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Autore: Youko    08/01/2010    7 recensioni
cosa sareste disposti a fare per aiutare il vostro migliore amico a capire se stesso? probabilmente non sarebbero in molti ad arrivare ai livelli di Mito
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Hiroaki Koshino, Kaede Rukawa, Yohei Mito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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a causad Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di T. Inoue; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro


Ringraziamenti:
Drake33: Sono contenta che il finale ti sia piaciuto, tranquilla di Sendo / Ru credo di non aver mai letto FF qualche Dj si, ma ti dirò carine ma preferisco quando la volpetta è infatuata del rossino XD
Un bacione e grazie di tutto l’entusiasmo.
Fliss90: LEMON???? Oh mamma, già quello che ho scritto mi sembra troppo esplicito LOL, in questa storia non mi è venuto di meglio, perdonami. Eh si hai visto giusto. Baci
Lucy6: Anche tu innamorata di Hiro e Yo, ma che bello non credevo che questi due avrebbero riscosso tanto sostegno. Eheheheh Mito zitto zitto, calmo calmo, ma sotto sotto è un gran maniaco XD.
Yuyu: Grazie contenta che ti sia piaciuto, spero che questo ti faccia sorridere LOL
Misako90: Eccoti l’extra e brava nel non aver perso la fiducia in Yo.
Saruz 1986: Grazie dei complimenti, che bello sapere che ti abbia appassionato e coinvolto tanto.
 ^^zi ho già un’altra storiella pronta e non sei stata affatto sfacciata tranquilla.  

Un sentito GRAZIE a tutte le persone che hanno messo la storia nelle preferite o seguite e che hanno letto fino alla fine. Devo dire che non mi aspettavo che foste così numerosi o che in così tanti avreste apprezzato la coppia Hiro/Mito.
Un abbraccione a tutti e ancora tante grazie.        

Extra 02

- Non posso crederci – esordì Yohei strappando i fogli di mano all’amico – ma si può sapere come hai fatto a collezionare tutte queste insufficienze?- chiese abbassandosi a fissare il volto di Hanamichi, che scoccò un’occhiata omicida al banco dove Kaede Rukawa stava ronfando beatamente ignaro.
– Tutta colpa di quella volpaccia malefica -  esalò ringhiando
– eh? Ma come? non studiate spesso insieme? e poi Rukawa non ha preso tutte queste insufficienze -  
- lo so, il maledetto lo fa apposta, finisce sempre che mi salta addosso e mi deconcentra. Lo odio, ora vado lì e gliele suono di santa ragione – si alzò facendo stridere la sedia sul pavimento, ma prima che potesse raggiungere il compagno l’amico gli si parò d’innanzi
– ora non ti scaldare subito, piuttosto – gli avvolse un braccio intorno al collo bisbigliando piano – non mi hai detto che voi due aveste concluso. E bravo Hana sei diventato un uomo ormai – si complimentò dandogli leggere pacche sulla spalla.
Sakuragi lo fissò interdetto un secondo prima di arrossire furiosamente, lo afferrò per il collo e lo trascinò fuori nel corridoio, sotto lo sguardo perplesso di molti studenti. Si precipitò con l’amico, indifferente al fatto che lo stesse soffocando, a raggiungere il terrazzo.
– Io e la kitsune non abbiamo … non che non voglia sia chiaro però … cioè è la volpe che vorrebbe, anche io certo, però ogni volta che stiamo sul punto di… insomma hai capito no? – sputò tutto d’un fiato.
Yohei lo fissò continuando a massaggiarsi il collo sospirando pesantemente, gli era sembrato strano conoscendolo, eppure aveva sperato in cuor suo che Rukawa fosse riuscito ad abbattere l’ostacolo “timidezza cronica” del suo migliore amico, ma a quanto sembrava la volpe non ci era ancora riuscita – si ho capito – lo rassicurò appoggiandosi alla parete e incrociando le braccia – e fino a dove siete arrivati? – gli domandò ottenendo di vederlo arrossire nuovamente
– che razza di domanda, tu e Koshino dove siete arrivati? – gli chiese a sua volta sfidandolo con lo sguardo, in fondo anche per l’amico era la prima relazione quindi era sicuro che fosse nella sua stessa situazione
– oh beh lo facciamo già da un po’ – quelle parole per Hanamichi ebbero l’effetto di un macigno calato sulla testa – ma come è possibile? io e la kitsune ci siamo messi insieme prima di voi due come  … ho capito – dichiarò battendo un pugno sul palmo della mano con aria furba – Koshino in realtà ha avuto delle esperienze precedenti -  
- veramente è stata la prima volta per entrambi  – l’urlo di frustrazione di Sakuragi fece sobbalzare e ridacchiare Yohei – su cerca di calmarti Hana in fondo quando ci siamo messi insieme io sono praticamente saltato addosso ad Hiro per cui non puoi paragonare le nostre situazioni – il giocatore di basket poggiò una mano sul muro vicinissimo a lui e lo fulminò con lo sguardo
- stai forse dicendo che il tensai è imbranato? – domandò minaccioso
– no, solo che siamo due tipi differenti tutto qui -  
- esatto tu sei un pervertito maniaco come la kitsune – decretò annuendo convinto
– o forse più semplicemente tu hai paura – Yohei schivò la testata per un soffio
– dove scappi deficiente –
- vedi di calmarti o resterai vergine a vita – Mito gli si avvicinò di nuovo quando lo vide spalle basse, sguardo triste e sconfortato, tirare su col naso – tranquillo Hana non è mica qualcosa di così tragico sai – lo rassicurò
– tu dici? –
- certo il tuo problema è che pensi troppo – lo conosceva fin troppo bene, tanto da immaginarsi le mille paranoie che dovevano assalirlo ogni volta  
- che vuoi dire? -  
- semplice, la prossima volta che rimani solo con Rukawa non pensare a niente. Che la volpe ti ami è abbastanza chiaro no? Perciò non aver paura e buttati – Sakuragi ci rifletté qualche minuto prima di annuire e drizzarsi scoppiando a ridere
– sono il tensai dopotutto, non c’è niente che mi spaventi o che non riesca a fare. Farò vedere io alla kitsune quello di cui sono capace – continuò a ridere per un altro quarto d’ora sotto gli incitamenti dell’altro.

Hanamichi Sakuragi giocò come non mai, fu chiaro all’intero club di basket che il loro numero dieci quel giorno non solo aveva energie da vendere ma era animato da una carica esplosiva. Correva, saltava a canestro e ogni rimbalzo era di sua proprietà, fu alquanto difficile per i compagni di squadra stargli dietro quel giorno. L’unico che vi riusciva era Rukawa che non si era mai fatto intimidire dalla vivacità di gioco del do’hao, anzi segretamente l’aveva sempre ammirato. L’indiscusso numero uno però rimaneva sempre e soltanto lui e lo dimostrò anche quel giorno, riuscendo a sottrarre la palla al suo avversario e compiendo eleganti e precisi centri, facendo aumentare la fiamma di rivalsa del suo ragazzo.
Anzai decretò la fine degli allenamenti e prima di congedare i ragazzi augurò loro di passare delle felici vacanze, infatti quello sarebbe stato l’ultimo allenamento che il club dello Shohoku avrebbe effettuato per una settimana. Il capodanno era vicino e gli studenti avrebbero goduto di un intera settimana di libertà dalla scuola come dai club – mi raccomando ragazzi – stava dicendo il mister con sguardo benevolo – riposatevi, ma non dimenticate che il campionato è ancora in corso, inoltre vorrei consigliare agli studenti che hanno qualche insufficienza di approfittare di questi giorni per recuperare. La squadra conta su ognuno di voi – lasciò cadere lo sguardo su Mitsui e Sakuragi rei di avere ben tre insufficienze il primo e ben cinque il secondo
– maledetta volpe – ringhiò Hanamichi ottenendo che Kaede alzasse un sopracciglio
– non è colpa mia se sei idiota do’hao – bisbigliò ottenendo di farlo infuriare maggiormente. Rukawa si diresse agli spogliatoi lasciando l’altro sbraitare a gran voce trattenuto dalle matricole. Le reazioni spropositate di Hanamichi erano sempre un bel vedere e anche se non l’avrebbe mai ammesso si divertiva un mondo, non si preoccupava minimamente del fatto che s’infuriasse con lui aveva un metodo collaudato per fargli passare ogni malumore, piegò leggermente le labbra osservando i compagni andare ad infilarsi dentro le docce.
 Sakuragi era appena entrato borbottando e inveendo ancora a bassa voce, lo spogliatoio era deserto perciò la volpe si avvicinò lentamente alle spalle dell’altro giocatore
– do’hao – gli sussurrò direttamente all’orecchio – ti aiuto io a studiare tranquillo – lo rassicurò premuroso avvolgendo le braccia intorno alla sua vita e poggiandogli il mento sulla spalla
– eh no – scattò l’altro allontanandosi velocemente – stai lontana da me e dai miei libri malefica kitsune – esordì frugando veloce nella sacca sportiva e tirandone fuori il *gohei, prese a muovere l’oggetto usato dai monaci e dalle miko e a intonare una litania – io ti scaccio spirito malefico – urlò puntando l’arnese contro Kaede che per risposta gli disse un semplice – idiota – prima di avviarsi sotto l’acqua calda.

- do’hao hai finito?- domandò chiudendo la sacca tre buoni quarti d’ora dopo, non ottenendo risposta si voltò a fissare il compagno immobile d’innanzi al proprio armadietto, sguardo fisso e concentrato a terra
– do’hao ?- lo chiamò poggiandogli una mano sulla spalla ottenendo finalmente la sua attenzione
– che vuoi kitsune?-
- muoviti o ti lascio qui – decretò assicurandosi la borsa alla spalla seguito silenziosamente dall’altro.  
Si avviarono all’uscita della scuola, Kaede sospingeva la bicicletta lanciando occhiate indagatrici verso il compagno che era stranamente silenzioso, qualcosa gli vorticava per la testa era chiaro “possibile che se la sia presa per le insufficienze?” si domandò assottigliando lo sguardo
– senti kitsune – aprì finalmente bocca hanamichi fermandosi di botto e facendo arrestare anche il passo dell’altro – mia madre domani ha il doppio turno così pensavo si insomma se ti và di venire a casa da me – Rukawa lo fissò un istante prima di rispondere, il do’hao anche se teneva una mano cacciata nella tasca del giaccone e aveva assunto quella sua aria da duro era chiaramente teso e a disagio, fuggiva il suo sguardo e torturava la cinghia della borsa senza sosta  
- certo, avverto a casa e rimango a dormire da te – lo informò non perdendosi l’irrigidimento del ragazzo a quelle parole – passo in videoteca e affitto qualche film, vedi di andare al supermercato do’hao – continuò subito riprendendo la strada “ è pur sempre un do’hao” pensò sorridendo dentro di se, nell’udirlo sbraitare perché a lui toccava spendere più soldi – sei tu che mi hai invitato e poi per qualche pacco di patatine non diventerai certo povero – lo sgridò accomodandosi sul sellino, allungò una mano e afferrò Sakuragi per il bavero del piumino – ti chiamo stasera do’hao – esalò ancora prima di chiudergli la bocca con la propria, Hanamichi rispose prontamente al bacio rimanendo immobile ad occhi chiusi per qualche istante ancora. Quando li riaprì scoprì di essere rimasto solo come un’idiota in mezzo alla strada, voltandosi velocemente a destra e a sinistra appurò di essere l’unico essere umano.
Digrignando i denti e imprecando contro la malefica volpaccia che lo lasciava piantato come un palo della luce si avviò con passo belligerante verso casa.
Ogni giorno al ritorno dagli allenamenti riusciva a spuntarla, gli dava un bacio che lo sconvolgeva completamente e lo abbandonava come un imbecille. Ogni volta Hanamichi affermava dentro di se che sarebbe stata l’ultima volta che accadeva e puntualmente il giorno dopo la scena si ripeteva.
Ma l’indomani si sarebbe preso la sua meritata vendetta pensò sghignazzando, entrando in casa e annunciando il suo ritorno. Salutò la madre scambiando con lei un paio di frasi e poi si chiuse in camera, fece un profondo respiro e afferrò il cellulare, mentre il ghigno diabolico aumentava.

Kaede suonò per la seconda volta il campanello di casa Sakuragi aspettando impaziente che il do’hao si degnasse di aprirgli. Scostò la manica per osservare l’orologio al polso, la sei del pomeriggio, la madre del suo ragazzo doveva essere uscita già da una mezz’ora rifletté poggiando nuovamente il polpastrello al bottoncino di plastica.
“Possibile che il do’hao fosse ancora a letto? … Si possibilissimo ” si domandò e si rispose nel giro di una frazione di secondo, conosceva abbastanza quella testa matta per immaginare che avesse praticamente passato l’intera notte in bianco.
 Anche se era stata un’idea di Hana invitarlo a trascorrere la notte da lui, sicuramente il suo ragazzo si era rigirato nel letto immaginando chissà cosa, Kaede sospirò pesantemente, che Hana fosse timido gli era fin troppo chiaro. Era già un miracolo che riuscisse a infilargli una mano sotto la t-shirt dopo tutti quei mesi, ma in fondo al volpino non dispiaceva affatto vedere le sue guance rosse e quegli occhi nocciola lucidi dibattersi fra il desiderio e l’imbarazzo, era appagante, immensamente appagante.
Avrebbero avuto tempo per portare il loro rapporto a un livello più alto, Kaede sapeva essere un tipo paziente se voleva , teneva ad Hanamichi più di quanto lui stesso avrebbe mai potuto immaginare.
Poter stare con lui, sentirlo ridere e parlare, assaggiare le sue labbra era già più di quanto avrebbe mai immaginato di ottenere dall’altro qualche mese prima, quando l’unica cosa che sapeva che Sakuragi provasse per lui fosse odio. Ma il suo do’hao invece lo amava. Premette il campanello per la quarta volta lasciando il dito poggiato più a lungo “si lo amava però lo lasciava a ghiacciare al freddo” si disse promettendo di dargli un pugno, leggero, tanto per dimostrargli quanto gli voleva bene.

Sakuragi aprì la porta di casa con un sorriso caldo e accogliente, per nulla turbato e alquanto indifferente all’occhiataccia dell’altro allungò un braccio a indicargli l’interno – Bravo Kae sei arrivato puntuale-  Rukawa socchiuse maggiormente le iridi blu scrutando l’abbigliamento del do’hao, le gambe erano fasciate in jeans chiari , portava un maglioncino bianco e la zip era lasciata aperta per mostrare così la maglietta di un eguale candore  aderente, molto aderente.
Il suo proposito di rifilargli un pugno sul naso  venne accantonato definitivamente quando Hana si avviò precedendolo in casa e mostrandogli così la visione dei glutei strizzati nella stoffa azzurra.
- Che film hai preso kitsune?- domandò indicandogli il divano e il video registratore, Kaede lo seguì con lo sguardo finché non sparì in cucina solo allora si liberò della sciarpa, giaccone e scarpe e poggiò il sacchetto di plastica sul tavolino della sala – da casa ho portato un video sulle partite del Nba, in videoteca ho preso  Space Jam – disse poggiando la borsa che si era portato da casa con quanto gli serviva per passare la notte da lui
- che film è? Non l’ho mai visto- gli giunse alle orecchie la voce del do’hao  
- un film con Jordan sulla pallacanestro – chiarì semplicemente osservando il suo ragazzo avanzare portando un paio di bicchieri e una bottiglia di aranciata e un pacchetto di patatine – ok mettilo dentro volpetta io prendo gli altri stuzzichini – gli disse direttamente sulle labbra prima di scoccargli un bacio leggero e dileguarsi in cucina.
- Do’hao?- chiamò incerto
– che c’è?-
Kaede scosse la testa – niente- disse avvicinandosi al televisore
“Impossibile, ma che vado a pensare? Il do’hao che fa una battuta allusiva a sfondo sessuale? No inimmaginabile, però mi sembrava che fosse arrossito e poi il tono basso della voce così sensuale … Naaa è sempre il do’hao” giunse alla conclusione l’asso dello Shohoku afferrando il telecomando.
Nel frattempo le mani di Hanamichi tremavano per l’agitazione, fortuna aveva sempre posseduto uno scatto invidiabile. Era letteralmente fuggito in cucina dopo essersene uscito in quel modo, si era dovuto forzare a dire quella frase. Respiro a fondo più volte, “calma Hana, calma, ricordati che devi sconfiggere una volta per tutte la kitsune” lo sguardo s’infiammò subito “maledetta volpe ti farò impazzire, ti dimostrerò che il tensai non è un agnellino indifeso”. Scoppiò a ridere fragorosamente immaginandosi che avrebbe lasciato Kaede rosso e imbarazzato davanti la sua audacia, avrebbe dimostrato al volpino che non era così ingenuo, imbranato e facilmente imbarazzabile come credeva.

Rukawa aveva messo in pausa il video e stava pazientemente aspettando il ritorno di Hanamichi quando gli giunse alle orecchie il suono della sua risata isterica, inarcò un sopracciglio perplesso ma non disse nulla.

Hana si sedette al suo fianco poggiando sul tavolino un piatto con una serie di invitanti e colorate tartine tipicamente occidentali
-stuzzichino?- offrì indicando il cibo. Kaede osservò le fettine di pane, tagliate a rombo, triangolo o addirittura a forma di fiore, indeciso su quale prendere. Alla fine optò per ingurgitare quello quadrato spalmato di maionese con dei funghetti posto al centro
– fai i complimenti a tua madre – disse leccandosi un dito sporco della mousse bianca e scegliendone un secondo.
Sakuragi lo fulminò con lo sguardo ma rimase in silenzio, non poteva negare l’evidenza della cosa, seppur indispettito di non essere riuscito a far passare per propria opera la preparazione allungò la mano e prese un fiorellino cosparso di una generosa dose di salsa rosata e un gamberetto posto al centro.
Lo portò alla bocca e invece che infilarselo tutto intero, come avrebbe fatto normalmente, lo addentò leggermente mugolando come preda di un estasi suprema e passando la punta della lingua sul labbro superiore per leccare la crema in eccesso
– è davvero squisito – esordì spiando la reazione dell’altro o per meglio dire il suo cenno distratto.
 Rukawa aveva spinto il pulsante del play e mangiucchiando distrattamente una tartina dopo l’altra era preso a seguire il film. Sakuragi per nulla sconfortato prese a leccarsi lascivamente le labbra con la lingua aumentando il tono dei gemiti tanto da meritarsi una gomitata tra le costole della volpe e un suo
– fa silenzio do’hao – alquanto inviperito dato che gli impediva di sentire le battute del suo idolo.

Hanamichi si ficcò in bocca il restante pezzo di pane bianco e incrociando le braccia si decise a guardare per la prima volta lo schermo del video.
Rimase un attimo sconcertato nel vedere Bugs Bunny e compagnia, dopo aver appurato che in effetti non si trattasse solo di un film animato ma che vi fosse anche la presenza del giocatore di basket, idolo incontrastato del suo ragazzo, decise di andare avanti con il suo piano.

Afferrò una seconda tartina e lanciando un’occhiata veloce a Kaede appurando che non stesse guardando dalla sua parte, cosa del tutto inutile si disse dato che la volpe aveva occhi solo per lo schermo, se lo spiaccicò sul maglioncino candido – ma tu guarda che pasticcio – esordì mettendo su un tovagliolo quello che rimaneva del delizioso cibo e indicando la macchia, forse un po’ troppo grande, sul golf
- il solito sbadato, tua madre ti ucciderà – gli fece notare l’altro
– hai ragione – convenne Hanamichi dicendosi che una sgridata materna valeva ben la pena di subirla se poteva demolire la sicurezza della volpe mentre si sfilava il capo sporco.
Rukawa si dimenticò del tutto del film, del coniglio dalle lunghe orecchie e di Michael Jordan quando osservò le braccia muscolose e scolpite del do’hao lasciate scoperte dalla canotta bianca che indossava e di come lo striminzito pezzo di cotone fasciasse in maniera seducente il torace dell’altro. Hanamichi trattenne un sorrisetto e allungò le braccia sopra la testa inarcando la schiena e stiracchiandosi, in modo da offrire una bella visuale del suo corpo alla kitsune.
Come neanche avesse notato lo sguardo colmo di desiderio del compagno si piegò in avanti a studiare il vassoietto di antipasti, finse di essere indeciso per alcuni secondi e poi casualmente le sue dita maldestre spinsero il bordo di ceramica del piatto, che andò a colpire il sacchetto di patatine adagiato lì davanti che volò a terra d’innanzi al televisore
– oh che sbadato – sussurrò allungandosi sul tavolino per recuperare lo snach facendo ben attenzione di far finire i glutei strizzati nei jeans proprio davanti alla visuale degli occhi volpini. Finse per alcuni secondi di non riuscire ad afferrare la bustina sentendo il viso che andava letteralmente a fuoco mentre nella sua mente si rendeva conto della posizione imbarazzante in cui si era messo consapevolmente, si agitò maggiormente sentendo Kaede muoversi sul divano tanto che perse l’appoggiò sul piano e finì faccia a terra sul pavimento – do’hao – lo sgridò l’altro afferrando la bottiglia di bibita prima che finisse a terra. Sakuragi si sollevò in piedi in un nano secondo portandosi dietro le restanti tartine spiaccicate sulla maglia
– mia madre mi ucciderà – esalò notando le macchie, gialle, rosa e avorio che gli tappezzavano petto e pancia – il solito combina guai – sbuffò l’altro rimettendo a posto la bibita. Hana si defilò in camera propria con passo di guerra “tutta colpa tua volpe maledetta” si ripeteva mentalmente sentendosi invadere dal sacro fuoco della vendetta.
Kaede nel frattempo riprese tranquillo la visione del film anche se avrebbe preferito continuare ad osservare la “visione” del fondo schiena del numero dieci.
Sakuragi si tolse la canotta inveendo a bassa voce contro l’altro, reo di non essere minimamente arrossito di fronte ai suoi chiari approcci “possibile che debba essere solo io l’unico a sentirsi impacciato?” si domandò frugando nei cassetti.
Aveva passato ore a cercare il giusto abbigliamento, sarebbe comunque arrivato a togliersi la maglia, ma non in quel modo pensò, spalancando l’anta dell’armadio con troppa foga.
Dopo una decina di minuti ritornò a sedersi sul sofà con indosso una maglietta azzurra, non era quella più indicata per suo scopo, ma si accontentò. Grazie al fatto che era vecchia di un paio d’anni risultava aderente quanto la prima.      
Si riempì un bel bicchiere colmo di aranciata notando che Kaede aveva raccolto e pulito lo scempio fatto poco prima alle tartine – è un bel film – disse per spezzare il silenzio venutosi a creare fra loro
– hn – convenne il volpino.
Hana non perse altro tempo e “distrattamente” si versò accidentalmente la bibita addosso
– ma porca miseria è gelata - urlò schizzando in piedi e facendo sobbalzare l’altro – do’hao – fece Kaede bloccandosi un secondo dopo ad ammirare i capezzoli del numero dieci che sporgevano impunemente dalla maglia bagnata. Sakuragi non ci fece nemmeno caso troppo impegnato a darsi dell’idiota per aver tenuto la bottiglia in frigo tanto a lungo, avrebbe dovuto pensarci che sarebbe risultata dannatamente fredda quando se la sarebbe versata addosso. Raccattò un paio di tovagliolini di carta e prese a tamponarsi alla belle meglio, Rukawa continuava a fissare la stoffa che indecorosa gli si appiccicava sul petto rivelando ogni muscolo del suo petto iniziando a sentire una gran sete – meglio toglierla – fece afferrando i bordi e tirandogliela sulla testa.
Hanamichi preso in contropiedi si ritrovò la maglia umida premuta sulla faccia senza aver tempo di sfilarla e udì le nuove parole del ragazzo raggiungergli le orecchie – meglio asciugarti subito – detto questo Kaede valutò che i tovaglioli non sarebbero stati sufficienti e iniziò ad asciugarlo passando le labbra e la lingua su ogni centimetro di pelle scoperta.
- kitsune pervertita che stai faceaaa … - ansimò l’altro smettendo di agitarsi e ansimando quando l’altro prese a lambirgli un capezzolo eretto, le mani di Kaede si spostarono sulle sue braccia e lo liberarono dall’ingombro di stoffa, non smettendo la sua opera di suzione fissò i capelli arruffati del do’hao, il suo sguardo imbarazzato farsi liquido e i denti candidi che si mordevano un angolo del labbro inferiore per non permettere ad altri suoni inopportuni di uscire
– do’hao non farlo o finirai col ferirti – gli sussurrò prendendo a leccargli la bocca che appena si socchiuse conquistò con un bacio passionale.
– Stupida kitsune non doveva finire così – spiegò Hana appena si ritrovò nuovamente libero di parlare afferrando i polsi dell’altro e bloccandogli le mani sui fianchi
– cioè?-  chiese incuriosito Kaede, Hana sfuggì un istante il suo sguardo ma poi lo puntò determinato nei suoi specchi blu
– doveva finire con te che arrossivi e tremavi e con me che … che … hai capito no?-  
- do’hao allora è per questo che ti comportavi in quel modo strano?- gli domandò alzando un angolo della bocca  - se ci tieni così tanto, per me va bene – esalò sulle sue labbra prima di scostarsi da lui e sfilarsi la felpa e maglietta insieme. Sakuragi deglutì a vuoto arrossendo maggiormente catturato dalla visione di quel petto sottile, dalla pelle candida e delicata, allungò le dita e prese a fargliele scorrere leggere in lente spirali, si accorse del tremore che percorse l’altro e alzò lo sguardo per guardarlo in viso
– non così piano do’hao – lo sgridò con voce roca.

In quell’istante Hanamichi comprese che non importava chi prendesse l’iniziativa, non importava dimostrarsi sicuri di sé, non importava se faceva trapelare il suo timore per quello che sarebbe successo fra loro, l’unica cosa importante erano loro due e l’amore che sentivano l’uno per l’altro.

Hanamichi si accostò a baciare la volpe e poi scese a lambirgli e vezzeggiargli il collo, le dita affusolate di Kaede gli carezzarono il collo e si persero nelle fiamme scarlatte dei suoi capelli, come il fuoco che prese a bruciargli dentro. Le fece scendere fino ai jeans del compagno che prese a sbottonare con cautela, aspettandosi che lo fermasse da un momento all’altro ma quando liberò l’ultimo bottone senza una protesta, rimase indeciso sul da farsi – Hana – lo chiamò piano ottenendo che alzasse il viso dal suo petto che stava devotamente baciando – vuoi farlo? – chiese titubante e pregando che rispondesse con un si o sarebbe dovuto andare a rifugiarsi in bagno e farsi una doccia gelata, per placare il desiderio che aveva dell’altro. Sakuragi non rispose e invece si stese adagiando la schiena sui cuscini del divano e allungando le braccia verso di lui in una muta quanto imbarazzata accettazione – ti senti davvero pronto? – chiese ancora Rukawa appoggiando le mani all’altezza del suo viso – non credo che riuscirei a fermarmi – gli spiegò con una certa urgenza nella voce, Hana arrossì ancora capendo a cosa si riferisse
– certo che sono pronto, sono il tensai io – chiarì con una punta di orgoglio, ma quando il corpo di Kaede si stese sul proprio e sentì la sua chiara erezione sfiorare la propria disse ancora – facciamo le cose con calma però –
- te lo prometto – assicurò baciandogli gli angoli della bocca e aumentando il contatto fra di loro. Hanamichi dimenticò qualsiasi timore e ansia per la loro prima volta quando le dita del numero undici s’infilarono sotto l’elastico dei boxer. Con urgenza catturò la bocca della volpe e quando le carezze della sua mano si fecero più ritmate prese a liberarlo a suo volta di quell’ingombrante indumento per potergli restituire quelle attenzioni meravigliose.

Il telefono squillò un paio di volte prima che Yohei rispondesse – pronto – fece assonnato tirandosi le coperte sulla testa – davvero? – domandò chiaramente titubante allontanando subito l’apparecchio quando gli giunsero le urla di protesta del tensai – ma che dici Hana figurati se  avevo dei dubbi sulle tue capacità seduttive. Beh sono contento che sia andato tutto bene …  Pronto? – poggiò il cellulare sulla mensola  - ma tu guarda che razza di tipo – si lamentò rigirandosi nel piumone avvicinandosi a Hiroaki e nascondendo il naso gelato contro il suo collo caldo e accogliente, strappandogli un brivido.
– Allora l’hanno fatto?- domandò il giocatore abbracciandolo
– a quanto pare. Hana mi ha detto di aver stracciato Rukawa e di aver dimostrato di non essere un imbranato cronico –
- però da quello che mi hai raccontato di lui credevo che ci avrebbe messo anni per riuscire a fare l’amore con Rukawa – disse sbadigliando
- ma figurati, se lo conosco, e ti assicuro che è così, avrà combinato un casino pazzesco. Comunque l’importante è che abbia superato l’ansia della “prima volta”. Mi spiace solo di non aver potuto vedere le sue figuracce vabbè poco male tanto mi racconterà tutto Rukawa – ammise con un sorrisetto furbo
– se fossi in Sakuragi e venissi a scoprire che vi siete coalizzati un’altra volta contro di lui, questa volta chiuderei i rapporti con entrambi – assicurò Koshino, sapendo che i due avevano passato una buona ora al telefono a discutere del fatidico incontro a casa del numero dieci dello Shohoku
– tranquillo amore – lo rassicurò baciandogli una guancia – io non parlo di certo e nemmeno Rukawa –
- potrei dirglielo io – fece Hiro sorridendo e avvicinando il corpo nudo a quello dell’altro – sempre che tu non riesca a convincermi a tenere la bocca chiusa –  
Yohei fu rapido a schiacciarlo al materasso – allora dovrò impegnarmi parecchio – disse prima di tirare coperte e lenzuola sopra le loro teste, mentre la risata di Koshino si spandeva allegra nel silenzio della stanza.  
                             

        
*Gohei: è un oggetto cerimoniale del culto scintoista, esso consiste in una bacchetta o bastone da cui pendono strisce di carta bianca. Il gohei è un tipico strumento sciamanico usato dai sacerdoti per evocare gli spiriti attraverso danze, gesti e formule magiche. Agitando il gohei si poteva guarire cacciando gli spiriti maligni oppure praticare la divinazione.
  
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