri che le incorniciavano il viso erano lucidi e vaporosi le labbra
erano di un rosso acceso e quegli occhi neri che lo avevano stregato erano sottolineati da un’intensa linea scura.
Indossava una gonna sul ginocchio
color sabbia e una camicetta rosa che lasciava intravedere il reggiseno nero.
Capì subito che non era così che ci si vestiva per occuparsi delle faccende
domestiche, era pronta
per uscire e sapeva bene dove o meglio da chi doveva andare.
“Tesoro, come mai a casa così
presto oggi? Non stai bene?” gli chiese premurosa.
Kevin avrebbe voluto urlare che
aveva il cuore dilaniato e che la rabbia lo stava divorando. Ma
si trattenne e si sforzò di sembrare il più normale possibile, voleva cercare
di capire.
“Non so, ho tipo un malessere
generale, ho preferito tornare a casa prima. Ti dispiace?”
“Certo che no amore, anzi sono
felice di averti qui. Sono solo preoccupata per te.” Dicendo questo gli si
avvicinò per toccargli la fronte, ma Kevin
istintivamente si spostò evitando la sua mano. Jennifer rimase sorpresa da un
simile comportamento.
“Scusami cara, ma se avessi
qualcosa di contagioso potrei trasmetterlo anche a te,
è meglio se stiamo lontani.” si giustificò Kevin.
Jennifer parve credergli e gli sorrise. “Sarà solo un po’ di
stanchezza vedrai ieri stavi benissimo. A proposito,
come mai questa mattina sei andato via senza dirmi nulla?”
Lui evitò di guardarla negli
occhi. “Dormivi così profondamente che non ho avuto il coraggio di svegliarti
Ti sei spaventata non trovandomi al tuo risveglio?” le domandò con ironia, ma Jennifer non capì.
“Spaventata no, ma un po’ triste
sì, è così bello svegliarmi con te accanto.” replicò lei con un sorriso e allungandosi verso il marito
per baciarlo sulle labbra.
Ancora una volta Kevin si ritrasse,
proprio non voleva che quella donna lo toccasse o lo baciasse, quelle maledette
foto erano ancora lì stampate nella sua testa.
“Kevin, cos’hai?
Se non sapessi che è impossibile, direi che non vuoi che ti stia vicino.”
L’uomo sorrise a denti stretti, perché è impossibile? Perché
Kevin Duval è un idiota? pensò.
“Te l’ho già detto, cara. Potrei
essere contagioso. Ma dimmi, dove vai di bello agghindata
così? Non ti sei vestita e truccata così per me, vero?” il viso di Jennifer cambiò espressione.
“Agghindata? Dài, sono vestita
normalmente. Comunque nel primo pomeriggio devo
vedermi con Claire, è da tanto che non usciamo insieme.”
Kevin annuì.
“Ah capisco. A dire il vero
pensavo stessi andando.. che so a lavorare, oggi anche
tu hai dato forfait?” le chiese,
accorgendosi che sua moglie era diventata stranamente nervosa.
“Sì, cioè
no oggi non dovevo andare allo studio. Lo sai, il mio è un impegno part-time, e
inoltre non è necessario essere lì tutti i giorni”
Kevin sapeva già che non doveva
andare allo studio degli avvocati Lewis a far finta di lavorare, ma aveva voluto chiederglielo lo stesso.
“Già, capisco. Quindi
a parte Claire oggi non hai impegni? Resti a casa con me?”
“Certo amore, dove vuoi che vada?
Finalmente per una volta riusciamo a pranzare insieme. Anzi,
comincio a preparare qualcosa, cosa vorresti di particolare?”
Kevin scosse il capo. “Quello che
vuoi tu, Jenny. Quello che vuoi tu.”
“Vedremo se ricordo ancora cosa
piace a mio marito!” annunciò lei sorridente.
Lo hai mai saputo?, considerò tra sé Kevin restando in silenzio.
“Va’ a toglierti la giacca e
mettiti comodo, hai davvero una faccia strana sai?”
Kevin accennò un sorriso e fece
per avviarsi, poi si fermò guardandola finalmente negli occhi.
“Quasi dimenticavo. Ho incontrato
un nostro vecchio amico, poco fa. Ti manda i suoi saluti.”
Jennifer lo guardò in modo strano
ma mentre stava per chiedergli di chi stesse parlando,
il trillo di un cellulare riempì il salotto. Era quello di
lei, posavo sul tavolino accanto ad una loro foto. Entrambi guardarono il cellulare, ed entrambi sapevano chi era.
Jennifer lo
prese e quando guardò il display il suo viso si contrasse, ma non rispose.
“Non rispondi al tuo telefono?” le
chiese Kevin. Lei scosse il capo accennando un sorriso.
“È Claire, la
chiamerò più tardi. Allora, chi è questo amico?”
gli domandò cambiando discorso.
Il cellulare riprese a squillare
con insistenza, e Jennifer diede segni di irrequietezza.
“Tesoro, qualcosa non va? Rispondi
o crederà che non vuoi parlarle.” insistette
lui.
Ma Jennifer non rispondeva, e il suo
bel viso incipriato tradì un leggero rossore.
“Appena
vado di là richiamerò io. Dicevi?” ripeté la donna in
tono nervoso.
“Ah già, il vecchio amico. Sì ho
incontrato Frank Moran, circa un’ora fa. Abbiamo
fatto quattro chiacchiere.” le
disse Kevin mostrando il dorso della mano ferita.
Jennifer impallidì di colpo, e
quando vide la mano escoriata del marito intuì cos’era
successo.
“Non… non capisco.” farfugliò la donna evitando il suo sguardo.
“Immagino. Allora rispondi al
telefono, so che è lui. Ti spiegherà per filo e per segno come l’ho pestato in
mezzo alla strada davanti alla sua fidanzata. Sai che ha una
fidanzata vero? Certo che lo sai, ma non ti interessava,
o mi sbaglio?” Jennifer rimase in silenzio.
Intanto quel dannato cellulare
continuava a suonare senza tregua, riecheggiando nella stanza piombata nel
silenzio più totale.
“Fammi una cortesia, o rispondi a
quel fottuto telefono o lo spegni, Dobbiamo parlare.”
Jennifer riprese il telefono e lo
spense, obbedendo a quello che le era arrivato come un ordine e al quale pensò
era meglio dar retta.
Suo marito era furioso e se aveva
picchiato Frank, poteva picchiare anche lei.
“Stai calmo ti
prego. Parliamo con calma.” Kevin sentì la paura nella voce di sua
moglie.
“Hai paura di me, tesoro? Credi
davvero che io possa diventare violento con te? Puoi stare più che tranquilla
Jenny, non potrei mai alzare le mani su di te, ti ho
amata troppo per farti del male. Ma una cosa voglio
chiedertela, con calma. Perché l’hai fatto?”
Quella che Kevin aveva chiamato
calma in realtà era la collera che grazie a quel poco
di autocontrollo che gli era rimasto riusciva a trattenere.
“Kevin, io… posso spiegarti…”
cominciò lei avvicinandosi piano al marito.
“Non ti avvicinare, resta lì
maledizione. Dimmi solo perché è successo.”
“Io non so cosa ti abbiano
raccontato, ma …..” tentò di
spiegare la donna.
Kevin afferrò un vaso di cristallo
posato su un mobile alla sua destra e lo scagliò a terra, decine di frammenti
si sparsero sul pavimento.
“Non prendermi in giro! Dimmi solo
perché cazzo mi hai tradito!” le urlò infuriato.
“È successo solo una volta…” fu la
ridicola difesa di sua moglie. Kevin scoppiò a ridere.
“Hai proprio un
bel coraggio, sai cara? E anche se ti fossi fatta scopare una sola volta non cambierebbe nulla, e la mia domanda sarebbe
uguale: perché mi hai tradito con quel bastardo?”
Il silenzio ostinato di Jennifer
lo esasperava: perché non aveva il coraggio di parlare?
“Non trovi le parole? Ti aiuto io?
Vediamo, riformulo meglio la domanda: cos’è che ti ho fatto mancare e che Frank
Moran con solerzia ti ha dato? Sono stata poco
presente, o poco comprensivo, o sono troppo povero? Dimmi qualcosa, per la miseria!”
Jennifer cambiò
tattica, tentò di nuovo di avvicinarsi a Kevin ma molto lentamente.
“Ti prego, ascoltami, tu adesso
sei arrabbiato e hai ragione, ma se mi ascolti…”
Per tutta risposta Kevin l’afferrò
per un braccio e iniziò a trascinarla verso la cassettiera.
Aprì il primo cassetto e ne tirò
fuori dei fogli che Jennifer non riconobbe subito.
Suo marito li gettò sul piano
della cassettiera ed essi si aprirono come un ventaglio, rivelandosi delle foto
molto dettagliate. Jennifer si sentì raggelare il sangue nelle vene quando le focalizzò.
“Allora, Jenny? Cosa
mi dici adesso di queste belle foto ricordo? Riconosci gli
attori, non è vero? Guarda che belle foto, e che nitidezza!” mentre
parlava le stringeva il braccio.
Quelle foto erano un orrore, uno
squallore desolante e vergognoso e Jennifer non sapeva come uscire da quella
situazione nella quale era sempre stata sicura di non ritrovarsi mai.
“Sai qual è la foto che mi fa più
schifo? Questa qui, ah che capolavoro!” e gliela mostrò.
Ritraeva i due amanti che si
rotolavano nel letto di Kevin. Jennifer chiuse gli occhi.
“Sai, sarò anche uno stupido
bigotto tradizionalista, ma per me il letto nel quale dormo con la mia donna è
sacro, e se anche avessi un’amante non la porterei a
ribaltarsi nelle tue lenzuola. Tu invece hai avuto il
coraggio di farlo con quel porco del tuo amichetto. Meriterò almeno uno
straccio di spiegazione o continuerai a stare zitta? Sai, che anche lui davanti
alla sua fidanzatina se ne stava zitto, mentre lo riempivo di botte.” le raccontò a denti stretti.
“Mi hai fatta spiare…” mormorò la
donna guardando le foto sparpagliate alla rinfusa.
“Direi proprio di sì. Quando mi è venuto il sospetto che tu avessi una relazione
ho preferito avere le prove prima di dare di matto, e come vedi le ho eccome!”
“Mi dispiace Kevin, davvero. Non
so come sia potuto succedere….”
“E questo
dovrebbe farmi stare meglio? Vuoi dirmi che ti sei trovata un altro così, tanto
per fare qualcosa di nuovo?” inveì Kevin, carico di
rabbia e frustrazione.
“Sapevo che mi avresti risposto
così sai? Perché io non ti ho fatto mancare nulla.
Amore, passione, comprensione, presenza, fedeltà, rispetto..
devo continuare? Tu non sai cosa dire perché non hai niente da dire!” continuò l’uomo scuotendola con più forza.
“Mi stai facendo male!” gli urlò
sua moglie tentando di sottrarsi alla sua stretta
vigorosa.
“Non immagini quanto male hai
fatto tu a me. Riesci anche solo ad immaginare come mi sono sentito
quando ho visto quelle foto? La mia donna nel nostro letto con un altro
uomo!”
Le lasciò il braccio e lei si
allontanò di qualche passo.
“Inutile continuare a negare l’evidenza.
Sì ho una relazione con Frank.” ammise
la donna in tono solenne, come se rivelasse un gran segreto.
“L’avevo vagamente intuito. Da
quanto tempo, se posso chiedertelo?” domandò Kevin.
“Un anno.”
Suo marito la guardò negli occhi senza riuscire a controbattere, mentre
Jennifer a braccia conserte guardava altrove: non aveva il coraggio di
guardarlo in faccia.
Kevin rimase di sasso e per un attimo si
rifiutò di credere che l’inganno durasse da un anno, per avere la sensazione
subito dopo che quel lasso di tempo fosse piuttosto
approssimativo.
Si appoggiò alla
cassettiera, trasse un profondo respiro e riprese a parlare.
“Un anno, bene. Ora mi vuoi dare
una qualche motivazione valida che possa farmi capire
cosa c’era di sbagliato nella nostra vita insieme? Dove
ho sbagliato?” chiese con un tono stentatamente calmo che al contrario tradiva
il suo essere arrivato al punto di rottura.
“Non c’è una spiegazione Kevin, le
cose succedono e basta.” affermò
lei convinta.
Kevin abbassò la testa scuotendola
con rassegnazione.
“Tu mi stai dicendo che hai
mandato al diavolo il nostro matrimonio per… niente?”
Jennifer scosse il capo. “Al
contrario, io.. mi sono innamorata di Frank, ecco
perché non c’è una spiegazione razionale, è successo e basta. Poteva succedere
anche a te.”
L’uomo si sentì crollare
definitivamente il mondo addosso, la cosa che più temeva di quella situazione
orribile e che aveva volutamente evitato di prendere in considerazione era accaduta in pochi secondi, e ora si sentiva come
scaraventato in fondo ad un burrone.
Sua moglie, l’unica donna che avesse mai realmente amato nella sua vita e che aveva scelto
come compagna di vita, gli aveva appena detto di essere innamorata di un altro
uomo. Un uomo che gli aveva dedicato solo ritagli di tempo
rubati a Kevin e a quell’ingenua ragazzina rossa, mentre lui gli aveva dedicato
quasi metà della sua esistenza, spesso annullando se stesso.
Si sentì morire.
“Tu… ti sei innamorata di un altro…
e hai continuato a stare con me?” l’accusò incredulo.
Lei abbassò lo sguardo stringendo
le labbra in una smorfia indecifrabile.
“Non riuscivo ad
affrontare l’argomento, non avevo il coraggio di…”
“Di essere
sincera? Di smetterla di prendermi in giro?” la interruppe Kevin.
“Non avevo il coraggio di dirti
che non ti amavo più e che volevo stare con un altro.”
Kevin pensò che quello era un incubo, non poteva essere reale e prima o poi si
sarebbe svegliato scoprendo che tutta quella maledetta giornata non era
esistita neanche. Purtroppo quel pensiero durò un battito di ciglia, perché era
tutto dannatamente reale.
“Non… mi amavi più però
continuavi a stare con me. Per un anno hai continuato a dormire con me. Anche
se non come prima, non hai smesso di fare l’amore con me. Poco fa sei stata affettuosa
e hai provato anche a baciarmi, mi hai chiamato ripetutamente amore, tesoro, caro, perché mi hai preso
in giro fino alla fine?” Kevin era addolorato.
Jennifer restò un attimo in
silenzio, fece qualche passo verso di lui e alzò lo sguardo. Incontrare gli
occhi disperati del marito la impietosirono, lo aveva amato
e vederlo soffrire in quel modo le dispiaceva davvero, ma non poteva andare
avanti così, non poteva continuare a stare con lui solo per compassione e in
nome di qualcosa che non provava più.
“Non ti ho preso in giro, Kevin!
Non volevo farti soffrire perciò non sapevo cosa fare,
io sentivo che tu mi amavi ancora e l’ultima cosa che volevo era ferirti o
umiliarti. Speravo che prima o poi ti saresti accorto
che da parte mia qualcosa era cambiato e che dopo averne parlato da persone
adulte ognuno avrebbe preso la sua strada.” gli disse
Jennifer con una calma e una lucidità che, a dispetto delle intenzioni della
donna, Kevin trovò crudele.
“Credo di essere impazzito, mi è
sembrato di capire che tu aspettassi il momento in cui io ti avrei lasciata perché stanco della
tua crescente indifferenza nei miei confronti? Tu non puoi dire sul serio, non
potevi pensare davvero di stare con due uomini in
attesa che io mi stancassi di te e chiedessi la separazione, facendoti sentire
libera di fare i tuoi comodi! Io ti amavo maledizione, e quando si ama si tende
a non voler vedere ciò che potrebbe rovinare questo sentimento, non so nemmeno
come ho fatto a dar retta a un sospetto dato che per
mesi dicevo a me stesso che il tuo non voler più fare l’amore con me come prima
era un fatto normale, dopotutto stavamo insieme da anni e un matrimonio non si
basa solo sulla passione. Che stupido che sono stato,
un ingenuo come me non si vede spesso in giro, vero? E
su questo che hai sempre puntato, mi hai sempre considerato un povero idiota da
manovrare come ti pareva!”
La rabbia di Kevin era divampata
in tutta la sua violenza, gridava e si sbracciava in maniera concitata, il
sudore gli imperlava la fronte e il suo respiro era diventato affannoso.
“Non urlare Kevin o ti sentiranno
tutti! Stai calmo!” si affrettò a dirgli Jennifer, preoccupata più dello
scandalo che dello stato d’animo in cui si trovava suo marito.
“Non me ne frega un cazzo dei
vicini, che ascoltino pure! Chissà quante volte lo
avranno fatto mentre tu e il tuo amico scopavate in
casa mia!”
Jennifer scuoteva il capo. “Kevin
smettila di dare in escandescenze per favore! Tutto questo non porterà a
niente.”
“E cosa
dovrei fare? Congratularmi con voi e augurarvi tanta felicità?” urlò stringendo
i pugni.
“Niente di tutto questo, solo
accettare la realtà dei fatti e smetterla di comportarti come un immaturo!”
ebbe il coraggio di dirgli sua moglie con la solita calma che lo imbestialiva.
“Io immaturo? Perché
sono disperato all’idea che mia moglie non mi ama più? Per te questa è
immaturità? Se non l’hai capito io ti amo ancora e sarei
disposto a tentare di ricominciare tutto daccapo se solo tu lo volessi, se
rinunciassi a questa squallida relazione e tentassi anche tu di ricostruire la
nostra vita insieme. Possiamo farcela o almeno provarci!” le propose
Kevin aggrappandosi disperatamente a quella debole possibilità di
riconciliazione che le offriva.
Una parte di sé non riusciva a
credere di essersi nuovamente sottomesso a sua moglie, cercando di assecondarla
mettendo da parte orgoglio e dignità. Davanti alla reale possibilità di perderla
per sempre, Kevin stava abbassando le armi e si stava
arrendendo a lei, come aveva fatto fin dagli inizi della loro storia.
Jennifer però non parve neanche
prendere in considerazione la proposta del marito, ma anzi sembrò sconcertata e
quasi infastidita nel sentirla.
“Mi dispiace Kevin, ho già
sbagliato tirandola tanto per le lunghe senza avere il coraggio di finirla
prima, ma davvero non volevo ferirti. Ora che sai tutto è arrivato il momento di prendere strade diverse,
senza rancore. Siamo persone adulte e come tali dobbiamo
comportarci.”
Jennifer continuava ad usare
espressioni come ‘siamo persone adulte’,
quasi pensasse di trovarsi ancora davanti a quel ragazzo appena ventenne
conosciuto tanti anni prima.
L’ennesima
mancanza di rispetto nei confronti dell’uomo che fino a pochi minuti prima
chiamava ancora amore e che ora
voleva tenere a bada facendo appello alla sua maturità.
“Vuoi divorziare, è questo che mi
stai dicendo? Abbi almeno il coraggio di dirmelo in faccia!”
Jennifer annuì. “Sì, voglio
chiederti il divorzio. Non preoccuparti non voglio niente da te, metterò subito
in chiaro le cose con il mio avvocato ed eviterò ad entrambi inutili
lungaggini.”
Le ultime parole arrivarono alle orecchie di Kevin pungenti come spille, non era
preparato a questo, non così precipitosamente almeno. Non c’erano le famose
pause di riflessione, gli allontanamenti e successivi riavvicinamenti, c’era
subito il divorzio che lei voleva anche consensuale per evitare lungaggini a se
stessa, non ad entrambi! Kevin non si sarebbe arreso.
“Non ti concederò il divorzio.” sentenziò secco, provocando lo stupore di sua moglie.
“Cosa? Mi
hai urlato in faccia fino a pochi secondi fa di essere un’infedele e ora non
vuoi divorziare? E allora a cosa serviva la tua sfuriata?”
adesso anche Jennifer era arrabbiata.
“Serviva a togliermi un macigno
dal cuore, e inoltre come un idiota speravo tu mi
dicessi che l’altro non contava niente per te e che volevi stare con me. Io
avrei cercato di cancellare quello che mi hai fatto e avrei realmente provato a
ricostruire il nostro matrimonio, il nostro amore. Ma
tu non vuoi perché non mi hai mai amato davvero, ero solo un tuo giocattolo che
ora vuoi mettere nel ripostiglio e passare al prossimo. Non ti concederò facilmente il divorzio, non siglerò io l’inizio
della tua vita insieme a quel figlio di puttana. Resterai mia moglie e la gente
perbene e facoltosa che tu ami tanto frequentare ti vedrà sempre come quella
che lascia il letto del marito per infilarsi in quello dell’amante. Mi rifiuto
di aiutarti ad essere felice con un altro.”
Gli occhi di Kevin che prima
mostravano tutta la sua sofferenza ora erano diventati
spietati, la sua voce non tremava più ma era diventata ferma e risoluta. Kevin
non voleva arrendersi all’idea che tra lui e sua moglie fosse
finita e sicuramente non le avrebbe reso le cose facili.
“Io ti capisco Kevin, sei
sconvolto e in questo momento provi rancore. Ho sbagliato a parlarti subito di
divorzio, per te è un momento delicato e io mi sono dimostrata insensibile..” Jennifer pensò di cambiare così strategia e di andargli
incontro cercando di farlo ragionare con calma.
Ma su Kevin tale brillante tattica
sortiva gli effetti contrari: odiava sentirsi trattato come un imbecille e
Jennifer invece di capirlo ed evitare queste situazioni, sembrava ci provasse
gusto.
“Se pensi
di ammansirmi così di sbagli Jenny, sono convinto di quello che dico e ti
ripeto che non ti concederò il divorzio. Perché so che
tu tornerai da me…”
Jennifer sorrise
indulgente. “Kevin,
non succederà. Non è vero che non ti ho mai amato come hai detto poco fa, al
contrario ho sfidato la mia famiglia per te, ricordi? Ma è finita, ci siamo amati ma siamo al capolinea e..”
“Tu tornerai da me perché quell’uomo
si accorgerà di aver sbagliato. Conosci la sua ragazza? E’ bella e non avrà che
vent’anni, tu sei un capriccio mia cara, una bella
donna sui quaranta annoiata dalla vita coniugale che
trova nel giovanotto un piacevole svago. Ti lascerà e tu per non restare da
sola verrai a bussare alla mia porta. E non so se mi troverai disposto ad
aprirti.”
La donna restò senza parole, non
avrebbe mai pensato che Kevin potesse reagire così, che arrivasse quasi a insultarla dicendole che Frank alla fine sarebbe tornato
dalla sua sciacquetta solo perché era più giovane. Cosa
ne sapeva Kevin del loro amore? Delle loro affinità?
Il comportamento di suo marito era
oltraggioso, si sentiva ferito nell’orgoglio per aver scoperto in quel modo la
relazione tra lei e Frank e lo capiva, ma ciò non gli dava il diritto di
trattarla in quel modo. Tuttavia decise di essere
comprensiva con lui, dopotutto lo aveva amato.
“Non sai di cosa parli Kevin. Sei
fuori di te e ti capisco, riparleremo del divorzio tra qualche tempo, dopo che
ti sarai ripreso e sarai più sereno e conciliante. Per
il momento credo che andrò a dormire in albergo, manderò qualcuno a prendere le
mie cose …”
Kevin la interruppe. “Hai già
programmato tutto, ma che gran organizzatrice sei! E perché non andare a vivere direttamente dal tuo nuovo
fidanzato? Magari ti sta aspettando mentre cerca di
fermare l’emorragia dal naso che gli ho spaccato! Sei senza ritegno Jenny, non
avrei mai immaginato che sarebbe finita così male tra di
noi, ho sempre creduto che saremmo invecchiati felici della vita trascorsa
insieme. Perché tutto questo amore mio, perché?” le
chiese ancora una volta in tono arrendevole.
Era tornato l’uomo dolce che sua
moglie conosceva, ma non servì a farle cambiare idea.
“Rendi tutto più difficile così,
per favore Kevin mettiamo da parte l’orgoglio e facciamo…” lui la interruppe di
nuovo tirando un pugno sulla cassettiera facendola vibrare.
“Le persone adulte? Perché diavolo continui a ripete questa frase? Credi di parlare ad
un bambino per caso? Tra noi due quella infantile sei
tu mia cara!” urlò Kevin contro sua moglie.
Jennifer gli rivolse un sorriso di
scherno, scuotendo la testa ricciuta.
“Io? Per aver deciso di porre fine
ad un matrimonio ormai morto e sepolto da tempo e che solo tu volevi tenere in
piedi? Per favore Kevin, il tuo è un comportamento davvero infantile!”
L’uomo iniziò a ridere,
massaggiandosi le tempie che sembravano sul punto di esplodere.
“Io non riesco ancora a crederci
Jenny. Solo pochi minuti fa stavi andando a cucinare per me, ti preoccupavi per
la mia salute, e ora per
me hai solo parole dure e offensive. Cosa ti è successo, cosa
ti ha fatto quell’uomo?”
Jennifer era spazientita, proprio
non voleva capire che era finita. “È meglio che vada adesso, non c’è verso di
farti ragionare.” disse
lei prendendo la propria giacca e la
borsa appese al portabiti in salotto, si sistemò i capelli e si avvicinò alla
porta.
Kevin si mosse dalla cassettiera e rapidamente la
raggiunse afferrandola per un braccio.
“Stai facendo il più grande errore
della tua vita Jenny, più ci penso e più ne sono convinto. E sono convinto
anche che un giorno lo capirai anche tu e vorrai tornare da me. E non so se
sarò disposto a cancellare tutto e ripartire da zero, come invece potrei fare
adesso.” le ripeté Kevin un’altra
volta, nutrendo ancora l’intima speranza che sua moglie cambiasse idea e non se
ne andasse.
Ma Jennifer era risoluta. “Lasciami,
è finita e non tornerò indietro.”
Si guardarono negli occhi per
alcuni istanti, poi Kevin si decise a lasciarle il braccio, una volta libera
Jennifer camminò velocemente verso la porta, l’apri e
si fermò voltandosi verso di lui.
“Non volevo finisse così tra di noi Kevin, credimi. Mi dispiace farti soffrire ma non posso continuare così, amo un altro e non
posso e non voglio restare con te. Un giorno ti dimenticherai di me vedrai, e
forse capirai anche la mia decisione. Buona fortuna.”
“Ti pentirai di questa scelta, e
vorrai non avermi mai lasciato.” insistette
lui imperterrito.
Jennifer gli rivolse un sorriso
comprensivo, quasi divertita dalla sua ferrea convinzione.
“Addio Kevin.” e
uscì chiudendo la porta alle sue spalle.
Lui rimase immobile, in ascolto
dei passi di sua moglie che raggiungevano l’ascensore,
ne sentì le porte aprirsi e richiudersi, e infine ripartire e scendere
rapidamente. Se n’era andata, la sua Jenny se n’era andata
davvero.
Non aveva avuto neanche un attimo di esitazione, neanche l’ombra di un rimpianto nei suoi
occhi o nel tono della sua voce. Era andata via disinteressandosi dell’uomo che
per quasi dieci anni era stato suo marito, pensando solo a se stessa e alla sua
ridicola relazione con Frank.
Kevin ne era convinto, la sua
donna si sarebbe accorta dell’errore commesso, con Frank sarebbe finita male e
lei sarebbe corsa di nuovo da lui.
Non poteva
finire tutto così, non poteva.