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Autore: _MooNKazukA_    08/01/2010    0 recensioni
Questa è una fic che ho scritto parecchio tempo fa, era per un contest al quale non ho mai partecipato, perchè non sono riuscita ad inivare il mio lavoro. Il contest si chiamava "Sono un'assassina" e consisteva nel creare una fiction nella quale la protagonista ammetteva di essere un'assassina, per la mia fic ho scelto il classico pairing SASUSAKU con l'aggiunta di INO e un insolito personaggio, SHINO. Citazione: [Sakura stava solamente zitta e guardava impassibile la scena, guardava la fine di tutte le sue pene, guardava il suo dolore morire per terra.]
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Shino Aburame | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Si guardò attorno atterrita, qualcosa non aveva funzionato, eppure la sua doveva essere una fiaba perfetta con nessun margine d'errore, cosa aveva sbagliato? La neve iniziava di nuovo a fioccare lenta e una sensazione di freddo mista a paura le scivolava sul chiaro volto, stava inginocchiata nella neve. Trasse una profonda boccata d'aria e poi fissò il suo sguardo sulla statua del padre che si ergeva di fronte alle sue fredde mani, quelle mani intrise di sangue che parevano rubini scintillanti tra tutto quel soffice manto bianco.
 Stava lì, nel luogo dove ogni suo dolore aveva preso forma, dove suo padre si uccise, dove le presentarono per la prima volta suo marito, dove conobbe la sua migliore amica e dove aveva salvato la vita al suo migliore amico. Si guardò attorno, una scia di sangue pareva appoggiata a terra come un filo rosso, alzò lentamente la mano destra e se la pose alla bocca, il filo era ancora caldo e profumava di una fragranza delicata e quasi effimera. Una folata di vento le accarezzò i capelli rosa, tutto intorno c'erano solo sangue e neve, il sole sembrava essere tramontato per sempre sul suo innocente viso. Quasi per cercare una inesistente via di fuga da quell'atmosfera guardò verso il cielo coperto e poi pose di nuovo lo sguardo distrutto sulla statua del padre. Chiuse i fragili e freddi occhi verdi ed un fiocco si posò sul suo naso, scivolò lento e instancabile verso la sua bocca morbida e calda, allora una strana sensazione di gioia nacque nel suo tormentato cuore.
 Cosa era diventata? Perchè aveva fatto tutto quello? Era veramente un' assassina? "Si lo sono, io sono un' assassina...", Sakura Haruno poi sollevò la wakizashi nera che stringeva ancora nella mano sinistra e se la portò all' addome guardando per l'ultima volta il volto severo della statua. Tutto era finito, il matrimonio, le amicizie, la famiglia; la vita non aveva più un suo scopo. Possibile che la romantica Sakura si era trasformata in un mostro dal cuore di ghiaccio? Già, trasformata, perchè non era mai stato tutto così.
Sakura era sempre stata una ragazza brillante e piena di aspettative, una ragazza che non si era mai data per vinta e aveva perseguito nel raggiungimento del suo scopo. Era nata in un villaggio di samurai nell' isola di Hokkaido, un villaggio tranquillo e sereno di cui il padre era la figura politica centrale. La figura del padre aveva sempre suscitato fascino e ammirazione nei dolci occhi di Sakura e le ore che passavano assieme, seduti sotto un bellissimo albero di ciliegio sull'isoletta al centro del laghetto in giardino, erano sempre state arricchite dagli insegnamenti del padre avvolti nell' onore dei samurai e nella magia del Giappone.
 Dopo la perdita del padre Sakura continuò ad essere una ragazza felice, aveva imparato dagli insegnamenti samurai che i morti vanno onorati con statue che rappresentino la loro magnificenza e che il pianto era una cosa disonorevole. Aveva imparato a dare tutto di se stessa pur di raggiungere il lieto fine della sua favola, aveva lavorato per dieci lunghi anni, riuscendo ad ottenere grandi risultati, coronando il sogno perfetto di ogni ragazza, a soli ventidue anni aveva infatti sposato il suo grande amore, l'amore che aveva sempre portato nel suo cuore. Sakura e Sasuke, la favola perfetta, la bella e tenera ragazza perfetta con il ricco e favoloso ragazzo perfetto, un amore giovanile, ma profondo e sincero.
I sogni di Sakura si stavano lentamente realizzando, aveva trovato un compagno ideale, aveva riportato alla grandezza i fasti della sua famiglia e il culto del padre, aveva delle amiche sincere e tra tutte aveva incontrato Ino Yamanaka, una bellissima ragazza dai lunghi capelli biondi. Andava tutto per il verso liscio fino a, quando l'amore non era iniziato a spegnersi lento e inesorabile, Sasuke era diventato freddo e distaccato, da qualche tempo aveva iniziato a frequentare una ragazza, per pura amicizia aveva sempre detto alla dolce mogliettina che tutte le sere lo aspettava stanca.
 Sakura aveva iniziato a perdere la forza nel suo animo, in poco tempo il suo lieto fine si stava allontanando sempre di più nelle ombre e ormai non bastava più il suo giovanile spirito a tenerla su. La depressione incombeva ogni giorno sulla sua esistenza, continuava a perdere peso e si era trasformata in un fragile corpicino in cerca d'affetto, un corpicino che tutti i giorni si recava a pregare nella stanza dove era custodita l'armatura del padre, un corpicino che aveva imparato a non piangere mai. In una calda serata d'estate, mentre portava dei fiori alla statua del padre, vide un corpo che giaceva ai piedi di quest' ultima, lasciò cadere i fiori in acqua e si precipitò.
Il corpo apparteneva ad un ragazzo, era tutto insanguinato e respirava a mala pena...che fare...Sasuke come al solito non c'era e portarlo all' ospedale era rischioso, probabilmente qualcuno l'aveva aggredito e portarlo fuori dal giardino di casa sembrava troppo rischioso. Sakura deglutì, l'avrebbe lasciato morire, no certo che no, ma non sarebbe nemmeno stata in grado di portarlo in casa: "T-t-i p-r-r-e-e-go...a-a-iu-t-t-a-mi-i". La voce del ragazzo era soffocata dal sangue che fuoriusciva dalla sua bocca, Sakura era spaventata, quella scena le ricordava il giorno in cui suo padre si uccise davanti ai suoi occhi e  anche quella volta era stata del tutto impotente. "Ti prego, non morire! Io ti salverò!", trasse un profondo respirò e con il suo piccolo corpo divorato dal dolore sollevò il giovane, si fece coraggio e riuscì a portarlo in casa, era stanca, ma al pensiero di lasciare qualcuno morire corse verso un armadio ed estrasse dei medicamenti e mise in pratica le lezioni di medicina accennatale dal padre.
Il ragazzo si risvegliò due ore dopo, era steso in un morbido letto e le lenzuola profumavano d'incenso, una ragazza lo osservava dal fondo della stanza, "Ti ringrazio."le disse, "Come ti chiami?" gli chiese. Shino Aburame iniziò a presentarsi e ben presto Sakura si sentì trasportata da quelle parole; quella stessa sera Shino lasciò la casa e promise a Sakura che il giorno dopo sarebbe tornato per parlare ancora con lei. Venne il giorno e Shino tornò da Sakura, era un tipo affascinante e misterioso che aveva riacceso in lei la fiamma della vita, eppure non aveva mai ceduto alla voglia del suo animo di evadere dalla triste realtà, di creare una relazione fuori dal matrimonio, di stravolgere il proseguire della sua monotona fiaba.
La sua vita, però, lentamente tornava alla normalità, o almeno il pensiero fisso di Sasuke stava scomparendo e grazie all' affetto dell'amicizia di Shino, Sakura, aveva riniziato a mangiare e il sorriso era riapparso sul suo volto segnato dal tormento e dal dolore, ma comprese che l'amore è solo un sentimento che si diverte solo a farsi beffe di noi e che era troppo presto per tentare di iniziare a costruirsi una vita con Shino.
Per quanto provasse gioia nello stare con egli, il senso d'onore riguardo al suo matrimonio la convinse che sarebbe riuscita a riavviare la sua vita privata con Sasuke, fu in quello sventurato e freddo giorno di gennaio, infatti, che decise di lasciarsi per sempre alle spalle quell'amicizia con Shino. Arrivò alla porta di casa Aburame, trasse un respiro profondo e attraverso una lettera gli disse addio, fece scorrere la busta sotto l'appartamento n. 12, erano le 4.48 di notte e di certo egli stava dormendo, pensò. Corse a casa, l'aria fredda le fischiava nelle orecchie, pensava solo che alla fine anche lei avrebbe avuto il suo lieto fine, arrivò davanti al portone di casa, girò le chiavi e attraversò velocemente il giardino. Appoggiò la mano sulla porta scorrevole dell'ingresso, ma quando fece per aprirla vide un volto dall'altra parte: Sasuke Uchiha si ergeva di fronte a lei, aveva indosso solamente un paio di braghini corti. Sakura intravide una figura sdraiata sul divano, ma non disse nulla, entrò in casa, si tolse le zori e si diresse verso la stanza del padre, pose la mano sulla porta ma Sasuke la prese per un braccio, "Buona sera, marito" disse Sakura, ma quella non era una voce da buona sera, era piuttosto un grido soffocato da delle lacrime. La disonorata moglie scostò il braccio dell'infedele marito ed entrò nella piccola stanza, chiuse l'uscio e si gettò verso l'armatura scintillante del padre, abbracciò la katana, il simbolo del prestigio della famiglia Haruno.
 "Ho fallito...". Continuava a pensare, aveva fallito in tutto ed ora tutta la vergogna dei suoi avi stava ricadendo su di lei. "Piccola Sakura, l'onore di un samurai nasce dal sacrificio che egli è pronto a fare per raggiunger la gloria, cancellare la vergogna comporta al più gran sacrificio, mi capisci?", erano le ultime parole del padre che le rimbombavano nella mente, le ultime parole di un uomo disonorato. Non aveva mai capito il loro significato, ma più stringeva quella spada più si rendeva conto della verità che nascondevano, "Sasuke Uchiha!", lo chiamò. Sasuke entrò nella stanza e si diresse verso Sakura, Sakura stava inginocchiata ai piedi dell'armatura, Sasuke si mise davanti a lei, Sakura alzò gli occhi, l'elmo dorato era scomparso dalla sua vista e al suo posto c'era il bellissimo volto di Sasuke. Lei si gettò tra le sue braccia, lui le baciò la fronte ed in quel momento Sakura apprese del tutto gli insegnamenti del padre. "La mia vita si sta tristemente concludendo, tutto di me sta finendo, questo è un altro oblio dal quale non uscirò. Ho abbracciato l'uomo che mi ha disonorato, troppo tardi ho compreso di essere diventata morte, mi capisci?". Sakura alzò la katana alle spalle di Sasuke, egli provò ad aprire la bocca, ma le sue parole furono soffocate da un qualcosa d'appuntito che lo trafisse alla gola, si accasciò a terra e ansimante cerco di allontanarsi da Sakura.
 La dolce Sakura Haruno non fiatava, stringeva solo con forza la katana tra le mani, nessuna lacrima, nessun grido. Lo aveva sempre saputo, l'amore è solo una bella bugia che ti raccontano da bambini e quella bugia aveva distrutto la sua vita, il tempo sembrava essersi fermato, Sasuke era a terra in un bagno di sangue ed ormai non riusciva neppure ad ansimare. Sakura stava solamente zitta e guardava impassibile la scena, guardava la fine di tutte le sue pene, guardava il suo dolore morire per terra. Fece cadere la katana ed estrasse la piccola wakizashi, la stessa spada con cui suo padre si uccise. Sasuke giaceva a terra ed era piombato un silenzio inquietante mentre fuori la neve aveva iniziato a scendere.
"SASUKE!!!!!", un gridò ruppe il silenzio, la donna del divano stava correndo per casa alla ricerca di Sasuke, Sakura riconobbe la voce, si appoggiò alla parete della stanza, ripose la wakizashi nel suo fodero bianco e sollevò la katana.
Ino Yamanaka vide il corpo dell'amato giacere a terra in un bagno di sangue, non pensò, corse nella stanza e abbracciò il corpo esangue, Ino iniziò a piangere e a baciare il volto di Sasuke. "Non è bellissimo, quando dorme?", gli occhi d'Ino si fermarono, la neve si fermò, le lacrime si fermarono. Si alzò in piedi, prese il piccolo coltellino che portava sempre con sé e si girò di scatto...Placht... una lama le trapassò il ventre, il sangue iniziò a confondersi con le lacrime, era davvero giunta la fine. Ino si accasciò sul corpo dell'amato, respirava ancora quella bella ragazza, ma stava soffocando per il sangue, l'odio le ribolliva nelle vene, cosa faceva più male...perdere Sasuke o essersi fatta uccidere così da stupida? Afferrò la katana che giaceva sporca del suo sangue, ma la mano di Sakura fu più veloce e conficcò la katana nella schiena d'Ino.
 Tutto era successo così velocemente, Sakura osservò i due corpi a terra, sembrava solo tutto un incubo, la vita le stava lentamente mostrando la crudeltà di tutto quello che pensava più giusto, stava capendo che è impossibile dimenticarsi del passato, ma forse alla fine l'unica cosa che esisteva veramente era il sacrificio, lei l'aveva visto sotto i suoi occhi, no?! Corse fuori, attraversò il ponte, s'inginocchiò davanti alla statua e del padre ed estrasse la wakizashi. Passarono quei minuti decisivi, i minuti della verità, "Si lo sono, io sono un' assassina...". L'ultimo respiro, l'ultima neve, la fine dei dolori: "Perdonami padre, ecco il mio sacrificio, sto arrivando!", "Sakura no!". Del sangue iniziò a gocciolare dalla wakizashi, ma non era il sangue di Sakura, aprì i verdi occhi e scorse una mano insanguinata appoggiata sul suo addome, alzò gli occhi e vide due scuri occhi marroni. Shino stava piangendo, con una mano stringeva la lama della wakizashi e con l'altra teneva gli occhiali dalle spesse lenti nere, "Sakura, ti prego...".
Sakura scosse la testa, sapeva quello che andava fatto: "Shino, io sono stata disonorata, umiliata, adesso lascia che ritrovi il mio onore, mi capisci?". Shino lasciò andare la lama e annuì, "Capisco Sakura, ma lascia che sia io a farlo, non lasciare che le tue mani si sporchino d'altro sangue.", si guardarono negli occhi, Sakura sollevò la wakizashi, la neve si posò ancora una volta sui suoi occhi.
Shino le strinse la mano, sorrisero e poi non fu più nulla. Sakura giaceva immobile davanti alla statua del padre, il dolore era finito e Shino si alzò da terra rimettendosi gli occhiali. Salì sul muretto che abbracciava il giardino della case, guardò il corpo di Sakura e poi trasse un profondo respiro. Estrasse dalla tasca della felpa la lettera di Sakura che in fondo recitava: "...La morte è solo il raggiungimento del nostro destino...". "Chissà Sakura, chissà..." disse, poi, scomparendo tra il buio e la neve.
   
 
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