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Autore: Ombromanto    10/01/2010    3 recensioni
sembrava tutto finito. pochi giorni e sarebbe partito e forse non lo avrei più rivisto. dovevo tentare il tutto e per tutto. < zia, devo andare in Puglia, parte fra pochi giorni.. io... > dissi, senza la speranza di poterlo rivedere. < ok, non c'è problema > disse la zia. < tò, prendi la Beppa.. >. ancora incredula per ciò che avevo sentito presi le chiavi della macchina e senza farmelo ripetere due volte corsi verso il mio sogno.
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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capitolo1

I sogni di una vita

 

 

 

 

 

 

Al mio amico Raffaele

che mi ha supportata

 e sopportata nella

stesura del “libro”

e che ha avuto

 la pazienza di

aspettare che lo finissi

 

 
Se hai un sogno, vai e prendilo

1. COSA CI FAI QUI?

Clara

 

Ad un tratto un rumore mi fece sobbalzare. Proveniva dalla finestra. Fuori pioveva e i tuoni mi avevano svegliata. Fino ad allora la mia notte era stata turbata da un terribile incubo, poi i tuoni, ora quel rumore. Il terrore si era impadronito di me e non avevo il coraggio di muovere un muscolo per avvicinarmi alla finestra. Mi alzai dal letto. Ma non feci un passo oltre. Rimasi ferma lì, immobile. Pensai cosa fare. Mi rimisi a letto. Magari mi ero immaginata tutto. I temporali fanno brutti effetti… “Toc Toc” di nuovo quel rumore. Mi alzai dal letto e decisi di avvicinarmi alla finestra. Dietro le tende vidi un’ombra. Ebbi paura. E se fosse stato un ladro? Accesi la lampada sul comodino.

< < Clara! Clara aprimi! Sono io! Dai apri! > > “una voce mi chiama. Chi può mai essere a quest’ora di notte? Basta, facciamoci coraggio” Tirai le tende. “Oddio! Ma è Matteo!” spalancai la finestra.

< < Matteo! Ma che diavolo ci fai qui! Sotto la pioggia! A quest’ora! Di notte! Ma non eri a Barcellona E i tuoi? Dove sono? Quando sei tornato? > >

< < Se mi fai entrare ti rispondo con calma. Stare appeso al tuo davanzale non è una posizione molto comoda… > >

Scoppiai a ridere... lui mi porse la mano e lo aiutai ad entrare. Ero così preoccupata di farlo cadere giù che nell’aiutarlo ad entrare cademmo sul pavimento e lui sopra di me. Mi ero completamente bagnata e i suoi capelli gocciolavano bagnandomi il volto ma non m’importava. Erano mesi che non lo vedevo e mi erano sembrati un’eternità. Avrei voluto abbracciarlo, stringerlo a me, ma sarebbe stata una cosa stupida. Sentivo il suo cuore battere velocemente, come il battito del mio che aumentava ogni momento di più. Lo guardavo negli occhi senza dire niente. Ero arrossita e mannaggia alla lampada accesa perché capii che l’aveva notato: aveva sorriso. Mi accarezzò la guancia: aveva le mani fredde. Se fino a quel momento non aveva sentito il battere del mio cuore ora non poteva non avvertirlo. Ero agitata. Insomma: non mi ero mai trovata in una situazione simile ed ero piuttosto imbarazzata. Sorrisi e gli presi la mano. Poi feci per alzarmi e allora fu lui a diventare rosso per l’imbarazzo, forse perché non si era ancora reso conto della posizione in cui ci trovavamo. Mi prese la mano e mi aiutò ad alzarmi. Cercai di mettermi a posto il pigiama e corsi in bagno a prendere un asciugamano perché potesse asciugarsi il più possibile: il phon non potevo usarlo. I miei mi avrebbero sentita e avrebbero scoperto tutto.

< < I miei sono ancora a Barcellona > > disse, < < Mi hanno dato il permesso di venirti a trovare questo fine settimana e così non ti ho detto niente perché volevo farti una sorpresa, ma l’aereo è arrivato in ritardo e così eccomi qui, però… avrei bisogno di un posto dove passare la notte… > > gli presi la mano e gli dissi che sarebbe rimasto da me.

Si asciugò un po’ i capelli, e mi chiese se avevo qualcosa di asciutto da prestargli. L’unica cosa che mi veniva in mente erano le magliette che usavo a scuola per ginnastica, poi pensai che mio fratello dovesse avere qualcosa che potesse andargli e così andai in camera di Edoardo ma riuscii a rimediargli soltanto una maglietta e un paio di pantaloni di un pigiama che mio fratello non usava mai. Mentre lui si vestiva scesi in cucina e cercando di fare il minimo rumore gli preparai qualcosa di caldo. Quando tornai avevo portato anche una coperta. Ci sedemmo sul mio letto, gli porsi la tazza e sistemai la coperta per terra, vicino a noi. Non sapevo come comportarmi… ad un tratto gli accarezzai i capelli e così mi accorsi che era ferito in fronte.

< < Cosa hai fatto lì? Cos’è questo? > >

< < Eh? Ah… sono scivolato prima… > >

< < Ah. Beh. Non importa vado a prendere il disinfettante! > > dopo tre secondi ero di nuovo in camera. < < Brucerà un pochino… > > gli dissi, poi cominciai a medicarlo ed appena gli sfiorai la ferita < < Ah > > fece lui. Quel taglio non mi sembrava infatti un semplice graffio forse provocato da qualche ramo, comunque volli credere a quello che mi aveva detto così non feci ulteriori domande. Quando ebbi finito lo baciai sulla benda e gli diedi la buona notte.

Avevo appena spento la luce che mi sentii accarezzare i capelli, aprii gli occhi e lo vidi seduto davanti a me. Gli sorrisi, lui mi alzò il volto con la mano e mi diede un bacio. < < Notte Cla… ti amo > > sorrisi < < Ti amo anch’io > > e risposi al bacio.

                       

Matteo

“Ce l’ho fatta… mamma mia… fortuna che camera sua è al primo piano… speriamo che mi senta. Qua fuori fa un freddo…” battei più volte sul vetro della finestra ma non sentivo né vedevo nulla. “Ah! Ha acceso la luce! Dai apri… Cla apri… ti prego… mi sto congelando!” aveva acceso una luce, e allora perché non mi apriva? La vedevo, era davanti al vetro, ma perché non si muoveva? Ad un tratto temetti di scivolare: < < Clara! Clara aprimi! Sono io! Dai apri! > >. Finalmente la vidi. Aveva una faccia scioccata, non si aspettava di vedermi immagino, di certo non a quell’ora e sotto quella pioggia. < < Matteo! Ma che diavolo ci fai qui! Sotto la pioggia! A quest’ora! Di notte! Ma non eri a Barcellona? E i tuoi? Dove sono? Quando sei tornato? > >. Si: non si aspettava di vedermi. Il suo sguardo lo confermava.

< < Se mi fai entrare ti rispondo con calma. Stare appeso al tuo davanzale non è una posizione molto comoda… > > le dissi cercando di non cadere giù. Lei scoppiò a ridere. Poi accadde tutto molto velocemente: le porsi la mano perché mi aiutasse ad entrare ma… fu un attimo. Mi ritrovai steso sul pavimento, sopra di lei. I nostri volti erano vicinissimi. Avevo voglia di baciarla, ma non avrei fatto una bella figura. Mi era mancata così tanto in quei due mesi e solo ora mi rendevo conto che l’immagine che la mia memoria aveva tenuto non eguagliava per niente la sua. Le accarezzai la guancia, di più non osai fare, e la vidi arrossire. Mi sentivo un po’ un imbecille, ma sorrisi. Sentivo il suo cuore battere sotto il mio: sensazione meravigliosa. La guardai, era così dolce, sembrava un angelo. I suoi capelli biondi, appena mossi, gli occhi azzurri. Poi mi sorrise e mi prese la mano. Fece per alzarsi e diventai rosso per l’imbarazzo: non mi ero mai trovato in una posizione simile. Le presi la mano e l’aiutai ad alzarsi. Quando fummo in piedi uno davanti all’altra potei vederla meglio: stava cercando di mettersi a posto il pigiama “perché se lo sistema? Sta tanto bene anche così. Anche in pigiama è così bella. Vorrei prenderla tra le mie braccia e non lasciarla più”. Abbassai un momento lo sguardo per togliermi la felpa, quando lo rialzai Clara era sparita. La vidi tornare dopo poco con un asciugamano < < non posso usare il phon, i miei se ne accorgerebbero per il rumore… scusa… Ma senti, com’è che sei qui? Cosa ci fai di nuovo a Torino? I tuoi.. > > < < I miei sono ancora a Barcellona. Mi hanno dato il permesso di venirti a trovare questo fine settimana e così non ti ho detto niente perché volevo farti una sorpresa, ma l’aereo è arrivato in ritardo e così eccomi qui, però… > > “che vergogna!!” < < avrei bisogno di un posto dove passare la notte… > > lei mi prese la mano e mi disse che sarei potuto rimanere lì.

Mi diedi una veloce asciugata ai capelli, e le chiesi se avesse qualcosa di asciutto da prestarmi. Penso andò in camera da suo fratello perché mi rimediò una maglietta e un paio di pantaloni di un pigiama che non sembravano certamente suoi. Mentre mi vestivo lei scese in cucina: si era offerta di prepararmi qualcosa di caldo “che dolce”. Quando tornò aveva portato anche una coperta. Ci sedemmo sul letto, mi porse la tazza e sistemò la coperta per terra, vicino a noi. Era una situazione così strana… la tensione si sentiva nell’aria… ad un tratto mi accarezzò i capelli.

< < Cosa hai fatto lì? Cos’è questo? > >

< < Eh? Ah… sono scivolato prima… > >

< < Ah. Beh. Non importa vado a prendere il disinfettante! > > “cosa? No! Non ti disturbare è proprio” tre secondi ed era di nuovo in camera “superfluo”. < < Brucerà un pochino… > > mi disse con la voce più dolce del mondo: stare lì fermo senza far niente era una tortura straziante. Ma la vera tortura la subii dopo con la medicazione: io sono un fifone riguardo ai disinfettanti infatti appena mi sfiorò la ferita… < < Ah > > “ecco. Mi ha scoperto…” . Quando ebbe finito mi baciò sulla benda poi si mise sotto le coperte e dopo avermi augurato la buona notte spense la luce. “ma come? Vuole lasciarmi così? Insoddisfatto?” le accarezzai i capelli e lei aprì gli occhi già assonnati. Le ero seduto davanti. Mi sorrise guardandomi con quei suoi occhi che sembravano chiedere: che vuoi fare?, le alzai il volto con la mano “…la bacio? Sarei stupido se lo facessi? Sarebbe scontato?” avvicinai il mio viso al suo e la baciai. < < Notte Cla… ti amo > > sorrise < < Ti amo anch’io > > e rispose al bacio. Chiuse gli occhi. Le accarezzai i capelli per un po’, poi la baciai di nuovo. Infine appoggiai la testa vicino a lei e mi addormentai così.


salve! che ve ne pare? vi è piaciuto questo primo capitolo?? spero vivamente che almeno vi abbia incuriosito! premetto che questa è la prima storia che scrivo, diciamo che sono un po' alle prime armi come si suol dire.. quindi siate clementi nelle recensioni!! fatemi sapere che ve ne pare, se vi piace, vi fa schifo ecc... un saluto a tutti! ciaooooooooo!!!
  
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