Sommario: È il compleanno di Severus, e Harry è intenzionato a festeggiare. Almeno un po’.
Per il cinquantesimo del nostro professore più sexy :D
Pairing: Severus/Harry
Rating: Verde.
Disclaimer: *tremano le labbra* Non possiedo proprio niente... anche quest’anno, per Natale, non mi è arrivato nessun diritto sulla trama... *sigh*
Beta: Geilie. Pura e buona XD
Note dell’Autrice/1: Questa storia partecipa alla Criticombola indetta da Criticoni, prompt 51 [Tempi]: Oggi.
Note dell’Autrice/2: ho una sola cosa da dire... BUON COMPLEANNO, BASTARDO UNTO!
« Allora... Quanti sono? » chiese maliziosamente.
Snape strinse le labbra.
« Conta le candeline, Potter ».
Harry sorrise con fare indulgente.
« Su, Severus, non è un numero così difficile da dire. E poi sei solo a... » ci pensò un attimo « ...due quinti della tua vita ».
Snape inarcò il sopracciglio.
« Non riuscirai a farmi credere che ci sei arrivato da solo ».
« Ah-ah » fece Harry, sistemando una candelina che stava lentamente inclinandosi. « È il tuo compleanno, Severus. Tenta di usare un po’ di gentilezza, almeno oggi ».
« Non dire quella parola ».
« Quale, “gentilezza”? »
« Compleanno » grugnì Snape; lanciò un’occhiataccia alla torta, che parve afflosciarsi un po’ sotto lo sguardo accusatorio.
« Si può sapere cos’ hai contro i compleanni? » chiese Harry, sgranando gli occhi. « Dovresti essere felice. Finalmente qualcosa che dimostri che anche tu sei nato da donna! » Sorrise, ma Snape lo guardò storto.
« Non rientrano nei miei migliori ricordi. I miei primi undici compleanni furono disastrosi, e in quelli che seguirono il vecchio mi perseguitò ». Ci fu uno strano, piccolo silenzio che seguì il modo in cui Snape evitò di dire quel nome. « Quanto a questo, non dovrei neanche essere qui a... festeggiarlo » concluse, incrociando le braccia.
Harry lo guardò da sopra la torta, e allungò una mano per sfiorargli il braccio.
« Ma sei qui » disse dolcemente. « E che mi dici dei tuoi compleanni con lei? »
Anche il modo in cui Harry non pronunciò quel nome creò un minuscolo vuoto nell’aria, e un’ombra si depositò sul viso di Snape.
« Oh, grazie, Potter, ora la mia giornata è perfetta ».
Stettero in silenzio a guardarsi da sopra la torta finché Harry non si mise a osservare una striscia di cera che colava lungo una candelina.
« Perché devi sempre rendere tutto così difficile? » domandò tristemente.
« E tu perché devi preparare una torta, scriverci sopra il mio nome a lettere rosse e verdi e poi parlare di lei? »
Un angolo della bocca di Harry si alzò un po’, speranzoso, come una quieta luce nella stanza mentre le candeline si spegnevano al soffio delle sue parole.
« La torta è perché ti amo. E poi perché so che lei ti voleva felice almeno quanto lo voglio io ».
Calò il silenzio. Dopo quasi un minuto, Harry sollevò il coltello e lo affondò nel morbido pan di spagna, prima di guardare Snape; il suo sguardo era pieno d’aspettativa.
« Vuoi una fetta? » chiese timidamente. « L’ ho fatta con le mie mani. Davvero » aggiunse, come se Snape l’avesse messo in dubbio.
« È un tentativo di omicidio? » chiese Snape ironico. Harry non rispose, continuò solo ad aspettare con il coltello affondato fino al manico. Snape guardò il suo amante, tutto occhi spalancati, capelli in disordine e labbra morsicate nell’attesa, e infine roteò gli occhi e prese un tovagliolo.
« Solo una » disse.