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Autore: cerere    07/01/2010    1 recensioni
Prima fanfiction. Lo so, lo so. Ci ho messo un po a scegliere su chi (o cosa) farla, ma alla fine mi son detta: "Perchè non cominciare dai nani verdi?" E così, eccomi qui.
Piccola Supplica: recensite, vi prego in ginocchio. Non importa se vi sembra una schifezza totale, mi farebbe comunque piacere avere qualche commentino. Giusto per sapere che vi passa per la testa.
Detto ciò, enjoy! :D
ps: se mancano accenti, maiuscole o quant'altro: scusatemi, ma quando scrivo mi succede sempre!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billie J. Armstrong, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ovviamente, a meta strada verso la fuga alla mia stanza (che non poteva essere piu lontana da quella di billie di cosi) incrociai tre cool, il batterista, che si dirigeva verso la stanza dalla quale ero uscita trenta secondi prima.
-cathy! ma che cazz...- fece adocchiando il mio abbigliamento succinto (che ovviamente era un eufemismo che stava per 'sconcio', dato che indossavo ancora l'asciugamano visto che i miei vestiti erano misteriosamente scomparsi e non avevo tempo per cercarli). -la tua camera non era due piani piu su?-
-ehm...- dissi a disagio. -e che... sono uscita per mettere fuori il vassoio della colazione e sono rimasta chiusa fuori- dissi in un moto d'ispirazione. dio benedica le serrature a scatto automatico.
credibile, dissi congratulandomi col mio stesso cervello.
-oh- disse lui, certo non credendo ad una sola parola di quello che stavo dicendo.
-ma tu potresti aiutarmi!- esclamai fingendo un'improvvisa intuizione. -potresti andare a chiedere giu in reception la doppia chiave, evitando a me... ehm, l'imbarazzo....- dissi accennando all'asciugamano.
ovviamente sapevo benissimo che le mie chiavi non erano rimaste dentro la stanza ma nella borsa, e che quella borsa l'avevo dimenticata come un'idiota in camera di billie. un'altra cosa che sapevo era che la destinazione di tre prima di incrociarmi era proprio quella camera, e non potevo proprio permettere che entrasse e la vedesse. avrebbe sgretolato il castello di sabbia.
intanto l'avrei mandato a prendere la chiave, unendo l'utile di guadagnare tempo al dilettevole di evitarmi la vergogna di scendere in asciugamano a chiedere le doppie chiavi al concierge.
per il dopo, mi sarei inventata qualcosa.
-ma certo- fece tre un po spiazzato. modifico la traiettoria e invece di dirigersi verso il corridoio che ospitava la camera di billie prese uno degli ascensori lucidi che portavano al piano terra. prima che le porte metalliche si richiudessero, rimandandomi l'immagine di una me davvero scombinata, intravidi uno sguardo strano che tre lancio alle mie gambe.
-eccole- disse con un sorriso due minuti dopo, ricomparendo davanti alla mia stanza con un mazzo di chiavi tintinnante in mano.
-oh, che gentile- dissi con troppo entusiasmo quando le vidi. le presi e con mano tremante le infilai nella toppa. spalancai la porta ed entrai, ma tre rimase impalato sulla soglia.
-dai, non stare sulla porta- dissi. -entra!-
ma che cavolo stavo facendo???
-oh, ehm.... grazie- disse lui leggermente in imbarazzo. entro e si richiuse delicatamente la porta alle spalle.
impossibile che quello fosse lo stesso ragazzo che durante un intervista per la tv nazionale alla band, appena una manciata di giorni fa, saltellava in giro per il palco newyorkese di buongiorno america come uno scalmanato con un rotolo di carta igienica in mano.
-siediti pure dove vuoi, anzi scusa il disordine- dissi a disagio, osservando il casino che ero riuscita a mettere in piedi in sole due ore di permanenza li (visto che dopo ero stata misteriosamente attratta in camera di billie per un epilogo di inusitata indicibilita morale). adocchiai un paio di mutandine di pizzo in cima ad una pila di vestiti sul comodino e le feci sparire in un lampo sotto il letto.
tre si sedette sul divanetto di pelle nera e incrocio le gambe sotto di se. -santo cielo, cathy. posso dire, sembri una appena scampata ad un tentativo di stupro- disse osservandomi attentamente.
beh, in effetti non aveva tutti i torti (anche se non lo sapeva nemmeno lui). -hai ragione, sembro una vera imbecille- dissi ridendo. - mi sono svegliata tardi, e dopo fatto la doccia ho cercato di mettere un po in ordine, dimenticando perfino di vestirmi. morale della favola: sono rimasta chiusa fuori come una prostituta appena uscita da un motel-
tre ridacchio. -in effetti questo posto deve aver conosciuto giorni migliori- disse guardandosi intorno e sorridendo al caos che regnava sovrano tutt'attorno a noi.
-ehi- dissi fingendomi offesa. -non credo che tu sia andato molto meglio di me-
lui fece una smorfia e annuii mestamente. -in effetti...-
la sua brillante filippica fu interrotta in quel momento da qualcuno che busso alla porta. sorpresa, chiesi -chi e?-
-sono billie- rispose la voce dal'altra parte della porta. il mio cervello produsse all'istante varie figliate di vermi di paura, cosi mi affrettai verso la porta, proprio mentre billie continuava -ti ho riportato la borsa. l'avevi lasciata...-
spalancai la porta e sorrisi in maniera davvero allarmante, lanciandogli intanto significative quanto istericehe occhiate. -giu in reception! ma certo- trillai soffocando possibili uscite compromettenti di billie. lui inarco le sopracciglia ma non disse nulla. -che scema, l'ho dimenticata li ieri sera e sono stata cosi pigra da andarla a ripescare. meno male che ci sei- e cosi detto afferrai la borsa che ancora brandiva a mezz'aria. visto che pero leggevo dalla sua espressione che continuava a non afferrare le occhiatine spastiche che cercavo di mandargli per avvertirlo della presenza, scostai un po di piu la porta rivelando tre appollaiato sul divanetto.
ovviamente, mi preparai al peggio.
come mi aspettavo, billie mi lancio un'occhiata di fuoco e poi si riovolse a tre con un sottofondo di veleno nella voce che probabilmente colsi soltanto io. -che cavolo ci fai qui?- gli chiese ostentanto un tono amichevole che celava piani macabri per una morte lenta e dolorosa ai danni del suo batterista, non appena in assenza di testimoni.
-oh, cathy era rimasta fuori- fece tre con leggerezza. -cosi le ho dato una mano-
lentamente, senza farmi notare da tre alle mie spalle, sventolai le chiavi della mia stanza all'interno della borsa. billie colse finalmente il gesto e comincio a vedere la luce.
cio che non mi piacque affatto fu l'occhiata penetrante che ancora rivolgeva a tre.
-ehi, che c'e? riunione?- trillo mike allegro comparendo sulla soglia ancora aperta e mettendo la testa nella stanza.
oddio. ma stava succedendo davvero?
-ehm, ragazzi- fece billie simulando indifferenza. -lasciamo preparare cathy in santa pace. ci vediamo nella hall fra un'ora per l'appuntamento con la limo. ok?-
-ok- dissi tirando finalmente fiato. il mio cervello in apnea ricomincio a ricevere regolarmente ossigeno solo quando vidi i tre varcare la porta della stanza con un sorriso (billie un po piu tirato degli altri) stampato in faccia. quando la porta si fu richiusa alle loro spalle mi accasciai sul divanetto sospirando di momentaneo sollievo.
momentaneo perche sapevo non poteva durare a lungo.
ovviamente, billie ricomparve trenta secondi dopo alla mia porta. acido e incazzoso proprio come me lo ero immaginato.
-che ci faceva frank qui dentro?- prorruppe quando andai ad aprirgli.
-anch'io sono contenta di vederti, bill- dissi in un sosprio. lui entro nella stanza ignorando completamente la mia ironia e si volto verso di me a braccia incrociate.
-prego entra pure. non fare complimenti- mormorai richiudendo la porta. raggiunsi una pila di panni puliti e li iniziai ad esaminare tanto per avere qualcosa da fare.
-ehi, io sto ancora aspettando- mi ricordo lui alle mie spalle con tono duro.
-cosa, il treno?- dissi sarcastica. -hai sbagliato posto, allora-
-cosa ci faceva lui qui?- ripete mortifero. lo sorpassai per raggiungere la sedia senza degnarlo minimamente di uno sguardo. -mi ha aiutato- risposi secca. -quando tu te ne sei fregato- dissi tornando alla pila di panni sul letto. -e poi non potevo lasciare che entrasse in camera tua e vedesse la mia roba sparsa dappertutto, cosa che avrebbe fatto se non l'avessi fermato-
-adescandolo come una puttanella?- chiese beffardo.
quell'insulto mi colpi come uno schiaffo. -senti, imbecille. io ti ho chiesto aiuto, se ben ricordi, e tu ti sei fatto una bella risata. e stata una fortuna che abbia incontrato frank! mi ha evitato di fare la figura dell'idiota, scendendo in questo stato a cercare delle cavolo di chiavi!- esclamai allargando le braccia per mostrare il mio abbigliamento.
-avresti potuto cavartela in altri diecimila modi- insistette lui con aria bellicosa. -modi che non avrebbero coinvolto necessariamente frank e i suoi ormoni! ma tu no, sei andata a pescare proprio l'unico capace di mandarmi in bestia-
-che c'e? sei geloso?- risi sardonica.
-si, ok?- ammise lui incazzoso. -contenta adesso?-
-per niente!- urlai. -non ho intenzione di farmi comandare a bacchetta da una rockstar- dissi enfatizzando l'ultima parola. -quindi se non ti va giu il mio comportamento, sai dov'e la porta-
-oh, che fai? mi minacci adesso?- rise lui senza allegria. -gia siamo arrivati a questo? con mia moglie e stato l'ultimo passo per il divorzio- mi informo.
e fu quell'uscita che mi zitti, quando neanche gli insulti ci erano usciti.
mi morsi un labbro, con lo stomaco pervaso da fitte allucinanti. mi scoprii malferma sulle gambe e dovetti sedermi di schianto sul letto per riprendere fiato. mi piegai in due e mi passia una mano sugli occhi. anche la luce mi faceva male in quel momento.
-che hai?- mi chiese lui allarmato. -dio santo, parlami- fece accovacciandosi davanti a me in un secondo.
scoppiai in lacrime senza avere nemmeno il tempo di rispondere. singhiozzi violenti mi scuotevano il corpo e mi annebbiavano la vista.
-cos'hai, stai male?- mi chiese lui scostandomi una ciocca di capelli dal volto.
scossi la testa e mi premetti le nocche sulle labbra nel tentativo di calmarmi. -tu sei sposato- mormorai tra le dita. mi sentivo una ragazzina stupida e credulona capitata per sbaglio ad una partita di strip poker. le condizioni in cui ero conciata provavano che il risultato sarebbe stato lo stesso in entrambi i casi. -santo cielo, me ne sono dimenticata cosi in fretta- sussurrai terrorizzata ad occhi sbarrati.
-sai che mi hai fatto prendere un colpo, scemetta?- fece lui immensamente sollevato. -pensavo ti fosse venuto un coccolone-
mi alzai di scatto, afferrai con furia i panni che avevo selezionato dalla pila e raggiunsi a grandi passi la porta del bagno, sempre con una mano premuta sulla bocca. -quando esco non voglio piu trovarti qui- dissi con voce incrinata. -davvero, non sto scherzando- e cosi detto mi sbattei la porta alle spalle.
venti minuti dopo sentii la porta della stanza scattare, cosi mi arrischiai ad uscire dal bagno. stavo quasi per tirare un sospiro di sollievo quando billie mormoro -sorpresa- comodamente seduto in poltrona con espressione annoiata. -perche sei conciata come una puritana della mayflower?- mi chiese poi adocchiando il mio abbigliamento da fighetta (jeans da duecento dollari, polo color pesca con collo a camicetta o e timberland coordinate tirate a lucido).
-e per i miei genitori- mormorai imbronciata. -pensavo di averti chiesto di andartene- dissi e mi voltai per rintanarmi di nuovo in bagno ma la sua stretta forte e repentina me lo impedi. -mi spieghi che hai? sei strana, piccola- disse cercando di mantenere un tono dolce (o se non altro almeno educato).
sospirai e mi appollaiai sul bordo del letto. -sei sposato, cazzo- dissi passandomi stancamente una mano tra i capelli.
-non ancora per molto- disse lui. -stamattina sono arrivati i documenti per la separazione-
-non e questo il punto- dissi scuotendo la testa. -tu sei piu grande di me di una vita...-
-l'eta e solo un numero, piccola-
-... hai visto cose del mondo che io ancora posso solo sognare e mi fa male sentirti nominare tua moglie con leggerezza- continuai. -non si possono prendere con umorismo cose del genere-
-hai ragione- fu costretto ad ammettere lui. -non avrei dovuto farlo. come non avrei dovuto offenderti-
-figurati. avevi ragione- dissi, ma lui si alzo scuotendo la testa.
-e che tu sei cosi... piccola, e fragile... hai un modo di fare cosi tremendamente bellicoso, testardo e infantile insieme che mi fai sentire in dovere di proteggerti da tutto- confesso misurando la stanza a grandi passi.
sorrisi debolmente con sguardo perso. -anche dal tuo compagno di musica?-
-certo- disse lui. -perche ti voglio solo per me. lo so e un po egoistico da dire, ma... non voglio che tu perda l'incanto-
alzai lo sguardo e lo fissai stupita.
non voglio che tu perda l'incanto. queste parole mi riecheggiavano nella testa stordendo ogni altro mio pensiero.
-devi farlo solo con me- aggiunse poi.
chinai la testa sotto il peso di quelle rivelazioni inattese.
-ecco perme mi fa incazzare da morire sforzarmi di fare un gesto gentile per te come riportarti la borsa e trovarti in camera con quello spostato di frank...-
-mi dispiace- mormorai senza fiato, rossa in viso come non ero mai stata.
-o vederti scappare via da me come se ti stesse per venire un infarto...-
-mi dispiace- ripetei.
-e sentirti urlarmi che non mi vuoi piu vedere perche sono sposato- disse enfatizzando le ultime parole come se l'avessi insultato, quando le avevo pronunciate io.
-mi dispiace- dissi ancora una volta, le guance piu rosse che mai.
perche ti voglio solo per me, ripete silenziosamente il mio cervello ricordando sue le parole di poco prima.
alzai lo sguardo. -scusami. sono solo una ragazzina- dissi vergognandomi dei miei sedici anni stentati.
-ora pero non rimetterti a frignare come una femminuccia, eh?- tento di scherzare piegandosi sui talloni e guardandomi da sotto in su. mi allungai per appoggiargli la testa sulla spalla. -ti ringrazio- soffiai grata dell'appoggio (non solo fisico) che mi dava.
-e di cosa? tu sei la mia piccola...- sussurro, poi mi prese il mento fra due dita e mi bacio.
  
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