I sogni di una vita
Al mio amico Raffaele
che mi ha supportata
e sopportata nella
stesura del “libro”
e che ha avuto
la pazienza di
aspettare che lo
finissi
1. COSA CI FAI QUI?
Clara
Ad
un tratto un rumore mi fece sobbalzare. Proveniva dalla finestra. Fuori pioveva
e i tuoni mi avevano svegliata. Fino ad allora la mia notte era stata turbata
da un terribile incubo, poi i tuoni, ora quel rumore. Il terrore si era
impadronito di me e non avevo il coraggio di muovere un muscolo per avvicinarmi
alla finestra. Mi alzai dal letto. Ma non feci un passo oltre. Rimasi ferma lì,
immobile. Pensai cosa fare. Mi rimisi a letto. Magari mi ero immaginata tutto.
I temporali fanno brutti effetti… “Toc
Toc” di nuovo quel rumore. Mi alzai dal letto e decisi di avvicinarmi alla
finestra. Dietro le tende vidi un’ombra. Ebbi paura. E se fosse stato un ladro?
Accesi la lampada sul comodino.
<
< Clara! Clara aprimi! Sono io! Dai apri! > > “una voce mi chiama. Chi
può mai essere a quest’ora di notte? Basta, facciamoci coraggio” Tirai le
tende. “Oddio! Ma è Matteo!” spalancai la finestra.
<
< Matteo! Ma che diavolo ci fai qui! Sotto la pioggia! A quest’ora! Di notte!
Ma non eri a Barcellona E i tuoi? Dove sono? Quando sei tornato? > >
<
< Se mi fai entrare ti rispondo con calma. Stare appeso al tuo davanzale non
è una posizione molto comoda… > >
Scoppiai
a ridere... lui mi porse la mano e lo aiutai ad entrare. Ero così preoccupata
di farlo cadere giù che nell’aiutarlo ad entrare cademmo sul pavimento e lui
sopra di me. Mi ero completamente bagnata e i suoi capelli gocciolavano
bagnandomi il volto ma non m’importava. Erano mesi che non lo vedevo e mi erano
sembrati un’eternità. Avrei voluto abbracciarlo, stringerlo a me, ma sarebbe
stata una cosa stupida. Sentivo il suo cuore battere velocemente, come il
battito del mio che aumentava ogni momento di più. Lo guardavo negli occhi
senza dire niente. Ero arrossita e mannaggia alla lampada accesa perché capii
che l’aveva notato: aveva sorriso. Mi accarezzò la guancia: aveva le mani
fredde. Se fino a quel momento non aveva sentito il battere del mio cuore ora
non poteva non avvertirlo. Ero agitata. Insomma: non mi ero mai trovata in una
situazione simile ed ero piuttosto imbarazzata. Sorrisi e gli presi la mano.
Poi feci per alzarmi e allora fu lui a diventare rosso per l’imbarazzo, forse
perché non si era ancora reso conto della posizione in cui ci trovavamo. Mi
prese la mano e mi aiutò ad alzarmi. Cercai di mettermi a posto il pigiama e
corsi in bagno a prendere un asciugamano perché potesse asciugarsi il più
possibile: il phon non potevo usarlo. I miei mi avrebbero sentita e avrebbero
scoperto tutto.
<
< I miei sono ancora a Barcellona > > disse, < < Mi hanno dato il
permesso di venirti a trovare questo fine settimana e così non ti ho detto
niente perché volevo farti una sorpresa, ma l’aereo è arrivato in ritardo e
così eccomi qui, però… avrei bisogno di un posto dove passare la notte… > >
gli presi la mano e gli dissi che sarebbe rimasto da me.
Si
asciugò un po’ i capelli, e mi chiese se avevo qualcosa di asciutto da
prestargli. L’unica cosa che mi veniva in mente erano le magliette che usavo a
scuola per ginnastica, poi pensai che mio fratello dovesse avere qualcosa che
potesse andargli e così andai in camera di Edoardo ma riuscii a rimediargli
soltanto una maglietta e un paio di pantaloni di un pigiama che mio fratello
non usava mai. Mentre lui si vestiva scesi in cucina e cercando di fare il
minimo rumore gli preparai qualcosa di caldo. Quando tornai avevo portato anche
una coperta. Ci sedemmo sul mio letto, gli porsi la tazza e sistemai la coperta
per terra, vicino a noi. Non sapevo come comportarmi… ad un tratto gli
accarezzai i capelli e così mi accorsi che era ferito in fronte.
<
< Cosa hai fatto lì? Cos’è questo? > >
<
< Eh? Ah… sono scivolato prima… > >
<
< Ah. Beh. Non importa vado a prendere il disinfettante! > > dopo tre
secondi ero di nuovo in camera. < < Brucerà un pochino… > > gli
dissi, poi cominciai a medicarlo ed appena gli sfiorai la ferita < < Ah >
> fece lui. Quel taglio non mi sembrava infatti un semplice graffio forse
provocato da qualche ramo, comunque volli credere a quello che mi aveva detto
così non feci ulteriori domande. Quando ebbi finito lo baciai sulla benda e gli
diedi la buona notte.
Avevo
appena spento la luce che mi sentii accarezzare i capelli, aprii gli occhi e lo
vidi seduto davanti a me. Gli sorrisi, lui mi alzò il volto con la mano e mi
diede un bacio. < < Notte Cla… ti amo > > sorrisi < < Ti amo
anch’io > > e risposi al bacio.
Matteo
“Ce
l’ho fatta… mamma mia… fortuna che camera sua è al primo piano… speriamo che mi
senta. Qua fuori fa un freddo…” battei più volte sul vetro della finestra ma
non sentivo né vedevo nulla. “Ah! Ha acceso la luce! Dai apri… Cla apri… ti
prego… mi sto congelando!” aveva acceso una luce, e allora perché non mi
apriva? La vedevo, era davanti al vetro, ma perché non si muoveva? Ad un tratto
temetti di scivolare: < < Clara! Clara aprimi! Sono io! Dai apri! > >.
Finalmente la vidi. Aveva una faccia scioccata, non si aspettava di vedermi
immagino, di certo non a quell’ora e sotto quella pioggia. < < Matteo! Ma
che diavolo ci fai qui! Sotto la pioggia! A quest’ora! Di notte! Ma non eri a
Barcellona? E i tuoi? Dove sono? Quando sei tornato? > >. Si: non si
aspettava di vedermi. Il suo sguardo lo confermava.
<
< Se mi fai entrare ti rispondo con calma. Stare appeso al tuo davanzale non
è una posizione molto comoda… > > le dissi cercando di non cadere giù. Lei
scoppiò a ridere. Poi accadde tutto molto velocemente: le porsi la mano perché
mi aiutasse ad entrare ma… fu un attimo. Mi ritrovai steso sul pavimento, sopra
di lei. I nostri volti erano vicinissimi. Avevo voglia di baciarla, ma non
avrei fatto una bella figura. Mi era mancata così tanto in quei due mesi e solo
ora mi rendevo conto che l’immagine che la mia memoria aveva tenuto non
eguagliava per niente la sua. Le accarezzai la guancia, di più non osai fare, e
la vidi arrossire. Mi sentivo un po’ un imbecille, ma sorrisi. Sentivo il suo
cuore battere sotto il mio: sensazione meravigliosa. La guardai, era così
dolce, sembrava un angelo. I suoi capelli biondi, appena mossi, gli occhi
azzurri. Poi mi sorrise e mi prese la mano. Fece per alzarsi e diventai rosso
per l’imbarazzo: non mi ero mai trovato in una posizione simile. Le presi la
mano e l’aiutai ad alzarsi. Quando fummo in piedi uno davanti all’altra potei
vederla meglio: stava cercando di mettersi a posto il pigiama “perché se lo
sistema? Sta tanto bene anche così. Anche in pigiama è così bella. Vorrei
prenderla tra le mie braccia e non lasciarla più”. Abbassai un momento lo
sguardo per togliermi la felpa, quando lo rialzai Clara era sparita. La vidi
tornare dopo poco con un asciugamano < < non posso usare il phon, i miei
se ne accorgerebbero per il rumore… scusa… Ma senti, com’è che sei qui? Cosa ci
fai di nuovo a Torino? I tuoi.. > > < < I miei sono ancora a
Barcellona. Mi hanno dato il permesso di venirti a trovare questo fine
settimana e così non ti ho detto niente perché volevo farti una sorpresa, ma
l’aereo è arrivato in ritardo e così eccomi qui, però… > > “che
vergogna!!” < < avrei bisogno di un posto dove passare la notte… > >
lei mi prese la mano e mi disse che sarei potuto rimanere lì.
Mi
diedi una veloce asciugata ai capelli, e le chiesi se avesse qualcosa di
asciutto da prestarmi. Penso andò in camera da suo fratello perché mi rimediò
una maglietta e un paio di pantaloni di un pigiama che non sembravano
certamente suoi. Mentre mi vestivo lei scese in cucina: si era offerta di
prepararmi qualcosa di caldo “che dolce”. Quando tornò aveva portato anche una
coperta. Ci sedemmo sul letto, mi porse la tazza e sistemò la coperta per
terra, vicino a noi. Era una situazione così strana… la tensione si sentiva
nell’aria… ad un tratto mi accarezzò i capelli.
<
< Cosa hai fatto lì? Cos’è questo? > >
<
< Eh? Ah… sono scivolato prima… > >
<
< Ah. Beh. Non importa vado a prendere il disinfettante! > > “cosa? No!
Non ti disturbare è proprio” tre secondi ed era di nuovo in camera “superfluo”.
< < Brucerà un pochino… > > mi disse con la voce più dolce del mondo:
stare lì fermo senza far niente era una tortura straziante. Ma la vera tortura
la subii dopo con la medicazione: io sono un fifone riguardo ai disinfettanti
infatti appena mi sfiorò la ferita… < < Ah > > “ecco. Mi ha
scoperto…” . Quando ebbe finito mi baciò sulla benda poi si mise sotto le
coperte e dopo avermi augurato la buona notte spense la luce. “ma come? Vuole
lasciarmi così? Insoddisfatto?” le accarezzai i capelli e lei aprì gli occhi
già assonnati. Le ero seduto davanti. Mi sorrise guardandomi con quei suoi
occhi che sembravano chiedere: che vuoi fare?, le alzai il volto con la mano
“…la bacio? Sarei stupido se lo facessi? Sarebbe scontato?” avvicinai il mio
viso al suo e la baciai. < < Notte Cla… ti amo > > sorrise < < Ti
amo anch’io > > e rispose al bacio. Chiuse gli occhi. Le accarezzai i
capelli per un po’, poi la baciai di nuovo. Infine appoggiai la testa vicino a
lei e mi addormentai così.
salve! che ve ne pare? vi è piaciuto questo primo capitolo?? spero vivamente che almeno vi abbia incuriosito! premetto che questa è la prima storia che scrivo, diciamo che sono un po' alle prime armi come si suol dire.. quindi siate clementi nelle recensioni!! fatemi sapere che ve ne pare, se vi piace, vi fa schifo ecc... un saluto a tutti! ciaooooooooo!!!