FOTOGRAFIE
Lorenzo ed
Elena erano tornati al distretto, insieme ad Ugo. Il medico aveva confermato
che tutto era apposto ed aveva consigliato un giorno di riposo, ma Lombardi non
aveva sentito ragioni, voleva tornare al decimo, quel pazzo scatenato era ancora in giro e non avevano la minima
idea di dove si fosse nascosto, e di quali fossero le sue attuali intenzioni. Monti fu incaricato di sostituire il
commissario e prendere in mano le indagini. Non potevano interrompere e
lasciare tempo di vantaggio al fuggitivo. Sapevano che sarebbe stato pesante
lavorare con un collega, e soprattutto un amico, ricoverato. Luca era ancora
grave, ma le sue condizioni parevano non più così critiche, dovevano continuare
ad occuparsi del caso, era dovuto non solo alla divisa, ma soprattutto a lui,
aveva messo anima e corpo in quell’indagine, non avrebbe tollerato un
rallentamento per causa sua.
Lorenzo aveva
disposto, come prima cosa, che un piantone fosse sempre presente davanti alla
camera del commissario, non potevano
permettersi un nuovo avvicinamento di Simi.
Lasciò anche
Anna in ospedale, qualcuno doveva pur rimanere ed aspettare il suo risveglio e,
sicuramente, la ragazza era la più adatta; inoltre, Lorenzo era convinto che
nemmeno con la forza sarebbe riuscito ad allontanarla da lì.
Dopo circa
mezz’ora dal colloquio con il dottore, Luca era sistemato nella sua stanza ed
Anna fu fatta entrare.
La luce era
soffusa e regnava il silenzio, interrotto solo dal fastidioso bip della
macchina che monitorava il cuore di Luca. E lui era lì, immobile in quel letto,
ricoperto di fili. Non aveva più la mascherina, ma un piccolo tubicino che lo
aiutava a respirare dal naso. Gli occhi chiusi, l’espressione leggermente
contratta, non era sereno. Anna si
fermò alcuni metri da lui, vederlo così era ancora più straziante. Sembrava più
giovane della sua età, troppo giovane per esser finito già due volte su un
letto di ospedale, lottando tra la vita e la morte. Fu impossibile trattenere
una lacrima. Velocemente l’asciugò,
doveva essere forte, proprio come lui. Il suo sguardo cadde su una sedia
appoggiata al muro, Anna la prese e si sedette accanto a Luca. Prese delicatamente la sua mano e la
intrecciò con la sua: << Luca sono qui con te, tieni duro…ti aspetterò
>> le sussurrò dolcemente.
Il medico aveva
detto che potevano passare parecchie ore prima del suo risveglio. Simi aveva
iniettato una dose massiccia di sonnifero insieme ad altre sostanze con nomi impronunciabili
che Anna non ricordava, l’organismo le aveva assorbite e solo una doppia dose
di adrenalina aveva evitato il peggio. Sicuramente Luca ne avrebbe risentito
per parecchi giorni, non sarebbe stato in forma subito. Ma di questo Anna non
si interessava, si sarebbe presa lei cura di lui: << Non ti lascio
>> gli sussurrò ad un orecchio,
accarezzandoli i capelli.
Al distretto si
respirava un’aria pesante. I tre ispettori, pur accusando i primi sintomi di
stanchezza, lavoravano a pieno ritmo, aiutati da Vittoria e Giuseppe. Ugo,
nonostante il mal di testa, era di
fronte al pc, non sapeva bene cosa cercare, ma era a disposizione dei colleghi.
Elena aveva di nuovo chiamato la scientifica. Boni aveva setacciato il
capannone ed aveva repertato, insieme ai suoi uomini, tutto il repertabile. Non
rimaneva che aspettare in qualche risultato utile.
Lorenzo voleva
rileggere fascicoli compilati sino a
quel momento; magari riusciva a trovare qualcosa che potesse essere d’aiuto.
Luca li aveva lasciati sulla sua scrivania. Montì aprì la porta del suo
ufficio, automaticamente senza pensare. Non credeva che vedere la scrivania
vuota facesse quello strano effetto. Si fermò di fronte al tavolo immerso dai
foglie e si guardò attorno. Agli occhi tornarono i momenti di panico appena
trascorsi, quando lui ed Anna avevano ritrovato il corpo privo di sensi del
commissario, i tentativi di rianimarlo, il suo cuore che improvvisamente aveva
smesso di battere e poi un senso di vuoto, di impotenza, di rabbia, come quando
fu ucciso il suo collega.
Lorenzo strinse
il pugno: no, la storia no si sarebbe ripetuta, Luca ce l’avrebbe fatta, e lui
avrebbe arrestato quel bastardo. Con uno scatto, afferrò le cartelline del caso
e scacciò quei pensieri. Doveva rimanere lucido e distaccato, era l’unico modo per concludere al più
presto il caso. Non si sedette al posto del commissario, quel posto apparteneva
a Luca e ben presto se lo sarebbe ripreso, ne era sicuro. Si spostò su una
delle poltrone ed iniziò a leggere i documenti.
Elena, nel suo
ufficio, aveva preso il materiale repertato a casa di Simi, quello stesso
materiale che Luca aveva studiato e dal quale aveva scoperto i due indirizzi
controllati con Ugo.
Tra le mani
della ragazza passarono di nuovo vecchie foto, bollette…ma un libro marrone
alla fine della scatola, catturò la sua attenzione. Lo osservò attentamente,
pareva un album fotografico. Avvicinò la sedia e si sedette. Lo appoggiò sulla
scrivania ed iniziò a sfogliarlo. Un piccolo sorriso dipinse il volto di Elena.
Quell’album sembrava quello di sua madre, i ricordi di una vita. Dai primi
giorni sino al matrimonio, sua nonna lo aveva regalato alla figlia per il
trentesimo compleanno. Per Elena era il bene più prezioso. Da quando i suoi
genitori erano morti, le capitava, in quelle sere un po’ cosi, di sistemarsi
sul divano del salotto, prendere in mano i vecchi album e fare un tuffo nel
passato.
L’ispettrice
girò la prima pagina di carta velina, sistemata per proteggere le foto ed
osservò le immagini. Un bambino ne era il protagonista: nella culla, in braccio
a sua madre, in braccio al padre..continuò a sfogliare le pagine: i primi
passi, la prima macchinina e poi una foto insieme ad un altro bambino. Elena
sfogliava lentamente l’album, osservando i ricordi di quella famiglia. Giunse
alla metà ed il suo sguardo fu catturato sull’ultima foto della pagina, l’unica
a colori. Vi erano ritratti due ragazzi, abbracciati, sorridenti. Uno di essi
riconobbe come Simi, si fermò ad osservare l’altro. Elena sgranò gli occhi, non
poteva credere ai sui occhi. Avvicinò l’album per poter vedere meglio. Non era
possibile: quel ragazzo sembrava Luca. Assomigliava tremendamente a lui, stesso
taglio di capelli, la barbetta appena accentuata. Gli occhi erano diversi,
neri, e ne era certa, se pur fosse una fotografia, aveva uno sguardo spento. Rispetto a Luca era più basso e forse
ancor più magro. Elena girò la pagina per vedere se aveva altre foto dove poter
scorgere quel ragazza, ma con sorpresa, notò che quella era l’ultima. L’album
era rimasto incompleto.
L’orologio
segnava le sei. Il cielo iniziava ad imbrunire. Anna aveva perso la cognizione
del tempo, non aveva idea di quante ore aveva passato nella stanza con
Luca. Era rimasta lì vicino a lui, non
si era mossa da quella stanza. Si era avvicinata alla finestra, sorseggiava una
tazza di caffè. Una giovane infermiera glielo aveva portato, era stata molto
gentile. Sicuramente aveva letto in volto la stanchezza e la preoccupazione.
Alla fine aveva ragione Luca i suoi occhi sono sempre stati lo specchio
dell’anima, non sarebbero mai riusciti a nascondere qualcosa, nel bene e nel
male, soprattutto a Luca.
Anna osservava
fuori dalla finestra. Il sole stava tramontando e lei adorava quel
momento. Il cielo assume un colore
rossastro e Roma appare ancor più magica.
Da lontano poteva scorgere la cupola di San Pietro, illuminata dagli ultimi raggi. Ogni tanto
osservava Luca, era stazionario. La sua mente divagava nei ricordi, nei momenti
belli trascorsi con in suo Luca. Già il suo Luca. “Suo” aveva un suono strano,
in effetti non era mai stato suo, anche se spesso lo avrebbe desiderato. Non è
mai stato facile trovare le parole giuste per poter descrivere il loro rapporto.
Forse un’amicizia, L’Amicizia, con la L e la A maiuscola, come le aveva detto
Luca. Oppure un amore a modo loro, ma pur sempre amore. A lei piaceva paragonarsi
a due binari paralleli, uno a fianco all’altro, vicini nel percorso della vita,
due binari che a volte si allontanano, ma poi si riavvicinano, fianco a
fianco..e chissà magari un giorno potrebbero anche incontrarsi.
Sorrise,
appoggiò la tazzina sul comodino e tornò a sedersi vicino a Luca. Strinse di
nuovo la mano nella sua e rimase
sorpresa. Anche Luca aveva stretto se pur debolmente, la sua mano. Non aveva
ancora ripresto conoscenza ma si stava riprendendo.
Continua..
Salve!
Se siete stupiti da questo aggiornamento, vi dò ragione, sono stupita pure io. Non so cosa ne sia venuto fuori, questo capitolo mi piace a tratti, spero che a voi piaccia almeno un pochino...:)
Grazie a tutti per aver dedicato un pò di tempo alla lettura della mia storia, a tutti coloro che l'hanno inserita tra i seguiti ed in particolare un grazie a:
Alchimista: per questo capitolo, strano ma vero, sono riuscita a non farti aspettare un'eternità. In merito a Luca, bè non si è svegliato ancora, c'è stato un miglioramento, vedremo cosa ha in serbo la mia mente sadica per i prossimi capitoli....ti lascio un pò in suspance, sperando di non deluderti....non vedo l'ora di sapere cosa pensi di questo capitolo......a proposito di attesa, spero di leggere presto un tuo nuovo capitolo...lì si che Luca è in guai seri, tanto per rimanere sul sadico...un bacione
Barby_19: grazie mille per il commento. Sono felice che aspettassi un aggiornamento e che il capitolo ti sia piaciuto, poi detto da chi scrive benissimo mi fa ancora più piacere..:) Sono curiosa di sapere cosa ne pensi di questo e spero di leggere presto qualcos'altro scritto da te..un bacione :)Dani85: Ciao! Che piacere tornare a leggere nuovamente un tuo commento! Cmq non importa se non riesci sempre a recensire, mi basta sapere che la mia storia ti piaccia e ti appassiona poi se hai tempo per scrivere due righe meglio! :) Sono felice che l'evoluzione di Lorenzo Monti ti sia piaciuta, è un personaggio che in distretto mi ha appassionato, peccato che se n'è andato...e Luca, bè Luca è il preferito, non so se si è notato :) grazie ancora e spero di "rivederti" presto...un bacione
Alla prossima
un bacio
Tinta87