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Autore: cerere    10/01/2010    1 recensioni
Prima fanfiction. Lo so, lo so. Ci ho messo un po a scegliere su chi (o cosa) farla, ma alla fine mi son detta: "Perchè non cominciare dai nani verdi?" E così, eccomi qui.
Piccola Supplica: recensite, vi prego in ginocchio. Non importa se vi sembra una schifezza totale, mi farebbe comunque piacere avere qualche commentino. Giusto per sapere che vi passa per la testa.
Detto ciò, enjoy! :D
ps: se mancano accenti, maiuscole o quant'altro: scusatemi, ma quando scrivo mi succede sempre!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billie J. Armstrong, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-spiegami perche l'avete fatto- insistetti a bassa voce, forse per la trecentesima volta in un minuto.
billie sorrise e scosse la testa. -sai, piccola... centinaia di ragazzine sarebbero capaci di uccidere per avere l'opportunita che e stata data invece a te. non ti va di chiudere un po quella cazzo di boccuccia e gioire per una botta di culo improvvisa?-
rimasi in silenzio, mordendomi il labbro e stringendomi alle coperte che mi avvolgevano. io di botte di culo non ne avevo mai avute in vita mia, ecco perche mi riusciva cosi difficile credere a tutto quello che mi stava capitando in quel periodo. come se fosse una delle tante favolette che mio padre non mi aveva mai letto da piccola. avevo il terrore di scoprire cosa si provasse ad incontrare per la prima volta una possibile strega cattiva o un principe azzurro non tanto candido come tutti mi volevano far credere.
profonda disillusione. ecco quello che pensavo fosse la mia vita. tutta un'unica, profonda ed immensa disillusione. e delusione. non mi andava di credere a cose belle e preconfezionate come le favole, il principe azzurro o (oddio) l'amore, perche ero stata portata a capire che cose del genere proprio non ne esistevano. e non solo per colpa della mia famiglia.
non era solo per colpa dei miei (che gettavano allegramente le mie pagelle nel focolare per fare spazio ai loro documenti o mi decapitavano per sbaglio il cicciobello) o di mio fratello (che investiva il mio gatto con la bici o continuava a registrare il suo wrestling sulle mie cassette dei concerti dei metallica o - ohssantocielo -dei green day) ma anche dei miei amici (tipo matteo, che dovevo andare a ripescare in questura col cucchiaino una sera si e l'altra pure perche magari era stato coinvolto in una rissa all'uscita di un locale o aveva pinnato cosi forte con la moto truccata da finire nel canaletto di scolo accanto alla strada per torrione; o angela che si ubriacava come una spugna nei peggiori e sordidi bar della citta e poi mi chiamava alle due di notte per implorare aiuto quando tentavano di violentarla), dei porfessori (tipo la carotenuto, che si divertiva perversamente a punire ogni mia forma di originalita o tentativo di diversificazione pur premiando pomposamente la libera espressione, la bastarda) e dei ragazzi che avevo avuto (come andrea, il cretino che mi tradiva o gianluca, il deficiente che non voleva impegnarsi) a far maturare in me la convinzione che cose belle della vita - per me, intendo - non ne potessero esistere. la cosa peggiore che mi capito (anche se col senno di poi si rivelo la migliore della mia vita) fu iniziare a lavorare come barista per il caffe degli artisti, visto che i miei avevano detto che non mi avrebbero passato piu un centesimo per aiutarmi a comprare quegli orrendi vestiti punk, i cd di rumore (che quella non e musica) e quegli stupidi (per loro) libri con i quali riuscivo ad isolarmi da tutti. fu li che conobbi Drey, il manager dei green day, passato allora a salerno per definire i termini per il contratto del concerto che si sarebbe svolto fra due ore.
non avevo mai avuto un colpo di fortuna cosi potente come questo, quindi, sfortunata com'ero in tutte le cose importanti che rendevano bella la vita di una sedicenne quale io non ero gia piu (mentalmente parlando). nell'ordine: famiglia, scuola, amici e amore.
possibilie che proprio a me, a me!, stesse capitando un'occasione unica come quella, allora? -ehi, bimba, a che pensi?- mi chiese billie, strappandomi violentemente ai miei pensieri.
-che non ho ancora capito come ti sia saltato in mente di mettermi in questa situazione del cavolo- mormorai scuotendo la testa incredula. -ma scusa... che fine hanno fatto le altre due chitarre non ufficiali della band?-
-jason white e jeff matika?- fece billie perplesso.
-si- annuii io.
-jeff si e ritirato su due piedi cinque mesi fa e jason ha dato forfait improvviso poco prima dell'inizio del tour- rispose billie sorridendo. -ne abbiamo parlato anche con drey, e sono tutti d'accordo. vogliamo te, ragazzina. con una chitarra in mano sai davvero cosa fare-
sorrisi e non risposi. non ci potevo ancora credere. -avresti anche potuto avvisarmi, pero- dissi in un mormorio indistinto. -invece di farmelo scoprire da daniela-
si strinse nelle spalle e si stropiccio gli occhi. -volevo vedere come l'avresti presa e, anche se mi dispiace molto per la tua barbie, penso davvero che mi piaccia anche quel lato isterico del tuo carattere-
avvampai come se mi fossi fatta una lampada al colorante mentre lui mi baciava.
-vado a cercare quei due, ok?- mormoro billie staccandosi. io annuii cosi lui si guardo attorno leggermente disorientato mentre si metteva seduto sul bordo del letto. -ti consiglio di prepararti. fra un'ora e mezzo dovremmo in teoria presentarci sul palco- disse mentre usciva.
okok. niente panico.
nientepaniconientepanico.
N I E NNNN T E P AAAA N I C OOOOO!!!!
cavolocavolocavolo, il training autogeno da solo non stava funzionando per niente. quello che mi avrebbe fatto davvero comodo in quel momento era un sedativo per cavalli.
o una martellata in testa, in mancanza di meglio.
mi misi all'impiedi a velocita supersonica, tanto che la stanza mi oscillo attorno per qualche secondo di troppo. una volta recuperato l'autocontrollo, pero, mi fiondai nell'armadio alla ricerca di qualcosa da mettere e fu li che scoprii quanto in realta erano grandi le falle di lucidita nel mio cervello. immaginai infatti tutti i possibili abbinamenti della cintura a quadretti bianchi e neri (il classico accessorio punk, per intenderci) con ogni singolo orecchino presente nel mio portagioie. quando poi persi altri dieci minuti a scegliere l'intimo coordinato alle molline che avevo deciso di usare per farmi le trecce, mi costrinsi a darci un taglio e fare la persona seria.
hmmmmm, persona seria, meditai tra me e me mentre mi strizzavo nei pantaloncini. quando mai lo ero stata? annoiata certo, disillusa sempre, delusa costantemente. ma seria mai.
alla fine optai per leggins nere sotto pantaloncini di jeans denim strappati, maglia nera con scollo asimmetrico, panciotto grigio alla jackie brown, cravatta nera alla iena (i film di tarantino non mi facevano bene per niente, a me!), converse grigie e scaldamuscoli rosa shoking.
e ora... calmacalmacalmacalma! mi concessi qualche attimo di relax mentale (beh, si fa per dire) mentre mi truccavo e mi facevo le trecce, ma dopo fui costretta a stanarmi dal mio rifugio sicuro per andare incontro a dio solo sapeva cosa.
billie era seduto al tavolo della cucina giocherellando con il posacenere il vetro soffiato quando lo raggiunsi. lui fece scivolare su di me lo sguardo quasi di riflesso, ma mi rimase incollato addosso quando mi guardo col cervello presente all'appello.
dio, adoravo quello sguardo assorto. significava che avevo fatto un buon lavoro.
-come sto?- chiesi a bassa voce, quasi temendo che qualcun altro mi sentisse.
-sei...- provo billie ma la voce gli rimase incastrata chissa dove per qualche istante. -cazzo, sei perfetta- esalo quando l'ebbe ritrovata.

  
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