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Autore: StillAnotherBrokenDream    07/01/2010    8 recensioni
Emily sta per sposarsi con l'uomo dei suoi sogni. Kevin è sposato da anni con la donna che credeva fosse quella dei suoi sogni. Entrambi scopriranno che le favole non esistono, ed è facile restare delusi, e molto doloroso....
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Bittersweet Love'
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N.d.A.: Okay.. mi sto facendo prendere la mano…. Inizio a pubblicare anche io storie originali XD. Prima capitolo di una storia che ho iniziato a scrivere un annetto fa. Spero piaccia a qualcuno. E se così è, recensite!!!  Baci *__*

 

 

I

 

 

 

 

Picchiettava le dita sul volante da piú di un'ora, un movimento meccanico e ripetitivo che mitigava l'impazienza. Aspettare non era il suo forte, non lo era mai stato in tutti i suoi trentasei anni di vita e non poteva esserlo in una situazione come quella. Guardò l'orologio al polso e scoprì di essere là da un'ora e venti minuti: ottanta minuti seduto in macchina ad aspettare che quell'idiota si decidesse a scendere. Si chiese se per caso non avesse sbagliato indirizzo oppure orario, guidare col sangue agli occhi come aveva fatto lui avrebbe potuto farlo cadere in errore. Prese il foglio che aveva stampato dal computer quella stessa mattina:

 

Gentile cliente, ecco le informazioni dettagliate di cui siamo in possesso:

Frank Moran, 31 anni, socio in un’azienda informatica (Gray Byte 3)

residente in Lake Street 58. Orario uscita tra le 8 e le 10

Rientro variabile, mediamente tra le 22 e 2 di notte.

Cordialmente, SWT Inv.

 

Dopo aver letto il foglio riguardò l’orologio, erano le 9:18 e dell’idiota nemmeno l’ombra.

Forse era meglio andare a prenderlo fin dentro casa e farlo scendere per le scale a calci invece che stare ad aspettare i suoi comodi mentre a lui si corrodeva il fegato. Allungò la mano sul sedile accanto e prese la busta gialla con le foto, evitò di guardare le altre e tirò fuori solo quella che gli interessava: un bel primo piano sorridente di quel gran figlio di puttana del caro Frank. Pensò che aveva proprio la faccia da imbecille e falso bravo ragazzo. Volse lo sguardo in direzione dello specchietto retrovisore e lo inclinò verso di sé guardandosi negli occhi.

 “Temo che il vero imbecille sia proprio tu”, si disse con amarezza.

Mentre parlava con se stesso, si accorse di un movimento alla sua sinistra, si voltò e serrò i denti: finalmente stava uscendo dal portone. Mise mano alla maniglia della portiera ma si arrestò, sorpreso da quanto vedeva: il bastardo non era solo, con lui c’era una bella ragazza dai capelli rossi che gli sorrideva e che Frank teneva per mano. Anche lui sorrideva, lo stesso sorriso da deficiente delle foto. I due si fermarono per scambiarsi un tenero bacetto da innamorati: Kevin si chiese se anche lei fosse la moglie di qualcun altro o magari la legittima fidanzata. Di certo non poteva essere la moglie di Frank, l’agenzia l’avrebbe scoperto sicuramente.  Decise di prendere le foto dalla busta, le arrotolò e se le infilò all’interno della giacca: pensò che alla fine, fidanzata o no, la presenza della ragazza avrebbe potuto addirittura migliorare la situazione, lo avrebbe sputtanato in mezzo alla strada e per di più di fronte a lei, senza contare i pugni che aveva intenzione di dargli. Aprì la portiera e uscì,  la richiuse con tanta violenza da far oscillare l’auto e pieno di rabbia attraversò la strada in direzione dei due ignari piccioncini che continuavano a guardarsi negli occhi e a scambiarsi dolci sorrisi.

Presi l’uno dall’altra, nessuno dei due si accorse della figura imponente che a grandi falcate li stava raggiungendo con fare minaccioso. Solo quando Frank sentì una mano posarsi in modo pesante sulla propria spalla si accorse di non essere solo con Emily.

“Ciao Frank!” lo salutò con enfasi l’estraneo. Frank si voltò trovandosi di fronte un uomo alto più di  metro e novanta e con grandi spalle che gli rivolgeva un sorriso strano e lo sovrastava di almeno una ventina di centimetri. “Ciao… ci conosciamo?” gli chiese esitante.

L’altro continuava a ostentare un sorriso forzato che nascondeva intenzioni poco amichevoli.

“Oh sì, indirettamente ma ci conosciamo. Grazie a mia moglie Jennifer, hai presente?”

Frank sbiancò in viso, spalancò gli occhi per lo stupore iniziando a sudare.

“Temo si stia sbagliando.  Non conosco nessuna Jennifer.” disse visibilmente a disagio.

Il sorriso di Kevin che già era poco amichevole cominciò a trasformarsi in un ghigno cattivo, mentre i suoi occhi erano quelli di un uomo febbricitante.

“No amico mio, la conosci eccome! Te la porti a letto con una regolarità disarmante!”

Emily prese parola per la prima volta da quanto quell’uomo era intervenuto tra di loro.

Cosa? Lei è pazzo, cosa sta dicendo?” inveì contro l’estraneo, Kevin le lanciò un’occhiata fugace ignorando il suo intervento e concentrandosi sul suo avversario.

Andiamo Frank, evitiamo questi inutili giochetti. Sappiamo entrambi che è la verità.”

“Le ripeto che si sta sbagliando, io non…. non fece in tempo a terminare la frase che si ritrovò a terra, steso da un pugno in faccia.

La donna urlò inginocchiandosi accanto al suo compagno. “Frank! Tesoro stai bene?” gli chiese amorevole.

“Ne stia fuori, signorina. Non c’entra in questa storia, dobbiamo risolverla tra uomini.

Emily aiutò Frank a rialzarsi sostenendolo per un braccio.

“Lei è fuori di testa, perché ha colpito il mio fidanzato? Ha sbagliato persona!” gli urlò la donna mentre Frank si massaggiava il mento dolorante.

Kevin fece una risata nervosa. “Signorina, forse non ha capito che mentre lei lo aspetta a casa, il suo fidanzato si sbatte mia moglie persino nel mio letto. Mi spiace per lei, ma io a questo bastardo devo spaccare la faccia, a costo di finire in galera!” minacciò afferrando Frank per il bavero della giacca.

Emily ancora non riusciva a capire, perché quell’uomo accusava Frank di andare a letto con sua moglie? Lei era più che sicura della sua fedeltà e soprattutto del suo buon senso, non l’avrebbe mai fatto.

“Tu sei un pazzo maniaco, io ti denuncio!” sbraitò Frank mentre Kevin lo strattonava.

“Dopo che ti avrò fatto cadere tutti i denti che hai in bocca non potrai fare proprio un bel niente. Sei un figlio di puttana, non solo ti porti a letto le mogli degli altri, ma lo fai fregandotene della tua donna. Sei peggio di quanto immaginassi.” continuò quell’uomo alto e arrabbiato che digrignava i denti e ignorava le invettive della donna.

“La smetta, maledizione!” gridava al vento la giovane tentando di intervenire tra i due.

In quel momento Kevin lasciò la giacca di Frank e lo spinse contro un’’inferriata, scagliandosi su di lui come una furia e scuotendolo con forza.

Perché non ti difendi, eh? Perché non dici niente e ti fai difendere dalla tua ragazza? Hai paura che si convinca di che razza di maiale sei? Ti crede un bravo ragazzo invece sei un bastardo!” Mentre Kevin infieriva sull’altro, un passante che stava assistendo alla scena cercò di intromettersi.

 Ma che state facendo voi due? La smetta!” intimò a Kevin che non si degnò neanche di guardarlo.

“Vattene.” fu la sua risposta infastidita.

Ma il passante non se ne andò e anzi tentò di prendergli un braccio per allontanarlo dal povero Frank, che subiva l’aggressione senza neanche difendersi troppo.

“Va’  a farti fottere, non intrometterti se non vuoi un pugno nei denti anche tu!” gli urlò Kevin.

Il diversivo del passante consentì a Frank di divincolarsi dalla presa potente di Kevin e si mise al fianco di Emily.

“Ora basta, mi ha davvero stancato. Farò finta che questo non sia mai accaduto e non la denuncerò, ma ora se ne vada. lo esortò con calma Frank.

Kevin si voltò lentamente verso la coppia, fulminandoli con lo sguardo.

“Chiama la polizia, avanti. Così gli mostriamo anche questi bei ritratti!” urlò estraendo le foto dalla giacca e gettandole nella loro direzione.

Quei fogli patinati rotearono a mezz’aria per poi finire ai piedi di entrambi. Lo sguardo di Emily si posò su una di esse, nella quale riconobbe subito Frank. L’uomo era con una donna dai capelli ricci che gli baciava il collo mentre lui rideva beato, erano in macchina ed era notte. Si inginocchiò accanto alle foto e ne prese un’altra in mano, soffocando un urlo. La solita donna con i capelli neri e ricci era seduta sulle sue gambe praticamente nuda e Frank gli accarezzava una coscia: riconobbe la poltrona sulla quale erano seduti, era quella del salotto di Frank. 

La buttò e ne prese un’altra, erano sul divano e lei era seduta a cavalcioni su di lui, nuda.

Riconobbe la casa, i mobili, le finestre, era foto scattate sicuramente da lontano, ma la loro nitidezza era sorprendente. C’erano almeno dieci o quindici foto, tutte con gli stessi soggetti nelle pose più svariate. Emily era attonita, le osservava una dopo l’altra stentando a crederci.

“Amore, non vedi che sono false? Lascia perdere andiamo via.” tentò di convincerla Frank, ma Emily si voltò verso di lui e respinse il suo braccio.

“False? Sei un verme, uno schifoso verme!” lo aggredì lei alzandosi.

“Aspetta, non è come credi! Posso spiegarti!” continuò Frank.

“Spiegarmi che cosa? Che non sei tu, che è un fotomontaggio? Davvero pensi che io sia così stupida? Sei un porco schifoso, non farti vedere mai più!” gli urlò con rabbia Emily voltandogli le spalle per andarsene. Frank tentò di fermarla, ma qualcosa gli afferrò un braccio bloccandolo in una morsa di ferro.

“Non abbiamo ancora finito, Frank.” lo minacciò Kevin sbattendolo di nuovo contro l’inferriata.

Il passante di poco prima, intravedendo le foto, disse a se stesso che alla luce dei fatti quell’uomo alto e arrabbiato aveva le sue ragioni e che era una faccenda privata. Per cui girò sui tacchi e riprese il suo cammino senza neanche più voltarsi.

Frank notò l’allontanamento dell’altro uomo e capendo di essere rimasto da solo con il suo aggressore, ricominciò a sudare: stranamente non passava più nessuno.

“Se non mi lasci subito comincerò ad urlare per attirare l’attenzione della gente!”

Kevin per tutta risposta gli assestò un altro pugno, questa volta nello stomaco.

Frank si piegò su se stesso e cadde in ginocchio, sputando e quasi vomitando per la violenza del colpo ricevuto. Stava ancora tossendo quando Kevin lo sollevò di peso e una volta di nuovo ritto in piedi gli tirò un altro pugno in faccia, spaccandogli un labbro.

Il sangue gli colò sulla bella camicia bianca e la cravatta beige, ma non era ancora finita.

Kevin non era mancino ma per quell’occasione sferrò un altro colpo con la mano sinistra, prendendo in pieno il naso dell’altro che iniziò a sanguinare.

Stordito dal dolore, Frank si accasciò a terra tossendo e Kevin finì l’assalto tirandogli un calcio sulla tibia, l’unica parte del corpo che poteva facilmente colpire vista la posizione a riccio che aveva assunto. Kevin ansimava per la rabbia e lo sforzo, e non era soddisfatto. Ma non poteva certo ucciderlo, al contrario di quanto aveva affermato poco prima non aveva intenzione di finire in galera per un figlio di puttana come lui.

Si guardò intorno e non vide assolutamente nessuno, nei suoi cinque minuti di follia il caso aveva voluto che non passasse nessuno, così mentre Frank era ancora a terra che sputava e tossiva, Kevin riattraversò la strada verso la sua auto, aprì lo sportello e salì. Guardò alla sua sinistra e vide Frank ancora a terra che cercava di rialzarsi, circondato dalle foto di lui e Jennifer in svariate posizioni. Sarebbe stata una scena comica, se la donna delle foto non fosse stata la sua Jennifer: adesso doveva affrontare lei.

Mise in moto e partì a tavoletta, in direzione di casa sua, sapeva che quel giorno Jennifer l’avrebbe trovata lì. Si rammaricò di non aver preso il cellulare di quel bastardo, se nel frattempo si fosse ripreso abbastanza avrebbe di certo avvisato Jennifer e lei temendo suo marito sarebbe andata via. 

Non doveva avere paura di lui, non avrebbe mai avuto il coraggio di alzare le mani su Jennifer, Kevin l’aveva amata tanto e l’amava ancora nonostante tutto, ma voleva almeno capire perché lo aveva tradito. Cosa aveva potuto farle mancare da spingerla a cercarlo in un altro? Forse era presunzione,  ma in tutta onestà non riusciva a trovare nulla nel proprio comportamento che potesse indurre sua moglie a cercarsi un altro uomo. Neanche l’età, visto che tra Frank e Kevin non c’erano che cinque anni di differenza. Oppure erano i quasi quarant’anni di Jennifer che avevano spinto quest’ultima a cercare un uomo con dieci anni di meno che la facesse sentire giovane e desiderata. Kevin non lo faceva abbastanza per lei?

In pochi minuti aveva fatto almeno una decina di ipotesi, tutte confuse e più o meno improbabili, già pensate e ripensate e che gli procurarono solo un gran mal di testa. Passò anche con il semaforo rosso per ben due volte, ed era sicuro che gli avrebbero spedito le relative multe. Ma non gli importava di niente adesso, voleva solo raggiungere casa sua e parlare con sua moglie, e farsi spiegare perché aveva deciso di rovinare il loro amore andando a letto con uno stupido idiota come Frank Moran.

Picchiarlo a sangue non era servito a granché, sì certo  gli aveva rovinato quel suo sorriso da ebete e aveva l’impressione di avergli anche sotto il naso, ma vederlo sanguinare e contorcersi non lo aveva fatto sentire meglio. Per un attimo il suo pensiero andò a quella povera ragazza dai capelli rossi che tentava di difendere il suo uomo ma che alla vista di quelle foto era corsa via lasciandolo come uno stupido in mezzo alla strada, in balia dell’ira di Kevin. In un certo senso forse la ragazza se l’era meritato, come si fa a stare con uno così? Possibile che non si era mai accorta di nulla? A meno che non si fossero conosciuti il giorno prima, un qualche sospetto doveva essere venuto anche a lei. Probabilmente era una sciocca ragazzetta che non capiva o peggio ancora faceva finta di non capire cosa facesse il suo bel fidanzatino.

Perché Frank e Jennifer non si vedevano da poco, ma da almeno sei mesi e praticamente tutti i giorni. Impossibile non vedere qualcosa di strano nel suo comportamento, così come Kevin l’aveva visto in sua moglie addirittura prima dei sei mesi conclamati, il che gli faceva sospettare che la tresca fosse cominciata prima. Non voleva pensarci, altrimenti avrebbe fatto inversione e sarebbe andato a investire con l’auto quel verme.

Proseguendo la sua corsa in auto, pensò che forse aveva sbagliato ad andare prima a pestare il bastardo e poi da Jennifer, forse era più importante parlare con lei, invece adesso c’era il rischio che lei fosse già andata via, avvisata dal suo caro amico. Ma il pensiero di prendere a cazzotti l’infame era stato più forte di ogni altro e il suo orgoglio di uomo gli aveva imposto di andare a rompergli il muso. Ma per quanto dolorosi potessero essere i pugni ricevuti, non erano niente in confronto al dolore che sentiva Kevin, lo stupore e l’avvilimento provati nel vedere quelle foto così umilianti.

Sapeva già che Jennifer aveva un amante, ma guardare quelle foto che sembravano uscite da uno squallido giornale pornografico era stato come essere investito da un treno in corsa. Vedere che addirittura si erano divertiti nel suo letto era stato il massimo dell’oltraggio, soprattutto pensando che magari poche ore dopo Jennifer aveva avuto il coraggio di fare l’amore con lui in quello stesso letto. Anche se lo riteneva poco probabile, visto che sua moglie gli si concedeva col contagocce e talvolta anche malvolentieri. E ora ne capiva il perché.

C’era un altro con il quale divideva il letto (e il divano, la poltrona…), non aveva più bisogno di suo marito. Ecco, probabilmente era stata proprio la monotonia del dormire sempre con lo stesso uomo che l’aveva spinta a cercarsi un amante, un diversivo al solito e  prevedibile Kevin Duval che dopotutto cosa faceva per lei oltre che adorarla? Frank invece doveva essere molto più interessante del noioso Kevin, tanto da sfasciare un matrimonio che durava da quasi dieci anni e un amore che durava da quindici.

Kevin sentiva di avere tutto il diritto di sapere  perché Jennifer aveva voluto rovinare la sua vita, infrangendo i suoi sogni.

 

   
 
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