Fanfic su artisti musicali > Alice Nine
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Autore: Tsu_Chan    08/01/2010    4 recensioni
Esistono le muse, dee che inspirano la creatività negli artisti, e ogniuno ha la sua che lo inspira in modi diversi, con risultati diversi....
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ho vista la prima volta in mezzo al pubblico, ballare tra un accordo e l’altro. L’ho vista sillabare le parole che avevo bisogno di sentire. Era così strana, così bella e così effimera. Distante dalla realtà e dalle cose tangibili,così tanto perfetta da farmi scordare dove ero, cosa stavo facendo. Così leggera da accarezzarmi come la pioggia in estate, come la neve l’inverno. Così inimmaginabilmente irraggiungibile da strapparmi dal cuore palpiti forti come rulli di gran cassa, così straordinariamente a portata di mano da farmi mancare il respiro. Ballava senza seguire le altre persone troppo bella per aggregarsi alla massa, troppo timida per far vedere quanto fosse brava senza di me. Così l’ho presa per mano l’ho tirata su vicino a me le ho accarezzato il viso i capelli la schiena e l’ho lasciata li a ballare intorno a me e alla mai chitarra. Non scorderò mai quel momento in cui la scoprii veramente, quando la sentii mia veramente… per la prima volta.
Poi però scesi dal palco, misi via la chitarra e le luci si spensero e lei scomparve con tutta la gente, smise di ballare e fuggì dopo l’ultimo accordo. Mi sentii svuotato e non capivo, era stata mia per quei minuti l’avevo sentita mia ed ora? Ora dov’era? Perché era fuggita? Mi avrebbe di nuovo lasciato solo nel buio come quando si spengono i riflettori e io sono solo io? Non di nuovo, no lei non mi abbandonerà l’ho letto nei suoi occhi color del vento, nei suoi capelli fluidi come l’acqua nei suoi movimenti dolci come il cullare di una madre.
E così sono uscito dalla porta sul retro come tutte le volte, non voglio fare le superstar e uscire dalla porta principale, non voglio ricevere complimenti non voglio sentire voci che non siano la sua, non voglio sentire mani che mi toccano che non siano le sue. Preferirei chiudermi qui in macchina solo e morire di solitudine anziché accettare che lei se ne andata come nulla fosse … accendo la radio e metto in moto con un rombo il motore che dopo aver patito il freddo della strada si lamenta, ma dopo un po’ decide di avviarsi. La portiera si apre e qualcuno sale, non voglio vedere chi è perché tanto sarebbe deludente fosse anche kami-sama in persona.
“Sono qui.”
La sua voce, dolce come i frutti dell’albero del pesco, e lenitiva come un balsamo adatto alle mie ferite, è lei. Ed è qui è seduta sul mio sedile, nella mia macchina ed è qui, veramente è vicino a me. Allunga una mano e accarezza la mia, mi guarda, sorride, le sorrido, ora sto bene se lei è qui. Nel cuore una batteria che mi fa esplodere, nello stomaco un basso che mi fa contorcere, nella testa una chitarra che mi elettrizza, la voce che mi suggerisce le parole come fossero una nuova canzone.

Sono a casa ora, nel mio letto, rilassato felice perché lei è stata con me un’altra volta, mi ha accompagnato mentre ero sotto la doccia, mentre mi rivestivo, mentre mi asciugavo i capelli, lei era li e faceva tutto insieme a me, mi sussurava, mi accarezzava, mi guardava avida lei, avido io della sua presenza. L’ho amata, l’ho amata un’altra volta pur sapendo il vuoto che avrebbe lasciato in me quando le luci si sarebbero spente e la porta si sarebbe chiusa. Pur sapendo che era ancora un piacere momentaneo la sua presenza, il tocco delle sue mani, il rumore dei suoi passi, il profumo della sua pelle, l’ho amata ancora, non per la prima volta, non per l’ultima.
E se ne andata alla fine, proprio come sapevo, mi ha lasciato senza il mio amore, senza la mia gioia, senza  il dolore, senza pudore e senza ritegno, mi ha lasciato vuoto ancora una volta e dentro di me tutto tace, solo il suo ultimo ricordo che piano piano prende forma come al solito e si tramuta in una nuova canzone.

Ma ancora una volta la tigre è stata ferita dalla gazzella, ancora una volta lei così duttile nelle mie mani, nelle corde della mia chitarra è riuscita a farmi fare ciò che voleva, è riuscita a convincermi ad amarla e fare di lei una nuova canzone da condividere con gli altri che non la capiscono veramente, che non la amano come la amo io! Che non la desiderano come la desiderano io! Perché io l’ho desiderata da quando ho fatto il mio primo respiro,sono nato per lei, sono cresciuto per lei.
E ora mi tocca condividere quello che provo per lei, il mio amore ceco e incondizionato per lei con quella folla di ragazze che urlano sempre sotto il nostro palco.
“Alice! Alice!”

Ancora una volta prenderò la penna e lascerò che la carta assorba i miei pensieri, assorba il ruggito che mi cresce dentro perché la rivoglio mia, di nuovo … vivo per lei, vivo per la musica, la mia più grande amante la mia unica ragione di vita, se non ci fosse lei non sarei più Shinji Amano… non sarei più Tora…

   
 
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