L’ho vista la
prima volta in mezzo al pubblico, ballare tra un accordo e
l’altro. L’ho vista sillabare le parole che avevo
bisogno di sentire. Era così strana, così bella e
così effimera. Distante dalla realtà e dalle cose
tangibili,così tanto perfetta da farmi scordare dove ero,
cosa stavo facendo. Così leggera da accarezzarmi come la
pioggia in estate, come la neve l’inverno. Così
inimmaginabilmente irraggiungibile da strapparmi dal cuore palpiti
forti come rulli di gran cassa, così straordinariamente a
portata di mano da farmi mancare il respiro. Ballava senza seguire le
altre persone troppo bella per aggregarsi alla massa, troppo timida per
far vedere quanto fosse brava senza di me. Così
l’ho presa per mano l’ho tirata su vicino a me le
ho accarezzato il viso i capelli la schiena e l’ho lasciata
li a ballare intorno a me e alla mai chitarra. Non scorderò
mai quel momento in cui la scoprii veramente, quando la sentii mia
veramente… per la prima volta.
Poi però scesi dal palco, misi via la chitarra e le luci si
spensero e lei scomparve con tutta la gente, smise di ballare e
fuggì dopo l’ultimo accordo. Mi sentii svuotato e
non capivo, era stata mia per quei minuti l’avevo sentita mia
ed ora? Ora dov’era? Perché era fuggita? Mi
avrebbe di nuovo lasciato solo nel buio come quando si spengono i
riflettori e io sono solo io? Non di nuovo, no lei non mi
abbandonerà l’ho letto nei suoi occhi color del
vento, nei suoi capelli fluidi come l’acqua nei suoi
movimenti dolci come il cullare di una madre.
E così sono uscito dalla porta sul retro come tutte le
volte, non voglio fare le superstar e uscire dalla porta principale,
non voglio ricevere complimenti non voglio sentire voci che non siano
la sua, non voglio sentire mani che mi toccano che non siano le sue.
Preferirei chiudermi qui in macchina solo e morire di solitudine
anziché accettare che lei se ne andata come nulla fosse
… accendo la radio e metto in moto con un rombo il motore
che dopo aver patito il freddo della strada si lamenta, ma dopo un
po’ decide di avviarsi. La portiera si apre e qualcuno sale,
non voglio vedere chi è perché tanto sarebbe
deludente fosse anche kami-sama in persona. “Sono
qui.”
La sua voce, dolce come i frutti dell’albero del pesco, e
lenitiva come un balsamo adatto alle mie ferite, è lei. Ed
è qui è seduta sul mio sedile, nella mia macchina
ed è qui, veramente è vicino a me. Allunga una
mano e accarezza la mia, mi guarda, sorride, le sorrido, ora sto bene
se lei è qui. Nel cuore una batteria che mi fa esplodere,
nello stomaco un basso che mi fa contorcere, nella testa una chitarra
che mi elettrizza, la voce che mi suggerisce le parole come fossero una
nuova canzone.
Sono a casa ora, nel mio letto, rilassato felice perché lei
è stata con me un’altra volta, mi ha accompagnato
mentre ero sotto la doccia, mentre mi rivestivo, mentre mi asciugavo i
capelli, lei era li e faceva tutto insieme a me, mi sussurava, mi
accarezzava, mi guardava avida lei, avido io della sua presenza.
L’ho amata, l’ho amata un’altra volta pur
sapendo il vuoto che avrebbe lasciato in me quando le luci si sarebbero
spente e la porta si sarebbe chiusa. Pur sapendo che era ancora un
piacere momentaneo la sua presenza, il tocco delle sue mani, il rumore
dei suoi passi, il profumo della sua pelle, l’ho amata
ancora, non per la prima volta, non per l’ultima.
E se ne andata alla fine, proprio come sapevo, mi ha lasciato senza il
mio amore, senza la mia gioia, senza il dolore, senza pudore
e senza ritegno, mi ha lasciato vuoto ancora una volta e dentro di me
tutto tace, solo il suo ultimo ricordo che piano piano prende forma
come al solito e si tramuta in una nuova canzone.
Ma ancora una volta la tigre è stata ferita dalla gazzella,
ancora una volta lei così duttile nelle mie mani, nelle
corde della mia chitarra è riuscita a farmi fare
ciò che voleva, è riuscita a convincermi ad
amarla e fare di lei una nuova canzone da condividere con gli altri che
non la capiscono veramente, che non la amano come la amo io! Che non la
desiderano come la desiderano io! Perché io l’ho
desiderata da quando ho fatto il mio primo respiro,sono nato per lei,
sono cresciuto per lei.
E ora mi tocca condividere quello che provo per lei, il mio amore ceco
e incondizionato per lei con quella folla di ragazze che urlano sempre
sotto il nostro palco. “Alice!
Alice!”
Ancora una volta prenderò la penna e lascerò che
la carta assorba i miei pensieri, assorba il ruggito che mi cresce
dentro perché la rivoglio mia, di nuovo … vivo
per lei, vivo per la musica, la mia più grande amante la mia
unica ragione di vita, se non ci fosse lei non
sarei più Shinji Amano… non sarei più
Tora…