Fanfic su artisti musicali > Green Day
Segui la storia  |       
Autore: cerere    08/01/2010    2 recensioni
Prima fanfiction. Lo so, lo so. Ci ho messo un po a scegliere su chi (o cosa) farla, ma alla fine mi son detta: "Perchè non cominciare dai nani verdi?" E così, eccomi qui.
Piccola Supplica: recensite, vi prego in ginocchio. Non importa se vi sembra una schifezza totale, mi farebbe comunque piacere avere qualche commentino. Giusto per sapere che vi passa per la testa.
Detto ciò, enjoy! :D
ps: se mancano accenti, maiuscole o quant'altro: scusatemi, ma quando scrivo mi succede sempre!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billie J. Armstrong, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

-e qui dietro. ora gira a sinistra- dissi a mike stendendo il braccio per indicargli la strada di casa mia. lui annuii e con un manovra che avrebbe fatto impallidire mia madre viro nella direzione del mio dito.
-a proposito- dissi scossa mentre la limo sfrecciava attraverso la galleria di fronde che quasi oscuravano la luce del sole. -cercate di comportarvi bene in presenza dei miei genitori. sapete, sono tipi anche troppo normali. non vorrei che si pentissero di avermi fatto firmare il contratto-
-senti, dolcezza- fece frank quando superammo la galleria di alberi e svoltammo di nuovo a destra. -sta calma ok? io ci so fare con i genitori-
-immagino- mormorai poco convinta. -ora a sinistra. ci siamo-
perche avevo la stranissima sensazione che lo stomaco mi sarebbe potuto esplodere da un momento all'altro?
-dove parcheggio?- mi chiese mike guardandosi intorno.
-anche li va bene- dissi indicando un posto auto vuoto tra l'auto di antonio e quella di annalucia.
tutto come lo ricordavo.
tutto come l'avevo lasciato.
scesi e mi trascinai dietro la borsa.
sospirai. -ci siamo- dissi con voce flebile.
-ehi, calma!- disse mike strizzandomi le spalle. -sono solo i tuoi genitori. non mordono mica- disse mentre varcavamo il portone d'ingresso del palazzo.
-appunto per questo mi preoccupo- dissi spingendo il pulsante dell'ascensore, che arrivo sferragliando. -spero solo che non vi comportiate da idioti-
-e questo cio che ti spaventa di piu?- mi chiese billie appoggiandosi con la schiena allo specchio.
lo sguardai intensamente. -e l'unica cosa di cui devo preoccuparmi-
-allora staremo buoni- promise frank.
l'ascensore arrivo al terzo piano e noi uscimmo. prima di suonare il campanello all'appartamento numero otto soffiai un paio di volte per calmarmi. -se proprio dovete, almeno non come al saturday night live- implorai in un improvviso moto di panico.
-calma- mi ordino mike.
annuii e mi passai una mano tra i capelli. vada come vada, mi dissi. ormai ci siamo. spinsi il bottone del campanello e quel suono intrise di paura i pochi neuroni lucidi che mi erano rimasti.
nessuna risposta. provai di nuovo.
numero segni di vita provenienti dall'interno = zero. col cuore colmo di speranza provai per l'ultima volta, incrociando le dita in tasca.
niente.
benebenebene. il mio cervello innesco un capodanno cinese su due piedi per festeggiare il felice evento.
-mi sa che non ci sono- trillai al settimo cielo. scavai nella borsa alla ricerca del mio mazzo (fortuna che l'avevo!) e spalancai la porta canticchiando allegramente.
-ta-da!- esclamai al settimo cielo quando la porta si spalanco nel nulla. il buio piu completo avvolgeva il salotto come inchiostro.
improvvisai un balletto mentre avanzavo a tentoni nel nero.
-forza, dentro!- li esortai (gran signora) quando mi accorsi che erano rimasti impalati sulla porta come tre scemi a fissare dentro con sguardo interdetto.
-forse non e il caso che.... -azzardo mike.
-gia. magari torniamo dopo...- continuo tre.
-quando saranno tornati i tuoi- completo billie.
sbuffai ed arrotolai la persiana facendo entrare, una riga dopo l'altra, la luce nella stanza. -mi sa proprio che non torneranno per ora!- trillai quando avvistai un biglietto bianco che spiccava sul fondo nero del tavolo in mogano. mi avvicinai e lo raccolsi.
-dai, entrate- dissi assorta nella contemplazione del biglietto. dal mio tono probabilmente capirono che qualcosa non andava come sarebbe dovuta e obbedirono (alla buon'ora!).
cavoli, io pensavo fosse il solito biglietto che mia mamma lasciava alla cameriera quando rimaneva fuori tutta la serata con mio padre e mio fratello. su quel dannato biglietto, invece, c'erano istruzioni piu che dettagliate per dieci giorni.
dieci giorni!
sarebbe stato bello rimandare di un giorno ancora l'incontro tra un gruppo di rocker scatenati (per molti versi ora il mio gruppo di rocker scatenati) e la mia famiglia piu che normale di persone di medio-alto livello sociale e nessun interesse per la musica punk.
non pensavo che... -sono partiti per le seichelles- sussurrai senza fiato. -senza di me!-
mi capitava spesso di pensare che forse in fondo ero stata adottata. mio padre faceva finta che non esistessi, eliminando cosi alla radice il problema di una figlia troppo colta e troppo punk. mia mamma faceva spesso solo finta di non sentire, in realta troppo presa dai problemi della realta per occuparsi delle mie convinzioni campate per aria e le mie note sparse per l'etere. mio fratello era cosi diverso da me che spesso mi capitava di stupirmi che avessimo gli stessi geni (non era proprio possibile che avessi adottato il mio talento musicale e l'amore della lettura dalle stesse persone che avevano dotato mio fratello di fanatismo per videogiochi e infantilismo avanzato - io ero molto piu sveglia, modestamente parlando).
ok, ero partita per l'america a causa di un lavoro estivo come aiuto del manager dei green day. e ok, ero stata fuori piu di tre mesi (normale che si fossero fatti una vita, durante la mia assenza). e poi ok, potevo aver casualmente scelto di non comunicare ai miei che da ormai quattro concerti billie aveva scoperto che ci sapevo fare con la chitarra elettrica e mi aveva convinto a suonare con lui sul palco (quindi non potevano sapere che finalmente mi esibivo come avevo sempre sognato)...
ok, potevo anche passare per buone queste scuse, ma il fatto che avessero ignorato i cartelloni promo del prossimo concerto dei green per quella sera, che campeggiavano qui a salerno da almeno tre settimane se non di piu, non potevo proprio farmelo scendere. possibile che gia si fossero dimenticati che la loro figlia lavorava per il gruppo? possibile che non desiderassero passare a fare nemmeno un saluto, dato che non ci vedevamo da oltre due mesi? possibile che avessero pensato che nemmeno io avessi desiderato rivederli, passando anche solo a fare un saluto veloce? possibile che fossero partiti cosi a cuor leggero, sapendo che la figlia sarebbe passata a stare in citta per qualche notte?
dio, quanto ero stanca.
-ragazzi, siamo soli e con la prospettiva di rimanere tali- comunicai al gruppo con voce moscia.
nessuna risposta. mi voltai e non pote non scapparmi fuori un sorriso. tre si era gia appropriato del frigo (buona fortuna fratello, non ci troverai molto di davvero commestibile li), billie spulciava i cassetti dello scrittoio alla ricerca di dio solo sapeva cosa e mike si dilettava nell'occupazione di mettere il naso in tutte le porte su cui riuscisse a mettere mano trillando -poffarbacco, lo scaldabagno in ceramica placcata- oppure -accidenti, ho macchiato il tappeto persiano!-. nonostante questo, pero, non me la sentivo molto di ridere e scherzare come se non stesse succedendo niente.
come se non mi stesse succedendo niente.
mi rintanai in camera mia, come facevo di solito quando capitavano altre cose del genere in quella casa e con quella famiglia cosi strampalata che mi ritrovavo. mi gettai sul letto a faccia in giu e abbracciai il cuscino di seta nera con vera malinconia.
perche mi sentivo cosi male? cazzo, ero sola in casa con i green day! perche morivo dietro la totale indifferenza della mia famiglia?
a volte davvero non mi capivo.
-ehi, ragazzina. che succede?- mi chiese una voce alle mie spalle. alzai la testa di scatto e mi vidi billie appoggiato allo stipite della porta con le mani in tasca e un sorrisino divertito al suo posto sulle labbra.
aveva capito tutto. non gli potevo nascondere proprio nulla.
sospirai e mi ressi la testa tra le mani. -e sicuro che sono stata adottata!- esclamai. in breve gli raccontai l'intera storia, e stranamente lui rimase buono buono seduto sulla sedia da Dirigente Scientifico della mia scrivania. in silenzio.
ad ascoltarmi.
mi stavo davvero confidando con billi joe armstrong o la mia mente malata correva troppo?
-hmmmm- fece lui fingendosi sovrappensiero mentre girava varie volte su se stesso a bordo di quella dannata navicella in miniatura. -penso proprio che dovresti fregartene altamente-
strinsi gli occhi. -lo sapevo. che altro potevo aspettarmi- feci immusonita e (soprattutto) delusa dal suo consiglio da due soldi.
-ragazzina, non sto scherzando- fece billie improvvisamente serio scuotendo la testa. -devi imparare a fregartene un po di piu di quello che pensa o fa la gente attorno a te. tua madre non ti caga? magnifico, tu fai altrettanto e finisce la storia. la tua migliore amica te la fa sporca? eccellente, le tranci le ruote del motorino e finisce la storia. il porfessore ti piazza quattro in pagella? fantastico, gli distruggi la macchina e finisce la storia! non puoi perdere tempo anche a preoccuparti della gente. sono sicuro che avrai un'infinita di modi migliori per occupare le tue giornate-
rimasi per un bel po a riflettere su quello che billie aveva detto, mentre lui si divertiva a lanciare la mia pallina dei Cubs (ero forse l'unica sedicenne italiana che seguiva il football americano) contro il muro di fronte. di primo acchito, quello che aveva detto sembrava la classica cazzata detta li per li da un teppista, ma se ci ragionavo su anche solo per un istante sembrava avere quasi senso. dannazione, quel periodo stava diventando per me tutto un unico grande sogno allucinante (ed ero anche perfettamente in grado di dire che non avevo assunto alcuna droga per facilitarlo) e non potevo certo perdere tempo a preoccuparmi dello stato di totale indifferenza in cui campavo per colpa della mia famiglia.
non esistevo per loro? benissimo, loro non sarebbero esisti per me - almeno per quella sera (forse la piu importante della mia vita). e fine della storia!

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Green Day / Vai alla pagina dell'autore: cerere